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Sbarcano in Italia i Genesis (il 20 aprile a Firenze, il 22 a Milano, il 23 a Dolo, Venezia, e il 24 a Roma), per presentare in concerto “Selling England by the pound”. Sarebbe questa la notizia, se fossimo nel 1973: ma sono passati più di trent’anni, e stavolta al posto di Peter Gabriel e soci sono in arrivo cinque sosia canadesi, The Musical Box, che con le loro perfette riproduzioni d’epoca si guadagnano ormai da un decennio lodi e accoglienze entusiastiche in giro per il mondo. Mai dalle nostre parti, però, prima d’ora: “Ci pensavo proprio l’altro giorno”, racconta al telefono da Montreal il cantante Denis Gagné . “E’ vero, negli anni ’70 il pubblico italiano fu il primo ad adottare i Genesis. Il Quebec arrivò subito dopo”.
Gagné non è un membro della prima ora della band, fondata e tutt’oggi pilotata dal bassista Sebastién Lamothe. Ma impersonando il ruolo del frontman nei panni di Peter Gabriel è lui a dover garantire una somiglianza fisica con il modello originale e a finire, più degli altri, sotto l’occhio indagatore dei fan: “Agli inizi, quando io non c’ero ancora, i Musical Box erano una cosa diversa, una cover band messa su da un gruppetto di amici che suonavano canzoni dei primi album dei Genesis. Tutto è cambiato nel novembre del ’93, quando il gruppo è stato ingaggiato per rimettere in scena ‘Selling England by the pound’ a vent’anni esatti dalla prima esibizione dei Genesis a Montreal. Io ero tra il pubblico, quella sera, e mi unii alla band pochi mesi dopo, nell’estate del ’94. Un mio conoscente mi aveva segnalato un articolo di giornale in cui si diceva che il gruppo stava per sciogliersi dopo aver perso il cantante. Sono stati i miei amici a convincermi che potevo essere io la persona giusta per sostituirlo. Non avevo niente da perdere, e mi sono fatto avanti”. Le sue credenziali, spiega Gagné, erano perfette per il ruolo: “Avevo già suonato in diverse cover band, ed ero un fan dei Genesis da quando avevo dieci anni e mio fratello maggiore portò a casa ‘Foxtrot’. Rimasi colpito dalla copertina, dai testi misteriosi e da ‘Supper’s ready’ che ascoltavo tre volte al giorno: prima di andare a scuola, durante la pausa pranzo, la sera. Anche la foto di copertina di ‘Genesis live’, con quella testa a forma di fiore, scatenò la mia fantasia. E lo stesso è successo per gli altri, Sebastién per primo. Ci è venuta voglia di rivederle in movimento, quelle immagini: e l’unico modo possibile, dato che Peter Gabriel aveva lasciato i Genesis da tanto tempo, era di rimetterlo in piedi noi, lo show. Ci siamo concentrati sul periodo 1973-75 perché è quello che offre di più dal punto di vista scenico e visuale. I loro spettacoli dell’epoca sono stati tra i primi ad utilizzare costumi di scena e proiezioni di immagini, in un modo che ancora oggi risulta interessante”.
Troppo giovani per aver sperimentato di persona un’esibizione dei Genesis con Gabriel (sono tutti sulla trentina o poco più), i Musical Box ne hanno ricostruito immagine e suoni attraverso un lavoro certosino e maniacale di ricostruzione filologica, attingendo a testimonianze orali, foto, diapositive, e centinaia di filmati amatoriali d’epoca (spesso forniti dai fan): recuperando gli strumenti vintage usati dalla band (o facendoseli ricostruire su misura: come la chitarra/basso a doppio manico usata da Mike Rutherford), ricreando nei minimi dettagli gli impianti luci e audio, le maschere e i costumi. “Alcuni, come la testa di fiore che indosso ultimamente sul palco, me li sono fabbricati da solo. Il celebre costume dello Slipperman, che ho indossato nel tour di ‘The lamb lies down on Broadway’, l’ho creato invece con l’aiuto di un ragazzo che realizza effetti speciali per il cinema. Ci abbiamo messo quasi due mesi di lavoro a tempo pieno, a completarlo. Come ci si sente a indossarli? Beh, quello in particolare è molto pesante e poco confortevole. Mi sono tornate in mente alcune dichiarazioni che Gabriel rilasciò ai tempi: anch’io, ogni tanto, mi sento infagottato come un tacchino e mi chiedo se la gente sta capendo quel che sto facendo”.
Un fatto colpisce, nei Musical Box: a differenza di tanti sosia del rock, delle innumerevoli “repliche” di Elvis Presley che affollano Graceland, la band non ha nulla di macchiettistico. Viene presa molto sul serio, insomma: “Credo sia perché curiamo molto l’aspetto musicale, oltre che quello scenografico. Facciamo le cose seriamente, stiamo attenti a tutti i dettagli e cerchiamo di restare il più fedele possibili all’originale. Ce lo hanno riconosciuto gli stessi Genesis originali, quando sono venuti a vederci. Dopo aver sentito la nostra versione di ‘The battle of Epping Forest’, Steve Hackett (che con i Musical Box è persino salito sul palco alla Royal Albert Hall di Londra, nella primavera di due anni fa) ci ha confessato che loro avevano rinunciato a suonarla dal vivo perché non riuscivano a eseguirla correttamente. Anche Mike Rutherford e Peter Gabriel sono venuti a vederci e hanno avuto parole gentili nei nostri confronti. Un tecnico amico di Gabriel mi ha rivelato di aver provato un’esperienza strana, nell’assistere allo show al fianco di Peter. Mi ha detto che non riusciva a capire come potesse essere in due posti contemporaneamente”. Si racconta infatti che Gagné riproduca intenzionalmente anche gli errori del suo modello, sul palco. Nessuna crisi di identità? “No, cerco di diventare Peter Gabriel per le due ore che dura lo spettacolo, e poi torno ad essere me stesso. E’ come interpretare un film”. I Genesis si sono dimostrati anche collaborativi, racconta il cantante di Montreal, autorizzando senza problemi la riproduzione delle loro idee sceniche originali per “Selling England by the pound”. “E’ stato un po’ più difficile con ‘The lamb’, perché a Gabriel quel concept sta ancora a cuore e non ha abbandonato l’idea di tornarci sopra, prima o poi. Ma alla fine ci ha accordato una licenza temporanea. Ne siamo molto contenti perché riteniamo ‘The lamb’ la cosa migliore che i Genesis abbiano mai fatto, insieme a ‘Supper’s ready’ ”.
In attesa di rimettere eventualmente in scena il doppio album, i Musical Box proporranno da noi la versione “bianca” di “Selling England by the pound” (così detta per il colore della scenografia, diversa da quella, tutta nera, approntata per le date americane di fine tour). In Germania e negli altri paesi europei dove i cinque canadesi si sono già esibiti, le reazioni sono state entusiastiche. Vuol dire magari che il rock odierno ha perso un po’ della magia e dell’incanto di allora? “Bella domanda. Una cosa è sicura: la gente viene a vederci perché oggi in giro non trova niente di simile. E questo, più ancora che per noi, è un gran complimento per i Genesis”.
il 21 aprile suoneranno a Lugano ...palazzo dei congressi...chi viene???

Gagné non è un membro della prima ora della band, fondata e tutt’oggi pilotata dal bassista Sebastién Lamothe. Ma impersonando il ruolo del frontman nei panni di Peter Gabriel è lui a dover garantire una somiglianza fisica con il modello originale e a finire, più degli altri, sotto l’occhio indagatore dei fan: “Agli inizi, quando io non c’ero ancora, i Musical Box erano una cosa diversa, una cover band messa su da un gruppetto di amici che suonavano canzoni dei primi album dei Genesis. Tutto è cambiato nel novembre del ’93, quando il gruppo è stato ingaggiato per rimettere in scena ‘Selling England by the pound’ a vent’anni esatti dalla prima esibizione dei Genesis a Montreal. Io ero tra il pubblico, quella sera, e mi unii alla band pochi mesi dopo, nell’estate del ’94. Un mio conoscente mi aveva segnalato un articolo di giornale in cui si diceva che il gruppo stava per sciogliersi dopo aver perso il cantante. Sono stati i miei amici a convincermi che potevo essere io la persona giusta per sostituirlo. Non avevo niente da perdere, e mi sono fatto avanti”. Le sue credenziali, spiega Gagné, erano perfette per il ruolo: “Avevo già suonato in diverse cover band, ed ero un fan dei Genesis da quando avevo dieci anni e mio fratello maggiore portò a casa ‘Foxtrot’. Rimasi colpito dalla copertina, dai testi misteriosi e da ‘Supper’s ready’ che ascoltavo tre volte al giorno: prima di andare a scuola, durante la pausa pranzo, la sera. Anche la foto di copertina di ‘Genesis live’, con quella testa a forma di fiore, scatenò la mia fantasia. E lo stesso è successo per gli altri, Sebastién per primo. Ci è venuta voglia di rivederle in movimento, quelle immagini: e l’unico modo possibile, dato che Peter Gabriel aveva lasciato i Genesis da tanto tempo, era di rimetterlo in piedi noi, lo show. Ci siamo concentrati sul periodo 1973-75 perché è quello che offre di più dal punto di vista scenico e visuale. I loro spettacoli dell’epoca sono stati tra i primi ad utilizzare costumi di scena e proiezioni di immagini, in un modo che ancora oggi risulta interessante”.
Troppo giovani per aver sperimentato di persona un’esibizione dei Genesis con Gabriel (sono tutti sulla trentina o poco più), i Musical Box ne hanno ricostruito immagine e suoni attraverso un lavoro certosino e maniacale di ricostruzione filologica, attingendo a testimonianze orali, foto, diapositive, e centinaia di filmati amatoriali d’epoca (spesso forniti dai fan): recuperando gli strumenti vintage usati dalla band (o facendoseli ricostruire su misura: come la chitarra/basso a doppio manico usata da Mike Rutherford), ricreando nei minimi dettagli gli impianti luci e audio, le maschere e i costumi. “Alcuni, come la testa di fiore che indosso ultimamente sul palco, me li sono fabbricati da solo. Il celebre costume dello Slipperman, che ho indossato nel tour di ‘The lamb lies down on Broadway’, l’ho creato invece con l’aiuto di un ragazzo che realizza effetti speciali per il cinema. Ci abbiamo messo quasi due mesi di lavoro a tempo pieno, a completarlo. Come ci si sente a indossarli? Beh, quello in particolare è molto pesante e poco confortevole. Mi sono tornate in mente alcune dichiarazioni che Gabriel rilasciò ai tempi: anch’io, ogni tanto, mi sento infagottato come un tacchino e mi chiedo se la gente sta capendo quel che sto facendo”.
Un fatto colpisce, nei Musical Box: a differenza di tanti sosia del rock, delle innumerevoli “repliche” di Elvis Presley che affollano Graceland, la band non ha nulla di macchiettistico. Viene presa molto sul serio, insomma: “Credo sia perché curiamo molto l’aspetto musicale, oltre che quello scenografico. Facciamo le cose seriamente, stiamo attenti a tutti i dettagli e cerchiamo di restare il più fedele possibili all’originale. Ce lo hanno riconosciuto gli stessi Genesis originali, quando sono venuti a vederci. Dopo aver sentito la nostra versione di ‘The battle of Epping Forest’, Steve Hackett (che con i Musical Box è persino salito sul palco alla Royal Albert Hall di Londra, nella primavera di due anni fa) ci ha confessato che loro avevano rinunciato a suonarla dal vivo perché non riuscivano a eseguirla correttamente. Anche Mike Rutherford e Peter Gabriel sono venuti a vederci e hanno avuto parole gentili nei nostri confronti. Un tecnico amico di Gabriel mi ha rivelato di aver provato un’esperienza strana, nell’assistere allo show al fianco di Peter. Mi ha detto che non riusciva a capire come potesse essere in due posti contemporaneamente”. Si racconta infatti che Gagné riproduca intenzionalmente anche gli errori del suo modello, sul palco. Nessuna crisi di identità? “No, cerco di diventare Peter Gabriel per le due ore che dura lo spettacolo, e poi torno ad essere me stesso. E’ come interpretare un film”. I Genesis si sono dimostrati anche collaborativi, racconta il cantante di Montreal, autorizzando senza problemi la riproduzione delle loro idee sceniche originali per “Selling England by the pound”. “E’ stato un po’ più difficile con ‘The lamb’, perché a Gabriel quel concept sta ancora a cuore e non ha abbandonato l’idea di tornarci sopra, prima o poi. Ma alla fine ci ha accordato una licenza temporanea. Ne siamo molto contenti perché riteniamo ‘The lamb’ la cosa migliore che i Genesis abbiano mai fatto, insieme a ‘Supper’s ready’ ”.
In attesa di rimettere eventualmente in scena il doppio album, i Musical Box proporranno da noi la versione “bianca” di “Selling England by the pound” (così detta per il colore della scenografia, diversa da quella, tutta nera, approntata per le date americane di fine tour). In Germania e negli altri paesi europei dove i cinque canadesi si sono già esibiti, le reazioni sono state entusiastiche. Vuol dire magari che il rock odierno ha perso un po’ della magia e dell’incanto di allora? “Bella domanda. Una cosa è sicura: la gente viene a vederci perché oggi in giro non trova niente di simile. E questo, più ancora che per noi, è un gran complimento per i Genesis”.
il 21 aprile suoneranno a Lugano ...palazzo dei congressi...chi viene???
