joliejolie
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OMOLOGAZIONE ANTICONFORMISTA
da Rivista Aristotele
Alessandro Cappello
Arriva sempre qualcuno a smascherarlo, a metterlo in buca o a sbugiardarlo. Ma lui ha già vinto. Perché al bastian contrario non interessa come va a finire la discussione, lui vuole farla scoppiare, facendo scompiglio, se possibile suscitando indignazione, come un troll qualsiasi (utente di una comunità virtuale, solitamente anonimo, che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema). Lo fa per dimostrare quanto è diverso dalla massa, quanto è contro-corrente. Se non per provocare, lo fa per il gusto di farlo e far sentire la sua voce, alzare la sua autostima: sono, a volte, semplicemente persone isolate, poco considerate che intervengono anche se non hanno molto da dire.
Quale che sia la sua origine, il bastian contrario esplora e incarna la minoranza di turno per farsi notare, peccato che ci sia un abisso tra il voler essere minoranza e l’esserlo veramente. Il bastian contrario si oppone al gregge e alla maggioranza per partito preso, a tutti i costi, ostinatamente. È una sorta di deus ex machina della discussione ed è un po’ questa la sua vittoria, anche quando emerge per quello che è: borioso, a volte presuntuoso, ipocrita e sempre esibizionista. Un aspirante anticonformista che, in realtà, è più conformista degli altri. Perché i bastian contrari sono tutti uguali, un gregge di tante pecore nere che non spiccano come vorrebbero e che, navigando controcorrente, si sono perse nel mare della banalità. Si parla spesso del conformismo dell’anticonformismo, chi – gli intellettuali e gli anticonformisti – per sostenere che l’anticonformismo è diventato per i più (i bastian contrari) una mera illusione, chi – la massa – per criticare l’anticonformismo stesso. Forse perché con la grande visibilità che ci offre la rete sentiamo il dovere di stupire per forza, perché voler sorprendere è nella nostra natura o perché ci è stata imposta o inculcata la necessità di aderire alla perfezione o di distinguerci nettamente dai modelli sociali di turno. Ma l’anticonformismo esiste, non è bastian contrario ed è il sale del progresso e della scoperta. Anticonformismo è avere il coraggio di essere fuori moda, di essere politicamente scorretti, se serve, ma soprattutto di essere noi stessi, anche nell’incoerenza, anche se ti fanno notare che non sei abbastanza anticonformista. È un atto individuale, un’espressione che serve a creare dubbio e a fare dell’uomo un individuo.
In un mondo votato al bianco o al nero, dove le idee devono essere etichettate per le masse, l’anticonformismo è lo strumento a nostra disposizione per dire la nostra, per esporci e magari cambiare le cose. E se sbagliassimo? Meglio ancora, perché non serve cambiare il mondo per fare qualcosa di unico, alle volte il cambiamento passa per il singolo e se quel singolo fossimo noi stessi, non sarebbe comunque una grande vittoria?
da Rivista Aristotele
Alessandro Cappello
Arriva sempre qualcuno a smascherarlo, a metterlo in buca o a sbugiardarlo. Ma lui ha già vinto. Perché al bastian contrario non interessa come va a finire la discussione, lui vuole farla scoppiare, facendo scompiglio, se possibile suscitando indignazione, come un troll qualsiasi (utente di una comunità virtuale, solitamente anonimo, che intralcia il normale svolgimento di una discussione inviando messaggi provocatori, irritanti o fuori tema). Lo fa per dimostrare quanto è diverso dalla massa, quanto è contro-corrente. Se non per provocare, lo fa per il gusto di farlo e far sentire la sua voce, alzare la sua autostima: sono, a volte, semplicemente persone isolate, poco considerate che intervengono anche se non hanno molto da dire.
Quale che sia la sua origine, il bastian contrario esplora e incarna la minoranza di turno per farsi notare, peccato che ci sia un abisso tra il voler essere minoranza e l’esserlo veramente. Il bastian contrario si oppone al gregge e alla maggioranza per partito preso, a tutti i costi, ostinatamente. È una sorta di deus ex machina della discussione ed è un po’ questa la sua vittoria, anche quando emerge per quello che è: borioso, a volte presuntuoso, ipocrita e sempre esibizionista. Un aspirante anticonformista che, in realtà, è più conformista degli altri. Perché i bastian contrari sono tutti uguali, un gregge di tante pecore nere che non spiccano come vorrebbero e che, navigando controcorrente, si sono perse nel mare della banalità. Si parla spesso del conformismo dell’anticonformismo, chi – gli intellettuali e gli anticonformisti – per sostenere che l’anticonformismo è diventato per i più (i bastian contrari) una mera illusione, chi – la massa – per criticare l’anticonformismo stesso. Forse perché con la grande visibilità che ci offre la rete sentiamo il dovere di stupire per forza, perché voler sorprendere è nella nostra natura o perché ci è stata imposta o inculcata la necessità di aderire alla perfezione o di distinguerci nettamente dai modelli sociali di turno. Ma l’anticonformismo esiste, non è bastian contrario ed è il sale del progresso e della scoperta. Anticonformismo è avere il coraggio di essere fuori moda, di essere politicamente scorretti, se serve, ma soprattutto di essere noi stessi, anche nell’incoerenza, anche se ti fanno notare che non sei abbastanza anticonformista. È un atto individuale, un’espressione che serve a creare dubbio e a fare dell’uomo un individuo.
In un mondo votato al bianco o al nero, dove le idee devono essere etichettate per le masse, l’anticonformismo è lo strumento a nostra disposizione per dire la nostra, per esporci e magari cambiare le cose. E se sbagliassimo? Meglio ancora, perché non serve cambiare il mondo per fare qualcosa di unico, alle volte il cambiamento passa per il singolo e se quel singolo fossimo noi stessi, non sarebbe comunque una grande vittoria?