Recuperare asset dalla blockchain, se privata?

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

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Forse è una scemenza, e non ho le competenze tecniche per capirlo, ma mi chiedevo questa cosa.

Abbiamo capito che i wallet non custodial sono la soluzione per evitare che i tuoi asset siano poi movimentati da altri.
Se utilizziamo un wallet custodial, di fatto trasferiamo il nostro asset da un wallet A che controlliamo a un wallet B che non controlliamo.
In sostanza, chi si fida di un exchange mette virtualmente i propri asset nel wallet B, che è dell'exchange.
"Virtualmente" perché gli asset sono comunque digitali.


Allora mi domando: ma una blockchain privata, tipo algorand, potrebbe determinare di spostare gli asset dai wallet B ai wallet A a fronte di una sentenza di un tribunale?

Dubito che si possa fare una blockchain pubblica come quella di BTC, ma forse su quella privata si.
Questo porrebbe una luce nuova sull'utilizzo di questa o quella blockchain.

Grazie
 
Ciao;
infatti il problema è la crisi di liquidità a fronte di una richiesta di massa (bank-run) di liquidazione degli "asset" che fa, letteralmente, andare a gambe all'aria l'exchange di turno (in questo caso ftx);

riporre gli "asset" in un portafogli privato (tipo ledger) può metterti al riparo dalla chiusura dell'exchange; ma se tutti gli exchange chiudono il valore del tuo asset custodito nel portafogli privato sarà 0. Quindi mantenere il proprio asset su una chiave privata anziché l'exchange può metterti al riparo dalla chiusura dello stesso, ma di certo non dalla variazione di valore del bitcoin. In altre parole se un grande exchange come può essere ftx, chiude, perché non in grado di liquidare gli asset, anche i tuoi asset (pur se non su ftx) decadranno di valore, e anche i tuoi asset diventeranno illiquidabili. Certo, fai ancora, magari, in tempo a metterli nel wallet di Binance e chiedere a Binance di liquidarli, finché la liquidità c'è puoi farlo. Ma questo meccanismo inevitabilmente comporterà una crisi di liquidità per tutti gli exchange, perché il sistema non regge.

La causa per la quale il sistema non può reggere è il punto di partenza: il bitcoin viene minato da un miner che si fa liquidare immediatamente quel "valore" e lo inserisce nel circuito dell'economia reale (pagare l'elettricità, comprare le infrastrutture, pagare il proprio stipendio ecc.); quindi finché lo schema ponzi lievita (con immissione da parte del nuovo investitore di denaro fresco) esso regge. Nel momento in cui invece il saldo è negativo e sono più le persone che fuoriescono dallo schema, tutto crolla. Questa constatazione ha generato la cultura dell'hodling con cui l'investitore viene circuito, convincendolo che diventerà milionario, con l'obiettivo di mantenerlo dentro lo schema. I proprietari dell'exchange, infatti, sono i primi a sapere che se le persone non hodlano, tutto crolla.

Pertanto Bitcoin (e qualsiasi altcoin e shitcoin) è uno schema ponzi su scala mondiale.
 
Bene, è ricomparso anche lo schema Ponzi che, peraltro, dal punto di vista tecnico con il btc non c'entra nulla.
 
Forse è una scemenza, e non ho le competenze tecniche per capirlo, ma mi chiedevo questa cosa.

Abbiamo capito che i wallet non custodial sono la soluzione per evitare che i tuoi asset siano poi movimentati da altri.
Se utilizziamo un wallet custodial, di fatto trasferiamo il nostro asset da un wallet A che controlliamo a un wallet B che non controlliamo.
In sostanza, chi si fida di un exchange mette virtualmente i propri asset nel wallet B, che è dell'exchange.
"Virtualmente" perché gli asset sono comunque digitali.


Allora mi domando: ma una blockchain privata, tipo algorand, potrebbe determinare di spostare gli asset dai wallet B ai wallet A a fronte di una sentenza di un tribunale?

Dubito che si possa fare una blockchain pubblica come quella di BTC, ma forse su quella privata si.
Questo porrebbe una luce nuova sull'utilizzo di questa o quella blockchain.

Grazie

Non è tanto questione di blockchain pubblica o privata (che poi significa permissionless o permissioned).

Se la blockchain è implementata in modo ortodosso non è possibile trasferire un asset "nativo" (es. BTC, ETH) da un address/account di origine ad un altro senza conoscere la chiave privata. Per il semplice fatto che ciò implica una transazione e questa deve essere necessariamente correttamente "firmata" per essere ritenuta valida.

Punto, con buona pace dei Benetazzo e dei Ponzi bros.

Alquanto diverso il discorso relativo ai "Token".
Ossia quel genere di asset sintetici il cui comportamento è normato da uno "smart contract" arbitrario.

Mi riferirò per semplicità ad Ethereum.

I token, inclusi quelli classici rispondenti allo standard ERC-20 / ERC-777 (ivi inclusi vari stablecoin), o ERC-721 / ERC-1155 (maggior parte degli NFT) sono soggetti ad una logica applicativa arbitraria codificata in uno smart contract. Quest'ultimo è un "programma" che decreta tutto ciò che è ammissibile od inammissibile fare con i token.
Ergo colui che lo stende potrebbe incorporare a piacimento logiche di censura o persino di confisca.

Sta infatti a chi elabora e gestisce uno smart contract ("owner") decretare ciò che è legittimo e ciò che non lo è, codificandolo all'atto della pubblicazione ("deploy") sulla blockchain.
Il codice sorgente dello smart contract pubblicato resta evidentemente accessibile e verificabile da chiunque (ammesso abbia competenze adeguate).
Il paradigma è quello del software open source, nè più nè meno.

Ora, chiunque interagisca con dei token deve essere conscio che facendolo sottoscrive ogni volta tutte le condizioni previste dagli smart contract che li controllano (secondo il principio "Code is law").

Questo non è fondamentalmente diverso da ciò che avviene in una forma contrattuale tradizionale.
Al netto di palesi truffe, ogni ignoranza o superficialità all'atto della sottocrizione non è un alibi.
La differenza notevole qui è che tutti possono intelligere un contratto, ma non tutti sono in grado di fare altrettanto con uno smart contract ...

La piattaforma, in questo caso Ethereum, è sostanziamente agnostica e neutrale rispetto ad ogni logica codificata in uno smart contract.
E' come la carta sulla quale è scritto un contratto.

C'è poi una ulteriore sfumatura.
Uno smart contract può essere o non essere upgradabile.

Se non è upgradabile il suo codice resta come inscritto nella roccia, nel bene (non manipolabilità ex-post) e nel male (bug).
Se è upgradabile il rischio di una manipolazione ex-post, con una introduzione di "features" indesiderate, non è affatto una questione peregrina.

Immaginate il rischio di investire in uno stablecoin basato su uno smart contract upgradabile.
Nulla in tal caso vieterebbe ex-post l'implementazione di logiche arbitrarie di censura o confisca da parte dello "owner", a dispetto della volontà degli utenti.
Meditare ...

Questo il succo della questione, pur con le inevitabili semplificazioni del caso.
Nel caso specifico Ethereum è una sineddoche.
 
Ultima modifica:
Forse è una scemenza, e non ho le competenze tecniche per capirlo, ma mi chiedevo questa cosa.

Abbiamo capito che i wallet non custodial sono la soluzione per evitare che i tuoi asset siano poi movimentati da altri.
Se utilizziamo un wallet custodial, di fatto trasferiamo il nostro asset da un wallet A che controlliamo a un wallet B che non controlliamo.
In sostanza, chi si fida di un exchange mette virtualmente i propri asset nel wallet B, che è dell'exchange.
"Virtualmente" perché gli asset sono comunque digitali.


Allora mi domando: ma una blockchain privata, tipo algorand, potrebbe determinare di spostare gli asset dai wallet B ai wallet A a fronte di una sentenza di un tribunale?

Dubito che si possa fare una blockchain pubblica come quella di BTC, ma forse su quella privata si.
Questo porrebbe una luce nuova sull'utilizzo di questa o quella blockchain.

Grazie

algorand non è una bc privata, meglio che ti informi su come funziona il suo meccanismo di consenso
 
Immaginate il rischio di investire in uno stablecoin basato su uno smart contract upgradabile.
Nulla in tal caso vieterebbe ex-post l'implementazione di logiche arbitrarie di censura o confisca da parte dello "owner", a dispetto della volontà degli utenti.
Meditare ...

Questo il succo della questione, pur con le inevitabili semplificazioni del caso.
Nel caso specifico Ethereum è una sineddoche.

Mi hai spalancato un abisso.

Domanda: come si fa a sapere se questo o quel asset si basa su uno smart contract upgradabile?

BTC da quello che so io non rientra tra questi, è corretto?
 
Mi hai spalancato un abisso.

Domanda: come si fa a sapere se questo o quel asset si basa su uno smart contract upgradabile?

BTC da quello che so io non rientra tra questi, è corretto?

Il problema in questione è relativo a token gestiti da smart contract, non ai "coin" nativi.

Bitcoin non implementa smart contract ed è immune al problema.

Ethereum implementa smart contract.
E' immune al problema specifico per quanto attiene ad ETH, ma suscettibile ad esso quanto ai vari token o agli NFT in genere.
Quindi per esempio ETH è immune, WETH no.

A mero titolo di esempio, il classico USDT di Tether su rete Ethereum è un token ERC-20 gestito da uno smart contract che incorpora tutti i rischi del caso.
E' upgradabile, può essere messo in pausa ed incorpora già di per sè degli strumenti di censura delle transazioni via blacklisting degli account.

L'address del relativo smart contract te lo mostra ad esempio Coinmarketcap:

Il codice dello smart contract per i curiosi è visionabile qui:
https://etherscan.io/address/0xdac17f958d2ee523a2206206994597c13d831ec7#code

Non entro nel merito prettamente tecnico di come distinguere uno smart contract upgradabile, onde evitare una emicrania.
 
Ultima modifica:
In merito a USDT, è interessante leggere questo report (audit):
https://callisto.network/tether-token-usdt-security-audit/

Direi che non fa che confermare quanto sopra esposto (per quanto ora il documento del link risulti inaccessibile), es.

2.1. Owner Privileges

Severity: Owner Privileges.

Description:
  1. Pause/unpause transfer and transferFrom.
  2. Blacklist users addresses individualy from using transfer and transferFrom through addBlackList and removeBlackList. And burn blacklisted users assets (please note that the assets are supposed to be backed in a 1:1 ratio) using destroyBlackFunds function.
  3. A maximal fee percentage of 20/10000 can be applied per transaction with a maximal value of 50 USDT, check here.
  4. Owner can upgrade contract using deprecate and implement any logic in the new contract. And even if the new contract will be audited, at any time possible to change the address of the new contract again to not audited and insecure.

Alquanto interessante il fatto che oltre ad implementare una blacklist Tether possa sin d'ora arbitrariamente distruggere fondi allocati presso un address. Il che di per sè confuta il concetto stesso di backing 1:1 che ne starebbe nominalmente alla base ...

Quanto alla possibilità / rischio di upgrade arbitrario, quanto sopra conferma puntualmente quanto da me già rimarcato.
Tenendo presente che non è cosa troppo dissimile da quanto permettono di fare i contratti di BUSD o USDC.
Questione di sfumature.

Chi ancora pensi che gli stablecoins rappresentino una alternativa sicura ed equipollente alla valuta fiat dovrebbe a mio avviso riflettere. Nella sostanza questi stablecoins configurano un rischio di controparte superiore a quello di coin nativi, senza alcuna garanzia nè rispetto al peg, nè vincoli rispetto a manipolaizoni arbitrarie da parte dell'emittente.

Ergo ogni capitale allocato in stablecoins è da assumere soggetto al 100% di rischio.

A mio avviso verrà il momento in cui questi temi diverranno triste attualità.
Specie avvicinandosi i CBDC.

Meglio non farsi cogliere impreparati.
 
Ultima modifica:
Il documento è tornato visibile on line.

E questa discussione mi sta "prendendo" molto.

Io ho capito questo:
1) meglio non definire una Blockchain "privata" vs "pubblica", ma "permissioned" vs "permissionless"
2) USDT è EVM dunque gli asset sono posti su una blockchain permissioned
3) gli SC (smart contract) implementati su EVM possono incorporare privilegi che danno all'owner la possibilità di fare..... praticamente tutto (!)
4) USDT, analizzandolo a livello del suo SC, ha questi privilegi

Mi torna in mente allora la domanda iniziale.

Esemplificando: se avevo USDT su FTX, l'owner dello SC di USDT(che dovrebbe essere Tether Foundation, questa About Tether) può riassegnare gli USDT ad altro indirizzo, dietro sentenza esecutiva di un tribunale?


O forse sto facendo confusione io.....?
 
Ultima modifica:
Non ho invece capito se oltre USDT questa serie di privilegi riguarda anche USDC (erc20), DAI (erc20), ed altre stablecoin (sempre erc20).
Purtroppo , non saprei dove andare a guardare......
 
Il documento è tornato visibile on line.

E questa discussione mi sta "prendendo" molto.

Io ho capito questo:
1) meglio non definire una Blockchain "privata" vs "pubblica", ma "permissioned" vs "permissionless"
2) USDT è EVM dunque gli asset sono posti su una blockchain permissioned
3) gli SC (smart contract) implementati su EVM possono incorporare privilegi che danno all'owner la possibilità di fare..... praticamente tutto (!)
4) USDT, analizzandolo a livello del suo SM, ha questi privilegi

Mi torna in mente allora la domanda iniziale.

Esemplificando: se avevo USDT su FTX, l'owner dello SM di USDT(che dovrebbe essere Tether Foundation, questa About Tether) può riassegnare gli USDT ad altro indirizzo, dietro sentenza esecutiva di un tribunale?


O forse sto facendo confusione io.....?

Non ti preoccupare, fa sempre onore cercare di capire le cose ed un po' di confusione è inevitabile lungo la strada.

Banalizzo un poco:

1) In linea di massima la distinzione più comune è tra "permissioned" vs "permissionless", perchè una blockchain "privata" è di norma di poca utilità. La blockchain rappresenta una garanzia rispetto al double spending ed è concepita per operare in un ambiente ostile, scontando un "costo" notevole in termini di una efficienza a prescindere dal protocollo di consenso adottato. In un ambiente "privato" è assai più comune l'utilizzo di altre tecnonologie,ad esempio i DLT (ditributed ledger) rispetto ai quali la blockchain è solo una particolare declinazione.

2) La EVM è la "macchina virtuale" alla base di Ethereum.
Si tratta dello "strato" funzionale che funge da "collante" tra rete/blockchain e smart contract/dApps. Sta al di sopra della blockchain, quindi è del tutto indifferente se questa sia "permissioned" o "permissionless". Potrei utilizzare Ethereum (o il suo omologo Quorum) per creare una mia rete privata "permissioned" e la EVM svolgerebbe egualmente il suo ruolo lì.

USDT è invece fondamentalmente un token ERC-20, che è il prototipo della "moneta" su Ethereum.
Su Ethereum la base è quindi del tutto simile tra USDT, BUSD o USDC, mentre cambiano i dettagli perchè tutti estendono a modo loro lo standard ERC-20.

Ad ogni modo, un token è semplicemente una forma di astrazione trasferibile, controllata da uno smart contract.
Il che funziona grazie alla EVM.

Quindi lo smart contract di USDT, BUSD o USDC potrebbe "girare" tanto sulla mainnet di Ethereum (ed è questo il caso), quanto su una testnet o su una rete Ethereum / Quorum privata. Si tratterebbe di "copie" funzionali identiche che vivrebbero una vita propria su reti diverse.

La cosa interessante è che lo smart contract di USDT / BUSD /USDC nulla sa e quindi nulla garantisce circa il peg con il dollaro.
Il fatto che 1 USDT valga 1 $ lo sostiene Tether, non certo lo smart contract, che continuerebbe indifferentemente a funzionare anche ove USDT valesse zero.

L'altra cosa interessante è che i token non si spostano davvero all'atto del trasferimento (es. pagamenti o cessioni di NFT), ma vengono piuttosto via via "associati" ad un certo address restando sempre in seno allo smart contract. Nella fattispecie quest'ultimo agisce un po' come un registro che associa in ogni momento ad ogni dato indirizzo un certo saldo (oppure certi NFT). Se per assurdo cessasse di esistere lo smart contract cesserebbe di funzionare ogni token ad esso associato, non importa di che genere a meno di un rollback (in realtà il token diviene inaccessibile, ma questi sono sofismi).

Quindi chi controlli uno smart contract upgradabile controlla potenzialmente tutti i token sottesi, ovunque siano allocati.

3) Corretto. Uno smart contract è come una applicazione terza incapsulata in seno ad Ethereum (es. Come Word su Windows). Non è Ethereum a controllarla. Deve rispettare determinate regole formali e crittografiche, nulla di più. L'idea alla base di Ethereum è quella di un "world computer" ed uno smart contract rappresenta il cuore funzionale di qualsiasi applicazione decentralizzata arbitraria che lo sfrutti. Il creatore di quello smart contract spesso si arroga pressochè pieni poteri sulla logica applicativa. Non dimentichiamolo mai.

4) Lo smart contract di USDT allo stato permette di inibire trasferimenti da un certo address (via blacklisting), nonchè di distruggere fondi ivi allocati (non ho controllato, ma questo è ciò che asserisce l'audit). Inoltre sappiamo a priori che permette di aggiungere funzionalità ulteriori a discrezione dello '"owner", mediante un "upgrade". Quindi se allo stato attuale il contratto non può trasferire fondi appartenenti ad un qualsiasi indirizzo ad un altro, questo ed altro resta potenzialmente possibile previo un upgrade funzionale.
 
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L'altra cosa interessante è che i token non si spostano davvero all'atto del trasferimento (es. pagamenti o cessioni di NFT), ma vengono piuttosto via via "associati" ad un certo address restando sempre in seno allo smart contract.


Guarda, questo punto a me ha creato in passato molta confusione. Il fatto di utilizzare il termine "Wallet" (e la mai idea platonica va al borsellino che usava mia nonna......) spinge a pensare che siano gli asset a muoversi, ma in realtà non è così, esattamente come dici tu.
 
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La cosa interessante è che lo smart contract di USDT / BUSD /USDC nulla sa e quindi nulla garantisce circa il peg con il dollaro.
Il fatto che 1 USDT valga 1 $ lo sostiene Tether, non certo lo smart contract, che continuerebbe indifferentemente a funzionare anche ove USDT valesse zero.
Si, chiarissimo.
L'ente (che non è bancario, attenzione.......) che emette lo smart contract asserisce che alla supply di USDT che emette corrisponde, 1 a 1, la medesima supply di USD.
é chiaro che qui il rischio si moltiplica: nel mondo non cripto chi ha 65B di USD difficilmente li tiene fermi sul conto....... in sostanza, dentro le stable c'è anche un po ' rischio "tradizionale", proprio in considerazione del rapporto 1:1 con USD.

Parlo di USDT ma questa cosa vale per tutti.

A proposito, vedo che Tether Foundation è impegnata anche in una stable (xAUT) garantita da oro fisico.....

Vedi: https://gold.tether.to/

Un po' come Pax Gold (PAXG).
 
Una domanda:
BTC non è upgradable......ETH non è upgradable..... tutti gli altri lo sono?
 
Una domanda:
BTC non è upgradable......ETH non è upgradable..... tutti gli altri lo sono?
BTC e ETH sono coin nativi rispettivamente di Bitcoin ed Ethereum.
Come LTC, BNB, XRP, LTC, ADA, DOT, ...

Occorre distinguere tra questi "coin" nativi di una certa blockchain ed i "token" gestiti invece da smart contract (o astrazioni in genere) che sono meramente "appoggiati" ad una certa blockchain via VM.

Indicativamente se cerchi su coinmarketcap.com un certo coin/token troverai indicato di che si tratta:

token.png



Se il token sia upgradabile o no dipende poi dal codice dello smart contract.
Su questo non mi addentro, si scenderebbe troppo nel tecnico.
 
Ho una domanda complessa, pardon....

Esistono 65B di USTD. E non sono tutti collocati su medesima chain.

Immaginiamo che siano "collocati" 80% su chain Ethereum e 20% su chain BSC.

L'ente che garantisce 1:1 gli USDT, la Ethereum Foundation, domani decide di attivare un upgrade e successivamente di cancellare tutti gli USDT. Dovrebbe mettere mano ai due diversi SC, vero?

Immagino che ci siano due SC differenti, dunque sarebbero due upgrade. Vero?
Oppure lo SC su una chain diversa da chain Ethereum impedisce questo upgrade?
Oppure la risposta è "dipende da come è scritto lo SC"?
 
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Ho una domanda complessa, pardon....

Esistono 65B di USTD. E non sono tutti collocati su medesima chain.

Immaginiamo che siano "collocati" 80% su chain Ethereum e 20% su chain BSC.

L'ente che garantisce 1:1 gli USDT, la Ethereum Foundation, domani decide di attivare un upgrade e successivamente di cancellare tutti gli USDT. Dovrebbe mettere mano ai due diversi SC, vero?

Immagino che ci siano due SC differenti, dunque sarebbero due upgrade. Vero?
Oppure lo SC su una chain diversa da chain Ethereum impedisce questo upgrade?
Oppure la risposta è "dipende da come è scritto lo SC"?

Ok, la risposta sarà un po' lunga.

Se non vado errato quanto a USDT oggi grosso modo una metà circa è su rete Ethereum, l'altra metà su rete Tron.
Semplificando un poco. Di BSC meglio occuparsene in fondo.

L'organizzazione / ente che gestisce USDT è Tether.
La Ethereum Foundation non c'entra.

A titolo informativo Ethereum e Tron permettono di avere smart contract scritti nello medesimo linguaggio (Solidity), essendo Tron EVM compliant. Il che semplifica le cose.

Ad ogni modo, abbiamo uno smart contract che gestisce USDT su rete Ethereum ed un altro simile su rete Tron.

Smart contract appartenenti a reti diverse di prassi non interagiscono direttamente.
Ergo per coniare o distruggere USDT sull'una o sull'altra rete occorre azionare lo smart contract ad essa sotteso.

Cambiare la supply di USDT, aumentandola o riducendola a piacere, non richiede un upgrade dello smart contract.
Un upgrade serve solo a modificare / correggere o aggiungere nuove logiche.

Lo smart contract di USDT in essere offre allo owner accesso esclusivo a funzioni di emissione (Mint) e distruzione (Burn) di quantità arbitrarie di USDT sulla rete cui è sotteso..

Ergo chi disponga di privilegi di ownership su ambo i contratti può coniare o distruggere arbitrariamente USDT sulle due reti sottese (Ethereum o Tron), fondamentalmente con la mera pressione di un tasto.

Costui può ad esempio ribilanciare a piacimento la distribuzione percentuale della supply, coniando per esempio "X" USDT su rete Ethereum e poi bruciando tali "X" USDT su rete Tron. O viceversa. Purchè, quanto alla distruzione, si tratti di riserve di cui Tether abbia il controllo.

Costui è in generale libero di emettere o bruciare USDT sull'una o sull'altra rete.
Ciò in funzione di bonifici (o loan) o redenzioni di USD da parte dei clienti accreditati di Tether.

Forse.
Perchè se il controllato è anche il controllore allora chi lo sa ...

Tra i clienti accreditati di Tether i maggiori sono dei market maker.
Tra i market maker principali di Tether figurano o figuravano Alameda, Bitfinex, Binance ...
Ne ho scritto qualche mese fa, con tanto di grafico a commento.

Ci sono rumors secondo i quali operatori di Alameda disponevano di privilegi di ownership tali da permettere loro di coniare a piacimento USDT. E' una delega in bianco che dà da pensare, considerata la gestione alquanto "allegra" della premiata ditta SBF & soci.

In ultimo, quanto agli USDT su rete BSC, non sono emessi da Tether, ma da Binance.
Sono quindi dei wrapped coin "pegged" ad uno stablecoin.

Il che significa che BInance deve avere a riserva un USDT emesso da Tether per ogni wrapped USDT che emette su rete BSC.

In effetti se guardi nella pagina di Binance dedicata ai pegged token (https://www.binance.com/en/collateral-btokens) vedrai che Binance ha una riserva di 1,250,000,115 USDT su rete Ethereum e 1,964,997,579 USDT su rete Tron, che rappresentano collaterale 1:1 per i wrapped USDT complessivamente emessi su rete BSC (Bep-2 + Bep-20)
 
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L'organizzazione / ente che gestisce USDT è Tether.
La Ethereum Foundation non c'entra.



In effetti se guardi nella pagina di Binance dedicata ai pegged token (https://www.binance.com/en/collateral-btokens) vedrai che Binance ha una riserva di 1,250,000,115 USDT su rete Ethereum e 1,964,997,579 USDT su rete Tron, che rappresentano collaterale 1:1 per i wrapped USDT complessivamente emessi su rete BSC (Bep-2 + Bep-20)

Grazie, @fabrizioT, imparo sempre cose nuove.

Non sono sicurissimo di quanto scrivi su chi gestisce USDT.
A me risulta sia la Foundation, ma sono pronto a ricredermi.
Mi dai dei dettagli in merito?


In effetti se guardi nella pagina di Binance dedicata ai pegged token (https://www.binance.com/en/collateral-btokens) vedrai che Binance ha una riserva di 1,250,000,115 USDT su rete Ethereum e 1,964,997,579 USDT su rete Tron, che rappresentano collaterale 1:1 per i wrapped USDT complessivamente emessi su rete BSC (Bep-2 + Bep-20)

Scusa, ma non è di fatto un "double spending"?
Anzi, la dico meglio......
Non sarebbe "double spending" solo fosse stata Binance ad aver dato un USD per ogni USDT che Binance medesima ha emesso su rete BSC, no?

Grazie, questa conversazione è davvero molto utile. E spero non solo per noi due, tre..... eh eh eh......
 
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