Portafoglio pigro, consistenza portafoglio e tranquillità (Vol X)

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Sapete cosa sarebbe bellissimo e non credo che esista nulla di simile in giro? Un programma che ti costruisce in automatico un portafoglio pigro a seconda delle risposte ad un questionario. Domande tipo: qual è il tuo orizzonte temporale? qual è la tua propensione al rischio? fai un Pic o un Pac? ecc.

Anche perchè si parla sempre del portafoglio pigro perfetto (o quasi), ma tra una un Pic con orizzonte temporale 10 anni e un Pac con orizzonte di 30 anni c'è una differenza enorme, verrebbero fuori due portafogli completamente diversi. Oltretutto con un Pac puoi cambiare asset allocation nel corso degli anni (aggiungendo sempre più obbligazioni ad esempio).

Sarebbe bello, ma è molto difficile da concepire.

La parte più difficile è valutare la propensione al rischio: i questionari esistenti non valutano un bel niente; al limite, la conoscenza della materia finanziaria, ma lo fanno in maniera sbagliata. Nell'ultimo aggiornamento della mifid che dovevo fare per la mia banca, rispondendo alle classiche domande, ne ho trovate alcune veramente assurde (nel senso di complicatissime) sui derivati e i certificati: ma a cosa servono a un investitore che vuole fare un lazy, tanto per rimanere nell'argomento di questo thread? Potrei sbagliare la risposta anche a tutte quelle domande, ma questo non vuol dire che la mia propensione al rischio non sia alta, ad esempio.

Questo tipo di valutazione da fare tramite un questionario è sicuramente molto complicata, ma non impossibile. Creare un questionario del genere è uno dei miei progetti futuri. Ma non lo posso portare avanti da solo: serve il supporto di uno psicologo in primis (che ne sappia anche di finanza, almeno un po'), e non può prescindere dall'essere un questionario molto lungo (ne ho già parlato con la persona che spero mi aiuterà a crearlo).

Una volta progettato un questionario del genere, l'assegnazione di un lazy portfolio più o meno appropriato sarà la parte più facile.
 
e che non ci avevo pensato :D il progetto si chiama(va) "cul-sul-bot" :D Partendo ad esempio da 81 portafogli pigri (il perchè 81 sarà presto chiaro) si poteva costruire un albero di profondità 4 e 3 foglie per ramo (3^4 fa appunto 81). A quel punto, ponendo 4 domande con 3 risposte ciascuno, si poteva indirizzare verso un pigro specifico. Il problema è che non è proprio così banale (nonostante l'implementazione sia banalissima). Ad esempio, se ho propensione al rischio bassa ma lungo orizzonte temporale, andrò a scegliere un GB o un permanent ? Boh.
Naturalmente si possono fare algoritmi molto più complicati con alberi a più vie, o analisi a cluster.
Altra possibilità è di inserire solo gli elementi (gli ETF) e il bot costruisce da solo i portafogli con i pesi scegliendo quelli che più si avvicinano alla frontiera.
Peccato che con la pandemia il mio amico genio della programmazione è talmente pieno di lavoro che il cul-sul-bot è rimasto nel cassetto :D
E poi c'è sempre la parrucca in agguato che dice che faccio consulenza finanziaria non autorizzata :o

Idea interessante... secondo me è difficile far fare tutto a un algoritmo; mi sa che è uno di quei casi dove servono anche valutazioni "umane", da psicologo diciamo.
 
vabbè ma ammettiamo pure che con un questionario di 1000 domande e psicologo incorporato riesco a dire che il risparmiatore ha propensione al rischio "bassa". A quel punto farò un portafoglio con

- variabilità bassa diciamo sotto il 30 percentile della media
- DD massimo basso
- Una percentuale di bond elevata ?

sembrano questioni un po' di lana caprina ma quando devi buttare dentro a un programma poi devi scrivere regole chiare. Che poi per carità, aiutano pure a schiarirsi le idee. secondo me non ce l'hanno chiare nemmeno chi lo fa di mestiere ste cose (almeno, la maggior parte :D traduce rischio basso in fondo obbligazionario)
 
vabbè ma ammettiamo pure che con un questionario di 1000 domande e psicologo incorporato riesco a dire che il risparmiatore ha propensione al rischio "bassa". A quel punto farò un portafoglio con

- variabilità bassa diciamo sotto il 30 percentile della media
- DD massimo basso
- Una percentuale di bond elevata ?

sembrano questioni un po' di lana caprina ma quando devi buttare dentro a un programma poi devi scrivere regole chiare. Che poi per carità, aiutano pure a schiarirsi le idee. secondo me non ce l'hanno chiare nemmeno chi lo fa di mestiere ste cose (almeno, la maggior parte :D traduce rischio basso in fondo obbligazionario)

E' complicato infatti, perché la propensione al rischio è l'ingrediente principale ma non è il solo. E anche le conoscenze vanno valutate. Ci saranno poi delle regole per giungere a una conclusione, non necessariamente un portafoglio.

Insomma secondo me è un lavoro impegnativo, ma merita.
 
Per come la vedo io la propensione al rischio non è altro che un sinonimo di: qual è il Drawdown massimo che riesci ad accettare? Quindi in un questionario basterebbe mettere vari intervalli del tipo:

0%-10% (e allora l'algoritmo ti dice: vai di conto deposito)
10%-20% (l'algoritmo esclude portafogli con componente azionaria > del 30%)
20%-30% (l'algoritmo esclude portafogli con componente azionaria > del 50%)
.....

Poi è chiaro che la mente umana ha sfaccettature immense, quindi la mia è una semplificazione, ma fare un questionario con 1000 domande solo per capire la propensione al rischio mi sembra esagerato, a quel punto devi andare dallo psicologo per farti fare un portafoglio. Secondo me basterebbero quelle 4-5 domande con 3-4 opzioni e il gioco è fatto. Non sarà efficacie al 100%, ma ti da l'idea di quale potrebbe essere un portafoglio giusto per te. Poi se uno vuole fare un lavoro certosino allora le cose si complicano, ma se uno vuole farsi un'idea non credo che servano più di 4-5 domande.
 
anche io propendo per la semplificazione brutale :D per quanto possa sembrare utra-semplificato, la stragrande maggioranza dei professionisti ne applica altre ancora più imprecise. E questo dal dimensionamento di un sistema IT ai termosifoni.
Qua magari andiamo a calcolare dati storici degli ultimi 50 anni per verificare worst case scenario di ogni pigro con mille scrupoli, il consulente in filiale si fa tutti sti problemi ?
poi vabbè se il cliente non sa che è una azione e una obbligazione, forse è meglio che lascia stare i pigri. Se non conosce l'hedging non glielo mettiamo :asd:
 
Per come la vedo io la propensione al rischio non è altro che un sinonimo di: qual è il Drawdown massimo che riesci ad accettare? Quindi in un questionario basterebbe mettere vari intervalli del tipo:

0%-10% (e allora l'algoritmo ti dice: vai di conto deposito)
10%-20% (l'algoritmo esclude portafogli con componente azionaria > del 30%)
20%-30% (l'algoritmo esclude portafogli con componente azionaria > del 50%)
.....

Poi è chiaro che la mente umana ha sfaccettature immense, quindi la mia è una semplificazione, ma fare un questionario con 1000 domande solo per capire la propensione al rischio mi sembra esagerato, a quel punto devi andare dallo psicologo per farti fare un portafoglio. Secondo me basterebbero quelle 4-5 domande con 3-4 opzioni e il gioco è fatto. Non sarà efficacie al 100%, ma ti da l'idea di quale potrebbe essere un portafoglio giusto per te. Poi se uno vuole fare un lavoro certosino allora le cose si complicano, ma se uno vuole farsi un'idea non credo che servano più di 4-5 domande.

Purtroppo dubito che sia così. Per chi ha già esperienza di investimento non c'è nemmeno bisogno di un questionario. Il questionario è per chi è a digiuno di esperienza finanziaria.

A quel punto, certe domande non colgono nel segno. Una persona, ammesso che conosca i concetti di drawdown, volatilità, ecc., quando risponde non ti dice "la sua propensione al rischio" nell'arco dei 20 anni di un investimento (esempio) e, soprattutto, non ti dice la sua propensione al rischio quando si verificano eventi come lo scoppio delle bolle finanziarie, il covid, la guerra, ecc.

Quando risponde, ti dice quello che "crede" che sia la propensione al rischio in quel momento, seduto davanti al suo PC una sera dopo cena, tranquillo e beato dopo aver bevuto caffè e ammazzacaffè. Le sue risposte non hanno alcun legame con ciò che proverà quando durante la prossima crisi finanziaria il suo portafoglio segnerà -10%, -20% o (molto) peggio, mentre il TG1 gli dice che sta arrivando la fine del mondo.

Allora, per scoprire la sua "vera" propensione al rischio, non si devono fare domande sugli investimenti (o almeno non solo su quelli), ma su qualcos'altro che la persona ha vissuto, di cui ha fatto l'esperienza, e che indirettamente ci può dare delle indicazioni sul suo rischio.

Ora l'ho fatta breve e probabilmente poco chiara, non sono uno psicologo, ma questo è il concetto di fondo. E non è detto che sia quello giusto, anche se personalmente ritengo che vada nella direzione giusta.

Io comunque ho parlato di questionario molto lungo: di certo non bastano una decina di domande, ma non ho mai detto che ne servono 1000.
 
Contro l"inflazione ma non solo un bel Etf su farmaceutico Amundi healt care Europa FR0020688192 visto prezzo euro,o su Usa,altro che oro in carta.
Naturalmente nell'ottica della diversificazione.

Saluti
 
Purtroppo dubito che sia così. Per chi ha già esperienza di investimento non c'è nemmeno bisogno di un questionario. Il questionario è per chi è a digiuno di esperienza finanziaria.

A quel punto, certe domande non colgono nel segno. Una persona, ammesso che conosca i concetti di drawdown, volatilità, ecc., quando risponde non ti dice "la sua propensione al rischio" nell'arco dei 20 anni di un investimento (esempio) e, soprattutto, non ti dice la sua propensione al rischio quando si verificano eventi come lo scoppio delle bolle finanziarie, il covid, la guerra, ecc.

Quando risponde, ti dice quello che "crede" che sia la propensione al rischio in quel momento, seduto davanti al suo PC una sera dopo cena, tranquillo e beato dopo aver bevuto caffè e ammazzacaffè. Le sue risposte non hanno alcun legame con ciò che proverà quando durante la prossima crisi finanziaria il suo portafoglio segnerà -10%, -20% o (molto) peggio, mentre il TG1 gli dice che sta arrivando la fine del mondo.

Allora, per scoprire la sua "vera" propensione al rischio, non si devono fare domande sugli investimenti (o almeno non solo su quelli), ma su qualcos'altro che la persona ha vissuto, di cui ha fatto l'esperienza, e che indirettamente ci può dare delle indicazioni sul suo rischio.

Ora l'ho fatta breve e probabilmente poco chiara, non sono uno psicologo, ma questo è il concetto di fondo. E non è detto che sia quello giusto, anche se personalmente ritengo che vada nella direzione giusta.

Io comunque ho parlato di questionario molto lungo: di certo non bastano una decina di domande, ma non ho mai detto che ne servono 1000.

Forse sarebbe sufficiente escludere quelli palesemente non in linea, lasciando a chi risponde un ventaglio di alcune (5 o 6) possibilità, con una descrizione delle caratteristiche di ognuno. In modo che sia preservato il fatto che uno un minimo di scelta la deve fare.
 
beh se parliamo di psicologia entriamo in un mondo impervio. Per quanto possa valere la mia opinione e le impressioni che raccolgo in giro, puoi far compilare anche un questionario gigante, ma le componenti irrazionali saranno comunque imponderabili.
A vedere le statistiche viene abbastanza da piangere: di tutto il patrimonio finanziario italiano, immenso, in rapport al PIl il maggiore dei paesi OCSE, solo il 3,5% è investito in azioni (magari 90% sul mercatino delle pulci) e 7% in fondi (chissà magari zeppi di bond e con mega commissioni). il resto è fondamentalmente liquidità polizze e altre robette che farebbero accapponare la pelle ai seguaci del pigro.
Ecco che ti viene l'amico coi soldi sul conto e ti chiede di investire. Magari ha pure letto il libro. ma niente nonostante sia una persona istruita e con ampie disponibilità c'è sempre qualche scusa per rimandare l'ingresso nei mercati.
Puoi far vedere tutti i grafici che vuoi e le statistiche che vuoi ma non lo convinci. Allora provi a dirgli di fare un PAC almeno inizia ad entrare e si rende conto. Anche qua è una specie di impresa (che poi voglio dire ma chi me lo fa fare :D).
Nel nuovo libro "velocità di fuga" dedico ben tre capitoli all'atteggiamento mentale e cerco di essere abbastanza provocatorio (qua è un po' un esercizio da funambolista più che altro) e far apprendere le opportunità dei mercati finanziari e anche a mettere paura sulle condizioni del Paese. Magari qualcuno si convincerà ad investire. Gli altri non li biasimo perchè mi ricordano di quando ho iniziato io e vedevo -10% su un singolo ETF e stavo male.
Ci vuole veramente tanto allenamento e tanta educazione per arrivare ad essere quell'investitore intelligente di cui parla Graham. Alcuni mi scrivono che grazie al libro hanno iniziato un PAC su portafogli pigri e già questo lo reputo un grande successo. Magari sarò riuscito a convincere un decimo degli indecisi, ma è comunque tanto. Sicuramente mi sono convinto di più io, almeno fino al prossimo bear market :D
 
Un saluto a tutti i pigri.

Il mio portafoglio creato un annno fa composto da 2 fondi :
IWDA(MSCI world index)
DBZB(Global Bonds)

sta perdendo un pò troppo dalla parte che dovrebbe essere non rischiosa (DBZB). Siamo a -9+ dai massimi, quasi sugli stessi cali della parte azionaria.

Dato che l'obbligazionario globale e' sceso a livello record considerati gli ultimi 30 anni, mi chiedevo se per tamponare situazioni simili in futuro valga la pena considerare di riallocare il valore investito in bond (magari distribuirlo) in uno o piu' ETF che garantiscano una crescita piu' lineare.

Qualcuno ha già fatto queste considerazioni?
 
La scelta del pac dal mio punto di vista è obbligatoria per chi non ha capitale, ma ancora più utile per chi non conosce la propria propensione al rischio, un conto è avere 100k e vedere nel ptf un -20% un altro discorso è avere 20k e dover fare un ingresso in quel -20%, psicologicamente aiuta molto e non ti da la sensazione di essere impotente... con un pic, puoi solo attendere o al massimo ribilanciare se è il momento prestabilito.
 
beh se parliamo di psicologia entriamo in un mondo impervio. Per quanto possa valere la mia opinione e le impressioni che raccolgo in giro, puoi far compilare anche un questionario gigante, ma le componenti irrazionali saranno comunque imponderabili.
A vedere le statistiche viene abbastanza da piangere: di tutto il patrimonio finanziario italiano, immenso, in rapport al PIl il maggiore dei paesi OCSE, solo il 3,5% è investito in azioni (magari 90% sul mercatino delle pulci) e 7% in fondi (chissà magari zeppi di bond e con mega commissioni). il resto è fondamentalmente liquidità polizze e altre robette che farebbero accapponare la pelle ai seguaci del pigro.
Ecco che ti viene l'amico coi soldi sul conto e ti chiede di investire. Magari ha pure letto il libro. ma niente nonostante sia una persona istruita e con ampie disponibilità c'è sempre qualche scusa per rimandare l'ingresso nei mercati.
Puoi far vedere tutti i grafici che vuoi e le statistiche che vuoi ma non lo convinci. Allora provi a dirgli di fare un PAC almeno inizia ad entrare e si rende conto. Anche qua è una specie di impresa (che poi voglio dire ma chi me lo fa fare :D).
Nel nuovo libro "velocità di fuga" dedico ben tre capitoli all'atteggiamento mentale e cerco di essere abbastanza provocatorio (qua è un po' un esercizio da funambolista più che altro) e far apprendere le opportunità dei mercati finanziari e anche a mettere paura sulle condizioni del Paese. Magari qualcuno si convincerà ad investire. Gli altri non li biasimo perchè mi ricordano di quando ho iniziato io e vedevo -10% su un singolo ETF e stavo male.
Ci vuole veramente tanto allenamento e tanta educazione per arrivare ad essere quell'investitore intelligente di cui parla Graham. Alcuni mi scrivono che grazie al libro hanno iniziato un PAC su portafogli pigri e già questo lo reputo un grande successo. Magari sarò riuscito a convincere un decimo degli indecisi, ma è comunque tanto. Sicuramente mi sono convinto di più io, almeno fino al prossimo bear market :D

Concordo che approcciarsi al mondo della finanza "fai da te" partendo da zero e' molto dura. Requisiti essenziali secondo me: giovane eta', casa di proprieta', entrate fisse da stipendio , single.....e potrebbe non bastare.
La cosa peggiore e' quindi iniziare tardi con un capitale cospicuo sul CD a zero virgola, e una moglie dietro che sta pensando a ristrutturare casa o comprarsi la villetta al mare....perche' il mattone non tradisce mai.
 
Purtroppo dubito che sia così. Per chi ha già esperienza di investimento non c'è nemmeno bisogno di un questionario. Il questionario è per chi è a digiuno di esperienza finanziaria.

A quel punto, certe domande non colgono nel segno. Una persona, ammesso che conosca i concetti di drawdown, volatilità, ecc., quando risponde non ti dice "la sua propensione al rischio" nell'arco dei 20 anni di un investimento (esempio) e, soprattutto, non ti dice la sua propensione al rischio quando si verificano eventi come lo scoppio delle bolle finanziarie, il covid, la guerra, ecc.

Quando risponde, ti dice quello che "crede" che sia la propensione al rischio in quel momento, seduto davanti al suo PC una sera dopo cena, tranquillo e beato dopo aver bevuto caffè e ammazzacaffè. Le sue risposte non hanno alcun legame con ciò che proverà quando durante la prossima crisi finanziaria il suo portafoglio segnerà -10%, -20% o (molto) peggio, mentre il TG1 gli dice che sta arrivando la fine del mondo.

Allora, per scoprire la sua "vera" propensione al rischio, non si devono fare domande sugli investimenti (o almeno non solo su quelli), ma su qualcos'altro che la persona ha vissuto, di cui ha fatto l'esperienza, e che indirettamente ci può dare delle indicazioni sul suo rischio.

Ora l'ho fatta breve e probabilmente poco chiara, non sono uno psicologo, ma questo è il concetto di fondo. E non è detto che sia quello giusto, anche se personalmente ritengo che vada nella direzione giusta.

Io comunque ho parlato di questionario molto lungo: di certo non bastano una decina di domande, ma non ho mai detto che ne servono 1000.


Quando il referente di banca mi intervistò per aderire agli obblighi imposti dal Mifid2 (ed in particolare sulla mia propensione al rischio), io diedi delle risposte dettate dal buon senso, più che da una reale comprensione delle domande stesse e delle implicazioni.

Probabilmente, adesso che ho un maggiore livello di educazione finanziaria, le risposte sarebbero le stesse, ma è un caso: dove c'è una consistente asimmetria informativa, non è difficile forzare la risposta pro domo sua.

Automatizzare questa parte è una sfida epica ed ho dei dubbi che possa mai essere risolta, anche perchè la percezione che abbiamo di noi stessi è falsata e difficilmente censibile al momento dell'intervista; basti pensare alle sensazioni ed i tentennamenti che proviamo al momento della pressione del tasto buy e le reazioni ai drawdown (ed alle reazioni che avranno a posteriori i nostri nonni e fratelli :censored: ): riusciremo mai ad interpretarli e codificarli?

Credo che, come è stato già evidenziato, le reazioni umane del cliente (e quelle, magari inespresse a parole, del coniuge accanto !!!) non possano che essere interpretate da chi è loro di fronte (a patto che non quest'ultimo sia in conflitto di interessi).


Al solito, sono considerazioni dettate solo da esperienze personali :)
 
Purtroppo dubito che sia così. Per chi ha già esperienza di investimento non c'è nemmeno bisogno di un questionario. Il questionario è per chi è a digiuno di esperienza finanziaria.

A quel punto, certe domande non colgono nel segno. Una persona, ammesso che conosca i concetti di drawdown, volatilità, ecc., quando risponde non ti dice "la sua propensione al rischio" nell'arco dei 20 anni di un investimento (esempio) e, soprattutto, non ti dice la sua propensione al rischio quando si verificano eventi come lo scoppio delle bolle finanziarie, il covid, la guerra, ecc.

Quando risponde, ti dice quello che "crede" che sia la propensione al rischio in quel momento, seduto davanti al suo PC una sera dopo cena, tranquillo e beato dopo aver bevuto caffè e ammazzacaffè. Le sue risposte non hanno alcun legame con ciò che proverà quando durante la prossima crisi finanziaria il suo portafoglio segnerà -10%, -20% o (molto) peggio, mentre il TG1 gli dice che sta arrivando la fine del mondo.

Allora, per scoprire la sua "vera" propensione al rischio, non si devono fare domande sugli investimenti (o almeno non solo su quelli), ma su qualcos'altro che la persona ha vissuto, di cui ha fatto l'esperienza, e che indirettamente ci può dare delle indicazioni sul suo rischio.

Ora l'ho fatta breve e probabilmente poco chiara, non sono uno psicologo, ma questo è il concetto di fondo. E non è detto che sia quello giusto, anche se personalmente ritengo che vada nella direzione giusta.

Io comunque ho parlato di questionario molto lungo: di certo non bastano una decina di domande, ma non ho mai detto che ne servono 1000.

Secondo me il questionario deve essere adatto a chi ha un minimo di conoscenza finanziaria e vuole togliersi qualche dubbio del tipo: con un orizzonte temporale di 20 anni è meglio un portafoglio con 80% o 60% azionario? Per chi non ha nessuna conoscenza è meglio rivolgersi a Moneyfarm secondo me.

La parte psicologica in effetti è un mondo talmente ampio che secondo me un semplice questionario non riuscirà mai a capire la vera propensione al rischio di una persona, di conseguenza il questionario deve essere più che altro uno strumento che serve per orientarti meglio nel mondo dei portafogli pigri.
 
Secondo me il questionario deve essere adatto a chi ha un minimo di conoscenza finanziaria e vuole togliersi qualche dubbio del tipo: con un orizzonte temporale di 20 anni è meglio un portafoglio con 80% o 60% azionario? Per chi non ha nessuna conoscenza è meglio rivolgersi a Moneyfarm secondo me.

La parte psicologica in effetti è un mondo talmente ampio che secondo me un semplice questionario non riuscirà mai a capire la vera propensione al rischio di una persona, di conseguenza il questionario deve essere più che altro uno strumento che serve per orientarti meglio nel mondo dei portafogli pigri.

Ma Moneyfarm ti assegna un portafoglio in base a un questionario. E, a leggere il thread su Moneyfarm, sembra che gli stessi dubbi vengano anche ai loro investitori quando ci sono le crisi.

In tempi di vacche grasse, tutto è facile per tutti.
 
ma infatti per prova avevo fatto il questionario moneyfarm e assegna una valanga di asset secondo me solo con qualche punteggio sotto. Del tipo con una funzione peso determina un grado di rischio da 0 a 10 e con questa costruisce un portafoglietto azioni bond (non mi sembra ci fosse oro) con la proporzione che varia.
Fatto così sono buoni tutti prendo i vari vanguard LS, un VWCE, un ETF totalmente obbligazionario tipo AGGH e a seconda del grado di rischio assegno il prodotto. Tipo esce 0 100% AGGH, esce 1 60% AGGH e 40% LS20 etc. etc. fino a 10 100% VWCE

Vedete come alla fine ci si fa mille scrupoli e un servizio professionale di un'azienda è di una semplicità disarmante :D
 
riguardo alla psicologia e quindi ai questionari , ho qualche esperienza.
Io sono un trader e ho conosciuto molte persone qui dentro, all'ITF e su youtube. Molti hanno lasciato e nn li sento più( e ho ancora i loro numeri tel.): probabilmente hanno sensi di colpa e n impiegheranno mai più i loro soldi nella finanza ( perdere anche 10 mila euro per chi ha una famiglia è mortificante. ).
Altri si si sono buttati in CD e alcuni( ricordo 3 donne) incominciavano a interessarsi degli etf.
La finanza mette a nudo i nostri limiti e i risultati sono chiari e inequivocabili. Bisogna studiare molto e sopratutto essere consapevoli di ciò che si fa. Questa sezione , a parer mio, è avvantaggiata perchè ci sono persone di spessore e diversamente rigide come Greedy o Dedalo, tanta chiarezza in Abbadon( interessante anche il sito Bankeronwheels), molti contributi interessanti di tanti utenti. ma sarò io a scegliere il destino dei miei soldi in un mondo che può essere impenetrabile (forse è il mio limite??).
Siete tutti investitori e mi riesce difficile capire perchè un etf che ha al momento ha +5% o +9% non devo venderlo. Cmq questa sezione è una bella comunità grazie all'educazione e ai contributi apprezzabilissimi per tutti
 
mi riesce difficile capire perchè un etf che ha al momento ha +5% o +9% non devo venderlo


il problema è cosa ci fai dopo avere venduto con quel gain.
Se compri qualcos'altro, allora significa che ciò che hai comprato ieri, oggi non lo ritieni più meritevole di avere in portafoglio.

Il pigro invece compra avendo la ragionevole convinzione che ciò che compra oggi sia la cosa più sensata da avere in portafoglio forever and ever :D
 
Stato
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