lauramagno
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Apro questa discussione in periodo di campagna elettorale senza esprimere giudizi politici avendo come fine la discussione su alcuni argomenti assenti nel dibattito pre-elettorale ma che inevitabilmente si presenteranno nel prossimo futuro in Italia e che avranno grande impatto nella vita di tutti.
Uno dei più grandi problemi economici di questo Paese è sempre stato il debito pubblico cresciuto a dismisura in alcuni periodi sia della prima che della seconda repubblica, che ad oggi in tempi di tassi bassi produce una spesa di interessi di 60 miliardi che per il 40 per cento va all'estero per essere detenuta da investitori stranieri.
In campagna elettorale si sa, si tende a proporre programmi che producono consenso con soluzioni tanto semplici quanto difficili da realizzare ogniqualvolta si arriva al governo e bisognerebbe mantenere le promesse fatte.
Il debito attualmente è al 132 per cento del pil, il valore assoluto pur grande da solo non genera preoccupazione se ad esso si accompagna una crescita in grado di garantire il pagamento degli interessi e il collocamento del debito in scadenza senza grossi scossoni dello spread.
Nell'ultima legislatura si è attuata una politica fiscale espansiva con deficit da destinare a misure a sostegno della crescita con consistenti avanzi primari e taglio della spesa pensionistica rappresentata dalla riforma Fornero che adesso si promette di abolire.
Congelare la Fornero comporterebbe aumento della spesa per 17 miliardi ovvero gran parte dell'avanzo primario attuale. Aumentare la spesa pubblica non produce gli stessi effetti che ridurre le imposte cioè lasciare in primo luogo più soldi nelle buste paga con possibile aumento dei consumi e quindi del pil. L'aumento genererebbe nuove entrate da incremento dei redditi e riduzione del rapporto deficit/pil.
Al contrario che cosa ci attende?
la politica della flessibilità ha prodotto nella sola ultima legge di bilancio 8 miliardi di extradeficit, già a fine dell’anno scorso la Commissione ha chiesto di rientrare di due decimali di Pil per recuperare il deficit non tagliato e riportare il debito nell’alveo della riduzione concordata. In caso contrario c'è il rischio di una procedura di infrazione.
Oltre 13 miliardi dell’ultima manovra sono stati destinati alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva, ma l’aumento è stato soltanto rinviato e prima o poi bisognerà farlo. L'aumento di un'imposta indiretta riduce i consumi, genera effetto sostituzione, fa aumentare l'evasione e aumenta il debito. Quindi questo genere di misure oltre ad essere inutili sono anche dannose.
A settembre la Bce dovrebbe concludere il suo Quantitative easing, il programma di acquisti di titoli di Stato, che ha permesso ai Paesi come l'Italia di sostenere il proprio debito sovrano e frenare l’aumento dello spread verso il Bund. La riduzione o la cancellazione del programma produrrà un incremento dei tassi, una crescita del rapporto debito/pil se non accompagnata da una robusta crescita o consistenti avanzi primari con possibili avvitamenti del debito e attacchi speculativi come è successo nel 2011. GLi effetti di quella crisi sono ancora visibili.
Si vuole metter mano alla questione con proposte fattibili?
Uno dei più grandi problemi economici di questo Paese è sempre stato il debito pubblico cresciuto a dismisura in alcuni periodi sia della prima che della seconda repubblica, che ad oggi in tempi di tassi bassi produce una spesa di interessi di 60 miliardi che per il 40 per cento va all'estero per essere detenuta da investitori stranieri.
In campagna elettorale si sa, si tende a proporre programmi che producono consenso con soluzioni tanto semplici quanto difficili da realizzare ogniqualvolta si arriva al governo e bisognerebbe mantenere le promesse fatte.
Il debito attualmente è al 132 per cento del pil, il valore assoluto pur grande da solo non genera preoccupazione se ad esso si accompagna una crescita in grado di garantire il pagamento degli interessi e il collocamento del debito in scadenza senza grossi scossoni dello spread.
Nell'ultima legislatura si è attuata una politica fiscale espansiva con deficit da destinare a misure a sostegno della crescita con consistenti avanzi primari e taglio della spesa pensionistica rappresentata dalla riforma Fornero che adesso si promette di abolire.
Congelare la Fornero comporterebbe aumento della spesa per 17 miliardi ovvero gran parte dell'avanzo primario attuale. Aumentare la spesa pubblica non produce gli stessi effetti che ridurre le imposte cioè lasciare in primo luogo più soldi nelle buste paga con possibile aumento dei consumi e quindi del pil. L'aumento genererebbe nuove entrate da incremento dei redditi e riduzione del rapporto deficit/pil.
Al contrario che cosa ci attende?
la politica della flessibilità ha prodotto nella sola ultima legge di bilancio 8 miliardi di extradeficit, già a fine dell’anno scorso la Commissione ha chiesto di rientrare di due decimali di Pil per recuperare il deficit non tagliato e riportare il debito nell’alveo della riduzione concordata. In caso contrario c'è il rischio di una procedura di infrazione.
Oltre 13 miliardi dell’ultima manovra sono stati destinati alla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’Iva, ma l’aumento è stato soltanto rinviato e prima o poi bisognerà farlo. L'aumento di un'imposta indiretta riduce i consumi, genera effetto sostituzione, fa aumentare l'evasione e aumenta il debito. Quindi questo genere di misure oltre ad essere inutili sono anche dannose.
A settembre la Bce dovrebbe concludere il suo Quantitative easing, il programma di acquisti di titoli di Stato, che ha permesso ai Paesi come l'Italia di sostenere il proprio debito sovrano e frenare l’aumento dello spread verso il Bund. La riduzione o la cancellazione del programma produrrà un incremento dei tassi, una crescita del rapporto debito/pil se non accompagnata da una robusta crescita o consistenti avanzi primari con possibili avvitamenti del debito e attacchi speculativi come è successo nel 2011. GLi effetti di quella crisi sono ancora visibili.
Si vuole metter mano alla questione con proposte fattibili?