Luciano Gallino, Ugo Mattei, Paul Ginsborg. Nelle ultime ore numerosi intellettuali abbandonano l'idea di partecipare attivamente al movimento dell'ex magistrato palermitano. Di base la critica in merito alla "mancanza di discontinuità nella selezione delle candidature". Quanto ai partiti, Idv e Fds non si scioglieranno ma aderiranno alla piattaforma dell'ex procuratore
Sintetizzando: la rivoluzione non può partire dalla riproposizione di "forme e modalità politiche vecchie". Ovvero attraverso una selezione delle candidature basata su "accordi tra le segreterie dei partiti". Una prassi che cancella la volontà di mettere in atto una "reale discontinuità dei contenuti e delle forme democratiche che noi auspicavamo". La Rivoluzione è quella Civile di Antonio Ingroia. E l'accusa è lanciata da Luciano Gallino, Ugo Mattei, Marco Rovelli e altri aderenti al movimento "Cambiare si può". Un fronte che accetta - ma contesta - l'esito del referendum online indetto lo scorso 30 dicembre e lanciato per decidere l'adesione alla lista del magistrato palermitano. Una consultazione che ha registrato il 60% di pareri favorevoli.
Di Pietro, il G8 e le Grandi Opere. La lettera dei quindici promotori di Cambiare si può e affidata alle pagine de il Manifesto. Toni duri. Un atto d'accusa in piena regola. Con riferimenti chiari anche alla probabile candidatura di Antonio Di Pietro nelle liste di Rivoluzione Civile: "Come si può avere come capolista un politico che da ministro ha sostenuto e promosso il programma delle Grandi Opere, compreso il Tav e ha difeso l'operato delle forze dell'ordine che hanno compiuto i massacri del G8 di Genova, ostacolando in ogni modo la ricerca della verità anche in Parlamento?". ....
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La scomunica di Fausto. Infine, dopo l'iniziale entusiasmo arriva anche la scomunica di Fausto Bertinotti. Che sull'Huffington Post critica la prassi adottata da Rivoluzione Civile e la mancanza di una reale discontinuità. Scrive: "La discontinuità è una precondizione per la riuscita dell'impresa. La discontinuità prima, rispetto alla presentazione alle elezioni, è l'assunzione della più rigorosa pratica democratica: una testa un voto, su tutto, dal programma alle candidature. Democrazia e trasparenza. Senza eccezioni. Se si accetta l'eccezione, chi la determina è il sovrano. Il sovrano partitico (oggi, non ieri) è, a sinistra, mortifero. Come quello del leader assoluto".
(04 gennaio 2013)
I professori lasciano Ingroia: "La sua rivoluzione è vecchia" - Repubblica.it