FaGal
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19 dicembre 2003
E un dossier Consob svela conti e clienti: in media mini- investimenti da 10 mila euro
IL CASO
Unicredit va in fuga e tocca alle altre banche inseguire. L’idea di un rimborso per i clienti- compratori dei Cirio bond era sempre stata accolta come il fumo negli occhi da buona parte del sistema creditizio nostrano, con la sola eccezione ( parziale) del Sanpaolo- Imi. Ora invece i grandi istituti sono costretti a confrontarsi con la mossa del gruppo guidato da Alessandro Profumo. Non è un caso che già ieri sera il numero uno di Capitalia, Cesare Geronzi, abbia dichiarato che anche la banca romana sta esaminando l’ipotesi di un rimborso. Per adesso, comunque, di fatto è scesa in campo soltanto Unicredit. E allora, a parte i risvolti d’immagine, restano da definire le ricadute concrete dell’iniziativa annunciata dai manager di Profumo. Cioè, quanti sono i risparmiatori che hanno comprato i Cirio bond agli sportelli delle banche controllate da Unicredit? Equanto pesano questi investitori sul totale degli sfortunati e involontari protagonisti del crac? La risposta arriva dalle carte riservate della Consob, che nelle settimane successive al crollo della Cirio aveva chiesto alle banche coinvolte i dettagli delle loro operazioni sulle obbligazioni targate Cragnotti. Unicredit rispose inviando una serie di dati riassunti in una tabellina. Da questo documento risulta che 5.704 risparmiatori hanno comprato Cirio bond agli sportelli Unicredit. Ovvero il 16% del totale degli investitori coinvolti nel caso, che viene stimato in circa 35 mila. Complessivamente, le obbligazioni Cirio vendute dalle banche del gruppo guidato da Profumo sono 55,5 milioni, cioè il 5,5% sui 1.125 milioni di bond messi sul mercato nei sette collocamenti finiti nella bufera. Come dire che agli sportelli di Unicredit si sono rivolti soprattutto piccoli risparmiatori: l’investimento medio in Cirio bond non raggiunge i 10 mila euro.
Non tutte le banche del gruppo si sono mosse allo stesso modo. La Cassa di Torino ha venduto 28,5 milioni di bond a 3.021 clienti, più della metà del totale. Il Rolo arriva a 19,1 milioni destinati a 2.010 risparmiatori. Più defilata la posizione del Credit ( 4,5milioni a 434 investitori) e della Cassa di Verona ( 2,2milioni a 78 acquirenti). Il resto, le briciole, risulta suddiviso tra le altre province dell’impero, cioè Cassa di Trieste e Cassamarca di Treviso.
Dalle carte della Consob emerge anche un quadro preciso del ruolo svolto dal gruppo Unicredit nella fase di collocamento dei bond e nel cosiddetto mercato secondario. Come noto, la banca d’affari Ubm partecipò a cinque dei sette consorzi bancari costituiti tra il 2000 e il 2002 per la vendita delle obbligazioni. Alla finanziaria di Unicredit vennero riservati 268,5 milioni di obbligazioni su 1.125 milioni, il 23% circa del totale. Ubm però si è mossa molto anche sul cosiddetto grey market, cioè il mercato grigio in cui vengono trattati i titoli nei giorni precedenti l’emissione formale. Per la precisione acquistò altri 42 mila bond, rivendendone in totale quasi 140 mila. A chi sono state vendute queste obbligazioni raccolte sul mercato primario? « Solo a clienti istituzionali come previsto nei regolamenti e mai a banche del gruppo Unicredit » . Questa la linea difensiva dei manager di Ubm dopo che la procura di Monza ha cominciato a indagare anche sul ruolo svolto dalla banca milanese nella vendita dei Cirio bond ai risparmiatori.
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/cor191203co.html
19 dicembre 2003
In declino la "classe media" degli investitori
Famiglie, bilancio in rosso l´Italia non risparmia più
La progressiva frenata del reddito disponibile, la corsa del carovita e la perdita di potere d´acquisto tolgono risorse agli "accumulatori"
La nuova fotografia dei risparmiatori italiani nei dati di Crif-Eurisko e nelle indicazioni di Bankitalia e dell´Istat
Il 74,9% dei nuclei familiari dichiara di non essere in grado di mettere da parte soldi
Nel 2002 il risparmio finanziario delle famiglie è sceso da 106 a 74 miliardi
MARCO PATUCCHI
ROMA - Soprattutto ricchi o soprattutto poveri. Abili e facoltosi navigatori nel mare magnum dei prodotti finanziari - dalle azioni ai fondi, dalle valute estere ai finanziamenti - o semplici capifamiglia che arrivano a mala pena ad un conto corrente bancario, peraltro sempre più magro.
Eccola l´ennesima fotografia dell´Italia di inizio millennio, un paese degli estremi opposti in cui sembra ormai inarrestabile il declino di quella classe media che, almeno nell´ottica dei comportamenti finanziari, si caratterizzava per una grande propensione al risparmio, un´oculata accumulazione di risorse ed una altrettanto seria scelta degli investimenti. Erano i "bot people" di qualche anno fa, sono le famiglie di oggi alle prese con un potere d´acquisto consumato inesorabilmente dalla corsa dei prezzi e dalla frenata dei redditi. Traumatizzate dagli scandali finanziari, penalizzate dai bassi tassi d´interesse che convengono sì per comprare casa ma certo non per investire le poche risorse che sfuggono al drenaggio della spesa del giorno dopo giorno. Senza contare i dubbi per un futuro economicamente nebuloso. Nuclei a reddito basso, a reddito medio - e, da qualche tempo, anche a doppio reddito - che dalla classe di mezzo scivolano verso il basso.
Questa immagine del Paese emerge leggendo controluce un rapporto sugli "Stili finanziari familiari" realizzato da Eurisko e Crif, utilizzato dalle maggiori banche italiane per orientare le politiche commerciali. Il documento è uno strumento di lavoro che parla solo attraverso i numeri e i profili delle varie categorie di investitori e risparmiatori analizzati, ma è proprio dalla dinamica storica delle cifre che si intuisce l´evoluzione in atto nella società.
Così, si scopre che i facoltosi ed i cosiddetti "innovatori" (ovvero la fascia alta della mappa finanziaria) sono passati dal 27,9% del 2001 al 29,9 per cento di quest´anno, mentre il segmento più basso cioè quello incalzato dalla soglia di povertà ("aspiranti", "distaccati", "nullatenenti") è salito dal 34,4% di due anni fa al 36,3% del 2003. In declino, invece, la fascia media ("previdenti", "accumulatori") che nel complesso è passata dal 19,6% del 2001 al 13,3% di oggi. E proprio gli "accumulatori", «categoria più tipica - sottolinea l´Eurisko - dell´immaginario italiano», sono "crollati" dal 22,1% del ?91 al 10,9% di oggi. Completano il quadro i cosiddetti "spensierati" che sono oggi a quota 20,6% dopo il 18,2% di due anni fa.
A parte la fascia alta, dunque, si tratta di uno spaccato delle famiglie italiane che in questi anni vivono sulla propria pelle la sindrome da euro e che, usando una definizione sempre meno luogo comune e sempre più realtà, «non arrivano al 20 del mese». Declino "forzato" della cultura del risparmio, dunque, come si evince anche dai numeri della Banca d´Italia, che per il 2002 segnano una discesa del risparmio finanziario del settore delle famiglie da 106,1 miliardi dell´anno precedente a 74,2 miliardi. «La riduzione - spiega l´istituto centrale - è il riflesso della crescita modesta del reddito disponibile. Al netto della perdita del potere d´acquisto determinata dall´inflazione sulla consistenza delle attività finanziarie nette (2,0% del Pil, come nel 2001) - aggiunge Bankitalia - nel 2002 il risparmio finanziario delle famiglie risulta pari al 3,9% del Pil contro il 6,7% dell´anno precedente». Una fotografia consolidata dai dati dell´annuario Istat (il 74,9% delle famiglie dichiara di non essere in grado di risparmiare o, al massimo, di riuscire a mettere da parte ben poco) e da un altro indicatore che arriva ancora dal Crif (in questo caso affiancato da Nomisma e Assofin): il tasso di crescita molto sostenuto del credito al consumo. Al 30 giugno 2003, le consistenze dell´indebitamento delle famiglie hanno registrato un aumento del 15,8%, in accelerazione rispetto al già notevole +12,5% dell´anno precedente. E trattandosi di cifre al netto dei mutui per l´acquisto della casa, spiegano anche queste il disagio finanziario di molti italiani costretti sempre di più allo shopping rateizzato.
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/rep191203ri.html
E un dossier Consob svela conti e clienti: in media mini- investimenti da 10 mila euro
IL CASO
Unicredit va in fuga e tocca alle altre banche inseguire. L’idea di un rimborso per i clienti- compratori dei Cirio bond era sempre stata accolta come il fumo negli occhi da buona parte del sistema creditizio nostrano, con la sola eccezione ( parziale) del Sanpaolo- Imi. Ora invece i grandi istituti sono costretti a confrontarsi con la mossa del gruppo guidato da Alessandro Profumo. Non è un caso che già ieri sera il numero uno di Capitalia, Cesare Geronzi, abbia dichiarato che anche la banca romana sta esaminando l’ipotesi di un rimborso. Per adesso, comunque, di fatto è scesa in campo soltanto Unicredit. E allora, a parte i risvolti d’immagine, restano da definire le ricadute concrete dell’iniziativa annunciata dai manager di Profumo. Cioè, quanti sono i risparmiatori che hanno comprato i Cirio bond agli sportelli delle banche controllate da Unicredit? Equanto pesano questi investitori sul totale degli sfortunati e involontari protagonisti del crac? La risposta arriva dalle carte riservate della Consob, che nelle settimane successive al crollo della Cirio aveva chiesto alle banche coinvolte i dettagli delle loro operazioni sulle obbligazioni targate Cragnotti. Unicredit rispose inviando una serie di dati riassunti in una tabellina. Da questo documento risulta che 5.704 risparmiatori hanno comprato Cirio bond agli sportelli Unicredit. Ovvero il 16% del totale degli investitori coinvolti nel caso, che viene stimato in circa 35 mila. Complessivamente, le obbligazioni Cirio vendute dalle banche del gruppo guidato da Profumo sono 55,5 milioni, cioè il 5,5% sui 1.125 milioni di bond messi sul mercato nei sette collocamenti finiti nella bufera. Come dire che agli sportelli di Unicredit si sono rivolti soprattutto piccoli risparmiatori: l’investimento medio in Cirio bond non raggiunge i 10 mila euro.
Non tutte le banche del gruppo si sono mosse allo stesso modo. La Cassa di Torino ha venduto 28,5 milioni di bond a 3.021 clienti, più della metà del totale. Il Rolo arriva a 19,1 milioni destinati a 2.010 risparmiatori. Più defilata la posizione del Credit ( 4,5milioni a 434 investitori) e della Cassa di Verona ( 2,2milioni a 78 acquirenti). Il resto, le briciole, risulta suddiviso tra le altre province dell’impero, cioè Cassa di Trieste e Cassamarca di Treviso.
Dalle carte della Consob emerge anche un quadro preciso del ruolo svolto dal gruppo Unicredit nella fase di collocamento dei bond e nel cosiddetto mercato secondario. Come noto, la banca d’affari Ubm partecipò a cinque dei sette consorzi bancari costituiti tra il 2000 e il 2002 per la vendita delle obbligazioni. Alla finanziaria di Unicredit vennero riservati 268,5 milioni di obbligazioni su 1.125 milioni, il 23% circa del totale. Ubm però si è mossa molto anche sul cosiddetto grey market, cioè il mercato grigio in cui vengono trattati i titoli nei giorni precedenti l’emissione formale. Per la precisione acquistò altri 42 mila bond, rivendendone in totale quasi 140 mila. A chi sono state vendute queste obbligazioni raccolte sul mercato primario? « Solo a clienti istituzionali come previsto nei regolamenti e mai a banche del gruppo Unicredit » . Questa la linea difensiva dei manager di Ubm dopo che la procura di Monza ha cominciato a indagare anche sul ruolo svolto dalla banca milanese nella vendita dei Cirio bond ai risparmiatori.
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/cor191203co.html
19 dicembre 2003
In declino la "classe media" degli investitori
Famiglie, bilancio in rosso l´Italia non risparmia più
La progressiva frenata del reddito disponibile, la corsa del carovita e la perdita di potere d´acquisto tolgono risorse agli "accumulatori"
La nuova fotografia dei risparmiatori italiani nei dati di Crif-Eurisko e nelle indicazioni di Bankitalia e dell´Istat
Il 74,9% dei nuclei familiari dichiara di non essere in grado di mettere da parte soldi
Nel 2002 il risparmio finanziario delle famiglie è sceso da 106 a 74 miliardi
MARCO PATUCCHI
ROMA - Soprattutto ricchi o soprattutto poveri. Abili e facoltosi navigatori nel mare magnum dei prodotti finanziari - dalle azioni ai fondi, dalle valute estere ai finanziamenti - o semplici capifamiglia che arrivano a mala pena ad un conto corrente bancario, peraltro sempre più magro.
Eccola l´ennesima fotografia dell´Italia di inizio millennio, un paese degli estremi opposti in cui sembra ormai inarrestabile il declino di quella classe media che, almeno nell´ottica dei comportamenti finanziari, si caratterizzava per una grande propensione al risparmio, un´oculata accumulazione di risorse ed una altrettanto seria scelta degli investimenti. Erano i "bot people" di qualche anno fa, sono le famiglie di oggi alle prese con un potere d´acquisto consumato inesorabilmente dalla corsa dei prezzi e dalla frenata dei redditi. Traumatizzate dagli scandali finanziari, penalizzate dai bassi tassi d´interesse che convengono sì per comprare casa ma certo non per investire le poche risorse che sfuggono al drenaggio della spesa del giorno dopo giorno. Senza contare i dubbi per un futuro economicamente nebuloso. Nuclei a reddito basso, a reddito medio - e, da qualche tempo, anche a doppio reddito - che dalla classe di mezzo scivolano verso il basso.
Questa immagine del Paese emerge leggendo controluce un rapporto sugli "Stili finanziari familiari" realizzato da Eurisko e Crif, utilizzato dalle maggiori banche italiane per orientare le politiche commerciali. Il documento è uno strumento di lavoro che parla solo attraverso i numeri e i profili delle varie categorie di investitori e risparmiatori analizzati, ma è proprio dalla dinamica storica delle cifre che si intuisce l´evoluzione in atto nella società.
Così, si scopre che i facoltosi ed i cosiddetti "innovatori" (ovvero la fascia alta della mappa finanziaria) sono passati dal 27,9% del 2001 al 29,9 per cento di quest´anno, mentre il segmento più basso cioè quello incalzato dalla soglia di povertà ("aspiranti", "distaccati", "nullatenenti") è salito dal 34,4% di due anni fa al 36,3% del 2003. In declino, invece, la fascia media ("previdenti", "accumulatori") che nel complesso è passata dal 19,6% del 2001 al 13,3% di oggi. E proprio gli "accumulatori", «categoria più tipica - sottolinea l´Eurisko - dell´immaginario italiano», sono "crollati" dal 22,1% del ?91 al 10,9% di oggi. Completano il quadro i cosiddetti "spensierati" che sono oggi a quota 20,6% dopo il 18,2% di due anni fa.
A parte la fascia alta, dunque, si tratta di uno spaccato delle famiglie italiane che in questi anni vivono sulla propria pelle la sindrome da euro e che, usando una definizione sempre meno luogo comune e sempre più realtà, «non arrivano al 20 del mese». Declino "forzato" della cultura del risparmio, dunque, come si evince anche dai numeri della Banca d´Italia, che per il 2002 segnano una discesa del risparmio finanziario del settore delle famiglie da 106,1 miliardi dell´anno precedente a 74,2 miliardi. «La riduzione - spiega l´istituto centrale - è il riflesso della crescita modesta del reddito disponibile. Al netto della perdita del potere d´acquisto determinata dall´inflazione sulla consistenza delle attività finanziarie nette (2,0% del Pil, come nel 2001) - aggiunge Bankitalia - nel 2002 il risparmio finanziario delle famiglie risulta pari al 3,9% del Pil contro il 6,7% dell´anno precedente». Una fotografia consolidata dai dati dell´annuario Istat (il 74,9% delle famiglie dichiara di non essere in grado di risparmiare o, al massimo, di riuscire a mettere da parte ben poco) e da un altro indicatore che arriva ancora dal Crif (in questo caso affiancato da Nomisma e Assofin): il tasso di crescita molto sostenuto del credito al consumo. Al 30 giugno 2003, le consistenze dell´indebitamento delle famiglie hanno registrato un aumento del 15,8%, in accelerazione rispetto al già notevole +12,5% dell´anno precedente. E trattandosi di cifre al netto dei mutui per l´acquisto della casa, spiegano anche queste il disagio finanziario di molti italiani costretti sempre di più allo shopping rateizzato.
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/rep191203ri.html