Porre limiti a ricchezza aziende

Questi sono discorsi privi di contenuto sostanziale, tipici di politicanti che devono raccattare voti o da economisti (non tutti) che devono giustificare il loro inutile lavoro da cortigiani dei politici.
La teoria dei costi comparati e gli studi di public choice hanno ampiamente spiegato la dannosità del protezionismo.

Qui qualche dato

https://www.heritage.org/index/pdf/2020/book/chapter3.pdf

Dannosità per chi? Per i produttori sicuramente,il problema è che queste persone non sono un campione rappresentativo della società in cui viviamo,ma hanno il grosso difetto di stare nei luoghi di potere dove avvengono le decisioni.Il benessere deve essere diffuso e interessare la parte più rappresentativa della popolazione,ovvero la classe media.Al di la di questo se per assurdo l'assenza di barriere portasse a un miglioramento generale delle condizioni di vita e benessere,le condizioni economiche generali sarebbero migliorate in modo diffuso anche solo all'interno dell'UE dove non esiste alcuna barriera nella circolazione di beni e servizi invece così non è.

L'apertura indiscriminata porta solo a un trasferimento di ricchezza,i dati lo dicono e certe posizioni sono indifendibili,poi possiamo dibattere sul fatto che alcuni settori devono per loro natura essere aperti senza barriere,ma se parliamo del grosso dell'economia ovvero merci e servizi senza molto valore aggiunto,aprire indiscriminatamente porta solo a danni,non solo economici ma soprattutto per l'ambiente visto che poi le merci le devi trasportare da un capo all'altro del pianeta.
 
Eh ma ripeto, il punto è tutto qua. Va a scapito nostro, cioè del lavoratore medio occidentale, poco da dire. Non esiste un altro modo nel quale non potrebbe andare a scapito nostro, in una economia capitalistica basata su principi consumisti (cioè, praticamente tutte le economie attuali).

Eh,dici poco,son centinaia di milioni di persone,poi che l'Italia abbia le sue arretratezze e le paghi più di altri non ci sono dubbi,ma quelle le aveva anche decenni fa,poi il contesto ripeto non è favorevole di suo visto che gran parte delle economie occidentali arrancano.

Sul fatto che si possano sviluppare non a scapito nostro direi che possono avere il loro mercato interno o comunque area di influenza come tutta la parte orientale del pianeta che son miliardi di persone come bacino di vendita per lo meno dei prodotti/servizi comuni che sono la parte grossa dell'economia,tra l'altro come dicevo prima produrre dall'altra parte del pianeta prodotti che potrebbero essere facilmente prodotti qui è un qualcosa che non ha senso e crea danni ambientali enormi che prima o poi paghi.

Il cambiamento climatico infatti è un problema grosso come una casa che è esploso proprio attorno agli 90/2000 in coincidenza dello sviluppo esagerato e poco sostenibile proprio di quei paesi li.
 
Libero mercato si, ma a che prezzo?

Buongiorno a tutti,
premesso che anche io sono per il libero mercato, che, nella sua accezione "pura" è sinonimo di competizione, qualità, etc...
Anche se poi come avete già correttamente scritto ci sono fattori esterni che drogano questa accezione (aiuti di stato, dazi, diritti/nessun diritto, etc...)

Vorrei solo introdurre un argomento:
va benissimo il libero mercato, quindi produrre dove costa meno e far girare le merci enne volte per il mondo fino ad arrivare al prodotto finito, etc..
(non che io sia un fervente ambientalista) ma a quale prezzo??

In Brasile stanno disboscando la foresta amazzonica che è il "polmone del mondo" per coltivare soia e allevare bestiame, perché il mercato chiede quei prodotti.
In molti paesi poveri asiatici e africani per produrre metalli rari stanno distruggendo interi ecosistemi, perché il mercato chiede quei prodotti.
Sicuramente non è colpa dei poveracci che lavorano nelle miniere o degli allevatori/coltivatori, ma delle aziende, che in modo più o meno diretto,
fanno soldi a palate perché appunto "lo chiede il mercato", andando a creare poi storture come il fatto che molte volte non è economicamente vantaggioso riparare un prodotto rispetto che comprarne uno nuovo, così come l'obsolescenza programmata di molti prodotti.
Oppure fare si che diventi economicamente svantaggioso produrre materie prime dove queste poi vengono lavorate piuttosto che produrle a minor costo dall'altra parte del mondo e farle viaggiare per tutto il globo.

Ora, non ho neanche idea di come possano essere "risolte" problematiche di questo tipo, sicuramente con delle normative a livello globale ma,
quando hai a che fare con aziende che hanno più soldi di molti stati, la vedo dura che tutti i politici del mondo si possano mettere d'accordo per rovinargli i piani. :no:

Comincio a pensare che forse si, ponendo un limite alla ricchezza delle aziende queste non abbiano più tutto questo potere e forse si potrebbero fare leggi che possano rendere il mercato più sostenibile..

Voi che ne pensate? ;)
 
Ultima modifica:
Eh,dici poco,son centinaia di milioni di persone,.

Guarda che dal punto di vista del beneficio, sia assoluto in numero di persone che soprattutto marginale per ognuna di esse, è estremamente meglio un mondo super-globalizzato, da noi sono qualche centinaia mentre nel mondo ci sono miliardi di persone. Quelli da 'colpire' sono gli occidental che si arricchiscono molto con la globalizzazione, e vanno colpiti dagli Stati, con la tassazione adeguata. Ma per il lavoratore dipendente occidentale medio non c'è niente da fare.

Sul fatto che si possano sviluppare non a scapito nostro direi che possono avere il loro mercato interno o comunque area di influenza come tutta la parte orientale del pianeta che son miliardi di persone come bacino di vendita per lo meno dei prodotti/servizi comuni che sono la parte grossa dell'economia,tra l'altro come dicevo prima produrre dall'altra parte del pianeta prodotti che potrebbero essere facilmente prodotti qui è un qualcosa che non ha senso e crea danni ambientali enormi che prima o poi paghi.,.

Sì ma questo viene 'dopo'. Prima si esportano capitali e tecnologia e si crea il processo, solo quando è maturo si può pensare ad altro. In Cina è già maturo, ma in molti altri paesi sud-est asiatici ancora no, in Africa deve ancora iniziare.
 
Voi che ne pensate? ;)

Penso che non ha senso mettere limiti economici alle aziende, I limiti alle aziende occidentali devono essere messi dagli Stati forti occidentali sul fronte della normazione, e dagli stessi cittadini occidentali sul fronte della reputazione. Cosa che sta già accadendo.
 
Guarda che dal punto di vista del beneficio, sia assoluto in numero di persone che soprattutto marginale per ognuna di esse, è estremamente meglio un mondo super-globalizzato, da noi sono qualche centinaia mentre nel mondo ci sono miliardi di persone. Quelli da 'colpire' sono gli occidental che si arricchiscono molto con la globalizzazione, e vanno colpiti dagli Stati, con la tassazione adeguata. Ma per il lavoratore dipendente occidentale medio non c'è niente da fare.

Compito dello Stato è infatti anche quello di redistribuire la ricchezza,oltretutto che andiamo verso un mondo dove il reddito sarà un concetto sempre più slegato dal lavoro.

Penso che però un mondo iper-globalizzato premia le nazioni che hanno demograficamente più peso quindi aprire senza barriere a queste nazioni,come già in parte avviene pone più rischi che benefici a livello di tenore di vita per zone del mondo come le nostre poco (si fa per dire) popolate.Da un lato hai merci a basso costo,dall'altro hai strutturalmente poca occupazione/reddito visto che i settori medio-bassi dell'economia se li son mangiati quei paesi.

Sì ma questo viene 'dopo'. Prima si esportano capitali e tecnologia e si crea il processo, solo quando è maturo si può pensare ad altro. In Cina è già maturo, ma in molti altri paesi sud-est asiatici ancora no, in Africa deve ancora iniziare.

Si il problema è che l'esportazione di tecnologia è spesso a senso unico verso questi paesi...quindi una globalizzazione che giova solo a loro in termini di crescita e aumento dell'influenza geopolitica che porta con sè questo processo.Ciò non toglie che è un processo che non può essere fermato visto che non aveva neanche senso come avveniva un tempo che 1 miliardo e più di persone rimanessero sottosviluppati e noi in occidente benestanti decidevamo per tutti gli altri.
 
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Buongiorno a tutti,
premesso che anche io sono per il libero mercato, che, nella sua accezione "pura" è sinonimo di competizione, qualità, etc...
Anche se poi come avete già correttamente scritto ci sono fattori esterni che drogano questa accezione (aiuti di stato, dazi, diritti/nessun diritto, etc...)

Vorrei solo introdurre un argomento:
va benissimo il libero mercato, quindi produrre dove costa meno e far girare le merci enne volte per il mondo fino ad arrivare al prodotto finito, etc..
(non che io sia un fervente ambientalista) ma a quale prezzo??

In Brasile stanno disboscando la foresta amazzonica che è il "polmone del mondo" per coltivare soia e allevare bestiame, perché il mercato chiede quei prodotti.
In molti paesi poveri asiatici e africani per produrre metalli rari stanno distruggendo interi ecosistemi, perché il mercato chiede quei prodotti.
Sicuramente non è colpa dei poveracci che lavorano nelle miniere o degli allevatori/coltivatori, ma delle aziende, che in modo più o meno diretto,
fanno soldi a palate perché appunto "lo chiede il mercato", andando a creare poi storture come il fatto che molte volte non è economicamente vantaggioso riparare un prodotto rispetto che comprarne uno nuovo, così come l'obsolescenza programmata di molti prodotti.
Oppure fare si che diventi economicamente svantaggioso produrre materie prime dove queste poi vengono lavorate piuttosto che produrle a minor costo dall'altra parte del mondo e farle viaggiare per tutto il globo.

Ora, non ho neanche idea di come possano essere "risolte" problematiche di questo tipo, sicuramente con delle normative a livello globale ma,
quando hai a che fare con aziende che hanno più soldi di molti stati, la vedo dura che tutti i politici del mondo si possano mettere d'accordo per rovinargli i piani. :no:

Comincio a pensare che forse si, ponendo un limite alla ricchezza delle aziende queste non abbiano più tutto questo potere e forse si potrebbero fare leggi che possano rendere il mercato più sostenibile..

Voi che ne pensate? ;)

Beh le aziende fanno il loro mestiere ovvero arricchirsi finche si può sfruttando ogni possibile attività di business,quelli che non stanno facendo il loro mestiere sono gli Stati che dovrebbero governare tutto il processo produttivo e stabilire le regole,le modalità in modo tale che tutto questo processo non vada a scapito dell'ambiente,del benessere,della salute del resto della collettività.Non sempre gli interessi del libero mercato coincidono con quelli della collettività e purtroppo laddove non coincidano li dovrebbero intervenire gli Stati.

Che poi i soldi delle aziende possano condizionare le decisioni sia degli Stati che dei cittadini non ci sono dubbi,sono convinto tuttavia che siccome pure l'aziende son fatte di persone,ogni azienda per essere veramente grande debba avere un suo codice etico e miri al benessere collettivo oltre che al suo personale.Limitare la ricchezza delle aziende quindi non è necessario a patto che quella ricchezza produca benessere per il resto della collettività il che può avvenire tramite il dare lavoro oppure,visto che i processi saranno sempre più automatizzati in futuro,attraverso una sempre maggiore imposizione fiscale.

Il modello europeo fatto di un capitalismo-sociale penso sia quello più corretto eticamente e sostenibile per il pianeta e le esigenze dei cittadini.
 
Ecco un video che spiega per bene cosa ha comportato per l'Italia abbandonare la lira per aderire ad una moneta come l'euro.

 
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