Raccolte prove di esecuzioni, torture, stupri
Mose, che ha guidato in passato il Tribunale internazionale per i crimini in Ruanda, ha riferito che lui e gli atri due componenti del team di indagine, la bosniaca Jasminka Džumhur e il colombiano Pablo de Greiff, sono rimasti "colpiti" dal gran numero di esecuzioni e dai frequenti "segni visibili sui cadaveri, come le mani legate dietro la schiena, le ferite da arma da fuoco alla testa e le gole tagliate". Altrettanto brutale e tragico il quadro delle violenze sessuali, con le vittime di età compresa tra "i 4 e gli 82 anni": in alcuni casi "sono già stati individuati i responsabili, i soldati russi". "Abbiamo documentato un gran numero di crimini contro i bambini, alcuni sono stati stuprati, torturati e detenuti illegalmente". Alle violenze e gli abusi dei russi "talvolta erano costretti ad assistere i familiari" delle vittime. Come se non bastasse, la Commissione ha trovato le prove dell'uso di ordigni esplosivi "da parte dei russi in zone altamente popolate", che hanno provocato stragi tra i civili.