Portafoglio pigro, consistenza portafoglio e tranquillità (Vol XI)

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Perdona, ma non conosco in maniera sufficientemente approfondita nessuna di queste allocazioni.

Se una di queste ti soddisfa di più di quanto non faccia un'allocazione statica, allora perché no? Non ne farei una questione di semantica. Che il tuo ptf sia pigro oppure no che cosa importa?
Abaddon, se posso permettermi, il libro di Luca Giusti mi ha sinceramente colpito. Propone possibili approcci per andare oltre al portafoglio lazy, e si capisce che la materia è trattata da qualcuno che ha macinato anni e anni di trading e investimenti. A mio avviso, una cosa seria, che è interessante e può valere la pena di approfondire.
Io sto provando in paper trading uno degli approcci proposti.
 
Abaddon, se posso permettermi, il libro di Luca Giusti mi ha sinceramente colpito. Propone possibili approcci per andare oltre al portafoglio lazy, e si capisce che la materia è trattata da qualcuno che ha macinato anni e anni di trading e investimenti. A mio avviso, una cosa seria, che è interessante e può valere la pena di approfondire.
Io sto provando in paper trading uno degli approcci proposti.
Ma, per capire, come si fa a trasformare un investimento lazy in trading e chiamarlo ancora lazy, anche se "dinamico"?

Una delle caratteristiche dell'approccio lazy è quello di essere semplice. Se non è semplice, non è più lazy...
 
Ma, per capire, come si fa a trasformare un investimento lazy in trading e chiamarlo ancora lazy, anche se "dinamico"?

Una delle caratteristiche dell'approccio lazy è quello di essere semplice. Se non è semplice, non è più lazy...
No, no, non è più lazy, infatti, ma dinamico
 
Abaddon, se posso permettermi, il libro di Luca Giusti mi ha sinceramente colpito. Propone possibili approcci per andare oltre al portafoglio lazy, e si capisce che la materia è trattata da qualcuno che ha macinato anni e anni di trading e investimenti. A mio avviso, una cosa seria, che è interessante e può valere la pena di approfondire.
Io sto provando in paper trading uno degli approcci proposti.
Ma, per capire, come si fa a trasformare un investimento lazy in trading e chiamarlo ancora lazy, anche se "dinamico"?

Una delle caratteristiche dell'approccio lazy è quello di essere semplice. Se non è semplice, non è più lazy...

Grazie @pomodorini per il suggerimento. Probabilmente leggeró il libro.

Preciso fin d'ora di condividere le parole di @Dedalo Invest per quanto riguarda l'approccio lazy.

Tornando al libro, Vi chiedo una piccola anticipazione. Nella quarta di copertina del libro leggo che il libro si rivolge all'investiore di medio termine. L'autore fa un confronto con i portafogli statici classici? Se sì, nel lungo periodo chi ha vinto?

Grazie
 
Grazie @pomodorini per il suggerimento. Probabilmente leggeró il libro.

Preciso fin d'ora di condividere le parole di @Dedalo Invest per quanto riguarda l'approccio lazy.

Tornando al libro, Vi chiedo una piccola anticipazione. Nella quarta di copertina del libro leggo che il libro si rivolge all'investiore di medio termine. L'autore fa un confronto con i portafogli statici classici? Se sì, nel lungo periodo chi ha vinto?

Grazie
A mio avviso, il momentum. Però è ingiusto da parte mia sintetizzare così lo sforzo profuso dall'autore. In realtà vengono proposti molti approcci, ma sempre con un atteggiamento propositivo, di suggerimento nel caso si volesse approfondire l'argomento, non di assolutismo "questo è meglio di quest'altro". Quello che un po' qui ci diciamo spesso: queste sono le alternative, le possibilità, poi uno sceglie ciò che meglio si può adattare a sè stesso.
 
Che tipo di obbligazionario?

US? Euro? Globale? Corporate?

Io uso solo EMBE e IHYG ma ho un profilo di rischio alto rispetto ad un investitore italiano medio, e mi servono i proventi distribuiti. Le obbligazioni investment grade dei paesi sviluppati sono presenti in abbondanza nel mio fondo pensione.
 
Il Giappone. Ma il mondo no. Si diversifica per questo, no?

Hai i dati msci world (o qualcosa di similare ricostruito ex-post) degli ultimi 100 anni ? Sarei curioso di sapere il max time to recovery inflation adjusted ma non ho mai trovato nulla.
Sul time to recovery inflation adjusted per l'azionario l'unica fonte che conosco è il credit suisse yearbook, ma nel riassunto ed. '21 trovo solo il mercato americano e giapponese a pag. 22, per il world non ho fonti.
https://www.google.com/url?sa=t&rct...-edition.pdf&usg=AOvVaw1TeVIBw704vh2x25VoBPHw
 
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@banloca credo di avere capito che il tuo problema non siano tanto i portafogli lazy quanto piuttosto le azioni e la disciplina.

Anche se non richiesto, sperando che la cosa non ti infastidisca, mi permetto di consigliarti per il primo aspetto Stocks for the long run di Siegel, mentre per il secondo La psicologia dei soldi di Housel e Pensieri lenti e veloci di Kahneman.
 
Grazie per i testi suggeriti.

Il primo dei tre lo ho letto, è un classico ma ha il difetto di citare solo il mercato americano: oggi è il più capitalizzato al mondo ma non era così ad inizio secolo scorso.

Del secondo avevo già letto un estratto, e di Housel ho visto molte sue interviste su youtube, è un ottimo comunicatore con esempi e aneddoti.
The Psychology of Money
 
Hai i dati msci world (o qualcosa di similare ricostruito ex-post) degli ultimi 100 anni ? Sarei curioso di sapere il max time to recovery inflation adjusted ma non ho mai trovato nulla.
Sul time to recovery inflation adjusted per l'azionario l'unica fonte che conosco è il credit suisse yearbook, ma nel riassunto ed. '21 trovo solo il mercato americano e giapponese a pag. 22, per il world non ho fonti.
https://www.google.com/url?sa=t&rct=j&q=&esrc=s&source=web&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwi5jcOyquT7AhU6nf0HHTrABdUQFnoECBIQAQ&url=https://www.credit-suisse.com/media/assets/corporate/docs/about-us/research/publications/credit-suisse-global-investment-returns-yearbook-2021-summary-edition.pdf&usg=AOvVaw1TeVIBw704vh2x25VoBPHw
Mi sa che l'avevo già scritto, ma il più lungo drawdown azionario, quello iniziato nel 1929 e che apparentemente è durato circa 25 anni (time to recovery), in realtà considerando proprio l'inflazione (deflazione), i dividendi e il mercato statunitense nella sua interezza invece dello "pseudo" S&P500 ricostruito con molte meno società, i valori del 1929 sarebbero stati raggiunti di nuovo dopo circa 7 anni.

p.s.: non ho dell'msci world o simili degli ultimi 100 anni. Tra l'altro, servirebbe Total Return, il che lo rende ancora più difficile da reperire.
 
Mi sa che l'avevo già scritto, ma il più lungo drawdown azionario, quello iniziato nel 1929 e che apparentemente è durato circa 25 anni (time to recovery), in realtà considerando proprio l'inflazione (deflazione), i dividendi e il mercato statunitense nella sua interezza invece dello "pseudo" S&P500 ricostruito con molte meno società, i valori del 1929 sarebbero stati raggiunti di nuovo dopo circa 7 anni.

p.s.: non ho dell'msci world o simili degli ultimi 100 anni. Tra l'altro, servirebbe Total Return, il che lo rende ancora più difficile da reperire.

Grazie. Tra l'altro c'è poi un'altra cosa da tenere presente, se i rendimenti sono calcolati in USD a noi non dicono poi così tanto. In EUR (o in lire) e con la nostra inflazione potremmo avere visto cose molto diverse. Poi ci sono le tasse del mondo reale. L'argomento è complicato :o
 
Ultima modifica di un moderatore:
Abaddon, se posso permettermi, il libro di Luca Giusti mi ha sinceramente colpito. Propone possibili approcci per andare oltre al portafoglio lazy, e si capisce che la materia è trattata da qualcuno che ha macinato anni e anni di trading e investimenti. A mio avviso, una cosa seria, che è interessante e può valere la pena di approfondire.
Io sto provando in paper trading uno degli approcci proposti.
La mia "educazione finanziaria" è ancora acerba, ma ho trovato il libro di Luca molto interessante per l'approccio "dinamico" ma, allo stesso tempo, molto complicato da mettere in pratica per conto proprio.
Cosa stai provando in "paper trading"? Come ti stai muovendo? Per esempio vorrei capire come approcciare il walk forwarding...
 
Ma, per capire, come si fa a trasformare un investimento lazy in trading e chiamarlo ancora lazy, anche se "dinamico"?

Una delle caratteristiche dell'approccio lazy è quello di essere semplice. Se non è semplice, non è più lazy...
Da quello che capisco dalla lettura del libro, il portafoglio lazy resta "lazy" se l'asset allocation è statica, ovvero decido che la mia asset allocation è 60/40 e resta questa per tutto l'orizzonte temporale.

Poi l'autore suggerisce, visto che i mercati cambiano e le condizioni cambiano, di "adattare" l'asset allocation alle condizioni del presente, quindi se l'azionario perde, allora si adegua l'asset allocation per riflettere questa nuova condizione di mercato. Ecco che entra in gioco l'asset allocation dinamica.

Non si parla più di lazy, secondo il mio punto di vista, visto che il lavoro che c'è dietro l'asset allocation dinamica è comunque importante.
 
Tornando al libro, Vi chiedo una piccola anticipazione. Nella quarta di copertina del libro leggo che il libro si rivolge all'investiore di medio termine. L'autore fa un confronto con i portafogli statici classici? Se sì, nel lungo periodo chi ha vinto?
L'autore esamina una pluralità di portafogli, partendo dal classico 40-40-20 con asset allocation statica. Tutti gli esempi sono valutati con orizzonte di investimento medio lungo, se ricordo bene sempre sopra i 15/20 anni e paragonati a un benchmark (S&P per azionario o altro per obbligazionario).

Partendo dal 40-40-20 introduce concetti di asset allocation dinamica, dimostrando, nella stragrande maggioranza dei casi, che un'asset allocation dinamica premia (in termini di maggiore profitto o minore volatilità) l'investitore "attivo".

Per esempio, un modello Risk Scaling su azionario, obbligazionario e oro, analizzato in un periodo che va dal 2005/6 al 2022, confrontato con un benchmark 100% azionario, registra un CAGR dell'11,1% (verso l'11,6% del benchmark) ma un Max Drawdown del -13,7% (verso -51,5% del benchmark).

E così via su altri modelli e altri portafogli.
 
Da quello che capisco dalla lettura del libro, il portafoglio lazy resta "lazy" se l'asset allocation è statica, ovvero decido che la mia asset allocation è 60/40 e resta questa per tutto l'orizzonte temporale.

Poi l'autore suggerisce, visto che i mercati cambiano e le condizioni cambiano, di "adattare" l'asset allocation alle condizioni del presente, quindi se l'azionario perde, allora si adegua l'asset allocation per riflettere questa nuova condizione di mercato. Ecco che entra in gioco l'asset allocation dinamica.

Non si parla più di lazy, secondo il mio punto di vista, visto che il lavoro che c'è dietro l'asset allocation dinamica è comunque importante.

Ho deciso di leggere anche io il libro, dato che molti ne parlano. Da quello che scrivi mi ricorda un libro di Sofani che avevo letto tempo fa sulle strategie di utilizzo degli ETF.

Al di là di questo, per come intendo io la filosofia lazy, ci può anche stare che in un dato ciclo di mercato uno modifichi leggermente l'allocazione (ad es. aumentando un pò la quota bond).
Lo intendo però come uno sbilanciarsi di poco rispetto al proprio portafoglio, che nella sostanza rimane invariato. Ad es. metto 5% di bond in più, al posto di 5% stocks (se sono scesi e li posso comprare al ribasso), acquistando e basta.

Basta non fare market timing o ruotare gli asset in portafoglio sulla base dei momentum, altrimenti non è più un lazy, ma qualcos'altro (come dici giustamente anche tu).
Lazy per me è una filosofia di investimento: il mercato scende e sale, farà un pò quello che vuole... chi è pigro non se ne preoccupa più di tanto perché ha un orizzonte temporale lungo.
Questa la mia opinione... e parlo da neofita, dato che il mio lazy ha preso vita meno di due mesi fa.
 
Non parlerei di andare oltre il pigro o altri ballon d'essai. È vero che ormai non si sa più che inventarsi e allora si inizia a disquisire di infinite varianti.
Diciamo che i portafogli pigri sono un sottoinsieme di una classe di portafogli bilanciati.
Si può costruire portafogli bilanciati con etf a basso costo ma:
- usando un asset allocation dinamica
- usando etf che operano dinamicamente

per quanto siano concettualmente due modi di operare non pigri, ormai si fa tutto un cucuzzaro :o
 
Imho questo TARA va considerato con molta cautela. Il grafico dei rendimenti nominali ha un'importanza relativa, o forse sarebbe meglio dire ingannevole. Gli aumenti dei rendimenti sono stati ovunque nettamente inferiori rispetto a quello dell'inflazione, quindi i rendimenti reali sono peggio di prima.
Inoltre, anche se per assurdo i governi diventassero improvvisamente altruisti e desiderosi di remunerare positivamente chi gli presta i soldi, il peso di questo fatto sulle finanze pubbliche sarebbe enorme. Per evitare tracolli sia a livello pubblico che privato, con ogni probabilità si renderebbero necessari ulteriori enormi stampi moneta, facendo salire l'inflazione e riportando i rendimenti reali in territorio negativo.

In sintesi, per un PTF con buon rendimento atteso, e che allo stesso tempo resista alle intemperie, ci vogliono:
- azioni per quando l'economia va bene
- beni rifugio (oro ecc.) per quando va male
- tutto il resto è subottimale o nocivo
 
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