Potrebbe essere una soluzione per i rifiuti

Zedemel

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Rifiuti? Meglio utilizzarli per generare energia all'interno di uno stabilimento industriale (magari soppiantando altri tipi di combustibili, tipo il petcoke), piuttosto che costruire altri inceneritori. E' la posizione di Stefano Ciafani, vice presidente di Legambiente, che specifica che gli impianti in grado di attuare un'operazione del genere "sono i cementifici, tanti in Italia visto che il nostro Paese è tra i maggiori produttori di cemento al mondo, e le centrali a carbone" e che si tratta di un'operazione "già diffusa in Germania e, anche se in maniera minore, anche in Italia".
"Il ciclo integrato dei rifiuti prevede che il recupero energetico si faccia solo alla fine, dopo la corretta raccolta e il riciclaggio dei rifiuti, ovvero sulla percentuale del 25-30% che resta dopo tale ciclo, quantità che poi va trattata e dalla quale resta un 10% finale di frazione combustibile non altrimenti riciclabile. A quel punto - aggiunge Ciafani - piuttosto che costruire l'ennesimo inceneritore che funziona per pochi anni, può aver senso portare il combustibile da rifiuti nei cementifici. Si tratta di una soluzione transitoria efficace, soprattutto nelle grandi aree urbane dove la percentuale residua di rifiuti non più riciclabile rappresenta comunque una grande quantità".


In più, spiega Ciafani, un impianto "che bruci petcoke, rispetta limiti di legge troppo alti perché questo è classificato come combustibile e non come rifiuto, ma se brucua rifiuti, tali limiti di legge si abbassano ai livelli di quelli degli inceneritori". Meglio, quindi, percorrere questa strada, in un Paese "in cui non si devono costruire più impianti di incenerimento, e se ci sono situazioni dove si deve fare recupero di energia da rifiuti è meglio farlo attraverso gli impianti industriali, questo vale per la Sicilia e per l'Umbria e per alcune zone del nord Italia come il Piemonte".
 
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