Banalmente perché confrontando l'assegno calcolato con il sistema contributivo e con quello retributivo all'anno di maturazione del diritto della pensione di vecchiaia secondo la L. Fornero, la differenza è minima. Quindi, almeno nel mio caso, che è molto simile a quello di
@andrea64, il grosso della differenza sta nei 4 anni di lavoro in più e non nel sistema di calcolo utilizzato. Atteso che non intendo andare in pensione a quasi 68 anni, accetto un 20% circa in meno di assegno (che è comunque adeguato per le mie esigenze) e mi tengo in tasca gli 80K (al lordo della deduzione) che farò fruttare in altro modo. Difficile da capire questa "perla di saggezza"?
Nella vita ciascuno sceglie le priorità in funzione di problemi, salute, lavoro svolto e stabilità, famiglia, rendite, ecc. Per taluni le priorità prevalenti portano a massimizzare l'assegno, per altri i tempi di uscita. Non esiste una ricetta universale, ciascuno sceglie in funzione delle proprie esigenze. E' complicato da capire?