Risveglio Culturale III

Alessandro Celli

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Eggà .... il precedenti erano stati chiusi per assembramento;)


Allora buon primo maggio a quelli che il lavoro lo hanno perduto:rolleyes:

Lo scatto è della fotografa ungherese Eva Besnyö
 

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... posso anche capire che usciti dalla pandemia si abbia tutti tanta voglia di colore e spero sia questo il motivo per cui è esplosa la mania degli accardiboettidoraziosalvo:D Io rimango in periodo pre-covid:P e tengo la parte di Douglas Hueber :“Il mondo è pieno di oggetti, più o meno interessanti. Io non voglio aggiungerne altri” ...
 

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Sta sempre più salendo la percentuale di consapevolezza da parte di private banker e family officer della necessità di gestione dell’arte con un approccio integrato rispetto al patrimonio complessivo.

Un recente rapporto Deloitte indica che la quota di gestori patrimoniali che offrono servizi di consulenza nel settore arte e beni da collezione è passata dal 39% nel 2011 al 78% nel 2021.:5eek::terrore::5eek:

Ed infatti ecco la notizia di un connubio più stretto di sempre tra mondo dell’arte e mondo della finanza: il gallerista Emmanuel Perrotin (About the gallery | PERROTIN) dovrebbe avere a breve ufficialmente un nuovo socio di maggioranza dal mondo degli investimenti: Colony Investment Management.
( COLONY - Investment group based in Europe )

Una bella notizia mi direte voi amanti degli “investimenti in arte”?:unsure::unsure::unsure:

Una pessima notizia risponderei io, visto che quando entra la finanza il gioco si fa sempre più duro, più aspro, più sporco e spietato.

Se l’arte potesse rimanere indenne da questi scenari sarebbe meglio.

Ocio quando personaggi (come costui in foto) appendono banane sul muro, se poi giocano con la finanza le banane possono marcire prima ancora di assaggiarle.🤪🤪🤪🤪🤪
 

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Sta sempre più salendo la percentuale di consapevolezza da parte di private banker e family officer della necessità di gestione dell’arte con un approccio integrato rispetto al patrimonio complessivo.

Un recente rapporto Deloitte indica che la quota di gestori patrimoniali che offrono servizi di consulenza nel settore arte e beni da collezione è passata dal 39% nel 2011 al 78% nel 2021.:5eek::terrore::5eek:

Ed infatti ecco la notizia di un connubio più stretto di sempre tra mondo dell’arte e mondo della finanza: il gallerista Emmanuel Perrotin (About the gallery | PERROTIN) dovrebbe avere a breve ufficialmente un nuovo socio di maggioranza dal mondo degli investimenti: Colony Investment Management.
( COLONY - Investment group based in Europe )

Una bella notizia mi direte voi amanti degli “investimenti in arte”?:unsure::unsure::unsure:

Una pessima notizia risponderei io, visto che quando entra la finanza il gioco si fa sempre più duro, più aspro, più sporco e spietato.

Se l’arte potesse rimanere indenne da questi scenari sarebbe meglio.

Ocio quando personaggi (come costui in foto) appendono banane sul muro, se poi giocano con la finanza le banane possono marcire prima ancora di assaggiarle.🤪🤪🤪🤪🤪
Condivido il tuo desiderio Alessandro ma, purtroppo, il denaro è inevitabile che si infili dove c'è possibilità di guadagni.
PS: E' un piacere rileggerti dopo molto tempo.
 
Finanza ed Arte, loro, i finanzieri, cercano solo il guadagno.
Per fortuna non sanno di che cosa stanno parlando.
Hanno bisogno di figure che conoscano bene il mercato e la storia dell'arte.
Noi, i collezionisti.
 
Una maggiore "istituzionalizzazione" dell'arte come forma di investimento non penso sia di per sé un fatto negativo. Mi sembra che le "manipolazioni" di mercato siano già la prima driving force dell'evoluzione dei prezzi sul brevissimo e breve periodo (a prescindere che siano fatte su artisti validi e storicizzati). Le fregature, come le opportunità, sono sempre dietro l'angolo oggi, come lo erano ieri, e lo saranno domani, magari un po' di più con più finanza, in questo come in altri settori dove girano soldi
 
Grandi quantità di denaro spostate "a *****" non fanno bene al mercato, bisogna stare molto attenti.
 
Presentazione di una mostra immaginaria.

Luogo : non definito - Periodo : mai.:'( Artisti : John Cage, Giuseppe Chiari, Emilio Prini & Ian Wilson (‘sti ultimi due senza opere)


Alla Juilliard Lecture del 1952 John Cage disse: “La più grande responsabilità dell’artista è nascondere la bellezza...”

Qui si avrà modo di poter restituire arte all’arte svestendola dai tanti orpelli di cui spesso si vanta di indossare.

“L’opera di Giuseppe Chiari, che dalla musica di John Cage trae ispirazione addentrandosi però in territori di linguaggio ancora più alti e difficili, rappresenta nella sua complessità un momento espressivo ed interdisciplinare di una tale articolazione linguistica da creare un vero e proprio stadio evolutivo, che tempo fa’ in alcuni miei saggi ho definito come l’arte del ‘fuori quadro’. Attraverso questa categoria l’arte cessa di essere fenomeno estetico per diventare un fenomeno quantitativo….. E’ l’arte che fonda il proprio statuto non più sul significato bensì si pone nell’area di un nuovo significante al di là dello stesso significato.”

E vediamo di addentrarci in questo ‘fuori quadro’ con la speranza di ritrovare l’intimità e l’essenza di un’arte a volte difficile da cogliere.

Fluxus. Fluxus qui in mostra Fluxus?

Già e ci avrei invitato Emilio Prini, fosse ancora fra noi, ma mi avrebbe risposto con un telegramma dichiarando la sua partecipazione. Ed avremmo dovuto esporre il telegramma visto che quella sarebbe stato il suo gesto artistico di presenza.
Avrei nel contempo invitato anche Ian Wilson, fosse pure lui ancora fra noi, ma avrebbe partecipato per una sola conversazione, aggiungendo che “La discussione non viene registrata, rimane solo un foglio di carta con la sua firma, la data e la frase There was a discussion.”

Non ci resta che lasciare ai visitatori la conversazione e l’ascolto.

La parola "Fluxus" venne pronunciata appunto per la prima volta nella primavera del 1961 da George Maciunas nella sua galleria di New York, la A. G. Gallery, che in occasione di una serie di performances chiese un contributo di 3 dollari in sostegno della rivista "Fluxus".

John Cage, in una lezione intitolata “Musica sperimentale” del 1957 disse:

“Non esistono cose come lo spazio vuoto o il tempo vuoto. C’è sempre qualcosa da vedere, qualcosa da udire. Anzi, per quanto ci possiamo sforzare di creare un silenzio non ci riusciremmo mai. (....) sino alla fine dei miei giorni ci saranno suoni e seguiteranno anche dopo la morte. Non c’è nulla da temere riguardo il futuro della musica. Però puoi arrivare a questa mancanza di timori soltanto se al bivio, nel punto in cui comprendi che i suoni ci sono che tu lo voglia o no, svolti nella direzione dei suoni che non intendi ascoltare. È una svolta psicologica, e all’inizio sembra una rinuncia a tutto quanto appartiene all’umanità, per un musicista la rinuncia alla musica. Questa svolta psicologica ti porta al mondo della natura, in cui vedi, gradualmente o d’un tratto, che l’umanità e la natura non sono separate, ma coabitano in questo mondo, e capisci che non hai perso nulla quando hai rinunciato a tutto. Anzi, hai guadagnato tutto.”

A parlare oggi di arte e rivoluzione vengono le lacrime agli occhi per rabbia e per nostalgia, m ci fu veramente un momento in cui le due idee marciavano insieme compatte e in cui il mercato non era asservente e condizionante come lo è oggi.

A noi non rimane che continuare a sperare che la lezione “libera” dei Fluxus invada nuovamente la nostra era conformista, ormai sfociata nel cosiddetto politicamente corretto.
Maciunas affermava che l'arte deve essere semplice e divertente, deve coinvolgere cose insignificanti senza richiedere alcuna abilità particolare. "Tutto può essere arte e chiunque può fare dell'arte."
Egli voleva dimostrare così che ognuno è un artista e che gli artisti sono indispensabili.

Correva il 1959
.... in quel periodo della sua vita Cage non aveva il becco di un quattrino e fu convinto da Berio e Eco a partecipare a “Lascia o raddoppia”, l’argomento scelto furono i funghi.

Cage la ebbe vinta, si portò a casa i 5 milioni del montepremi (un bel gruzzoletto, all’epoca) che gli consentirono di rientrare negli Stati Uniti e permisero l’acquisto di un pianoforte per la casa a Stony Point e di un pulmino Volkswagen per la compagnia di danza di Merce Cunningham.

Altri tempi e altri personaggi ruotavano nel mondo dell’arte, eh? :D :D :D

Il passaggio da Cage a Giuseppe Chiari è immediato e quasi inevitabile.

“Per Chiari ‘suonare è cantare con gli strumenti’ e ogni musica è un qualsiasi suono o rumore al quale noi riusciamo a dar significato. Per lui la musica è un’avventura, dove la musica si fa imitando una musica ascoltata, una musica che è precedente alla nostra che ancora non esiste. Non essendo la musica una rappresentazione sonora di regole, essa diviene forma e sostanza di sè stessa.

La musica è pratica e la si riconosce immediatamente. Con Chiari ci si avventura ad un livello di soglia mentale dove il consumo è più esperito con l’immaginazione che con i sensi. Le opere, i concerti, le performance, le pagine di musica di Chiari divengono operazioni di un artista che recupera e stravolge le tecniche, i suoni, i linguaggi e ne rivela i limiti ed i bordi estremi.”


E faccio un salto di quarant’anni e mi riprendo le parole di Gillo Dorfles che appunto nel 1999 scrisse:
«In un momento come l’attuale di corsa feticistica verso l’oggetto e verso l’acquisto forsennato di “merci” economicamente pregiate, l’arte concettuale ha indubbiamente avuto un effetto di fustigatrice del costume, e anche di irrisione verso la tendenza accaparratrice di certo collezionismo internazionale basato su posizioni essenzialmente snobistiche. Purtroppo, i dati negativi del fenomeno non sono pochi a proposito degli esibizionismi sado-masochistici e delle operazioni linguistiche fini a se stesse. Altrettanto si può dire circa molte manifestazioni pseudo-scientifiche, cibernetiche, filosofiche, che, in definitiva, rivelano un’estrema povertà di competenza e di originalità e rimangono ad un livello quanto mai superficiale e spurio, mentre sono avallate soltanto dall’abilità commerciale di alcuni mercanti».
Un enorme cortocircuito con il mercato.

Finché ancora oggi quei collezionisti che si avvicinano al concettuale ma mantengono i tradizionali assiomi delle altre correnti, fra cui l’unicità di un’opera, la facile riconoscibilità dell’artista, a volte pure l’estetica, perdono l’essenza dell’arte concettuale.

E non sia dia per scontato che i visitatori dei musei, delle mostre o di ogni spazio espositivo siano collezionisti.:no::no:

A tal punto che si potrebbe azzardare anche un’affermazione del genere

“quelli non fatti, ipotizzati ma in parte tracciabili, i concetti rivisti attraverso nuove possibilità, l’annientamento e la riproducibilità potrebbero indurre al non fare, a fermarsi, davanti a quella che a tratti appare come una contraddizione”

Ovviamente mi riferisco a Prini, la riproducibilità è stata la sua peculiarità in un senso puramente concettuale, se solo pensi che i “fogli da un taccuino di legno” furono concepiti nel 1968 e realizzati nel 1995.
Per Lui l’aspetto più evidente è quello per cui l’esecuzione di un’opera era un esercizio più che un oggetto, a tal punto che possa non essere esposto oppure è dichiarato ma svanito o perso o svolto o presente altrove.
Questi “dovrebbero” essere i principi su cui poggia l’arte concettuale e che farebbero crollare il mito dell’opera unica.

Non dimentichiamo che Emilio Prini disse : “Non creo, se è possibile” … questa affermazione dovrebbe disintegrare tutte le regole che il collezionista si prefigge, se vuole veramente approcciarsi al concettuale.

Arte è anche tutto questo.

Fosse qui fra noi Giuseppe Chiari ci direbbe:
“nella convinzione che
si può suonare solo con la volontà di suonare
non si fanno variazioni con un oggetto ma si ha solo un contatto
che l'arte è facile
che l'arte è dire.”​

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Giuseppe Garibaldi è l'autore della Divina Commedia.
D'Annunzio apparteneva alla corrente degli estetisti.
In Verga i famosi lupini dei Malavoglia, diventa un commercio di piccoli lupi.
La guerra fredda si chiama così perché è stata combattuta in inverno.
Il latte pastorizzato viene da una mucca pastorizzata, cioè allevata dai pastori.




esami di maturità, 2023
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:sborone:accardiboettidoraziosalvoschifanogriffa (oltre ai soliti fontana ed altri capiscuola) : sicuramente ne ho perso qualcuno per strada, ma sono davvero pochi gli artisti gettonati dai collezionisti, non credete?8-)

Di artisti emergenti o comunque di buone promesse sono in pochi a scommetterci, di fare ricerca fra le tante pagine di storia dell’arte piace un casino ma la mano nel portafoglio si preferisce evitare di metterla.:no:

Così che quando esce un catalogo d’asta in tanti vanno a cercare i soliti dieci (quindici al massimo) nomi, il resto tanto passa inosservato. Poi fa nulla se le mie due ciofeche messe in meeting sono state le uniche opere che hanno quadruplicato la base d’asta, mi riferisco ad una carta di Cage e ad una di Nauman. Infatti andate via all’estero.:rolleyes:

Per mia scelta sto uscendo dalle febbre del concettuale che ho cavalcato da almeno 15 anni e mi ha un po’ rotto le balle, ho sempre creduto nelle parole « Le plus grand ennemi de l’art c’est le bon goût » di Marcel Duchamp, ma con il tempo ho compreso che fra i telegrammi di On Kawara, quelli di Calzolari e il lavori postali di Alighiero, gira e rigira ‘sti quattro concetti in croce alla fine son tutti uguali, al pari di vedere dieci paesaggi di Lilloni:D:D
fra letterine, numeretti, cose incomprensibili ma tanto concettuali, a forza di studiarli ti danno il senso di essere sempre al punto d’accapo, con la sola differenza delle loro quotazioni.

Cercherò di orientarmi altrove, ma di certo non intendo affossare una collezione fra i soliti 10/15 gettonati dal mercato che mi sembra più una volontà di tanti a cercar consenso o di sperare di prenderli a 10 per lasciarli ai figli che ne incasseranno 100, ma in tal caso non sarei più un collezionista.:'(:'(

Chissà, magari mi dò ai fossili, e vista l’età che avanza potrebbe essere un ritorno alla giovinezza.

ad invecchiare, siamo sempre in tempo, o no?

Ah, scusate, ma su artprice le trovo le aggiudicazioni sui fossili?:angel::angel:

buona settimana, coraggio, è solo lunedi:P
 
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:sborone:accardiboettidoraziosalvoschifanogriffa (oltre ai soliti fontana ed altri capiscuola) : sicuramente ne ho perso qualcuno per strada, ma sono davvero pochi gli artisti gettonati dai collezionisti, non credete?8-)

Di artisti emergenti o comunque di buone promesse sono in pochi a scommetterci, di fare ricerca fra le tante pagine di storia dell’arte piace un casino ma la mano nel portafoglio si preferisce evitare di metterla.:no:

Così che quando esce un catalogo d’asta in tanti vanno a cercare i soliti dieci (quindici al massimo) nomi, il resto tanto passa inosservato. Poi fa nulla se le mie due ciofeche messe in meeting sono state le uniche opere che hanno quadruplicato la base d’asta, mi riferisco ad una carta di Cage e ad una di Nauman. Infatti andate via all’estero.:rolleyes:

Per mia scelta sto uscendo dalle febbre del concettuale che ho cavalcato da almeno 15 anni e mi ha un po’ rotto le balle, ho sempre creduto nelle parole « Le plus grand ennemi de l’art c’est le bon goût » di Marcel Duchamp, ma con il tempo ho compreso che fra i telegrammi di On Kawara, quelli di Calzolari e il lavori postali di Alighiero, gira e rigira ‘sti quattro concetti in croce alla fine son tutti uguali, al pari di vedere dieci paesaggi di Lilloni:D:D
fra letterine, numeretti, cose incomprensibili ma tanto concettuali, a forza di studiarli ti danno il senso di essere sempre al punto d’accapo, con la sola differenza delle loro quotazioni.

Cercherò di orientarmi altrove, ma di certo non intendo affossare una collezione fra i soliti 10/15 gettonati dal mercato che mi sembra più una volontà di tanti a cercar consenso o di sperare di prenderli a 10 per lasciarli ai figli che ne incasseranno 100, ma in tal caso non sarei più un collezionista.:'(:'(

Chissà, magari mi dò ai fossili, e vista l’età che avanza potrebbe essere un ritorno alla giovinezza.

ad invecchiare, siamo sempre in tempo, o no?

Ah, scusate, ma su artprice le trovo le aggiudicazioni sui fossili?:angel::angel:

buona settimana, coraggio, è solo lunedi:P
Questo tuo intervento mi ha rattristato.

Sembra una resa, che lo studio dell’Arte Concettuale per 15 anni sia stato inutile. Che i concetti fossero quattro in croce e poca cosa in sé.

Secondo me nel “trovarsi daccapo” sta il bello di opere che pongono solo domande, ma mai risposte definitive; dovrebbe essere motivo per proseguire la ricerca, o altrimenti per non iniziare neanche.

Allora non si può biasimare chi si affida alle mode e alle opere più facili, se questo poi è l’esito.

La discussione si chiama “Risveglio culturale”, ma il tuo post dice: “Dormite pure”.

Mi auguro e auguro al forum che tu non sia del tutto sfebbrato, anzi che possa avere una ricaduta…
 
è stata una bella esperienza soprattutto per la ricerca svolta, ma paradossalmente quando la ricerca è tanta poi sconfini e arrivi a capovolgerla, anche perché ti rendi conto di quanto fumo si è costruito dietro ad un mondo, che poi è un sistema consolidato.

Ti terrò aggiornato sulle prossime eventuali8-) intenzioni. Ciao
 
maledetta intelligenza artificiale, temo sarà sempre peggio:'(:(


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:sborone:accardiboettidoraziosalvoschifanogriffa (oltre ai soliti fontana ed altri capiscuola) : sicuramente ne ho perso qualcuno per strada, ma sono davvero pochi gli artisti gettonati dai collezionisti, non credete?8-)

Di artisti emergenti o comunque di buone promesse sono in pochi a scommetterci, di fare ricerca fra le tante pagine di storia dell’arte piace un casino ma la mano nel portafoglio si preferisce evitare di metterla.:no:

Così che quando esce un catalogo d’asta in tanti vanno a cercare i soliti dieci (quindici al massimo) nomi, il resto tanto passa inosservato. Poi fa nulla se le mie due ciofeche messe in meeting sono state le uniche opere che hanno quadruplicato la base d’asta, mi riferisco ad una carta di Cage e ad una di Nauman. Infatti andate via all’estero.:rolleyes:

Per mia scelta sto uscendo dalle febbre del concettuale che ho cavalcato da almeno 15 anni e mi ha un po’ rotto le balle, ho sempre creduto nelle parole « Le plus grand ennemi de l’art c’est le bon goût » di Marcel Duchamp, ma con il tempo ho compreso che fra i telegrammi di On Kawara, quelli di Calzolari e il lavori postali di Alighiero, gira e rigira ‘sti quattro concetti in croce alla fine son tutti uguali, al pari di vedere dieci paesaggi di Lilloni:D:D
fra letterine, numeretti, cose incomprensibili ma tanto concettuali, a forza di studiarli ti danno il senso di essere sempre al punto d’accapo, con la sola differenza delle loro quotazioni.

Cercherò di orientarmi altrove, ma di certo non intendo affossare una collezione fra i soliti 10/15 gettonati dal mercato che mi sembra più una volontà di tanti a cercar consenso o di sperare di prenderli a 10 per lasciarli ai figli che ne incasseranno 100, ma in tal caso non sarei più un collezionista.:'(:'(

Chissà, magari mi dò ai fossili, e vista l’età che avanza potrebbe essere un ritorno alla giovinezza.

ad invecchiare, siamo sempre in tempo, o no?

Ah, scusate, ma su artprice le trovo le aggiudicazioni sui fossili?:angel::angel:

buona settimana, coraggio, è solo lunedi:P

Caro Alessandro,
al di là del percorso collezionistico e delle scelte delle opere e degli artisti (che è diverso per ognuno di noi), condivido quanto scrivi, ma vale per tutti gli artisti: una volta che individuano il filone di successo, tendono a ripetere le stesse opere. Dopotutto è la ripetizione delle opere o del gesto che porta alla diffusione e quindi alla notorietà. Se Fontana avesse fatto un solo taglio, oggi non lo conoscerebbe nessuno.
Io vedo una grandezza nell'artista che è sempre rimasto fedele a se stesso e alla sua idea e continua a ripeterla all'infinito. Castellani è un gigante: fregandosene del mercato e delle mode, ha sempre fatto le stesse opere e quasi tutte bianche.
 
Io vedo una grandezza nell'artista che è sempre rimasto fedele a se stesso e alla sua idea e continua a ripeterla all'infinito.

beh forse non ci sono regole ed è vero anche il contrario...altri artisti sono diventati famosi cambiando continuamente stile e proposte (Pino Pascali) altri hanno fatto tante opere diverse e poi ripetute all'infinito (Schifano)...diciamo che forse per il mercato e il grande successo di pubblico è meglio essere molto riconoscibili, per essere un grande artista non è necessario, per chi studia non servono scorciatoie. Comunque si può essere "riconoscibili" anche per lo stile, cambiando sempre contenuto e messaggio (vedi la Accardi)
 
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