Grazie a tutti i vostri contributi (non pensionistici
...) pian pianino riesco a capirci qualcosina.
A questo punto vi chiedo un consiglio:
La mia situazione è questa:
- primo contratto quest anno (interinale) di tre anni con probabile (si spera) prosecuzione in indeterminato, sempre interinale probabilmente
- 32 anni, e fino ad oggi contributi versati (dal 2009) come libero professionista
- Niente mutuo
- Altri capitali presenti e già investiti (conti deposito/ramo I)... tutte cose molto tranquille
- Pochissima propensione al rischio/bassissima conoscenza strumenti finanziari più complessi di una semplice assicurazione vita...
Allora...
lasciare il TFR all'azienda (INPS) mi par di avere capito non abbia alcun vantaggio (le regole per il riscatto sono simili - a fronte di un contributo minore dal datore); sceglierei tra i due, di metterlo nel Fonte.
Forse l'unico vantaggio può esser rappresentato dal fatto che è più difficile che fallisca l'INPS piuttosto che Fonte?... o neppure questo?
Per quanto riguarda la garanzia del capitale c'è anche in Fonte con la linea garantita, corretto?
In più non c'è PiP che garantisca un rendimento competitivo rispetto al Fonte con l'aggiunta del contributo del 4% (umana+ ebitemp)...
Perciò vada per Fonte
Le scelte a questo punto da fare sono:
1.
quale comparto Fonte?
(I comparti più rischiosi sono fatti per starci 15 e più anni... se io tra tre anni non vengo rinnovato, rischio di andare in perdita...
1bis.
Cambiare comparto ha dei costi?
2.
Faccio anche il versamento aggiuntivo oppure no?
(Con l'accordo Ebitemp, non sono tenuto a versare niente per avere il 4% se non ho capito male)
Ho capito che il risparmio fiscale (del 23% nel mio caso) va diviso per gli anni in cui sto dentro perciò (ipotizzando la soluzione più standard in cui li tengo dentro fino alla fine, presumibilmente cioè 35 anni) 23/35=0,65% (per quest anno.. via via più alto gli anni successivi)... quindi meglio tenerseli per se (magari investendoli sporadicamente in qualche strumento meno vincolante) e disporne quando se ne ha voglia/bisogno
o comunque questo risparmio fiscale di per sè vale la pena?
3. In più...
Dovessero cambiare gli accordi di ebitemp
e divenire meno vantaggioso star dentro al Fonte...
Uno NON può tornare a rimettere il solo TFR in azienda giusto?
Cambiare Fondo negoziale nemmeno siccome non farebbe parte del CCNL...
È obbligato a rimaner li per sempre o può magari metterlo in un PiP che fosse più vantaggioso?
O anche se
dovessi tornare a p.iva, non ricevendo più tfr... immagino
potrei uscirne senza penali?
Grazie ancora per il vostro aiuto
Procediamo con ordine.
La previdenza complementare non è un accidente che oggi c’è, domani chissà. E’ una modifica strutturale che sarà d’ora in poi sempre presente in Italia come è già presente da decenni in tutto il mondo. E accompagnerà i lavoratori in tutta la loro vita attiva fino alla pensione.
Quindi prima si scende a patti con questa realtà e meglio è. La pensione pubblica non è sufficiente oggi e ancora meno sarà sufficiente domani o dopodomani, per cui il secondo pilastro è da considerarsi come una necessità.
Può addirittura diventare una opportunità, se ben sfruttata:
- per ottenere delle somme aggiuntive dai datori di lavoro (io
dopo 17 anni ho spillato 10.700€ di contributo aziendale ai miei datori di lavoro),
- per risparmiare un bel po’ di tasse sia durante la fase di contribuzione che durante la fase di conversione in rendita (siamo nell’ordine di
diverse decine di migliaia di euro di tasse risparmiate legalmente in 30 o 40 anni di attività lavorativa!),
- per sfruttare dei rendimenti interessanti dai mercati finanziari che le generazioni precedenti non si sognavano minimamente di sfruttare (siamo un Paese finanziariamente arretrato).
Detto questo, vengo alle tue domande in grassetto.
Comparto. Fon.Te ha un comparto Garantito. Idealmente questo comparto sarebbe destinato a chi è vicino alla pensione e non vuole più esporre a rischi finanziari il gruzzolo messo da parte durante la sua vita lavorativa.
Purtroppo da noi, Paese arretrato finanziariamente – duole dirlo, questo viene visto come il comparto ideale per chi non vuole “giocarsi in borsa la pensione”, come a volte titolano i giornaloni o i TG.
E così continuiamo a distruggere valore con queste adesioni “selvagge” ad un comparto sbagliato che spesso rende ancora meno del TFR lasciato in azienda. Avanti così, verso la catastrofe con ottimismo.
Il discorso che dici tu “I comparti più rischiosi sono fatti per starci 15 e più anni... se io tra tre anni non vengo rinnovato, rischio di andare in perdita...” è una preoccupazione infondata. Fra tre anni, se non ti viene rinnovato il contratto, andrai a lavorare da un’altra parte dove si applicherà magari lo stesso fondo pensione o un altro.
Questo non è un problema in nessun caso. Se la futura azienda sarà iscritta a Fon.Te, subentrerà alla tua attuale azienda e tu non te ne accorgerai neanche. Se invece avrà un altro FP, ti iscriverai anche a quello e continuerai a versare lì.
Nessuno impedisce di avere 2-3-4 fondi pensione. Il Negoziale in cui versi è sempre uno (puoi anche decidere di versare dei contributi volontari in un FP aperto o in un PIP), negli altri la tua posizione rimane aperta e continui a maturare rendimenti anche se non versi più.
Se e quando vuoi, puoi unificare le posizioni trasferendo le somme dal fondo A al fondo B. E’ solo necessario che tu sia iscritto da 2 anni. Questo trasferimento – si chiama così - ha dei costi irrisori quando non nulli, occorre solo fare attenzione per non perdere l’anzianità di iscrizione (non è il caso di approfondire per ora).
A proposito, non chiudere mai il PIP che hai aperto a suo tempo. E’ molto importante per mantenere l’anzianità di iscrizione alla previdenza complementare.
Versamento aggiuntivo. Se economicamente te lo puoi permettere, è meglio versare anche dei contributi volontari. I primi 1000€ che restano nel fondo per 30-40 anni rendono molto di più degli ultimi 1000€ che ci restano solo un anno! Penso lo capisca da te. Quindi prima è meglio che dopo, lo sforzo fatto all’inizio viene ripagato molto di più.
Risparmio fiscale. E’ chiaro che conviene no? Il quanto non ha molta importanza. Non lo puoi sapere a priori ma si parla di migliaia e migliaia di euro sull’orizzonte temporale che hai davanti. Poi ti auguro che lo stipendio cresca e con esso la tua aliquota marginale (23%-27%-38%-41%-43%): è brutto dirlo ma il vantaggio fiscale cresce con il reddito.
Tornare indietro. No, tornare indietro non si può. In teoria… perché poi ci sono talmente tanti casi in cui puoi chiedere il riscatto che poi la pratica è ben diversa. Leggiti la parte sui riscatti della Nota informativa che ho postato due pagine addietro, dove trovi la risposta a tante delle domande che stai facendo sul forum.