Prima mostra degli Impressionisti

Alessandro Celli

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proseguo a seguito della promessa lanciata dopo questo:
When Attitudes Become Form

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Prima mostra degli Impressionisti: Parigi, mercoledì 15 aprile 1874.

Alle 10 di mattina, il noto fotografo Nadar aprì le porte del suo studio, al 35 di Boulevard des Capucines, inaugurando la mostra di un gruppo di giovani pittori, riuniti sotto il nome di "Societé anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs". Biglietto d'ingresso al costo di un franco, cinquanta centesimi il catalogo.:p nulla in omaggio

Boicottati dal Salon Ufficiale parigino, l'anonimo gruppo, guidato da Claude Monet e composto tra gli altri da Cezanne, Degas, Pissarro e Renoir, decise di sfidare la massima istituzione artistica francese organizzando una mostra in proprio e in anticipo rispetto su quella del Salon. Un gesto di rottura in linea con la portata rivoluzionaria della loro tecnica pittorica, che metteva in discussione i canoni classici della tradizione.

Le 163 opere esposte (dipinti, disegni, acquerelli, pastelli etc.) non raccolsero i favori di pubblico e critica, che arrivarono ad accusare gli artisti di mera provocazione, disconoscendo il valore artistico dell'esposizione. Il critico Louis Leroy, prendendo spunto dal capolavoro di Monet Impressione.
Sole nascente, intitolò la sua recensione «La mostra degli impressionisti», con chiaro intento dispregiativo.

Per tutta risposta, i giovani pittori decisero da quel momento di adottare il nome di "Impressionisti", con cui entrarono nella Storia dell'Arte, influenzando profondamente le successive correnti artistiche di fine secolo e del primo Novecento.

Scorrendo i nomi dei partecipanti alla prima mostra impressionista, per un totale di 165 opere esposte:eek::eek:, incontriamo oltre a Claude Monet anche i seguenti artisti che fecero la storia del movimento: Paul Cezanne, Edgar Degas, Giuseppe De Nittis, Jean-Baptiste-Armand Guillaumin, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Pierre-Auguste Renoir e Alfred Sisley. Edouard Manet nonostante fosse in contatto con il gruppo non volle partecipare alla mostra in quanto il suo intento era quello di proporsi direttamente al Salon, l’esposizione ufficiale dell’Ecole.
 

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Louis Leroy,”L’esposizione impressionista”, ne Le Chiarivari, 25 aprile 1874

Oh, fu davvero una giornata tremenda quella in cui osai recarmi alla prima mostra (impressionista, ndr) sul boulevard des Capucines assieme a Joseph Vincent, paesaggista, allievo di Bertin, premiato sotto diversi governi.
L’imprudente era andato lì senza pensarci, credeva di vedere della pittura come se ne vede dovunque, buona e cattiva, più cattiva che buona, ma che non attentasse ai buoni costumi artistici, al culto della forma, al rispetto dei maestri. Ah, la forma. Ah, i maestri. Non ne abbiamo più bisogno, mio povero amico! Tutto questo è cambiato. (…) Il poveretto ansava, sragionando così, pacatamente, e nulla poteva farmi prevedere il penoso incidente che avrebbe provocato la sua visita a quella mostra.
Sopportò persino, senza prendersela di più, la vista delle Barche da pesca che escono dal porto di Le Havre di Monet, forse perché lo strappai a quella pericolosa contemplazione prima che le deleterie figurine in primo piano riuscissero a produrre il loro effetto. Ebbi purtroppo l’imprudenza di lasciarlo troppo a lungo dinanzi al Bouleoard des Capucines, pure di Monet. “Ah, ah!” ghignò “questo sì che è riuscito. Eccola qui l’impressione, o altrimenti non capisco nulla; vogliate solo dirmi che cosa rappresentano quelle striscioline nere in basso”. “Ma” risposi “sono persone che passeggiano”. “Sicché, quando passeggio per il boulevard des Capucines appaio così? Fulmini di Giove: ma, insomma, vi prendete forse gioco di me? […]”
Gettai un’occhiata all’allievo di Bertin, il cui volto era adesso di un rosso cupo. Ebbi il presentimento di una catastrofe imminente; doveva essere Monet a dargli il colpo finale.

“Ah, eccolo, eccolo!” esclamò dinanzi al n. 98. “Che cosa rappresenta questa tela? Guardate il catalogo”.
“Impressione, sole nascente”. “Impressione, ne ero sicuro. Ci dev’essere dell’impressione, là dentro. E che libertà, che disinvoltura nell’esecuzione! La carta da parati allo stato embrionale è ancor più curata di questo dipinto”. “Ma che avrebbero detto Bidault, Boisselier, Bertin, dinanzi a questa tela importante?”
 
Alla mostra seguirono altre sette collettive, con adesioni di artisti ogni volta in parte diverse: 1876, 1877, 1879, 1880, 1881, 1882, 1886. Con la loro varietà di presenze, le mostre scandirono la vita "ufficiale" del gruppo.
Va ricordato, però, che vi aderirono anche personaggi che rifiutarono sempre di essere accomunati ai colleghi:cool::cool:. Ad esempio Edgar Degas.

La mostra del 1874 costituisce solo il momento culminante di una lunga gestazione.
 

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Ti dirò che quel cataloghino non mi dispiacerebbe affatto averlo...
 
L'evento - che diventerà storico - di Boulevard des Capucines, oltre alla particolarità della cronaca in sé, offre più di tanti resoconti storiografici e sociologici l'enorme differenza di quegli anni con i giorni nostri da un lato e, al contrario, la medesima lezione di quanto sia difficile capire il presente/futuro presentato dai pochi profeti sia per la massa quanto, e forse più, dell'accademia.
In fondo stiamo parlando di un secolo e mezzo fa, una manciata di anni, i più anziani di noi potrebbero anche aver conosciuto da molto piccoli un bisnonno nato all'epoca, eppure ci sembra un tempo lontanissimo, chiuso in una società dalla mentalità ristretta e refrattaria a qualsivoglia novità.
Ma in fondo, siamo veramente tanto più "aperti" oggi?
 
L'evento - che diventerà storico - di Boulevard des Capucines, oltre alla particolarità della cronaca in sé, offre più di tanti resoconti storiografici e sociologici l'enorme differenza di quegli anni con i giorni nostri da un lato e, al contrario, la medesima lezione di quanto sia difficile capire il presente/futuro presentato dai pochi profeti sia per la massa quanto, e forse più, dell'accademia.
In fondo stiamo parlando di un secolo e mezzo fa, una manciata di anni, i più anziani di noi potrebbero anche aver conosciuto da molto piccoli un bisnonno nato all'epoca, eppure ci sembra un tempo lontanissimo, chiuso in una società dalla mentalità ristretta e refrattaria a qualsivoglia novità.
Ma in fondo, siamo veramente tanto più "aperti" oggi?

Bisnonno? Mio nonno è nato nel 1885...:rolleyes:
 
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