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Italia Oggi
Il report Usa che fa infuriare Monti
Il report Usa che fa infuriare Monti
Il report Usa che fa infuriare Monti - PRIMO PIANO - ItaliaoggiUn giudizio durissimo. E una fonte di preoccupazione non indifferente per chi, come il premier Mario Monti, nei mesi scorsi si è recato tante volte negli Stati Uniti per convincere gli investitori del nuovo corso dell'Italia. Adesso proprio dagli Usa arriva un report spietato sul Belpaese, firmato da Stratfor, una delle più ascoltate società di intelligence e di analisi geopolitiche.
Materiale che già sta circolando presso quegli stessi investitori ai quali Monti si è rivolto in passato. ItaliaOggi è in grado di rivelare i contenuti del rapporto, intitolato «la frammentazione politica italiana». La premessa è già piuttosto eloquente.
«Anche se la crisi europea si è un po' attenuata», si legge nelle pagine iniziali, «l'Italia rimarrà una fonte di preoccupazione per i suoi partner nell'Ue».
Del resto «il paese sta andando verso una maggiore frammentazione politica e una più marcata instabilità governativa che renderà molto più difficile portare a compimento le riforme».
Dopodiché Stratfor, guidata dal politologo George Friedman e dall'analista Robert D. Kaplan, quest'ultimo consigliere di Barack Obama e del Pentagono dal 2009 al 2011, svolge un'analisi sulla nostra situazione politica.
Prima si affronta la questione del centro-destra, «collassato quando le dimissioni di Silvio Berlusconi sono state seguite dallo scandalo corruzione che ha coinvolto la Lega Nord, ovvero l'alleato politico chiave dello stesso Berlusconi».
Ma anche il centro-sinistra «si trova intrappolato in una scomoda posizione: il Partito democratico ha supportato le misure di Monti provando allo stesso tempo a mantenere il suo legame con i sindacati e gli elettori di sinistra». Questo tentativo, secondo Stratfor, «ha causato una crisi di leadership nel partito».
Si tratta di fattori, ad ogni modo, che messi insieme «spiegano la recente crescita del Movimento 5 Stelle», formazione «che secondo alcuni sondaggi potrebbe raggiungere il 20% dei voti nelle elezioni politiche di aprile».
Sulla strada dei grillini, però, gli analisti della società americana vedono almeno 5 ostacoli. «Per prima cosa il movimento non ha un concreto programma di governo», spiega il report, aggiungendo che «il voto per Beppe Grillo è di fatto un voto di protesta verso le elite e non per un particolare programma di governo». Successivamente la società Usa ripesca un episodio particolarmente datato nella vita privata del comico genovese per sostenere che «Grillo non potrebbe mettersi in lizza perché nei primi anni '80 è stato coinvolto in un incidente automobilistico in cui è morta una persona». Come terzo ostacolo va considerato che «Grillo ha detto che il suo partito non cercherà alleanze con altre forze politiche, cosa che mina le sue possibilità di formare un governo». Inoltre, e siamo al quarto punto, «sebbene le tradizionali elite politiche siano indebolite, rappresentano ancora giocatori importanti.
Alcuni dei principali partiti probabilmente formeranno un alleanza funzionale al mantenimento del potere». Infine «l'Italia opera in un contesto di concreti limiti politici ed economici. I centri del potere politico nel paese, come i sindacati o la Chiesta cattolica, probabilmente aiuteranno le tradizionali elite a prevenire la presa di potere da parte di frange politiche».
E così, conclude Stratfor, «l'Italia sta diventando un ambiente di instabilità politica, dove i governi sono fragili e lo scontento popolare è alto».
Né ci si deve aspettare che le elezioni del 2013 «significheranno una sostanziale rottura con il passato», perché alla fine della fiera «le elite politiche saranno in grado di sopravvivere».
Ma sarà un'inutile sopravvivenza, proprio perché «il problema italiano non è economico ma fondamentalmente politico. Il paese ha una visione profondamente pessimistica del futuro e la classe politica non offre risposte».
Parole dure, per Monti in larga parte ingiustificate, anche se il premier non è destinatario di accuse specifiche. Ma a palazzo Chigi la consapevolezza che queste considerazioni stiano girando nelle sedi degli investitori internazionali dà un tremendo fastidio. Al punto che nessuno, intorno al presidente del consiglio, riesce a evitare di chiedersi perché proprio adesso arrivi dagli Stati Uniti questa sonora bocciatura del paese.