Piero Manzoni

  • Societe Generale quota sul segmento EuroMOT di Borsa Italiana un’obbligazione a tasso fisso di durata 18 mesi.

    Questa obbligazione prevede il pagamento di tre cedole fisse, corrisposte su base semestrale, ad un tasso annuo lordo del 3,25% e il rimborso del 100% del Valore Nominale a scadenza. Durante la sua vita, il valore di mercato dell’obbligazione può essere diverso dal Valore Nominale. L’investitore potrà quindi acquistare l’obbligazione a prezzi inferiori o superiori al Valore Nominale; il rimborso del Valore Nominale è garantito esclusivamente a scadenza.
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Alessandro Celli

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Linea m.11, novembre 1959
Inchiostro su carta in un cilindro di cartone.
Firmato, intitolato e datato 11/59.

Asta qui :

Piero MANZONI (1933-1963)
 

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mmt

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bellissima la stima 80-150k.
 

mmt

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continuo a leggere qui sul forum, circa fantomatici comitati scientifici per diversi artisti.
Ma cosa continuate a perdere tempo e soldi, fate come la fondazione Piero Manzoni.
Nessun comitato scientifico, tutto fatto in casa, senza alcun conflitto di interessi, ovvio.
 

mmt

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e scese il silenzio sul forum, come al solito.
 

Biagio.tv

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e scese il silenzio sul forum, come al solito.
Premetto che da estimatore di Manzoni non seguo in modo scientifico il suo mercato, per il semplice motivo che le sue opere che mi piacerebbe mettere in collezione costano milioni e diciamo che non rientrano propriamente nella mia attuale intenzione di spesa🤭

Detto questo, personalmente faccio per Manzoni il medesimo ragionamento relativo ai grafici di Artprice & co che faccio per tutti gli altri artisti, ossia non li considero minimamente per come vengono esemplificati e proposti.
Di tutti gli artisti infatti ogni anno passano in asta opere del tutto diverse tra loro in termini di qualità, quantità, valore e rilevanza, che concorrono a determinare fatturati, andamenti e prezzi medi.
Ma ad esempio, prezzi medi si cosa se per un anno non escono opere importanti e/o se l'anno successivo escono invece dei capolavori?

Banalmente, se in un anno sul mercato delle aste escono 3 Mappe di Boetti da record, quelle da sole valgono oltre 10-15 milioni di fatturato, e se l'anno dopo non ce n'è nemmeno una, su questi grafici assisteremo ad un "crollo" di 10-15 milioni di fatturato.
Ma idem se esce un nudo di Modigliani o un olio di Van Gogh o una fine di Dio di Fontana o un Sacco di Burri o un Caolino capolavoro di Manzoni.
Per quanto riguarda gli andamenti e i prezzi medi, per me è un vero mistero di come queste piattaforme elaborino dei grafici e come siano ottenuti questi valori; fatturato diviso per il numero di opere passate in asta di qualsiasi tipologia? Boh.

Le analisi che faccio io sugli artisti che seguo sono fatte in casa e a mano, guardando le opere una per una, paragonando qualità, tipologie, dimensioni, periodo ecc.

Non un pastone ottenuto buttando tutti i dati in un tritacarne per poi sfornare percentuali e grafici che per me non hanno alcun senso...
 

mmt

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Io Biagio concorda in pieno con la tua analisi.
Ma purtroppo il 99% degli operatori del settore ragionano con i grafici che ho postato io.
Quindi, non dimentichiamoci mai il loro pensiero bacato.
 

Biagio.tv

in vacanza
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Io Biagio concorda in pieno con la tua analisi.
Ma purtroppo il 99% degli operatori del settore ragionano con i grafici che ho postato io.
Quindi, non dimentichiamoci mai il loro pensiero bacato.
Quello che dici è vero, come del resto sicuramente molti collezionisti si affidano a quei grafici e indici pensando che abbiano una validità assoluta.
Del resto, se ne parlava anche sulla discussione dell'acquisto di quote frazionate / art shares, dove chi propone l'investimento (o meglio l'operazione finanziaria), lo fa anche sulla base di quel tipo di dati e grafici.
Il che è uno dei motivi che mi fanno reputare inaffidabili quel tipo di operazioni (che non fare in ogni caso per mille altri motivi).

Per me questo tipo di grafici "di massa" e "per la massa" sono l'antitesi del collezionismo e putano verso una finanziarizzazione che personalmente reputo stia diventando eccessiva.

Benissimo l'arte come bene rifugio e potenziale investimento - oltre che chiaramente come espressione di cultura - ma quando troppe persone - che magari non sanno nemmeno chi siano Manzoni, Burri, Fontana o Boetti nè cosa abbiano realizzato - iniziano a guardare all'arte in termini di grafici e andamenti, considerandola come un "asset" finanziario o peggio speculativo, la cosa non la trovo proprio magnifica, nè men che meno priva di pesanti rischi per chi si avvicina a questo settore con questo tipo di atteggiamento.

L'arte non è una crypto currency...
 

smw85

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Io Biagio concorda in pieno con la tua analisi.
Ma purtroppo il 99% degli operatori del settore ragionano con i grafici che ho postato io.
Quindi, non dimentichiamoci mai il loro pensiero bacato.

Non penso che un collezionista che voglia comprare Manzoni si vada a vedere i grafici di Artprice. anzi ne sono più che certo. Piuttosto intavola un discorso con gallerie serie che lo trattano oppure con un art advisor di un certo profilo. In realtà anche chi vuol comprarsi un Griffa, per dire, non va a vedere i grafici....si informa sui prezzi, parla con le gallerie e cerca di scegliere l'opera giusta. In realtà essendo quelli dei dati incompleti e posti in maniera oggettuale senza un pensiero critico dietro, se non c'è la chiave di lettura giusta portan più danni che benefici. Questi grafici, naturalmente quando in impennata, li tirano fuori i galleristi di provincia per far affrettare il cliente a comprare. Mai conosciuto un gallerista serio che tira fuori tabelline e grafici, sono cose da scolaretti. Il tema resta sempre la qualità dell'opera e dell'artista.
 

mmt

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mah, non è carino dirlo ma ho avuto esperienze dirette di gallerie di primo piano, per dimensione e fatturato, che utilizzano questi grafici ed un'altra bestemmia dell'arte che è il "coefficiente". Quindi.