Quali effetti in Europa ed in USA dopo il fiscal cliff ? E i mercati azionari ?

fabiodj

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fiscal cliff ci sara un accordo sulla spinta di Obama o forse no cosa ne pensate
 
Conoscendo gli americani (credo:confused:), arriveranno al 31/12/2012 ore 23.59 con l'accordo in mano che hanno già deciso da tempo.
Se non ricordo proprio male era stato più o meno così quando si parlava della legge sul debito...
Ciao.
 

Traduzione

La traduzione letterale di "fiscal cliff" è "precipizio fiscale".

Definizione e significato

Il fiscal cliff è il termine definito dalla stampa economica americana per indicare i tagli fiscali e le tasse che entreranno in vigore automaticamente dall'1 gennaio 2013 se camera, senato e presidenza degli Stati Uniti non troveranno un accordo per ridurre il deficit monster del governo federale USA.

Il mancato accordo sulla riduzione del deficit USA avrebbe conseguenze dirompenti non solo per l'economia statunitense ma per l'intero sistema economico mondiale determinando già dal 2013 una nuova crisi economico finanziaria mondiale.

Infatti l'applicazione dei tagli/imposte fiscali previsti dal fiscal cliff comporterebbe la riduzione del PIL USA di circa il 5% con un conseguente brusco aumento della disoccupazione americana e altrettanto forte riduzione dei consumi.

Gli effetti della recessione USA contagerebbero inevitabilmente i mercati internazionali innescando una nuovi terremoti finanziari in tutto il pianeta.


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USA minacciati dal “precipizio fiscale”

By GJERGJI KAJANA – 8 settembre 2012

USA minacciati dal “precipizio fiscale”

Uno spaventoso spettro si aggira sulla testa dell’economia americana: il “fiscal cliff” (il “precipizio fiscale”). A fine 2012 scadono le agevolazioni fiscali approvate dall’amministrazione Bush nel 2001 e 2003 e – a meno di un intervento politico – a inizio 2013 aumenterà la tassazione e diminuirà automaticamente la spesa governativa, fatto che dovrebbe significativamente toccare anche il Pentagono. A dicembre terminerà pure l’attuale riduzione della “payroll tax” (imposta dettrata direttamente dalle buste paga dei lavoratori dipendenti), implementata due anni fa dal Congresso per alleviare gli effetti della crisi. Una vera e propria “Taxmaggedon”, come la chiama qualcuno al Congresso. Secondo calcoli del Congressional Budget Office (CBO), il “precipizio” potrebbe riportare gli USA in recessione nella prima metà del 2013 (il PIL calerebbe del 1,3%). Il dollaro si rafforzerebbe.

Democratici e repubblicani divergono sulle modalità di risoluzione del problema del “cliff”: mentre gli obamiani vogliono mantenere le aliquote ridotte dell’era Bush solo sui redditi inferiori ai 250.000 dollari, i repubblicani si oppongono a qualsiasi forme di aumento del carico fiscale. Difficilmente le parti riusciranno a trovare un accordo prima delle elezioni presidenziali di novembre, come sostiene anche il vicepresidente democratico del Congresso Durbin.

A luglio sia il presidente della FED (banca centrale americana) Bernanke, sia il direttore dell’FMI Lagarde hanno fatto appello ai politici USA di trovare un accordo prima della scadenza dei tagli. L’FMI ha visto al ribasso le previsioni sulla crescità del PIL nel paese quest’anno (circa 2%) e l’anno prossimo (2,25%), ribadendo però l’incognità degli effetti del “cliff”. Per il CBO gli USA cresceranno solo dello 0,5% il prossimo anno se non si trova l’accordo bipartisan sui tagli.
 

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cosa ne pensate

Temo che non ci sara' nessun accordo.

Ti mostro cosa ne pensano gli americani, i primi, diretti interessati ai tagli automatici. ( che a cascata, mostreranno i loro effetti, anche in Europa. )

Primo effetto sul rapporto euro / $
Poi gli effetti sul rapporto con tutte le altre valute, gli effetti sul prezzo dell'oro
Altri effetti : .... .... .... .... .....
 

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Conoscendo gli americani (credo:confused:), arriveranno al 31/12/2012 ore 23.59 con in mano che hanno già deciso da tempo.
Se non ricordo proprio male era stato più o meno così quando si parlava della legge sul debito...
Ciao.

Io mi ricordo molto bene, il gap del Congresso, cosi' battezzato al cambio di mese, luglio/agosto :rolleyes: e la cascata successiva.

Cambi di direzione repentini, violenti nella fase iniziale, che come la caduta della cera delle candele, tende a raffreddarsi, con il passare del tempo dal contatto con la fiamma.

Vi mostro Il grafico giornaliero dell'intero 2012 del $ TRAN , dopo un anno di "perfetto dosaggio" tra long e short loro si veramente bipartisan :o si e' assistito ad run di fine anno, in direzione di una dinamica ascendente nera, run che ha rallentato nelle ultime tre sedute, mentre osservando un grafico intraday ( in formazione) con candele da 15 minuti delle ultime sedute di S&P500 ancora nella seduta di ieri erano a testare da sopra il piu' volte citato valore statico nero dei 1419 punti. Chiusura anno e' alle porte, ancora 2 sedute piene e la mezza seduta del 31. Lascio anche un grafico giornaliero della durata di 3 mesi, dove si puo' prendere visione del massimo di settembre citato da Celeron nel suo intervento * . Massimo realizzato su un incrocio di rette ( statica nera + dinamica ascendente BLU) con una candela con un corpo molto ridotto, rispettoso del livello nero tratteggiato.

*
Invece io penso che il massimo di settembre potrebbe reggere, oltre che come massimo dell'anno, come massimo di periodo. L'indice SP500http://www.maintrendanalysis.com/joomla/analisi/indici-usa/sp500-24-dicembre-2012.html nella seconda metà di settembre potrebbe aver chiuso il ciclo rialzista di 42 mesi, proprio in corrispondenza di un importante set-up prezzo-tempo.


Tornando all'articolo di GJERGJI KAJANA "Secondo calcoli del Congressional Budget Office (CBO), il “precipizio” potrebbe riportare gli USA in recessione nella prima metà del 2013 (il PIL calerebbe del 1,3%). Il dollaro si rafforzerebbe." ....

... mentre dal nostro punto di vista europeo, ed italiano l'attenzione dovrebbe spostarsi su altro di piu' rilevante che impone riflessioni da parte di tutti noi user :eek: :o

Il fisco mette sotto la lente Google e Facebook in Europa

Le Fiamme Gialle hanno esaminato la contabilità di Google e Facebook in Italia. Bloomberg ha spiegato come vengono bypassate le tasse europee degli Over-the-top. Google Revenues Sheltered in No-Tax Bermuda Soar to $10 Billion - Bloomberg

Il “fiscal cliff” pesa sul dividendo di Apple

Il fisco mette sotto la lente Google e Facebook in Europa

Lo strano cartello (legale) di Google e Facebook in Italia - Formiche
 

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... dal nostro punto di vista europeo, ed italiano l'attenzione dovrebbe spostarsi su altro di piu' rilevante che impone riflessioni da parte di tutti noi user :eek: :o


Le Fiamme Gialle hanno esaminato la contabilità di Google e Facebook in Italia. Bloomberg ha spiegato come vengono bypassate le tasse europee degli Over-the-top. Google Revenues Sheltered in No-Tax Bermuda Soar to $10 Billion - Bloomberg

Il “fiscal cliff” pesa sul dividendo di Apple

Il fisco mette sotto la lente Google e Facebook in Europa


Il 11 dicembre 2012 ( Espresso - The webstore )

"Secondo Bloomberg, Google nel 2011 ha “salvato” 2 miliardi di dollari in tasse, trasferendo nel paradiso fiscale delle Bermuda una cifra pari a 9,8 miliardi di dollari del suo fatturato. Spulciando nei conti della sussidiaria di Google in Olanda, l’agenzia americana ha scoperto un’elusione ai danni del fisco europeo, ottenuta grazie a sofisticati procedimenti di ingegneria finanziaria, prima grazie al cosiddetto “Double Irish“, e poi grazie al trucco del “Dutch Sandwich“. Con una mossa “uno-due” – passaggio in Irlanda e poi passaggio in Olanda -,Google riesce a risparmiare 2 miliardi di tasse su 10 miliardi di ricavi: un quinto del fatturato.

In UK Google produce un fatturato di 4,1 miliardi di dollari, ma versa tasse per circa 9,6 milioni di dollari attraverso il “doppio irlandese” e il “sandwich olandese”. Anche il fisco italiano sta studiando il caso Google e ha perfino visitato gli uffici di Facebook nei giorni scorsi. In Germania e Francia gli editori vorrebbero poi tassare gli aggregatori di notizie, facendo pagare gli snippet su Google News.

L’azienda di Larry Page e Sergey Brin è anche sotto la lente in Europa ed USA per via di problemi Antitrust, tuttora sotto esame. Negli Stati Uniti l’authority antitrust FTC sta valutando le denunce sulla presunta concorrenza sleale nei mercati verticali della ricerca online nei settori di viaggi e shopping. L’Antitrust europeo ha aperto un dossier sul colosso di Mountain View per abuso di posizione dominante. Google è sulla graticola, come non succedeva da anni ai Big IT (Microsoft ne sa qualcosa). Ma sulla graticola sono un po’ tutti gli Over-the-top.

Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle hanno visitato gli uffici italiani di Facebook. Dopo i controlli sugli adempimenti fiscali di Google, la Guardia di Finanza ha messo al microscopio la contabilità del social network fondato da Mark Zuckerberg, adombrando perplessità ul tipo di società adottata per la filiale italiana. Il social network di Menlo Park ha dichiarato che Facebook “paga le tasse in Italia come parte della sua attività nel Paese e rispetta molto seriamente i propri obblighi ai sensi della legislazione italiana in materia fiscale“. Anche Google ha offerto piena collaborazione con le autorità locali: “Google rispetta le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera e siamo fiduciosi di rispettare anche la legge italiana. Continueremo a collaborare con le autorità locali per rispondere alle loro domande relative a Google Italy e ai nostri servizi”.

Sotto la “scure del fisco” è anche il sito porno YouPorn: dopo le indagini, le autorità di Colonia sospettano evasione fiscale, e il giovane imprenditore Fabian Nathan Thylmann è stato arrestato in Belgio.

Infine Bloomberg afferma che Apple potrebbe incontrare difficoltà a pagare uno speciale dividendo, proprio perché tiene il 70% del suo gruzzolo in contanti (121.3 miliardi di dollari) oltreoceano, fuori dagli USA, per motivi fiscali. Apple potrebbe dunque essere costretta a porre dei limiti, anche se il Ceo Tim Cook ha promesso il dividendo, dopo che l’ultimo era stato pagato nel lontano 1995, prima del ritorno di Steve Jobs. Apple potrebbe in questo caso temere il cosidetto “fiscal cliff” (il baratro fiscale) negli Stati Uniti, una misura che, se scattasse, potrebbe generare un rialzo delle tasse dal 15% al 43.4%. Ma gli analisti sono divisi e credono che Apple onorerà la promessa di dividendo, tasse o non tasse."

I grafici di AAPL e S&P500

http://www.finanzaonline.com/forum/wall-street/1199916-s-p-500-a-68.html


:bye:
 
Temo che non ci sara' nessun accordo.

Ti mostro cosa ne pensano gli americani, i primi, diretti interessati ai tagli automatici. ( che a cascata, mostreranno i loro effetti, anche in Europa. )

Primo effetto sul rapporto euro / $
Poi gli effetti sul rapporto con tutte le altre valute, gli effetti sul prezzo dell'oro
Altri effetti : .... .... .... .... .....


Ciao RW, spero che hai passato al meglio le feste natalizie OK!
Se l'accordo non ci fosse, tanto per eliminare ogni dubbio, il cambio d'inversione dei mercati sarebbe certo?? (intendo per il lungo periodo) o No? :(
 
Complimenti RW1392!
Se il FC pesa sul dividendo di Apple, non mi meraviglio del ritracciamento dal max assoluto, che potrebbe non essere finito....
Ciao!
 
non credo ci possa essere un accordo nel breve termine ma credo che eviteranno il fiscal cliff con un accordo su piccola scala rimandando la questione spinosa di un anno. In parole povere faranno un accordo per 100 miliardi e poi si vedra.
 
non credo ci possa essere un accordo nel breve termine ma credo che eviteranno il fiscal cliff con un accordo su piccola scala rimandando la questione spinosa di un anno. In parole povere faranno un accordo per 100 miliardi e poi si vedra.

Se sarà così nessun problema verrà affrontato e la situazione finaziaria resterà invariata. In tal caso sarebbe lecito attendersi un indebolimento del dollaro e un rafforzamento dei metalli preziosi.
 
Se sarà così nessun problema verrà affrontato e la situazione finaziaria resterà invariata. In tal caso sarebbe lecito attendersi un indebolimento del dollaro e un rafforzamento dei metalli preziosi.

in ogni caso sara un accordo raffazzonato, i repubblicani non intendono lasciare una chance ad obama di arrivare alle lezioni di mid term spendendo e spandendo.
Intanto gheitner ha dichiarato che entro fine anno il debt ceiling verra sfondato.
Non so voi ma mi aspetto presto un downgrade del debito americano.
 
Dow Jones verso gli 11.000 punti entro metà 2013..

questo lo scenario che si presenta...e che porterà a causa di Fiscal Cliff....continuo calo dei profitti delle società USA da orami due trimestri e quindi probabile mini recessione....e naturalmente DEBITO USA alle stelle DEFICIT FUOI CONTROLLO...ripresa dei COMBATTIMENTI A GAZA da parte di Israele terminate le festività cristiane....ed ultimo DOWNGRADING RATING USA....
 
questo lo scenario che si presenta...e che porterà a causa di Fiscal Cliff....continuo calo dei profitti delle società USA da orami due trimestri e quindi probabile mini recessione....e naturalmente DEBITO USA alle stelle DEFICIT FUOI CONTROLLO...ripresa dei COMBATTIMENTI A GAZA da parte di Israele terminate le festività cristiane....ed ultimo DOWNGRADING RATING USA....

No, grazie.
 
io aggiungerei anche il 17-02-2013 SILVIO PONTEFICE:D
 
Mai creduto ai crolli annunciati la storia insegna proprio l opposto....vedremo
 
io spero che resti "stabile"... con le big tradizionali che scendono per gli utili in calo e le small e midi cap che salgono grazie a nuovi prodotti e investimenti
 
Se l'accordo non ci fosse, tanto per eliminare ogni dubbio, il cambio d'inversione dei mercati sarebbe certo?? (intendo per il lungo periodo) o No? :(

Che cos’è il fiscal cliff
di Francesco Costa – @francescocosta

Perché ne stiamo parlando da settimane: una guida per chi decida di capire oggi la famigerata scadenza con cui stanno facendo i conti gli Stati Uniti


Negli ultimi tempi si è parlato molto del cosiddetto fiscal cliff, letteralmente baratro fiscale, e molto se ne parlerà ancora probabilmente nei prossimi giorni stando alle notizie che arrivano dagli Stati Uniti: sul Post se n’è parlato più di una volta, la prima a luglio, ma dato che si avvicina la scadenza centrale della questione può essere utile spiegarla dall’inizio.

1 gennaio 2013
A questa data è legato un bel pezzo della salute dell’economia americana del prossimo futuro. Con l’arrivo del nuovo anno, infatti, negli Stati Uniti entreranno in vigore automaticamente tagli alla spesa per un totale di 607 miliardi di dollari solo nel 2013, che andranno a colpire soprattutto i settori dei servizi sociali, della difesa e dell’istruzione. Inoltre, sempre il primo gennaio 2013 scadranno una serie di esenzioni e vantaggi fiscali in vigore da diversi anni. La famiglia media americana dall’oggi al domani si troverà a pagare oltre 3.000 dollari di tasse in più all’anno (alcuni collocano questa stima ancora più in alto). Come se non bastasse, il primo gennaio del 2013 scadrà anche il cosiddetto “tetto del debito” (ci arriviamo).

Perché si è arrivati a questa scadenza?
Parte delle esenzioni fiscali in scadenza sono quelle approvate da George W. Bush a favore delle fasce più ricche della popolazione. Contemporaneamente, però, scadranno una serie di esenzioni fiscali approvate dall’amministrazione Obama col pacchetto di stimolo all’economia approvato all’inizio del 2009, dirette soprattutto alla classe media e ai disoccupati.

Un’altra serie di tagli scatterà automaticamente in ragione dell’accordo raggiunto faticosamente durante l’estate del 2011 da democratici e repubblicani, quando si trattò di alzare il tetto fissato dalla legge per le dimensioni del debito pubblico americano, concedendo così al governo di continuare a prendere denaro in prestito. L’accordo prevedeva, tra le altre cose, che il Congresso avrebbe dovuto approvare tagli alla spesa per 98 miliardi entro la fine del 2012, altrimenti sarebbero entrati in vigore dei tagli automatici e lineari su due capitoli di spesa: servizi sociali e istruzione, cari ai democratici, e l’esercito, caro ai repubblicani. A tale scopo si insediò un cosiddetto “super comitato” – composto da 12 membri, 6 democratici e 6 repubblicani – che non riuscì a trovare un compromesso.

Di nuovo il tetto del debito
Un’altra scadenza si è accavallata a quelle di cui sopra: il ministro del Tesoro Timothy Geithner ha diffuso ieri una lettera in cui ha spiegato che il tetto massimo del debito pubblico statunitense, stabilito per legge a 16.394 miliardi di dollari, sarà raggiunto il 31 dicembre 2012 e non nel 2013, come era stato previsto mesi fa.

Spiegata meglio, come avevamo fatto l’estate scorsa: ogni paese ha bisogno di soldi. Per pagare le proprie attività, gli stipendi ai propri dipendenti, i programmi di welfare, gli investimenti in infrastrutture, i programmi di assistenza sanitaria, eccetera. In teoria questi soldi dovrebbero arrivare dalle entrate: in primo luogo dalle tasse. In pratica, però, di questi tempi e per la maggior parte dei casi, i soldi in entrata sono meno dei soldi in uscita. A fronte di questa situazione, di norma i governi prendono del denaro in prestito – da banche, fondi e investitori, attraverso i titoli – e quindi si indebitano.

Anche gli Stati Uniti hanno un debito pubblico di proporzioni non indifferenti. Negli Stati Uniti, però, per prendere denaro in prestito e indebitarsi il governo ha bisogno dell’autorizzazione del Congresso. Fino al 1917, serviva un voto del Congresso per ogni prestito. Dal 1917 si è deciso per una pratica più agile: fissare un tetto massimo di indebitamento e permettere al governo di muoversi come meglio crede all’interno di quel tetto. Se non fosse che negli anni, un po’ per l’inflazione e un po’ per la situazione dell’economia, quel tetto è stato superato più volte: tutti i presidenti americani da Truman in poi hanno visto salire il tetto del debito statunitense. Il Congresso ha alzato il tetto del debito 18 volte durante la presidenza Reagan, 8 volte durante la presidenza Clinton, 7 volte durante gli anni di George W. Bush e 4 volte fino a ora con Barack Obama alla Casa Bianca.

La cosa importante da capire è che si tratta di un tetto politico, non economico: se dovesse essere raggiunto gli Stati Uniti non potrebbero prendere più denaro in prestito e risarcire i creditori non per decisione dei mercati finanziari ma per via della loro legislazione. Andrebbero tecnicamente in default - la condizione in cui il governo di un paese non è in grado (oppure, più raramente, si rifiuta) di pagare in tutto o in parte il proprio debito – ma per ragioni politiche.

Perché è complicato trovare un accordo?
La ragione è semplice: perché dal 2010 negli Stati Uniti il Senato è a maggioranza democratica e la Camera è a maggioranza repubblicana, e un accordo per entrare in vigore dev’essere votato nella stessa forma da entrambi i rami del Congresso. Democratici e repubblicani devono mettersi d’accordo, insomma. La trattativa fin qui è stata condotta da Barack Obama e dai leader di maggioranza: John Boehner, speaker e capo dei repubblicani alla Camera, e Harry Reid, capo dei democratici al Senato.

Le posizioni in campo
Democratici e repubblicani sono ancora molto distanti. Barack Obama ha vinto le elezioni presidenziali sulla base della promessa di aumentare le tasse sull’1 per cento più ricco della popolazione – la cosiddetta “Buffett rule” - e usare quei soldi per mantenere alcune esenzioni dirette alla classe media ed evitare tagli lineari (è disponibile però a concordare su una serie di taglia alla spesa pubblica). In particolare, Obama vuole tassare di più i redditi degli americani che guadagnano più di 250 mila dollari l’anno, ritornando ai livelli di imposizione fiscale degli anni Novanta, e lasciare scadere i tagli di Bush ai ricchi.

I repubblicani si dicono disponibili alla trattativa ma insistono perché si evitino nuove entrate provenienti dalle tasse e perché ci si concentri invece sui tagli alla spesa pubblica e per un minor ruolo del governo federale nell’economia e nelle politiche sociali. Teoricamente hanno detto di essere disposti a trattare per aumentare le tasse a chi guadagna più di un milione di dollari l’anno (lo 0,3 per cento circa della popolazione) ma la settimana scorsa hanno bocciato concretamente anche questa proposta. Il fatto che questa linea sia stata sconfitta alle elezioni non sembra aver modificato il loro atteggiamento rispetto all’estate del 2011, e va tenuto conto anche del fatto che il nuovo Congresso, quello eletto lo scorso novembre, entrerà in carica soltanto a inizio 2013.

A che punto siamo
La settimana scorsa una proposta di mediazione del capo dei repubblicani, John Boehner, è stata bocciata dagli stessi deputati repubblicani, che lo hanno messo in minoranza. La proposta prevedeva proprio l’aumento delle tasse sul reddito per chi guadagna oltre un milione di dollari l’anno. Ora la partita è nelle mani del Senato – e quindi principalmente dei democratici e del loro leader Harry Reid – e della Casa Bianca. Obama è tornato in anticipo dalle vacanze di Natale nel suo stato natale, le Hawaii, e ha dato appuntamento ai leader del Congresso alla Casa Bianca per oggi alle 15 ora locale.

Bisogna tenere conto del fatto che anche se si dovesse trovare un accordo, per renderlo effettivo bisognerebbe metterlo per iscritto in una legge e farlo approvare sia dalla Camera che dal Senato: operazione che ha dei tempi tecnici non indifferenti e che se portata avanti frettolosamente potrebbe generare altri guai, tra imprecisioni e norme scritte male. Anche per questa ragione Harry Reid ieri si è detto pessimista. Il personaggio al centro della crisi resta per il momento John Boehner, però, che tra le altre cose con l’insediamento del prossimo Congresso a gennaio si gioca la rielezione a speaker della Camera: i democratici lo accusano di non voler raggiungere un compromesso prima della riconferma per non compromettere il gradimento dei deputati repubblicani nei suoi confronti, specie dopo il fallimento della sua prima proposta.

Che cosa succede se non si raggiunge un accordo?
Entreranno in vigore i tagli di cui sopra, spariranno le esenzioni fiscali di cui sopra, con l’effetto di rallentare i consumi e la ripresa economica. Le borse ne risentirebbero quasi istantaneamente, le agenzie di rating hanno minacciato nuovi declassamenti del debito statunitense, con tutte le conseguenze del caso. Senza alzare il tetto del debito, poi, gli Stati Uniti esaurirebbero rapidamente le loro risorse e non riuscirebbero più a pagare stipendi, pensioni e sussidi, nonché a restituire denaro a chi ha acquistato titoli in scadenza. L’ufficio per il budget del Congresso ha calcolato che tutto ciò con ogni probabilità farebbe finire gli Stati Uniti nuovamente in recessione.

foto: Mitch McConnell, leader dei repubblicani al Senato, ritorna al Congresso per le trattative sul fiscal cliff. (Drew Angerer/Getty Images)

Che cos’è il fiscal cliff | Il Post
 

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sento molto parlare del fiscal cliff ma il problem apiu spinoso è questo:

I think there will be a tremendous fight between Democrats and Republicans about the debt ceiling," said Jon Najarian, a co-founder of online brokerage TradeMonster.com, in Chicago.
"I think that is the biggest risk to the downside in January for the market and the U.S. economy."
 
sento molto parlare del fiscal cliff ma il problema piu spinoso è questo: the debt ceiling,"

Ciao Simulpaolo, direi soltanto che e' la scadenza e' diventata contemporanea


" I am writing to inform you that the statutory debt limit will be reached on December 31, 2012 "

Secretary Geithner Sends Debt Limit Letter to Congress

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In piedi :bow:, listati a lutto , muore oggi la Montalcini.
 
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