Racconti rumeni

Dolcenera

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30/8/00
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E' arrivato l'inverno rumeno. Un inverno rigidissimo, con il termometro che segna costantemente 10 gradi sottozero, il vento gelido della Russia che taglia la pelle delle mani di Federica e che uccide ogni giorno le creature piu' indifese: gli anziani senza riscaldamento in casa, di cui la tv da quotidianamente notizia; le centinaia di randagi denutriti per le strade, di cui nessuno invece da notizia.

Allora ve le do io, da casa mia, dove lotto da tre giorni per un po' d'acqua calda (che non arriva mai....) e con i termosifoni, che si ostinano a rimanere tiepidi nonostante i ghiaccioli che colano dai davanzali e che costringono me e Federica a distanze ravvicinate per scaldarci a vicenda.

Ieri il sistema elettrico del centro di sterilizzazione ha dato forfait. I cani erano al freddo, e abbiamo cercato di tamponare la situazione con qualche plaid e con il cartone,: era domenica, e nessun elettricista poteva venirci in aiuto.

Stamattina abbiamo risolto con l'elettricita', ma in compenso abbiamo perso l'acqua. Si e' ghiacciata nelle tubature, e i cani sono rimasti senza acqua. Via alla ricerca di una tanica, quindi di un rubinetto dove l'acqua non fosse ghiacciata...

Risolto con l'acqua. Antibiotici ai cani sterilizzati, trattamento ai cuccioli piu' deboli e via, si sale in macchina per acquistare farmaci e bombole del gas in caso di nuova crisi del riscaldamento: ma la mia macchina rumena trema, la temperatura dell'acqua sale improvvisamente. Non e' possibile: e' appena stata dal meccanico!

Un meccanico che mi ha chiesto 10 volte il prezzo della manodopera usuale e che a fronte di un mio rifiuto al pagamento mi ha ricattato e si e' rifiutato di darmi le chiavi dell'auto! Finale della storia: per dimostrarmi la sua superiorita' ai miei soldi, mi ha chiesto di spendere la stessa cifra in cioccolata e dolci per i bambini handicappati dell'orfanotrofio pubblico di Cernavoda, dove lui, ricco mafioso di Cernavoda, ovviamente non era mai stato. Affare fatto, orrido mafioso, che non sai nemmeno dove si trova l'ospedale, tu con la tua auto da 30.000 dollari che cerchi di fregarmi perche' sono Italiana, e sono una donna, e sono giovane. Non hai nemmeno voluto venire a vederli, i bambini orfani rumeni, mi ci hai mandato con i miei sacchetti pieni di cioccolato e biscotti.

Siamo state, sabato, in quell'orfanotrofio. E abbiamo cercato invano di trattenere le lacrime. Invano. File lunghe di lettini in metallo, negli stanzoni asettici di un edificio in stile Ceasescu. Vi risparmio le deformita', le sofferenze di quelle povere creature impazzite di gioia per i nostri dolci....E vi risparmio anche la mia rabbia nello scoprire che i bambini idrocefali sono curabili, se si interviene appena nascono. Se invece non si prendono provvedimenti immediati, il loro destino e' segnato: il loro cranio si espande fino all'inverosimile, il cervello viene pressato dal liquido che si deposita nel cranio, la morte lenta e atroce. Quel bambino deforme e disperato mi viene davanti agli occhi continuamente: credo non abbia potuto neppure potuto gustare il nostro cioccolato...

Questa e' la Romania: un paese dove si muore di freddo, anche in una localita', come Cernavoda, dove sorge la piu' grande centrale nucleare del paese, che rifornisce di energia un'ampia fetta del paese. Il paese dei carretti, ma e' anche il paese dove si vende il maggior numero di Mercedes, subito dopo la Germania. E' paese delle ville in stile coloniale illuminate da migliaia di luci decorative, e delle baracche di letame dove migliaia di persone vivono alla luce di una candela. E' il paese delle pensionate che sfamano i cani randagi, privandosi di tutto per nutrirli, ma anche delle donne che li avvelenano per poter dormire tranquille la notte.

Il centro di sterilizzazione ospita, al momento, due cagne con i loro piccoli nati da pochi giorni e scampati alla morte per gelo, cinque cuccioli in attesa di partire per l'Italia (un'attesa estenuante, vista l'assenza di persone in partenza se non la sottoscritta e Federica, poco prima di Natale); Lena, cagna meravigliosa di taglia grande, raccolta da me e Federica accanto ad una piccola discarica mentre aspettava, tutta ossa, che qualcun'altro ancora la picchiasse. Non ha fatto resistenza quando l'abbiamo messa sull'auto, si e' abbandonata completamente a noi, e questa fiducia l'ha salvata.

Io e Federica cerchiamo, nonostante tutto, di ridere, e Liviu, il baby sitter dei cani del centro, ci aiuta a farlo, con i suoi buffi tentativi di comunicare nel suo italo-rumeno-esperanto. Con questo freddo, probabilmente si ghiaccerebbero anche le nostre lacrime, se riuscissimo a piangere, in mezzo a tutto questo.

Sara T.
 
I figli i cui genitori si sono molto amati manifestano un coraggio verso la vita che la prole generata in letti freddi non conosce. Sono proprio come quei cherubini degli antichi bassorilievi che vengono rappresentati in groppa ai leoni, intenti a spronare il possente signore del deserto coi loro piccoli talloni rosei, tirandogli la scura criniera. Le pericolose potenze della vita hanno vegliato intorno alle loro culle; il leone è stato il loro guardiano e il loro amico, e quando lo rincontrano nella vita essi, ridendo, riconoscono in lui il loro vecchio compagno di giochi.
 
Fuori dalla finestra, cominciava una luce azzurrognola. Italia aveva un viso sereno. Mi sentivo forte, inaspettatamente forte, Angela. Era una scena che già avevo visto, chissà dove, forse in un sogno. Avevo già vissuto quel momento, e forse lo avevo atteso. Avevamo quell'appuntamento. E mi sembrò di penetrare finalmente la mia vita. La paura del sangue che avevo da ragazzo, l'incisione, quell'attimo bianco in cui la carne già incisa non sanguina ancora... forse era lei. Lei era quel taglio. Il sangue che temevo era il suo, così come avevo temuto il suo amore. Lei c'era già. Chi ti ama c'è sempre, Angela, c'è prima di conoscerti, c'è prima di te.
 
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