Wile E. Coyote
...AIUTO...!!!
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Buongiorno.
Durante le "libagioni" festive condite da forse troppo buon vinello (
) mi e' sovvenuta una insana ipotesi. Piu' accademica che reale.
Immobile da ristrutturare, che puo' godere di contributi vincolati al mantenimento dell'attuale proprieta' per almeno (tot) anni. In altre parole, la casa e' da ristrutturare completamente, ma per avere i contributi deve rimanere di proprieta' dell'attuale proprietario (Tizio), altrimenti, se i lavori venissero fatti da un nuovo proprietario (Caio), i benefici decadrebbero, cosi' come se alienasse l'immobile ristrutturato prima di (tot) anni.
Tizio non ha i soldi per ristrutturarlo, ma sarebbe interessato a vendere il rustico cosi' com'e', perdendo pero' entrambi i contributi. L'ipotesi sarebbe, quindi, che Caio "prestasse" a Tizio la cifra per la ristrutturazione, che sarebbe quindi una sorta di "acconto" sulla casa, permettendo a Tizio di ristrutturare la casa a suo nome, per poi cederla a Caio passato il tempo prescritto dai contributi dopo un eventuale "saldo". Ovvio che tutto cio', nero su bianco, equivarrebbe a un tentativo di elusione delle regole per i contributi e quindi occorre fare in modo diverso per tutelare entrambe le parti
Per fare cio' pensavo alla possibilita' di fare una scrittura privata nella quale Caio si impegna a prestare a Tizio una somma prefissata, pari al prezzo del rustico+ristrutturazione, senza nessuna finalita' specificata in atto, con l'impegno di Tizio di rendere la somma a Caio entro (tot) anni ad interessi poco piu' che legali (o anche alla pari) e che a garanzia di tale somma ci fosse l'immobile in questione, nello stato di fatto in cui si trova al momento della restituzione.
Ci sarebbero meccanismi di controllo reciproci (es. la somma versata in diverse soluzioni a "stati di avanzamento", magari in un conto cointestato a firme disgiunte e i bonifici che devono essere "congrui" allo scopo tacitamente condiviso) e si farebbe in modo che il debito sia sempre commisurato allo stato dei lavori eseguiti in modo che un eventuale "tiramento indietro" di una delle parti porterebbe ad una equivalenza dei valori, tutti da definire e da calcolare opportunamente.
Alla fine del tutto, finita la casa, passati da Caio a Tizio i soldi stabiliti per la costruzione della casa e quelli per il rustico, Tizio dichiara di non voler restituire il prestito ma di cedere la casa.
A parte la "macchinosita'" della procedura, e' fattibile per un privato prestare liquidi ad una persona e per cosi' dire accendere una "ipoteca privata" su un bene immobile? Puo' poi scegliere il debitore di cedere "alla pari" l'immobile invece di saldare il debito?
E' una cosa teoricamente fattibile o e' un ginepraio al quale uscire e' praticaomete impossibile?
Grazie a chi si vorra' cimentare in questo piccolo enigma...
Durante le "libagioni" festive condite da forse troppo buon vinello (
Immobile da ristrutturare, che puo' godere di contributi vincolati al mantenimento dell'attuale proprieta' per almeno (tot) anni. In altre parole, la casa e' da ristrutturare completamente, ma per avere i contributi deve rimanere di proprieta' dell'attuale proprietario (Tizio), altrimenti, se i lavori venissero fatti da un nuovo proprietario (Caio), i benefici decadrebbero, cosi' come se alienasse l'immobile ristrutturato prima di (tot) anni.
Tizio non ha i soldi per ristrutturarlo, ma sarebbe interessato a vendere il rustico cosi' com'e', perdendo pero' entrambi i contributi. L'ipotesi sarebbe, quindi, che Caio "prestasse" a Tizio la cifra per la ristrutturazione, che sarebbe quindi una sorta di "acconto" sulla casa, permettendo a Tizio di ristrutturare la casa a suo nome, per poi cederla a Caio passato il tempo prescritto dai contributi dopo un eventuale "saldo". Ovvio che tutto cio', nero su bianco, equivarrebbe a un tentativo di elusione delle regole per i contributi e quindi occorre fare in modo diverso per tutelare entrambe le parti
Per fare cio' pensavo alla possibilita' di fare una scrittura privata nella quale Caio si impegna a prestare a Tizio una somma prefissata, pari al prezzo del rustico+ristrutturazione, senza nessuna finalita' specificata in atto, con l'impegno di Tizio di rendere la somma a Caio entro (tot) anni ad interessi poco piu' che legali (o anche alla pari) e che a garanzia di tale somma ci fosse l'immobile in questione, nello stato di fatto in cui si trova al momento della restituzione.
Ci sarebbero meccanismi di controllo reciproci (es. la somma versata in diverse soluzioni a "stati di avanzamento", magari in un conto cointestato a firme disgiunte e i bonifici che devono essere "congrui" allo scopo tacitamente condiviso) e si farebbe in modo che il debito sia sempre commisurato allo stato dei lavori eseguiti in modo che un eventuale "tiramento indietro" di una delle parti porterebbe ad una equivalenza dei valori, tutti da definire e da calcolare opportunamente.
Alla fine del tutto, finita la casa, passati da Caio a Tizio i soldi stabiliti per la costruzione della casa e quelli per il rustico, Tizio dichiara di non voler restituire il prestito ma di cedere la casa.
A parte la "macchinosita'" della procedura, e' fattibile per un privato prestare liquidi ad una persona e per cosi' dire accendere una "ipoteca privata" su un bene immobile? Puo' poi scegliere il debitore di cedere "alla pari" l'immobile invece di saldare il debito?
E' una cosa teoricamente fattibile o e' un ginepraio al quale uscire e' praticaomete impossibile?
Grazie a chi si vorra' cimentare in questo piccolo enigma...

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