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LAVORO/ IMPRESE, ULTIMI 5 ANNI DIPENDENTI PERDONO POTERE ACQUISTO
15/03/2006 12:41
Roma, 15 mar. (Apcom) - Dal 2001 al 2005 il lavoro dipendente privato perde potere d'acquisto. Le retribuzioni degli italiani aumentano in cinque anni del 9,4%, ma al netto dell'inflazione il valore medio degli stipendi reali dei lavoratori delle imprese è calato dello 0,2%. E' quanto emerge dal VII° Rapporto sulla Retribuzione degli italiani 2006 realizzato da OD&M Consulting in collaborazione con Il Sole 24 Ore - Job 24. I dirigenti e i quadri migliorano il proprio potere d'acquisto. Il salario reale degli operai e' stabile rispetto ai livelli del 2001, mentre gli impiegati evidenziano una significativa sofferenza, con un calo del valore medio degli stipendi, al netto dell'inflazione, del 5,8%. Sud Italia e isole le aree piu' deboli. Le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, ma recuperano parte del divario.
Dallo studio, realizzato attraverso rilevazioni su quasi 1 milione e 400 mila profili retributivi del mondo delle imprese italiane, emerge che i dipendenti che hanno perso più punti sono gli impiegati, la cui retribuzione totale annua è aumentata del 3,8%, passando da un valore di 24.226 euro per il 2001 a 25.145 euro per il 2005, perdendo in termini reali il 5,8%. Dirigenti e Quadri migliorano invece la loro condizione, con un incremento rispettivamente del 15,3% e del 17,1%, che al netto dell'inflazione segna una crescita pari al 5,7% e 7,5%. Sostanzialmente invariata la retribuzione degli operai rispetto al costo della vita. Comune denominatore per tutti i dipendenti delle imprese è invece la crescita esponenziale della parte variabile della retribuzione, legata al raggiungimento di obiettivi e al conseguimento dei risultati, cresciute in media tra il 50% e il 65% e rappresentano oggi il 10,5% della retribuzione totale annua lorda dei Dirigenti, il 7,5% di quella dei Quadri e il 4,9% per gli Impiegati. L'andamento delle retribuzioni non èomogeneo nel Paese. Nel Nord Ovest si registrano livelli retributivi medi più elevati in tutte le categorie professionali. Nel Nord Est e Centro vi è una sostanziale omogeneità, mentre al Sud e nelle Isole si riscontrano i valori medi degli stipendi più bassi. In media, gli impiegati perdono potere d'acquisto in tutte le aree del Paese. Dal punto di vista regionale, in Lombardia ed Emilia-Romagna gli stipendi del 2005 sono superiori alla media nazionale, rispettivamente del 3,8% e 0,5%. All'estremo opposto Basilicata e Calabria registrano valori negativi a due cifre, rispettivamente, dell'11,3% e 11,9%. La grande impresa, pur avendo retribuzioni medie più elevate, mostra nell'arco di cinque anni stipendi, al netto dell'inflazione, in diminuzione per dirigenti (-3,7%), impiegati (-2,8%) e operai (-5%). Migliori sono, invece, le performance registrate dai quadri (+7,4%). Nel corso del quinquennio la media azienda ha messo in atto politiche retributive che hanno premiato soltanto dirigenti e quadri (con retribuzioni cresciute rispettivamente del 5% e 6,1%), mentre per gli stipendi di impiegati della media impresa il trend è stato -4,3% e per gli operai -2,5%. I trend di crescita più significativi rispetto al 2001 si registrano, invece, nella piccola impresa, vero motore del progresso delle retribuzioni in Italia: fatta eccezione per gli impiegati, i cui salari, al netto dell'inflazione, sono diminuiti del 5,8%, le altre categorie registrano tassi positivi con un aumento del 10,5% per i dirigenti, del 9% per i quadri e del 4,1% per gli operai.
Fatta eccezione per i dirigenti, in tutte le categorie lavorative le donne riducono il differenziale negativo rispetto a quanto registrato dagli uomini dal 2001 a oggi. Il valore medio delle professioni femminili è comunque sempre inferiore a quello maschile e là dove la presenza femminile è significativa, come nel caso degli impiegati, il differenziale rimane intorno ai 12 punti percentuali.
15/03/2006 12:41
Roma, 15 mar. (Apcom) - Dal 2001 al 2005 il lavoro dipendente privato perde potere d'acquisto. Le retribuzioni degli italiani aumentano in cinque anni del 9,4%, ma al netto dell'inflazione il valore medio degli stipendi reali dei lavoratori delle imprese è calato dello 0,2%. E' quanto emerge dal VII° Rapporto sulla Retribuzione degli italiani 2006 realizzato da OD&M Consulting in collaborazione con Il Sole 24 Ore - Job 24. I dirigenti e i quadri migliorano il proprio potere d'acquisto. Il salario reale degli operai e' stabile rispetto ai livelli del 2001, mentre gli impiegati evidenziano una significativa sofferenza, con un calo del valore medio degli stipendi, al netto dell'inflazione, del 5,8%. Sud Italia e isole le aree piu' deboli. Le donne continuano a guadagnare meno degli uomini, ma recuperano parte del divario.
Dallo studio, realizzato attraverso rilevazioni su quasi 1 milione e 400 mila profili retributivi del mondo delle imprese italiane, emerge che i dipendenti che hanno perso più punti sono gli impiegati, la cui retribuzione totale annua è aumentata del 3,8%, passando da un valore di 24.226 euro per il 2001 a 25.145 euro per il 2005, perdendo in termini reali il 5,8%. Dirigenti e Quadri migliorano invece la loro condizione, con un incremento rispettivamente del 15,3% e del 17,1%, che al netto dell'inflazione segna una crescita pari al 5,7% e 7,5%. Sostanzialmente invariata la retribuzione degli operai rispetto al costo della vita. Comune denominatore per tutti i dipendenti delle imprese è invece la crescita esponenziale della parte variabile della retribuzione, legata al raggiungimento di obiettivi e al conseguimento dei risultati, cresciute in media tra il 50% e il 65% e rappresentano oggi il 10,5% della retribuzione totale annua lorda dei Dirigenti, il 7,5% di quella dei Quadri e il 4,9% per gli Impiegati. L'andamento delle retribuzioni non èomogeneo nel Paese. Nel Nord Ovest si registrano livelli retributivi medi più elevati in tutte le categorie professionali. Nel Nord Est e Centro vi è una sostanziale omogeneità, mentre al Sud e nelle Isole si riscontrano i valori medi degli stipendi più bassi. In media, gli impiegati perdono potere d'acquisto in tutte le aree del Paese. Dal punto di vista regionale, in Lombardia ed Emilia-Romagna gli stipendi del 2005 sono superiori alla media nazionale, rispettivamente del 3,8% e 0,5%. All'estremo opposto Basilicata e Calabria registrano valori negativi a due cifre, rispettivamente, dell'11,3% e 11,9%. La grande impresa, pur avendo retribuzioni medie più elevate, mostra nell'arco di cinque anni stipendi, al netto dell'inflazione, in diminuzione per dirigenti (-3,7%), impiegati (-2,8%) e operai (-5%). Migliori sono, invece, le performance registrate dai quadri (+7,4%). Nel corso del quinquennio la media azienda ha messo in atto politiche retributive che hanno premiato soltanto dirigenti e quadri (con retribuzioni cresciute rispettivamente del 5% e 6,1%), mentre per gli stipendi di impiegati della media impresa il trend è stato -4,3% e per gli operai -2,5%. I trend di crescita più significativi rispetto al 2001 si registrano, invece, nella piccola impresa, vero motore del progresso delle retribuzioni in Italia: fatta eccezione per gli impiegati, i cui salari, al netto dell'inflazione, sono diminuiti del 5,8%, le altre categorie registrano tassi positivi con un aumento del 10,5% per i dirigenti, del 9% per i quadri e del 4,1% per gli operai.
Fatta eccezione per i dirigenti, in tutte le categorie lavorative le donne riducono il differenziale negativo rispetto a quanto registrato dagli uomini dal 2001 a oggi. Il valore medio delle professioni femminili è comunque sempre inferiore a quello maschile e là dove la presenza femminile è significativa, come nel caso degli impiegati, il differenziale rimane intorno ai 12 punti percentuali.