Postcapitalismo

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catilina61

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10/11/03
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E' possibile ipotizzare un futuro dove la tecnologia, fino ad ora concepita come mezzo per raggiungere un fine - profitto e benessere - divenga lei stessa fine??

La tecnologia potrà diventare una sorte di religione deputata alla salvezza materiale e spirituale della razza umana??
 
...scusate..devono essere stati i pizzoccheri con le verze...
 
catilina61 ha scritto:
...scusate..devono essere stati i pizzoccheri con le verze...
non è da escludere ... OK!
 
credo che chi ha creduto nella tecnologia intesa in quel senso abia fatto miliardi e poi persi con la caduta della New Economy. in fondo la teconologia fu venduta proprio come un prodotto a se' stante... Per questo e' crollato, perche' in fondo non vi era niente di sostanza dietro lo scintillio del .com
 
catilina61 ha scritto:
E' possibile ipotizzare un futuro dove la tecnologia, fino ad ora concepita come mezzo per raggiungere un fine - profitto e benessere - divenga lei stessa fine??

La tecnologia potrà diventare una sorte di religione deputata alla salvezza materiale e spirituale della razza umana??


Alcuni sociologi hanno già proposto tesi simili. Il consumismo cerca, tramite la pubblicità, di ingenerare nuovi bisogni nella popolazione. Prendi il caso dei cellulari: la ricerca propone sempre nuovi modelli, ma obiettivamente al 99% delle persone il modello di 3 anni fa andrebbe più che bene. (a parte pochi appassionati, quanti sfruttano tutte le funzioni di un nuovo cell di ultima generazione ? A quanti interessa la tv sul telefonino ?)
Idem per computer, accessori vari tipo stampanti , tv ecc.
In questi casi è possibile osservare come si ingeneri un senso di necessità che in realtà non sussiste. La tecnologia, da mezzo per migliorare la vita, a fine per vendere di più.
 
Darkghost ha scritto:
Alcuni sociologi hanno già proposto tesi simili. Il consumismo cerca, tramite la pubblicità, di ingenerare nuovi bisogni nella popolazione. Prendi il caso dei cellulari: la ricerca propone sempre nuovi modelli, ma obiettivamente al 99% delle persone il modello di 3 anni fa andrebbe più che bene. (a parte pochi appassionati, quanti sfruttano tutte le funzioni di un nuovo cell di ultima generazione ? A quanti interessa la tv sul telefonino ?)
Idem per computer, accessori vari tipo stampanti , tv ecc.
In questi casi è possibile osservare come si ingeneri un senso di necessità che in realtà non sussiste. La tecnologia, da mezzo per migliorare la vita, a fine per vendere di più.
alcuni punti sono condivisibili, ma il tutto è riduttivo.
Parlo di me e mia figlia le realtà che conosco meglio ;)
Ho comprato un pc portatile. Mia figlia non lo voleva, al limite
bastava un desk top...Ora Lei ha capito che il portatile è immensamente
più comodo e dopo aver superato l'esame d'informatica
è sempre attaccata al pc...e ora si è buttata in un forum
sulla ..Tunisia..e il pc non è più libero...
Telefonino. Ne ho acquistato uno più 'piccino' mi sta comodamente
nella tasca dei pantaloni. Uso la funzione 'registratore' che manco
sapevo esistesse quando l'ho comprato....come agenda x le
partite di tennis dei giorni a venire...come archivio di numeri telefonici
ecc. ecc.
insomma spesso prima arriva la tecnologia e solo dopo si
scopre quanto sia utile...
 
In effetti è un discorso in generale....ma:
-portatile : lo cambieresti ogni anno ?
-Cellulare : ti serve un cellulare dotato di tv ? (ti è necessario ?)
- Macchina fotografica : quanti megapixel ti servono (su una buona ottica, si intende)

Ovvero, a volte la tecnologia diviene fine a se stessa...

E' chiaro che ogni scoperta , ogni innovazione aiuta in qualcosa...ma la domanda potrebbe essere : fin dove è veramente utile/necessario (technè come mezzo) e quando diventa fine a se stessa (ho l'ipod da 450Gb con film, musica, radio, podcasting, ecc.ecc.)?

Non che mi senta immune da tutto ciò , ma ultimamente ho rallentato il ritmo...
La teoria cmq la hanno già proposta. Tuttavia come dici tu alcuni punti di questo ragionamento sono condivisibili, altri meno. Dipende sempre da "come" , "in che modo", non tutto il ragionamento può essere visto in maniera rigidamente schematica.
 
Quell’alt al mito «post industriale»
«Il terziario? Senza fabbriche non c’è»
MILANO - C’è l’industria nello slancio prodiano sulle fabbriche d’Italia, ma non solo. Perché oggi l’industria non è più solo industria. Ma anche «tutti i servizi che partecipano alla nascita di un prodotto», come la ricerca e lo sviluppo. Lo ricorda Patrizio Bianchi, ieri a capo del comitato scientifico di Nomisma (il think tank fondato da Prodi) e oggi rettore dell’Università di Ferrara. Per Bianchi il succo delle parole del premier è questo: no a un Paese di venditori legati alle strategie industriali di altri; sì a un’economia presente in tutta la filiera, dalla ricerca alle fabbriche fino al marketing. Su una linea d’onda simile viaggia Daniele Marini, direttore della Fondazione Nord Est. «Terziario e stabilimenti devono formare un matrimonio indissolubile - spiega Marini -, dove i confini dell’industria si sfarinano e si contaminano con i servizi». In altre parole: viva l’industria, ma a patto che vada incontro al terziario. Per esempio, con accordi produttivi tra fabbrica, laboratorio e società di consulenza per trasformare un semplice prodotto in qualcosa di più.
Tanti suggerimenti, ma nessun esempio estero da seguire incondizionatamente. Dalla bocca degli esperti non escono lodi al modello anglosassone, elogi allo standard tedesco o ammirazione per l’exploit spagnolo. Piuttosto, nell’aria resta l’invito del premier a non adeguarsi a modelli altrui, ma a sfruttare le particolarità tricolori. Che, tuttavia, a volte vanno decisamente riviste e corrette: dalle «difficoltà dell’industria a vincere sulla concorrenza internazionale» alla «scarsa competitività dei servizi protetti», per usare le parole del bocconiano Michele Polo, esperto di economia industriale sul sito lavoce.info . Una soluzione la propone il presidente dell’Istituto per la promozione industriale Riccardo Gallo: più attenzione all’industria, come ieri Prodi; e per molti servizi pubblici, prima le liberalizzazioni e poi le privatizzazioni. Ma qui si apre un altro capitolo.
Giovanni Stringa coriere
 
il capitalismo ha bisogno del consumismo ma il consumismo ha dei limiti oggettivi che sono le risorse naturali.

il consumismo , inteso come struttura organizzativa volta alla massimizzazione acritica del profitto , è destinato quindi a dover fare i conti con questi limiti.

fino ad ora la tecnologia è stata il mezzo per spostare questi limiti tramite efficenza e ampliamento delle risorse ma l'ampliamento delle risorse entra il contraddidizione con la logica della massimizzazione del profitto : il capitalismo ha necessità di controllare l'offerta per non contrarre i margini.

in questa visione il capitalismo è destinato alla sconfitta e la tecnologia, l'unica ad avere le capacità di spostare i limiti dell'offerta e dare profondità al futuro si ritroverà fine.
 
catilina61 ha scritto:
il capitalismo ha bisogno del consumismo ma il consumismo ha dei limiti oggettivi che sono le risorse naturali.

il consumismo , inteso come struttura organizzativa volta alla massimizzazione acritica del profitto , è destinato quindi a dover fare i conti con questi limiti.

fino ad ora la tecnologia è stata il mezzo per spostare questi limiti tramite efficenza e ampliamento delle risorse ma l'ampliamento delle risorse entra il contraddidizione con la logica della massimizzazione del profitto : il capitalismo ha necessità di controllare l'offerta per non contrarre i margini.

in questa visione il capitalismo è destinato alla sconfitta e la tecnologia, l'unica ad avere le capacità di spostare i limiti dell'offerta e dare profondità al futuro si ritroverà fine.
questo sì che è un bel post....
consumismo e capitalismo...hai voglia di dibattere..
io butto lì subito un problemino.....(premetto che condivido
l'affermazione sulla limitatezza delle risorse....)
senza consumismo quale altra strada si potrebbe seguire
per dar del lavoro ai disoccupati o cmq agli agricoltori
stufi di chinare la schiena sul terreno? (mica tutti hanno il trattore..
 
ramirez ha scritto:
questo sì che è un bel post....
consumismo e capitalismo...hai voglia di dibattere..
io butto lì subito un problemino.....(premetto che condivido
l'affermazione sulla limitatezza delle risorse....)
senza consumismo quale altra strada si potrebbe seguire
per dar del lavoro ai disoccupati o cmq agli agricoltori
stufi di chinare la schiena sul terreno? (mica tutti hanno il trattore..


che il capitalismo abbia prevalso in una fase storica non priva di alternative è un chiaro segnale della validità del modello...fino ad ora: domani non lo so.
 
io direi che le righe che seguono potrebbero essere una base di partenza...
.
CAPITALISM
The winner, at least for now, of the battle of economic “isms”. Capitalism is a free-market system built on private ownership, in particular, the idea that owners of CAPITAL have PROPERTY RIGHTS that entitle them to earn a PROFIT as a reward for putting their capital at RISK in some form of economic activity. Opinion (and practice) differs considerably among capitalist countries about what role the state should play in the economy. But everyone agrees that, at the very least, for capitalism to work the state must be strong enough to guarantee property rights. According to Karl MARX, capitalism contains the seeds of its own destruction, but so far this has proved a more accurate description of Marx’s progeny, COMMUNISM.
.

Per il socialismo scientifico il capitalismo è un sistema economico-sociale basato sul privilegio di classe e sullo sfruttamento. I mezzi per produrre la ricchezza - i mezzi con i quali la società sopravvive - sono monopolizzati da una piccolissima minoranza della popolazione, o in modo personale o indirettamente attraverso lo Stato, col risultato che tutti gli altri devono vendere le proprie capacità lavorative a quella minoranza per una retribuzione, per un salario o stipendio che non può mai essere pari al valore di quello che si produce - in altre circostanze non ci sarebbe alcun profitto. Ed è il profitto che procura a quella minoranza il suo reddito privilegiato e che è lo scopo incurante della produzione sotto il capitalismo. La lotta di competizione per i profitti nel capitalismo porta ad aumentare i ritmi di produzione, stress e insicurezza al lavoro, a danneggiare l'ambiente, a guerre e spreco per preparativi di guerra che le spese per armi rappresentano.
 
che il modello capitalista, specie dopo che la storia ha registrato il collasso comunista, non possa durare all'infinito è per molti acquisito; si tratta di vedere chi o cosa prenderà il suo posto.

La tecnologia è una seria candidata: chi meglio di lei è in grado di poter affrontare il problema dell'insufficienza degli spazi e delle risorse rispetto al numero crescente di utilizzatori?? Cosa se non la conoscenza applicata potrà avere l'ultima parola ??

E' una domanda.
 
But everyone agrees that, at the very least, for capitalism to work the state must be strong enough to guarantee property rights.

Appunto "at very least". Bisognerebbe anche aggiungere nei requisiti minimi un sistema di giustizia in grado di far rispettare a tutti le leggi democraticamente create .

La concentrazione di ricchezza temo sia un effetto incontrollabile del capitalismo. Come sistema concorrenziale , sempre escludendo dal ragionamente comportamenti illeciti, è chiaro che chi più è capace più accaparra. Non è detto però che a un padre in gamba segua un figlio pistola che perde tutto.
Forse oltre a sistemi statali di ridistribuzione del reddito bisognerebbe affiancare sistemi di istruzione che permettano a larghe maggioranze di diventare fortemente competitivi. Ma qui si va anche incontro alle capacità dei singoli. Ci può anche essere chi non ha voglia di sbattersi.
 
Darkghost ha scritto:
Appunto "at very least". Bisognerebbe anche aggiungere nei requisiti minimi un sistema di giustizia in grado di far rispettare a tutti le leggi democraticamente create .

La concentrazione di ricchezza temo sia un effetto incontrollabile del capitalismo. Come sistema concorrenziale , sempre escludendo dal ragionamente comportamenti illeciti, è chiaro che chi più è capace più accaparra. Non è detto però che a un padre in gamba segua un figlio pistola che perde tutto.
Forse oltre a sistemi statali di ridistribuzione del reddito bisognerebbe affiancare sistemi di istruzione che permettano a larghe maggioranze di diventare fortemente competitivi. Ma qui si va anche incontro alle capacità dei singoli. Ci può anche essere chi non ha voglia di sbattersi.
ecco basterebbe questo per trasformare il capitalismo in qualcosa
di estremamente accettabile. Se tutti sapessero di poter
avere le stesse chances di progredire economicamente e socialmente
tutti avrebbero la speranza di poter partecipare alla
suddivisione del benessere...
Insomma si ritorna al punto di partenza..che sembra si voglia
eludere...l a s c u o l a.....
Una scuola efficiente che prepari gente istruita, dotata di
senso critico ecc. ecc....ciò che manca in Italia...
Quando si parla di scuola pubblica (salvo rare eccezioni)
penso invece vi siano Istituti privati con un alto grado
di eccellenza...ma quelli sono per i ricchi e i figli dei politici
che spesso parlano male della scuola privata...esaltando
quella pubblica..
 
Scusate ma che c'entra il postcapitalismo con la tecnologia?
:mmmm:

p.s. Che sono i pizzoccheri ? :confused:
 
luigir ha scritto:

OK
72.gif


Grazie x l'info gastronomica. :D
 
ramirez ha scritto:
un sistema economico-sociale basato .... sullo sfruttamento. I mezzi per produrre la ricchezza - i mezzi con i quali la società sopravvive - sono monopolizzati da una piccolissima minoranza della popolazione, .... indirettamente attraverso lo Stato, col risultato che tutti gli altri devono vendere le proprie capacità lavorative a quella minoranza per una retribuzione, per un salario o stipendio che non può mai essere pari al valore di quello che si produce - in altre circostanze non ci sarebbe alcun profitto. ....porta ad aumentare i ritmi di produzione, stress e insicurezza al lavoro, a danneggiare l'ambiente, a guerre e spreco per preparativi di guerra che le spese per armi rappresentano.


Cancellando quà e là si ottiene qualcosa che sembra quasi la definizione di comunismo.

O no? :D
 
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