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The SCO Group, Inc., formerly known as Caldera International, Inc., is a developer and provider of software and services related to the development, deployment and management of Linux-based specialized servers and Internet devices. The Company was formed as a holding company to acquire substantially all of the assets, liabilities and operations of the server and professional services groups of Tarantella, Inc. The Company acquired the tangible and intangible assets used in the server and professional services groups, including all of the capital stock of certain Tarantella subsidiaries. In connection with the formation of Caldera International, Inc., Caldera Systems, Inc., a developer and provider of software and services related to the development, deployment and management of Linux-based specialized servers and Internet devices, was merged into Caldera International, Inc.
The SCO Group, Inc. develops and markets software based onthe Linux operating system and provides related services that enable the development, deployment and management of Internet access devices and specialized servers. For the six months ended 4/30/03, revenues rose 5% to $34.9 million. Net income totalled $3.8 million vs. a loss of $17.6 million. Results reflect initial licensing revenue and the absence of $4.3M in restructuring costs.
 
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Caldera diventa SCO e punta su Unix
Caldera getta via il proprio nome a favore di un brand che per oltre 20 anni è stato autorevole sinonimo di server Unix. Linux conserverà un suo piccolo spazio

28/08/02 - News - Lindon (USA) - Caldera, il noto distributore di OpenLinux e delle versioni SCO e OpenServer di Unix, ha deciso di mutare il proprio nome in SCO Group, un brand appartenuto a quell'omonimo fornitore di soluzioni Unix, un tempo noto come Santa Cruz Operation, che Caldera acquisì formalmente nel maggio dello scorso anno.
Con questa mossa Caldera spera di far leva sulla grande reputazione e notorietà che SCO si è guadagnata per circa 20 anni sul mercato Unix, un settore da cui proviene il 95% degli introiti di Caldera.

"Per oltre due decenni il nome SCO è stato sinonimo di affidabilità, stabilità e rendimento dei costi", ha affermato Darl McBride, presidente e CEO di SCO. "Ora, la coesistenza e la collaborazione fra sistemi Unix e Linux da parte di una singola fonte, offre ai nostri clienti e partner una straordinaria scelta di soluzioni appoggiate da un nome che fornisce forza motrice a milioni di server attorno al mondo: SCO".

Il cambio di nome avrà come conseguenza diretta la ridenominazione di tutti i principali prodotti e servizi offerti dall'ex Caldera: OpenLinux diverrà SCO Linux e riporterà il logo "powered by UnitedLinux"; Open Unix diverrà SCO UnixWare; il Caldera Partner Program si chiamerà TeamSCO mentre il Caldera Global Services sarà d'ora in poi SCO Global Services. SCO OpenServer conserverà invece il suo nome. Il nuovo simbolo di borsa di SCO Group è SCOX ed il sito principale, benché rimarrà ancora attivo caldera.com, diverrà sco.com.

Sebbene SCO Group sostenga di voler rimanere sul mercato di Linux, e proseguire il suo impegno all'interno della recente alleanza United Linux, nella nuova SCO il pinguino potrebbe rivestire un ruolo assai marginale. Caldera tenterà infatti di massimizzare il valore del brand SCO legato a Unix e di focalizzare i propri sforzi verso questo sistema operativo, eventualmente migliorando l'interoperabilità di SCO Unix con il Pinguino.

SCO Group si è comunque detta intenzionata a portare avanti lo sviluppo del proprio Linux: il prossimo novembre dovrebbe infatti rilasciare la versione 4.0 di SCO Linux, un sistema operativo basato sul congiunto lavoro di sviluppo che, all'interno del progetto UnitedLinux, SCO, Connectiva, SuSE e TurboLinux stanno portando avanti con l'obiettivo di dar vita ad una distribuzione comune che possa competere con la leader del mercato: Red Hat Linux.
 
Tanto per cominciare SCO nasce da un insuccesso e se si guarda il suo grafico ed i suoi canti questa sua rtiorganizzazione non è che abbia dato i risultati sperati, tant'è che il valore dell'azione è cresciuto solo dopo che ha cominciato a vaneggiare un qualche diritto su linux.
 
SCO indaga: Linux viola il copyright?
L'ex Caldera International arruola uno dei più celebri legali d'America per stabilire se i suoi diritti non siano violati dagli utenti del sistema del Pinguino. Rischio boomerang

24/01/03 - News - Roma - SCO Group, ex Caldera International, ha annunciato una operazione che rischia di tirarle addosso le ire e gli sberleffi della comunità open source. L'azienda ha infatti "arruolato" David Boies, uno dei più celebri avvocati statunitensi, per verificare se gli utenti Linux non violino alcuni diritti di proprietà intellettuale in suo possesso.

SCO, che rivendica i diritti su alcune delle porzioni più importanti dei codici UNIX acquisiti dai Bell Labs, vuole capire se chi utilizza un sistema operativo UNIX o Linux non debba chiedere un'apposita licenza all'azienda.

SCO ha già creato SCOsource, un dipartimento che si occuperà della gestione dei propri copyright. E in una nota ha spiegato che l'azienda "possiede molta parte delle proprietà intellettuali su UNIX e ha il pieno diritto di fornire licenze su questa tecnologia nonché far valere i propri brevetti e copyright. SCO viene spesso avvicinata da produttori hardware e software nonché da clienti che vogliono accedere a porzioni chiave della tecnologia UNIX".

Chris Sontag, che gestirà SCOsource, ha spiegato che "sebbene Linux sia un prodotto open source, condivide filosofia, architettura e API con UNIX. SCO intende aiutare i clienti a combinare in modo legale le tecnologie Linux e UNIX per gestire migliaia di applicazioni UNIX".

Non sarà facile per SCO far valere diritti sui quali ci sarà molto da discutere. Dalla sua ci sarà però Boies, che in questi anni, dopo aver difeso Napster, ha assistito il dipartimento della Giustizia nella causa antitrust contro Microsoft.
 
Questo per me è importante

SCO denuncia IBM: tradisce Unix per Linux
Con una mossa a sorpresa SCO Group ha citato in giudizio il massimo sostenitore del Pinguino, accusandolo di aver violato il suo copyright su Unix condividendo tecnologie con la comunità open source. Non si parla d'altro. Ecco perché

SCO parte all'attacco (pagina 1 di 2)

10/03/03 - News - Salt Lake City (USA) - Uno scossone senza precedenti è quello che SCO (ex Caldera) ha deciso di sferrare al mondo Unix e Linux affrontando in una diretta tenzone IBM, fino ad oggi la più importante impresa dell'ICT ad aver pesantemente investito nel Pinguino. Uno scontro che da qualche ora tiene tutti con il fiato sospeso. L'accusa di SCO è feroce: IBM avrebbe tradito i patti su Unix per avvantaggiare Linux, anzi il suo Linux, a spese di SCO.
Ma come si è arrivati a tutto questo?
In occasione di quella grande e sofferta riorganizzazione aziendale che, nell'estate dello scorso anno, la portò a mutare il proprio nome in SCO Group, Caldera affermò che la ricetta scaccia-crisi sarebbe consistita nel massimizzare il valore dello storico brand SCO e rifocalizzare il proprio business sul mercato Unix. Oggi appare evidente come SCO intenda perseguire questo obiettivo facendo soprattutto leva sul suo gonfio portafoglio di brevetti e copyright legati al sistema operativo Unix: per la precisione, lo Unix System V partorito dai Bell Labs verso la fine degli anni '70.

In questo quadro, lo scorso gennaio, l'azienda annunciò la creazione del dipartimento "SCOsource" per la gestione delle proprietà intellettuali relative a Unix. E per far valere sul mercato brevetti e copyright. Se necessario, come si vede ora, ricorrendo al tribunale.

Il primo bersaglio della nuova e aggressiva strategia di SCO è niente di meno che il gigante IBM, reo, secondo l'ex Caldera, di aver condiviso con la comunità open source segreti industriali relativi al sistema operativo Unix. SCO, che ha chiesto all'avversaria la bellezza di un miliardo di dollari a titolo di risarcimento danni, accusa Big Blue di violazione di licenza e brevetti, inadempienza contrattuale e concorrenza sleale.

SCO sostiene che IBM "sta tentando di distruggere il valore economico di Unix", in particolare nel settore dei sistemi basati su hardware Intel, dove SCO è maggiormente focalizzata. I dirigenti di SCO affermano che Big Blue vuole trasformare Linux in un sostituto di Unix attraverso l'integrazione, nel primo, di codice e tecnologie appartenenti al secondo e, come tali, coperte dalle proprietà intellettuali di SCO. L'esempio più eclatante, secondo quest'ultima, sarebbe dato dalla donazione di IBM del codice di AIX (il proprio sistema operativo Unix) alla comunità open source.

"Sebbene Linux sia un prodotto open source, condivide filosofia, architettura e API con UNIX", dichiarò all'epoca della creazione di SCOsource il suo responsabile, Chris Sontag. "SCO intende aiutare i clienti a combinare in modo legale le tecnologie Linux e UNIX per gestire migliaia di applicazioni UNIX".

In un comunicato, IBM ha respinto in toto le accuse rivoltegli da SCO, giudicandole prive di fondamento. Ecco perché.
"La denuncia è piena di vuote asserzioni prive di fatti a supporto", si legge nel comunicato di IBM. "SCO non si è mai rivolta ad IBM per sollevare tali rimostranze, né ci ha avvertito in anticipo dell'intenzione di querelarci. IBM sta appoggiando apertamente Linux e gli standard aperti da diversi anni e né SCO né uno dei suoi predecessori ci ha mai espresso queste lamentele".
SCO non ha voluto rivelare se ci sono altre aziende, oltre ad IBM, contro cui intende intraprendere azioni legali: secondo alcuni analisti, tutti i maggiori soggetti coinvolti nello sviluppo di Linux potrebbero eventualmente finire nel mirino di SCO, compresi distributori come Red Hat e SuSE o nomi del calibro di HP, Oracle, Intel e NEC. SCO ha però tenuto a sottolineare come il suo attacco non sia rivolto né a Linux né alla comunità open source.

"Il contratto richiede che il codice sorgente di Unix rimanga confidenziale, e IBM lo ha consapevolmente violato tentando di spingere Linux sul mercato ai danni di Unix", ha affermato Darl McBride, presidente e CEO di SCO. "Tutto questo non c'entra nulla con Linux né con l'open source. Per noi si tratta semplicemente di difendere le nostre proprietà intellettuali".

C'è da ricordare come SCO sia impegnata ormai da anni sul mercato Linux con la propria distribuzione SCO Linux, precedentemente nota come Caldera OpenLinux e, di recente, attraverso la propria partecipazione all'alleanza United Linux.

Sebbene SCO affermi di non voler danneggiare né Linux né l'open source, alcuni osservatori sostengono in queste ore che la causa legale contro IBM potrebbe avere l'effetto di indebolire la fiducia delle aziende verso un sistema operativo che, un bel giorno, potrebbe obbligarle ad acquistare licenze da SCO.

Se la mossa legale dell'ex Caldera rischia dunque di farle terra bruciata all'interno della comunità open source, c'è da considerare che il business di questa società deriva ancora quasi interamente da Unix: non stupisce, pertanto, che l'azienda possa non curarsi troppo delle critiche che le stanno piovendo addosso all'unanimità dalla comunità Linux e da quelle stesse alleate che, insieme a lei, hanno dato vita al consorzio UnitedLinux: fra queste vi è ad esempio SuSE che, per bocca del suo CEO, Richard Seibt, ha pesantemente criticato le strategie della partner.

"Noi di SuSE siamo molto dispiaciuti di apprendere delle recenti azioni legali di SCO Group", ha commentato Seibt. "Speriamo con forza che questo non finisca per influenzare negativamente Linux, ma dobbiamo dire che queste azioni non vanno nell'interesse né dei clienti, né dei partner né della comunità Linux".

"Al momento - ha poi affermato minaccioso Seibt - stiamo rivalutando le nostre relazioni commerciali con SCO Group".

Ma se la comunità open source boccia le politiche di SCO, gli investitori sembrano invece premiarla: il valore del titolo dell'azienda, lo scorso venerdì, è infatti salito del 40%, mentre quello di IBM è sceso di un punto percentuale. Alcuni analisti sostengono che la mossa di SCO sia un'astuta speculazione per far salire le proprie quotazioni in previsione di un suo possibile acquisto da parte di uno dei big del mercato Unix, come la stessa IBM.

Se c'è chi teme che la causa di SCO possa danneggiare il mercato Linux, c'è anche chi, come il ben noto guru dell'open source Bruce Perens, la trova semplicemente ridicola.

"Ma davvero pensate che SCO possa fare ciò che nemmeno Microsoft è riuscita a fare?", domanda ironico Perens. "Io penso che la gente, nell'industria, non possa che ridere di questo caso". Il punto è: chi riderà per ultimo?
 
Dimenticavo

All'interno del mondo linux Caldera è stata la prima a chiedere, e poi a mettere in pratica per la sua versione del s.o., che le licenze linux fossero esclusivamente a pagamento per il mondo commerciale.
 
SCO: Linux ha copiato Unix

SCO: Linux ha copiato Unix
SCO afferma di poter dimostrare che Linux contiene ampie porzioni di codice copiate da Unix, una prova che, a suo dire, metterà IBM e tutta la comunità di Linux davanti all'evidenza dei fatti. Quali ripercussioni per il mercato?

SCO possiede Linux? (pagina 1 di 2)

05/05/03 - News - Salt Lake City (USA) - Sulla scia della clamorosa causa legale intentata lo scorso mese contro IBM, accusata di aver condiviso con la comunità open source tecnologie appartenenti a Unix, SCO Group (ex Caldera) ha recentemente dichiarato di aver accertato l'esistenza, nel kernel di Linux, di porzioni di codice copiate dal proprio sistema operativo Unixware.

Come si ricorderà, nella propria denuncia SCO accusava IBM di aver favorito Linux ai danni di Unix riversando nel primo parte delle tecnologie e del codice alla base di quest'ultimo, e in particolare dello Unix System V, una delle principali famiglie di Unix partorita dai Bell Labs a cavallo fra gli anni '70 e '80 e implementata poi in molte altre varianti di questo sistema operativo, fra cui AIX di IBM.

"Abbiamo assunto alcuni consulenti esterni per confrontare il codice del kernel di Linux con quello del nostro Unix System V", ha affermato Blake Stowell, responsabile per le pubbliche relazioni di SCO. "Nel corso di questo confronto abbiamo trovato casi in cui il codice è stato copiato linea per linea e casi in cui il codice è stato in qualche modo camuffato: in questi ultimi casi spesso il codice sembra differente, ma in realtà è lo stesso".

SCO non ha specificato quali porzioni di codice sarebbero state copiate, limitandosi a dire che in alcuni casi si tratta di linee di programma che hanno diversi anni di età, mentre in altri si tratta di materiale più recente. L'azienda ha poi sottolineato come il numero di congruenze fra il codice di Unixware e quello del kernel di Linux sarebbe "non trascurabile".

"Riteniamo davvero buone le prove che stiamo per mostrare alla corte", ha commentato Darl McBride, chief executive di SCO. "Mostreremo queste prove solo al momento opportuno, in un'aula di tribunale. La comunità Linux vorrebbe che le pubblicassimo subito, così che possano eliminarle prima della data del processo. Non è ciò che intendiamo fare".

Una mossa, quella di SCO, che il noto guru dell'open source Bruce Perens non ha esitato a definire FUD - acronimo dei termini inglesi fear (timore), uncertainty (incertezza) e doubt (dubbio) -, un attributo dispregiativo che la comunità open source ha spesso associato, in passato, alle politiche commerciali dei produttori di software proprietario.

Ma vediamo come IBM ha risposto alle accuse di SCO e quali conseguenze potrebbe avere questa causa per il mercato di Linux.
Come aveva già fatto lo scorso mese, IBM ha negato con forza di aver mai divulgato codice o tecnologie di proprietà di SCO, affermando che l'unico interesse di quest'ultima è quello di mettere i bastoni fra le ruote di quel carro che sta lanciando Linux sul mercato enterprise, un settore dove sembra destinato ad erodere a Unix quote sempre più importanti di mercato.
"SCO sta cercando di fermare la comunità open source, e lo sviluppo di Linux in particolare, reclamando i diritti su tecnologie importanti e largamente utilizzate e impedendo che la comunità open source ne faccia uso", ha scritto IBM in un documento di 18 pagine presentato presso il tribunale.

IBM non ha voluto rivelare la linea difensiva che adotterà per il processo, tuttavia questa potrebbe far leva sul fatto che le tecnologie a cui fa riferimento SCO erano già state rivelate da altri e ormai considerate di pubblico dominio: secondo alcuni esperti, infatti, non poche porzioni del codice di Unix sono state pubblicate, nel corso degli anni, su libri, corsi, tesi ed esempi di programmazione.

L'accusa di SCO viene tuttavia dipinta da molti analisti come una spada di Damocle che pende minacciosa sulla testa di tutti coloro che hanno scommesso sul business legato a Linux, lo stesso attorno al quale gravita una miriade di società che utilizzano e spesso contribuiscono allo sviluppo del kernel free, primi fra tutti i distributori dei sistemi operativi basati su Linux.

Se SCO avesse davvero fra le mani prove schiaccianti, e queste dovessero darle la vittoria in tribunale, le ripercussioni per tutto il mondo del Free Software legato a Linux potrebbero essere pesantissime, soprattutto se Linus Torvalds e soci fossero costretti a rimettere mano a funzionalità chiave del kernel di Linux; un kernel, è bene ricordarlo, utilizzato ormai in una grande varietà di contesti e dispositivi: dai computer desktop ai server, dai supercomputer ai PDA, dai controlli industriali alle set-top box, dai robot agli elettrodomestici. Un vitale ecosistema dove Linux rappresenta spesso un'alternativa economica e aperta ai sistemi operativi proprietari, prime fra tutti le versioni commerciali di Unix.

Per il momento, SCO non sembra intenzionata a trascinare in tribunale altre aziende legate a Linux, precisando poi che tutte le proprie licenziatarie possono ritenersi al sicuro: dunque, sembra implicitamente dire SCO, chi non ha una licenza Unix e vende prodotti basati su Linux non è in regola e, pertanto, passibile di denuncia.

Il paradosso, secondo alcuni, è che SCO sia una delle quattro società che, in seno al consorzio United Linux, promuove gli standard aperti e commercializza un sistema operativo basato su Linux (di cui ha recentemente rilasciato una nuova versione). È pur vero, come precisano altri, che il core business di SCO è tutto incentrato su Unix, un settore da dove trae oltre il 90% dei propri proventi.

L'ostilità crescente della comunità Linux nei confronti di SCO, manifestatasi attraverso numerosi articoli e lettere di critica, sembra essere sfociata lo scorso venerdì in un attacco di tipo denial of service al sito Web della società. Secondo ViaWest, il service provider che fornisce connettività a SCO, il traffico generato dall'attacco sarebbe stato "grande e ben orchestrato" e avrebbe consumato oltre il 90% della banda di 100 connessioni T1. Sebbene non vi siano state rivendicazioni, appare evidente la contestualità dell'attacco con le più recenti rivelazioni di SCO sul caso IBM.
 
SCO taglia i ponti con Linux
SCO Group ha annunciato di aver sospeso la vendita della propria distribuzione Linux in attesa di chiarimenti sui problemi legati alla proprietà intellettuale e avverte i clienti: Attenti! Linux è un derivato non autorizzato di Unix

SCO minaccia nuove azioni legali (pagina 1 di 3)

16/05/03 - News - Lindon (USA) - Sulla scia della recente azione legale intrapresa contro IBM, negli scorsi giorni SCO Group ha inviato una lettera ad oltre un migliaio fra le più grandi aziende al mondo avvertendole che "Linux è un derivato non autorizzato di Unix" e che le responsabilità legali potrebbero estendersi anche agli utenti aziendali. In quella che sta assumendo i connotati della più imponente e minacciosa azione legale nei confronti di un software open source, SCO afferma che tutte le aziende che utilizzano Linux sono potenzialmente suscettibili di denuncia per la violazione del suo copyright su Unix.

SCO ha anche tenuto a precisare che continuerà a supportare i clienti preesistenti di SCO Linux e Caldera OpenLinux, ritenendoli "liberi da qualsiasi responsabilità relativa alla proprietà intellettuale SCO".

Come è emerso con chiarezza anche da alcune recenti dichiarazioni dell'azienda, SCO sostiene di poter dimostrare che il kernel di Linux contiene codice e tecnologie derivate da Unix System V, un sistema operativo di cui SCO detiene le proprietà intellettuali.

"Molti di coloro che hanno contribuito allo sviluppo di Linux - si legge nella lettera firmata dal CEO di SCO, Darl McBride - originariamente erano sviluppatori Unix che avevano accesso al codice sorgente di Unix distribuito da AT&T e che erano soggetti a patti di non divulgazione, incluso l'obbligo di non rivelare i metodi e i concetti relativi al design del software. Abbiamo le prove che porzioni del codice sorgente di Unix System V sono state copiate in Linux e che altre porzioni del codice sorgente di Unix System V sono state modificate e copiate in Linux, apparentemente per mascherare la loro fonte originaria".

"Non sorprende - si legge ancora nella missiva - che i distributori di Linux non garantiscano l'integrità legale del codice di Linux fornito ai clienti".

Nella propria lettera il boss di SCO annuncia poi, con una mossa per certi versi prevedibile ma tuttavia non meno clamorosa, la sospensione della vendita della propria distribuzione Linux "fino a quando non saranno chiarite e risolte in maniera corretta le problematiche legate all’utilizzo di Linux".

"Abbiamo preso questa decisione in quanto ci sono questioni relative alla violazione della proprietà intellettuale di Unix ancora da risolvere", ha dichiarato Chris Sontag, senior vice president e general manager di SCOsource di SCO. "Dal momento in cui abbiamo scoperto che il codice Unix di SCO è stato copiato illegalmente nel sistema operativo Linux, ci siamo sentiti obbligati ad avvertire gli utenti della loro potenziale responsabilità nell’utilizzo di Linux nelle attività aziendali. La gravità della situazione ci ha spinti a sospendere la vendita e la distribuzione di SCO Linux finché la questione non sarà stata chiarita".
 
Microsoft prende in licenza Unix
Il big di Redmond stupisce tutti annunciando un accordo con SCO Group per l'acquisto delle licenze necessarie allo sfruttamento della tecnologia di Unix. Una mossa che la comunità open source non manca di legare al caso SCO/Linux

20/05/03 - News - Redmond (USA) - Con una mossa a sorpresa, Microsoft ha annunciato di aver acquistato da SCO Group la licenza per lo sfruttamento della tecnologia di Unix, la stessa che, come noto, si trova alla base di un'ampia famiglia di sistemi operativi che competono, sul mercato enterprise, con le versioni server di Windows.

La mossa di Microsoft, di cui al momento non sono stati forniti ulteriori dettagli, è stata definita da più parti di difficile interpretazione: alcuni sostengono che il big di Redmond intenda utilizzare le tecnologie di SCO per rafforzare l'interoperabilità di Windows con il mondo Unix, altri non mancano invece di far notare come questo accordo arrivi proprio a ridosso delle clamorose rivendicazioni di SCO nei confronti di Linux.

Che Microsoft abbia fatto suo il ben noto proverbio "il nemico del mio nemico è mio amico"? È una speculazione frequente fra i membri della comunità open source, alcuni dei quali ritengono che quello del big di Redmond sia il tentativo di rafforzare le pretese di SCO nei confronti di IBM e di tutte quelle aziende che, come ha espressamente detto SCO in un recente comunicato, utilizzando Linux violano il copyright su Unix.

Microsoft, dal canto suo, per bocca del suo consulente legale Brad Smith ha spiegato che l'acquisto delle licenze di SCO "è la dimostrazione dell'impegno di Microsoft nel rispettare le proprietà intellettuali e il salutare scambio, attraverso il licensing, delle proprietà intellettuali nell'ambito della comunità IT".

SCO ha affermato di aver stipulato anche un altro accordo di licensing con un grosso produttore di software di cui, però, non è nota l'identità. Darl McBride, CEO di SCO, si è limitato a definire i due accordi come "contratti decisamente importanti".
 
Torvalds: SCO è come i raeliani
Dal polverone sollevato dalla causa SCO/IBM, emergono alcuni commenti in cui l'inventore di Linux compara SCO alla setta dei raeliani. IBM garantisce invece l'irrevocabilità della propria licenza su Unix

26/05/03 - News - Roma - Su forum e gruppi di discussione l'argomento più caldo del momento rimane la causa in corso fra SCO Group e IBM, una diatriba legale che, come ben noto, tira direttamente in ballo Linux e, almeno potenzialmente, tutte quelle aziende che vendono o utilizzano il celebre sistema operativo open source.

Come padre e supervisore dello sviluppo di Linux, Linus Torvalds è senza dubbio uno dei personaggi più titolati per esprimere opinioni sulla causa in corso. Torvalds, come è suo stile, ha tuttavia preferito rilasciare pochi e pacati commenti sulla vicenda, invitando la comunità Linux a mantenere la calma e attendere lo sviluppo degli eventi.

In una recente intervista al giornale CRN, il babbo di Linux si è tuttavia lasciato scappare qualche affermazione più pepata del solito. In particolare, Torvalds ha detto che SCO "si comporta come i raeliani", la setta divenuta celebre per aver annunciato, all'inizio dell'anno, la clonazione del primo essere umano: un annuncio che non è mai stato supportato da prove effettive.

"SCO non ha mai detto cos'abbia in mano", ha affermato Torvalds, pur precisando di non essere un avvocato. "Le persone con cui ho parlato sembrano pensare che il merito del caso stia in un qualche genere di dettagli, e dato che SCO non ha ancora rivelato nessuno di questi dettagli, non possiamo commentare".

"Lasciamo che il tribunale appuri se c'è davvero un bambino oppure no", ha poi detto Torvalds tornando a citare il caso relativo ai raeliani.

Il papà del Pinguino ha infine spiegato che "non ho visto nulla (nel codice del kernel di Linux, NdR), che suggerisca che IBM abbia fatto qualcosa di illegale", ipotizzando, come tanti, che "questo sia solo un comune caso di business: quello che SCO non è in grado di fare sul mercato, lo fa in un'aula di tribunale".

SCO, che nella causa intentata contro IBM pretende 1 miliardo di dollari a titolo di risarcimento danni, ha minacciato di revocare a Big Blue la licenza necessaria all'utilizzo del codice sorgente di Unix: se il tribunale approvasse la richiesta, IBM perderebbe ogni diritto sulla commercializzazione del proprio sistema operativo AIX.

Adam Jollans, manager of worldwide Linux marketing strategy di IBM, ha tuttavia assicurato che "il contratto che IBM ha per Unix è perpetuo e irrevocabile".

The Open Group (TOG) ha ribadito, in una lettera apparsa su NewsForge.com, che SCO possiede solo il codice sorgente di Unix, mentre i diritti sul marchio "Unix" e "Unixware", nonché le specifiche del sistema operativo note come "Single Unix Specification", appartengono a TOG.
 
Il colpo di scena

Novell: il copyright di Unix è nostro
Il CEO di Novell afferma che i copyright di Unix non appartengono a SCO, come quest'ultima afferma, ma alla propria azienda. Il boss di Novell sollecita SCO a mostrare le prove delle accuse a Linux

29/05/03 - News - Provo (USA) - Novell ha voluto fare chiarezza sui proclami con cui SCO Group negli scorsi mesi ha asserito di possedere i copyright su Unix. Con una lettera pubblicata sul sito dell'azienda, il CEO e presidente di Novell Jack L. Messman ha infatti affermato che "per quanto ci è dato sapere, l'accordo del 1995 che regola l'acquisto di Unix da parte di SCO non trasferisce a quest'ultima i relativi copyright".



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Re: La diffamazione andrà in tribunale?
Re: La diffamazione andrà in tribunale?
Re: La diffamazione andrà in tribunale?
Messman sostiene che SCO dovrebbe essere ben informata di questo fatto visto che, negli ultimi mesi, avrebbe chiesto più volte a Novell di vendergli i copyright di Unix System V. Richieste che Novell dice di aver sempre respinto.

Affondando il colpo, Messman ha poi detto che "è tempo che SCO dimostri quanto va rivendicando nei confronti di Linux svelando quali parti di Unix System V sarebbero contenute nel kernel di Linux". Se non lo farà, il boss di Novell ritiene che tutta la faccenda debba essere considerata come "un tentativo di SCO di generare nel mercato timore, incertezza e dubbio", la stessa accusa che negli scorsi mesi era stata rivolta a SCO da un po' tutta la comunità Linux.

Il noto guru dell'open source Bruce Perens ha lodato la presa di posizione di Novell dicendosi ammirato di quello che quest'azienda sta facendo, questo riferito anche alla recente decisione di integrare Linux in NetWare.

"Novell - ha proclamato Perens - ha già conquistato i cuori e le menti degli sviluppatori e delle aziende".

SCO ha risposto alla lettera di Messman affermando che "SCO detiene i diritti contrattuali del sistema operativo Unix", gli stessi che, secondo l'azienda, le danno il diritto di "impedire donazioni non autorizzate alla comunità Linux, da parte di un vendor di Unix, di codice, metodi e concetti relativi a Unix". Con "vendor di Unix" SCO si riferisce chiaramente a IBM, il colosso contro cui ha avviato l'ormai ben noto procedimento legale riguardante Linux.

"Copyright e brevetti - ha detto SCO - sono una protezione contro gli abusi. I contratti sono quelli che si usano contro entità con i quali si hanno dei rapporti. Dal punto di vista legale, i contratti finiscono per essere molto più solidi di qualsiasi cosa si possa ottenere con il copyright"

SCO ha poi precisato che la causa in corso con IBM "non concerne brevetti e copyright" ma solo violazioni di contratto.
 
SCO sconfessa Novell: Unix è nostro
SCO pesca dal dimenticatoio un documento che potrebbe mettere a tacere le rivendicazioni di Novell circa i copyright su Unix. E si muove anche sul fronte Linux, mostrando parti del codice che brandisce contro tutto e tutti. Ecco i dettagli

L'emendamento ritrovato (pagina 1 di 2)

09/06/03 - News - Roma - Ribadire le proprie posizioni e sconfessare Novell, brandendo documenti e codici per difendere quelli che ritiene siano propri diritti inalienabili. Così si sta muovendo SCO Group per condire quella che si può certo definire l'ennesima puntata della tecnonovela SCO-Linux.
In questo episodio, SCO esibisce un vecchio documento che a suo dire sostiene a tutto tondo la propria rivendicazione del possesso del copyright su porzioni essenziali di Unix.

Un emendamento datato 1996 e relativo al contratto stipulato fra SCO e Novell un anno prima affermerebbe infatti che "tutti i diritti della tecnologia Unix e UnixWare, inclusi i copyright, vengono trasferiti a SCO".

Il documento, che SCO sostiene di aver scoperto solo di recente, sembra dunque stravolgere uno dei passi più importanti del contratto originario, ossia quello che escludeva espressamente dall'accordo di acquisto "tutti i copyright e le proprietà di Unix e UnixWare"; la stessa clausola su cui il CEO di Novell, Jack L. Messman, basava le tesi espresse in una recente lettera aperta a SCO.

"A questo punto è chiaro come SCO sia il solo legittimo possessore di System V e di tutti i copyright", ha proclamato Darl McBride, CEO di SCO.

Sebbene Novell sostenga di non essere riuscita a trovare una copia dell'emendamento sciorinato da SCO, ha ammesso che la modifica al contratto "sembra sorreggere i reclami di SCO in merito al fatto che certi copyright di Unix sono stati trasferiti a SCO nel 1996". Novell ha tuttavia ribadito come questo documento non smentisca il fatto che è lei l'unica detentrice dei brevetti relativi alle tecnologie di Unix System V.

Dunque tutto chiaro? Niente affatto. Nella guerra di parole che si è scatenata fra SCO e Novell, e che per il momento non si è ancora tradotta in nessuna azione legale, alcuni hanno fatto notare come SCO abbia ammesso di non sapere se i copyright su Unix acquisiti da Novell siano mai stati registrati presso il Copyright Office. Se c'è chi sostiene che la mancata registrazione potrebbe rendere assai più arduo difendere tali diritti in tribunale, il senior vice president di SCOsource, Chris Sontag, afferma invece che questo atto ha poca importanza ai fini legali e che, se necessario, i copyright potranno essere registrati in futuro.

Nella causa legale intentata contro IBM, SCO ha accusato la propria rivale di violazioni di contratto e concorrenza sleale, lasciando dunque da parte, almeno per il momento, ogni reclamo su copyright e brevetti. L'azienda si è tuttavia riservata, nel futuro, di estendere il merito del contendere e, se necessario, di trascinare in tribunale anche Novell.

Da parte sua, il boss di Novell ha ribadito quanto scritto nella lettera pubblicata lo scorso 28 maggio, definendo le azioni legali di SCO "un attacco diretto contro la comunità Linux".

Intanto sulle linee di codice "incriminate" arrivano i commenti di una importante società di analisi e sulla vicenda SCO-IBM quelli dei uno dei dirigenti di Oracle. Ecco di seguito i dettagli.

Dietro le pressioni di Novell e della comunità Linux, la scorsa settimana SCO ha promesso di svelare alcune delle porzioni del codice di Linux che, a suo dire, sono state copiate più o meno direttamente da Unix. Per il momento l'azienda ha scelto di mostrare queste linee di codice a quei pochi osservatori che hanno accettato di firmare un patto di riservatezza: fra questi c'è la società di analisi Yankee Group che, per bocca della propria portavoce Laura DiDio, riconosce la fondatezza delle recriminazioni di SCO.

"La mia impressione è che il reclamo di SCO sia attendibile", ha detto DiDio. "Il codice sembra essere lo stesso". In particolare, l'analista sostiene che diverse istanze del codice sorgente di Linux contengono le stesse annotazioni, ovvero quei brevi commenti che gli sviluppatori spesso allegano alle linee di programma per chiarirne il funzionamento, incluse nel codice di Unix.

"Questa non può certo essere considerata una coincidenza", ha commentato DiDio, che ha poi suggerito a tutte le aziende che hanno un contratto con IBM relativo ad AIX (lo Unix di Big Blue) di consultarsi con quest'ultima per definire le mosse da intraprendere nel prossimo futuro.

A stemperare un poco il clima d'incertezza che si respira sul mercato Linux è intervenuto il vice president del Linux Program Office di Oracle, Dave Dargo, il quale è dell'opinione che le azioni e le minacce legali di SCO hanno poche chance di fermare la marcia di Linux sul mercato. Dargo, che ha tuttavia ammesso come in alcuni settori la crescita di Linux potrebbe subire dei rallentamenti, ha affermato che la propria azienda non ha alcuna intenzione di modificare le proprie strategie su Linux.

"Credo che la causa legale - ha dichiarato Dargo - possa generare delle resistenze, ma non per Oracle. Noi andiamo avanti a piena velocità. Al momento non vediamo nulla che possa mutare la nostra posizione nei confronti di Linux".

Il dirigente di Oracle ha poi aggiunto che la battaglia legale in corso va vista come "una disputa contrattuale fra SCO e IBM: tutto il resto, francamente, è solo baccano".

Pur evitando di prendere posizione sulla causa fra SCO e IBM, anche Sun ha di recente confermato le proprie strategie legate a Linux, ed in particolare l'intenzione di adottare il sistema operativo free su alcune future linee di server e prodotti per lo storage basati su architetture x86 a 32 bit.

Fra pochi giorni, esattamente il 13 giugno, scade l'ultimatum lanciato da SCO a IBM: se entro questa data le due aziende non troveranno un accordo per dirimere la causa in corso, SCO ha minacciato di revocare la licenza di AIX a IBM. Una licenza che IBM considera però "perpetua e irrevocabile". SCO non ha per altro specificato quali azioni intende intraprendere contro quelle aziende che, dopo questa data, dovessero continuare ad utilizzare il sistema operativo di IBM.
 
SCO revoca a IBM la licenza Unix
Un conflitto senza precedenti su Unix, con possibili ripercussioni su IBM AIX e su Linux, tra accuse a Torvalds e opportunismi di big del settore. Una situazione esplosiva in cui si rincorrono proclami e smentite -
17/06/03 - Flash - Lindon (USA) - Dalle minacce, SCO Group è passata ai fatti e, con una mossa clamorosa, ha annunciato l'immediata revoca della licenza di Unix System V a IBM. In soldoni, questo significa che Big Blue non possiede più il diritto di usare o distribuire il proprio sistema operativo AIX e qualsiasi altro software basato sul codice di Unix System V.

"Abbiamo ritirato a IBM la licenza che le consentiva di utilizzare sviluppare, distribuire e vendere AIX", ha spiegato Chris Sontag, general manager di SCOsource, la divisione che SCO ha creato lo scorso anno con l'obiettivo di massimizzare i guadagni derivanti dalle proprietà intellettuali relative a Unix.

SCO ha sottolineato che la revoca dei diritti di IBM su Unix significa che tutti i clienti aziendali di quest'ultima che utilizzano AIX non dispongono più di una licenza valida per l'uso del software. "La revoca - ha scritto SCO in un comunicato - si applica anche alle copie esistenti di AIX che si trovano installate presso tutti i clienti di IBM. Queste devono essere tutte distrutte".

Fra i clienti di IBM che adottano AIX vi sono nomi del calibro di Lawrence Livermore National Laboratory, Colgate-Palmolive e National Weather Service. Lo scorso anno i proventi di Big Blue derivati dalla vendita di server Unix sono ammontati a 3,6 miliardi di dollari.

Nella giornata di ieri SCO ha anche presentato una richiesta aggiuntiva alla causa in corso con IBM dove chiede al tribunale un'ingiunzione permanente che costringa quest'ultima a "cessare e desistere dall'uso e dalla distribuzione di AIX e la obblighi a distruggere o rimandare indietro tutte le copie del codice sorgente di Unix System V". In questo emendamento SCO ha inoltre chiesto una nuova somma a titolo di risarcimento danni, pari a due miliardi di dollari, che va ad aggiungersi al miliardo già reclamato in precedenza.

SCO aveva minacciato di revocare a IBM la licenza per l'uso e la vendita di Unix il 6 marzo scorso, dando all'avversaria 100 giorni di tempo per "correggere certe gravi azioni che violano i nostri accordi". Come noto, nello steso mese SCO aveva citato in giudizio Big Blue accusandola di aver copiato tecnologie e codice di Unix in Linux. SCO, in particolare, sostiene che queste azioni, oltre a costituire una violazione della propria licenza, hanno finito per danneggiare l'intero mercato Unix e, per tale ragione, costituiscono una forma di concorrenza sleale.

"I Software and Sublicensing Agreements e i relativi accordi che SCO ha con IBM includono chiare disposizioni relative alla protezione del codice sorgente, dei lavori derivativi e dei metodi", ha affermato Mark J. Heise, Boies Schiller & Flexner, lo studio legale che segue SCO. "Attraverso il riversamento del codice sorgente di AIX in Linux e l'uso dei metodi di Unix per accelerare e migliorare Linux come sistema operativo free, con la conseguente distruzione di Unix, IBM ha chiaramente dimostrato di aver utilizzato il codice di Unix per usi illeciti e ha violato i termini del suo contratto con SCO".

IBM ha risposto all'azione di SCO con un comunicato firmato da Trink Guarino, direttore delle pubbliche relazioni, in cui conferma le posizioni del passato e bolla le azioni di SCO come "un tentativo di creare timore, incertezza e dubbio fra i clienti di IBM e la comunità open source".

"La licenza Unix di IBM - ha scritto Guarino - è irrevocabile, permanente e completamente acquisita. Non può essere revocata. Questa questione verrà eventualmente risolta nel corso del normale processo legale".

"IBM continuerà a vendere, supportare e sviluppare AIX, un prodotto che rappresenta anni di innovazione firmata IBM, centinaia di milioni di dollari di investimenti e molti brevetti. Come sempre, IBM sosterrà i propri prodotti e i propri clienti"
 
Raymond: ho le prove contro SCO
L'esponente della comunità open source afferma di aver raccolto prove capaci di smontare alcuni dei più importanti reclami di SCO e dimostrare che il codice di Linux è pulito. Torvalds nel frattempo invita alla calma

Raymond pronto all'attacco (pagina 1 di 2)

23/06/03 - News - Roma - È passato meno di un mese da quando Eric Raymond, il famoso guru del movimento open source, ha lanciato un'iniziativa il cui obiettivo è smontare le ben note accuse formulate da SCO Group contro IBM e la comunità Linux. In queste poche settimane Raymond sostiene di essere riuscito ad acquisire prove capaci di minare alla radice alcuni dei più importanti reclami di SCO.


In particolare, Raymond ha fatto sapere di aver raccolto i nominativi di una sessantina di persone pronte a testimoniare di avere avuto legalmente accesso al codice sorgente di Unix senza aver previamente firmato un patto di riservatezza con SCO. L'obiettivo di Raymond, come noto, è dimostrare che SCO non possiede più nessun segreto industriale su Unix a causa del fatto che, negli ultimi vent'anni, il suo codice non è stato protetto dai suoi proprietari con la cura e la responsabilità previsti dalla legge.

"Ci sono esempi che un avvocato potrebbe indubbiamente interpretare come una negligente omissione delle regole che è necessario seguire per far rispettare i segreti industriali e, di conseguenza, conservarne la validità", ha detto Raymond.

La violazione di segreti industriali è solo una delle sei accuse che SCO ha lanciato a IBM, tuttavia costituisce una delle basi portanti dell'intero castello accusatorio di SCO: caduta questa, la comunità Linux avrebbe salvo l'onore e Big Blue, con tutta probabilità, il portafogli.

Attraverso l'appello lanciato dalla pagina Web No Secrets, Raymond sostiene di avere fino ad oggi ricevuto le testimonianze di circa 150 persone.

Gli sforzi del celebre paladino dell'open source sono stati bollati da Chris Sontag, a capo di SCOsource, "solo una perdita di tempo". Egli sostiene infatti che SCO ha sempre protetto con cura i propri segreti industriali e non ha mai permesso l'accesso al codice di Unix senza la stipula di un patto di riservatezza. Se qualcuno in passato avesse avuto accesso a questo codice in altri modi - ha spiegato Sontag - quest'azione andrebbe considerata, semplicemente, una violazione del proprio contratto.

Raymond controbatte dicendo che AT&T - l'originaria proprietaria di Unix System V - e diversi vendor di Unix, quali Sun, hanno più volte rilasciato il codice sorgente di questo sistema operativo alle università, così da consentire a migliaia di studenti di accedere al codice senza la firma di nessun patto di riservatezza o altro contratto analogo.

Fra i sostenitori di Linux sono molti coloro che vedono la causa di SCO come una grande ed effimera bolla di sapone. Fra questi c'è ad esempio un anonimo sviluppatore che negli scorsi giorni ha inviato una lettera a The Inquirer spiegando di aver confrontato, con gli strumenti di ricerca messi a disposizione dal sistema operativo, il codice sorgente di alcuni file appartenenti al kernel di Linux 2.4.20 ed a BSD-Lite 4.4: dall'analisi di pochi file sarebbero emerse centinaia di linee di codice uguali. Lo sviluppatore ipotizza che queste siano le stesse porzioni di codice che in passato sono state copiate anche nello Unix System V: se così fosse, l'autore della missiva afferma che SCO non avrebbe alcun diritto di reclamarne la paternità.


"Non è un segreto - si legge nella lettera - che il codice di BSD sia stato copiato ovunque".

La tesi che il codice condiviso fra Unix System V e Linux abbia un'origine comune, BSD Unix, potrà essere probabilmente verificata solo in sede processuale: quei pochi analisti che in queste settimane hanno potuto gettare uno sguardo sul codice reclamato da SCO sono infatti tenuti a mantenere uno stretto riserbo sulle informazioni a cui hanno avuto accesso.

Che SCO abbia ragione è un'ipotesi che la comunità Linux sembra semplicemente rifiutarsi di prendere in considerazione. In ogni caso, anche in questa eventualità, il vice president e research director del Gartner George Weiss afferma che per SCO potrebbe essere assai difficile ottenere l'enorme somma, pari a tre miliardi di dollari, chiesta a IBM a titolo di risarcimento danni. Weiss afferma infatti che il mercato Unix è ancora forte e con molti concorrenti e che, anche nel caso in cui Linux non fosse esistito, difficilmente SCO Open Server e UnixWare sarebbero riusciti a ritagliarsi una fetta di mercato più grande di quella attuale. SCO, come si ricorderà, vuole invece dimostrare che IBM ha usato Linux per "distruggere Unix" e giustificare, con questo, la sostanziale perdita di redditività del proprio business, crollato da 200 a 60 milioni di dollari nel giro di soli tre anni.

Chi, fra i massimi esponenti della comunità Linux, dimostra più serenità in merito al caso SCO-Linux è Linus Torvalds, il papà del Pinguino.

"Mi rendo conto che alcune persone stanno seguendo la soap opera di SCO con un po' troppo ardore (...)", ha detto Torvalds. "Non mi spiego neppure per quale motivo europei e americani abbiano improvvisamente cominciato a lanciare sonde verso Marte. Non stiamo evacuando il pianeta a causa di SCO. Sul serio. Non c'è bisogno di farsi prendere dal panico".

Torvalds, che sta preparando il trasloco dagli uffici di Transmeta a quelli dell'Open Source Development Lab, sostiene che il suo primo obiettivo, al momento, è il rilascio del kernel 2.6 di Linux. Per le soap opera - dice - non ha davvero tempo.
 
SCO: pagate per usare Linux
SCO ha fatto sapere di aver registrato il copyright sul codice sorgente di Unix e ha annunciato il varo di una nuova licenza che, secondo l'azienda, verrà offerta a quelle aziende che vogliono utilizzare Linux in modo lecito

22/07/03 - News - Lindon (USA) - Un nuovo colpo di scena nel caso SCO/IBM è destinato a sollevare un vespaio senza precedenti fra la comunità di utilizzatori e sviluppatori di Linux. SCO, che ha già dimostrato di aver ben poca pudicizia nel reclamare diritti sul codice del Pinguino, ha ora proclamato al mondo l'intenzione di varare, quanto prima, nuove licenze di UnixWare (la propria implementazione di Unix System V) confezionate su misura per le aziende che utilizzano Linux: in cambio, SCO offre a queste ultime l'"immunità", ovvero la garanzia di non essere citate in giudizio per violazione del copyright di Unix.
SCO, che ha anche annunciato la registrazione, presso l'U.S. Copyright Office, dei copyright di Unix System V, sembra dunque decisa a rastrellare dollari dagli utilizzatori di Linux prima ancora che il tribunale emetta una sentenza che legittimi o smentisca le accuse scagliate contro IBM e, seppur indirettamente, contro tutta la comunità di sviluppo del kernel di Linux.

Se l'acquisto di una licenza di Unix per l'utilizzo di Linux farà rizzare i capelli in testa a tutti i sostenitori del Pinguino e, più in generale, del movimento Free Software, ancor più clamorosa deve suonare a molti la pretesa, da parte di SCO, di chiudere il codice sorgente di Linux.

Come si legge nel comunicato di SCO, le licenze concesse da quest'ultima garantiranno infatti unicamente "l'uso run-time dei binari di Linux per tutti gli utenti commerciali che utilizzano una qualsiasi versione di Linux basata sul kernel 2.4 o successivo". Questo significa che SCO ha intenzione di scavalcare la licenza GNU GPL con cui oggi viene distribuito Linux e sigillare l'accesso al codice sorgente del sistema operativo free; e come si può notare, SCO non restringe questo vincolo alle sole porzioni di codice di cui reclama la proprietà, ma parla genericamente di "kernel 2.4 e successivi".

A partire dall'inizio di questa settimana, SCO sostiene di aver iniziato a contattare le aziende che usano Linux per offrir loro una licenza di UnixWare. Il prezzo delle licenze verrà comunicato da SCO durante le prossime settimane.

"Fin dall'anno 2001 i clienti commerciali di Linux hanno acquistato e ricevuto software che include software illecitamente copiato da Unix e di proprietà di SCO", ha affermato Chris Sontag, senior vice president e general manager di SCOsource, la divisione di SCO che si occupa di gestire e proteggere le proprietà intellettuali dell'azienda. "Dato che utilizzare software piratato rappresenta una violazione di copyright, la nostra prima scelta nell'aiutare i clienti di Linux è quella di fornir loro un'opzione che non scombussoli la loro infrastruttura IT. Noi intendiamo offrire a queste aziende una via d'uscita che permetta loro di far girare Linux nella piena legalità".

SCO ha ribadito come "migliaia di file basati su codice illecitamente copiato dal codice sorgente di Unix e da codice derivato da Unix hanno contribuito alla crescita di Linux in varie aree, fra cui le tecnologie di multi-processing".

"Con oltre 2,4 milioni di server Linux al mondo su cui gira il nostro software, un numero che aumenta ogni giorno di qualche migliaio, - ha detto Darl McBride, president e CEO di SCO - ci aspettiamo che SCO venga compensata delle perdite subite attraverso le licenze vendute a quelle aziende che desiderano mettersi in regola". Già, ma quante saranno?
 
SCO contro tutti, tutti contro SCO
Il mondo del software libero non ci sta e preannuncia battaglia su tutti i fronti contro quello che appare un abuso inaccettabile. Si muovono numerosi soggetti, tra cui FSF e Red Hat

24/07/03 - News - Roma - Com'era facile prevedere, la comunità del Free Software ha reagito compatta contro l'ultima e per molti versi clamorosa mossa di SCO: il varo di una nuova licenza di UnixWare tagliata su misura per gli utenti commerciali di Linux e proposta come una sorta di immunità contro ogni eventuale denuncia per la violazione dei copyright relativi a Unix di cui SCO ha ottenuto la registrazione lo scorso lunedì. Una licenza che, fra l'altro, vincola le aziende ad usare il kernel di Linux nella sola versione binaria, impedendo così di fatto l'accesso all'intero codice sorgente che è alla base delle versioni 2.4 e successive.
Un reclamo, quello di SCO, che molti difensori del movimento Free Software non hanno esitato a definire un'assurda pretesa o, peggio, una vera e propria estorsione.

"SCO sembra chiedere ai clienti di pagare la propria licenza sulla base di asserzioni e non di fatti", ha dichiarato Trink Guarino, director of IBM Media Relations.

"Stanno vendendo alla cieca", ha rincarato la dose Bruce Perens, noto guru del movimento Open Source. "Io credo abbiano commesso un errore di presunzione, e questo errore li ha ora resi passibili di denuncia da parte di chiunque possieda porzioni del codice del kernel".

Ieri il quotidiano "The Sydney Morning Herald" ha riportato come un gruppo australiano pro-open source abbia presentato una querela presso l'Australian Competition and Consumer Commission in cui chiede all'ente di controllo di investigare sulle attività di SCO alla luce dei "non comprovati reclami e delle minacce legali lanciate per estorcere denaro". Il gruppo ha persino comparato il reclamo di SCO alla famosa truffa nigeriana.

Sempre nella giornata di ieri Red Hat ha risposto alle dichiarazioni di SCO con una lettera aperta in cui ribadisce il fatto che "nessuno ha dimostrato, pubblicamente o in un tribunale, che il codice di Unix sia stato violato" e che ogni reclamo da parte di SCO è "campato in aria". Red Hat afferma di non essere mai stata contattata da SCO in merito alla questione e di non aver perso nessuno dei suoi clienti in seguito alle minacce legali dell'ex Caldera.

La Free Software Foundation, per bocca del proprio consulente legale Eben Moglen, ha accusato SCO di infrangere la licenza GPL.

"Persino se il kernel di Linux dovesse contenere le proprietà intellettuali di SCO, cosa che non è ancora stata provata, un utente finale non potrebbe essere considerato responsabile per la violazione del copyright", ha spiegato Moglen. "Sarebbe come se qualcuno pretendesse di vendere una licenza di copia a tutti i lettori di un giornale che ha pubblicato senza autorizzazione materiale protetto da copyright".

Nel frattempo le azioni di SCO salgono, questo soprattutto per effetto dell'annuncio della registrazione del copyright di Unix. Nella giornata di ieri SCO ha poi comunicato l'acquisizione di Vultus, una start-up che opera nel settore dei Web service. A quanto pare questa situazione, che ha messo SCO contro tutta la comunità open source e contro una buona fetta dell'industria, sta tuttavia giovando alle casse della società.
 
Che ne pensate? si va short su scox? :)
Ciao
Cla
 
Puoi dirlo per principio ! ! !
Io uso linux e SCO deve finire ! ! !

www.unitedlinux.com

Vedi il sito ! ! !
La sco fa parte della alleanza ma ha mandato i collaboratori in tutte le furie, avrà contro IBM HP BORLAND ORACLE (Grande alleata di RED HAT) e un mare di altri.

Sono tutti concordi nel far vincere LINUX contro MICROSOFT e non darà certo SCO a fermarli ! ! !

Anche perchè la FSF la FREE SOFTWARE FOUNDATIO sta lavorando ad un nuovo core per un nuovo linux (Ci vorrà del tempo) ma alla fine MICROSOFT e tutti gli scagnozzi verranno distrutti ! ! !

Spero di aver ragione ! ! !

Per esepio il governo cinese ha detto che se microsoft non rende disponibile il codice sorgente del software non useranno mai nessuno dei loro prodotti ! ! !

Inoltre prova a fare una rete su LINUX e su WINDOWS con 50 computer e dimmi quale delle due funziona ! ! !

Ciao e LINUX per sempre ! ! !

Anche se le piattaforme di trading non le fanno funzionare su linux perche usano dei codici particolari per microsoft (Maledetti)

Sei vuoi vedere come hanno fregato microsoft dove non arriva LINUX visita:

www.vmware.com

www.win4lin.com
 
...........

A prescindere dalla bontà del sistema operativo (io sono lunghissimo su rhat) da un piunto di vista legale mi pare che sco non abbia appigli, anche se un avvocato di quel calibro ed in buona parte pagato da msft (se leggete bene vedrete che è così) fa un pò paura.
Che ne dite?
Ciao
Claudio
 
Una questione di soldi ! ! !
Negli anni 80 hanno fatto vincere MSFT contro APPLE ! ! !

Ma APPLE era sola ! ! !

Adesso c'è MSFT contro metà NASDAQ ! ! !

Vuoi che vinca di nuovo ! ! !
 
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