FaGal
Nuovo Utente
- Registrato
- 21/7/02
- Messaggi
- 17.980
- Punti reazioni
- 231
Lo scorso anno salita la pressione sui contribuenti. Per l'Ocse
è al 45,8%. Fino al 16 giugno si lavora per saldare l'erario
Due giorni di lavoro in più
per pagare le tasse del 2003
di FABIO BOGO
Giulio Tremonti
ROMA - Per pagare le tasse lo scorso anno abbiamo lavorato due giorni secchi in più. Nel 2003 l'aumento della pressione fiscale e contributiva complessiva ha costretto gli italiani in fabbrica o in ufficio fino al 16 giugno per saldare il conto di Irpef, Ici, addizionali regionali e comunali, imposte sulla proprietà, prelievi previdenziali e balzelli di ogni altro genere. Nel 2002 il cosiddetto tax freedom day, cioè la data teorica in cui si smette di prestare la propria opera a puro beneficio del fisco e si comincia a guadagnare per vivere (spesa alimentare, abbigliamento, casa, scuola, tempo libero e - perché no - anche risparmio) era caduta 48 ore prima, il 14 giugno.
L'ennesima conferma diretta al maggior disagio economico denunciato dalle famiglie italiane viene dall'Ocse, che ha calcolato il prelievo fiscale complessivo calato sul sistema paese lo scorso anno: la pressione, elaborata considerando la fiscalità generale e locale, la sicurezza sociale, le imposte sulla proprietà inclusi i dividendi, le tariffe, i diritti, le multe etc., ha eroso il 45,8 per cento del Pil nominale, crescendo di 0,6 punti rispetto all'anno prima.
Secondo l'Ocse, in sostanza, sono serviti in media 167,2 giorni per fare fronte al carico di spese obbligatorie; nel 2002 ne bastavano 164,9. Dieci giorni fa l'Istat, con metodologia differente, aveva certificato che la pressione fiscale dello scorso anno era salita al 42,8%, in aumento di 0,9 punti sull'anno precedente a causa anche dei condoni e delle sanatorie che avevano interessato una vasta platea di contribuenti.
Secondo l'istituto di statistica il tax freedom day cadrebbe quindi il 5 giugno; ma l'anticipo non è motivo di particolare soddisfazione per i contribuenti: rispetto al 2002 i giorni di lavoro in più necessari per pagare le tasse sono stati tre. Le statistiche, anche se riferite alla media dei contribuenti e quindi con le anomalie di tutte le medie, sembrano avvalorare le ricorrenti accuse dell'opposizione.
Proprio ieri il responsabile economico dei Ds Pierluigi Bersani è tornato all'attacco ribadendo che la "pressione fiscale è aumentata. Se si mettono i conti al netto dell'incremento necessario delle fiscalità regionali o locali, o dell'aumento del costo dei servizi pubblici - ha detto - si possono fare conti diversi. Ma è vero che la pressione è aumentata di qualche "zero virgola" invece che diminuire".
Nella classifica del peso contributivo generale l'Italia è comunque in buona compagnia, dal momento che la crisi economica ha imposto sacrifici a molti. La Germania ha visto crescere il suo fardello fiscale dal 45 al 45,3 per cento, col risultato che il tax freedom day è arrivato dopo 165,3 giorni; la Francia lo ha leggermente incrementato dal 50,3 al 50,4 per cento, e oltralpe la festa per la liberazione dalle tasse è scattata il 2 luglio, al termine di una lunga tirata di 183 giorni.
Ma si tratta anche di paesi in cui il complesso di prestazioni sociali a servizio dei cittadini è ben più solido ed elaborato di quello di casa nostra. Non è un caso infatti che il giorno di liberazione fiscale sia progressivamente più lontano nei paesi scandinavi, da sempre esigenti con i contribuenti ma prodighi di prestazioni a loro favore: 4 agosto in Svezia, 31 luglio in Norvegia, 28 luglio in Danimarca, 14 luglio in Finlandia.
La crisi però non ha avuto lo stesso impatto per tutti. Un folto drappello di paesi, guidato dagli Usa, è riuscito a ridurre il carico complessivo sui contribuenti. La manovra fiscale di Bush avrà sicuramente deteriorato i fondamentali di bilancio della superpotenza americana, ma ha reso i residenti apparentemente più felici, permettendo loro di festeggiare il tax freedom day il 23 aprile, quasi due mesi prima rispetto all'Italia. In Irlanda ci si è liberati dalle tasse il 4 maggio, in Spagna il 23 maggio, nel Regno Unito il 25 maggio.
(16 marzo 2004)
Invia questo articolo
In allegato la bozza del decreto attuativo di riforma della nuova IRE - prsentato da Mariano Apicella
è al 45,8%. Fino al 16 giugno si lavora per saldare l'erario
Due giorni di lavoro in più
per pagare le tasse del 2003
di FABIO BOGO
Giulio Tremonti
ROMA - Per pagare le tasse lo scorso anno abbiamo lavorato due giorni secchi in più. Nel 2003 l'aumento della pressione fiscale e contributiva complessiva ha costretto gli italiani in fabbrica o in ufficio fino al 16 giugno per saldare il conto di Irpef, Ici, addizionali regionali e comunali, imposte sulla proprietà, prelievi previdenziali e balzelli di ogni altro genere. Nel 2002 il cosiddetto tax freedom day, cioè la data teorica in cui si smette di prestare la propria opera a puro beneficio del fisco e si comincia a guadagnare per vivere (spesa alimentare, abbigliamento, casa, scuola, tempo libero e - perché no - anche risparmio) era caduta 48 ore prima, il 14 giugno.
L'ennesima conferma diretta al maggior disagio economico denunciato dalle famiglie italiane viene dall'Ocse, che ha calcolato il prelievo fiscale complessivo calato sul sistema paese lo scorso anno: la pressione, elaborata considerando la fiscalità generale e locale, la sicurezza sociale, le imposte sulla proprietà inclusi i dividendi, le tariffe, i diritti, le multe etc., ha eroso il 45,8 per cento del Pil nominale, crescendo di 0,6 punti rispetto all'anno prima.
Secondo l'Ocse, in sostanza, sono serviti in media 167,2 giorni per fare fronte al carico di spese obbligatorie; nel 2002 ne bastavano 164,9. Dieci giorni fa l'Istat, con metodologia differente, aveva certificato che la pressione fiscale dello scorso anno era salita al 42,8%, in aumento di 0,9 punti sull'anno precedente a causa anche dei condoni e delle sanatorie che avevano interessato una vasta platea di contribuenti.
Secondo l'istituto di statistica il tax freedom day cadrebbe quindi il 5 giugno; ma l'anticipo non è motivo di particolare soddisfazione per i contribuenti: rispetto al 2002 i giorni di lavoro in più necessari per pagare le tasse sono stati tre. Le statistiche, anche se riferite alla media dei contribuenti e quindi con le anomalie di tutte le medie, sembrano avvalorare le ricorrenti accuse dell'opposizione.
Proprio ieri il responsabile economico dei Ds Pierluigi Bersani è tornato all'attacco ribadendo che la "pressione fiscale è aumentata. Se si mettono i conti al netto dell'incremento necessario delle fiscalità regionali o locali, o dell'aumento del costo dei servizi pubblici - ha detto - si possono fare conti diversi. Ma è vero che la pressione è aumentata di qualche "zero virgola" invece che diminuire".
Nella classifica del peso contributivo generale l'Italia è comunque in buona compagnia, dal momento che la crisi economica ha imposto sacrifici a molti. La Germania ha visto crescere il suo fardello fiscale dal 45 al 45,3 per cento, col risultato che il tax freedom day è arrivato dopo 165,3 giorni; la Francia lo ha leggermente incrementato dal 50,3 al 50,4 per cento, e oltralpe la festa per la liberazione dalle tasse è scattata il 2 luglio, al termine di una lunga tirata di 183 giorni.
Ma si tratta anche di paesi in cui il complesso di prestazioni sociali a servizio dei cittadini è ben più solido ed elaborato di quello di casa nostra. Non è un caso infatti che il giorno di liberazione fiscale sia progressivamente più lontano nei paesi scandinavi, da sempre esigenti con i contribuenti ma prodighi di prestazioni a loro favore: 4 agosto in Svezia, 31 luglio in Norvegia, 28 luglio in Danimarca, 14 luglio in Finlandia.
La crisi però non ha avuto lo stesso impatto per tutti. Un folto drappello di paesi, guidato dagli Usa, è riuscito a ridurre il carico complessivo sui contribuenti. La manovra fiscale di Bush avrà sicuramente deteriorato i fondamentali di bilancio della superpotenza americana, ma ha reso i residenti apparentemente più felici, permettendo loro di festeggiare il tax freedom day il 23 aprile, quasi due mesi prima rispetto all'Italia. In Irlanda ci si è liberati dalle tasse il 4 maggio, in Spagna il 23 maggio, nel Regno Unito il 25 maggio.
(16 marzo 2004)
Invia questo articolo
In allegato la bozza del decreto attuativo di riforma della nuova IRE - prsentato da Mariano Apicella