maryella
il mio canto libero
- Registrato
- 25/9/10
- Messaggi
- 6.566
- Punti reazioni
- 562
Così parlò a suo tempo Machiavelli:
Il Principe Capitolo XV
"Di quelle cose per le quali li uomini, e specialmente i principi, sono laudati o vituperati"
"" Resta ora a vedere quali debbano essere è modi e governi di uno principe con sudditi o con li amici. E, perché io so che molti di questo hanno scritto, dubito, scrivendone ancora io, non essere tenuto prosuntuoso, partendomi, massime nel disputare questa materia, dalli ordini delli altri. Ma, sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa. E molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero; perché elli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare, impara più tosto la ruina che la perservazione sua: perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, et usarlo e non usare secondo la necessità.
Lasciando adunque indrieto le cose circa uno principe immaginate, e discorrendo quelle che sono vere, dico che tutti li uomini, quando se ne parla, e massime è principi, per essere posti più alti, sono notati di alcune di queste qualità che arrecano loro o biasimo o laude. E questo è che alcuno è tenuto liberale, alcuno misero (usando uno termine toscano, perché avaro in nostra lingua è ancora colui che per rapina desidera di avere, misero chiamiamo noi quello che si astiene troppo di usare il suo); alcuno è tenuto donatore, alcuno rapace; alcuno crudele, alcuno pietoso; l'uno fedifrago, l'altro fedele; l'uno effeminato e pusillanime, l'altro feroce et animoso; l'uno umano, l'altro superbo; l'uno lascivo, l'altro casto; l'uno intero, l'altro astuto; l'uno duro, l'altro facile; l'uno grave l'altro leggieri; l'uno relligioso, l'altro incredulo, e simili. Et io so che ciascuno confesserà che sarebbe laudabilissima cosa uno principe trovarsi di tutte le soprascritte qualità, quelle che sono tenute buone: ma, perché non si possono avere né interamente osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, li è necessario essere tanto prudente che sappia fuggire l'infamia di quelle che li torrebbano lo stato, e da quelle che non gnene tolgano guardarsi, se elli è possibile; ma, non possendo, vi si può con meno respetto lasciare andare. Et etiam non si curi di incorrere nella infamia di quelli vizii sanza quali possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua; e qualcuna altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la securtà et il bene essere suo.""
&&&&&
In parole povere dallo studio delle qualità personali richieste a un principe
si evince un principio fondamentale: bisogna andare "drieto alla verità effettuale". Il principe deve
ragionare sulla base non di ciò che la realtà dovrebbe essere, ma di ciò che la realtà è, il principe idealista e obbediente
a princìpi di moralità assoluta è destinato alla rovina sua e del proprio Stato il principe che vuole conservare
lo Stato deve essere tanto prudente da capire che è virtù ciò che gli permette di mantenere il potere e vizio ciò
che glielo fa perdere.
L’autonomia della politica dalla morale
La morale comune e l’osservanza delle regole di convivenza civile, che prescrivono per ogni essere umano la lealtà,
l’onestà, il senso dell’onore, non sono adatte a un principe che voglia mantenere saldamente il potere. Quelle
che sono comunemente considerate virtù possono infatti essere causa della sua rovina, constatato che la maggior
parte degli esseri umani non ha una naturale inclinazione al bene. Il principe deve cautelarsi dall’eccessiva bontà;
deve essere scaltro e sapere quando è il momento di far tacere la propria coscienza, guardare in faccia la realtà e
comportarsi di conseguenza. Questa concezione – lontana da quella di tutti gli autori passati e contemporanei – è
fondata su un principio di autonomia della sfera politica rispetto alla dimensione morale ed è alla base della nascita
della moderna scienza politica.
Il Principe Capitolo XV
"Di quelle cose per le quali li uomini, e specialmente i principi, sono laudati o vituperati"
"" Resta ora a vedere quali debbano essere è modi e governi di uno principe con sudditi o con li amici. E, perché io so che molti di questo hanno scritto, dubito, scrivendone ancora io, non essere tenuto prosuntuoso, partendomi, massime nel disputare questa materia, dalli ordini delli altri. Ma, sendo l'intento mio scrivere cosa utile a chi la intende, mi è parso più conveniente andare drieto alla verità effettuale della cosa, che alla immaginazione di essa. E molti si sono immaginati repubbliche e principati che non si sono mai visti né conosciuti essere in vero; perché elli è tanto discosto da come si vive a come si doverrebbe vivere, che colui che lascia quello che si fa per quello che si doverrebbe fare, impara più tosto la ruina che la perservazione sua: perché uno uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene rovini infra tanti che non sono buoni. Onde è necessario a uno principe, volendosi mantenere, imparare a potere essere non buono, et usarlo e non usare secondo la necessità.
Lasciando adunque indrieto le cose circa uno principe immaginate, e discorrendo quelle che sono vere, dico che tutti li uomini, quando se ne parla, e massime è principi, per essere posti più alti, sono notati di alcune di queste qualità che arrecano loro o biasimo o laude. E questo è che alcuno è tenuto liberale, alcuno misero (usando uno termine toscano, perché avaro in nostra lingua è ancora colui che per rapina desidera di avere, misero chiamiamo noi quello che si astiene troppo di usare il suo); alcuno è tenuto donatore, alcuno rapace; alcuno crudele, alcuno pietoso; l'uno fedifrago, l'altro fedele; l'uno effeminato e pusillanime, l'altro feroce et animoso; l'uno umano, l'altro superbo; l'uno lascivo, l'altro casto; l'uno intero, l'altro astuto; l'uno duro, l'altro facile; l'uno grave l'altro leggieri; l'uno relligioso, l'altro incredulo, e simili. Et io so che ciascuno confesserà che sarebbe laudabilissima cosa uno principe trovarsi di tutte le soprascritte qualità, quelle che sono tenute buone: ma, perché non si possono avere né interamente osservare, per le condizioni umane che non lo consentono, li è necessario essere tanto prudente che sappia fuggire l'infamia di quelle che li torrebbano lo stato, e da quelle che non gnene tolgano guardarsi, se elli è possibile; ma, non possendo, vi si può con meno respetto lasciare andare. Et etiam non si curi di incorrere nella infamia di quelli vizii sanza quali possa difficilmente salvare lo stato; perché, se si considerrà bene tutto, si troverrà qualche cosa che parrà virtù, e seguendola sarebbe la ruina sua; e qualcuna altra che parrà vizio, e seguendola ne riesce la securtà et il bene essere suo.""
&&&&&
In parole povere dallo studio delle qualità personali richieste a un principe
si evince un principio fondamentale: bisogna andare "drieto alla verità effettuale". Il principe deve
ragionare sulla base non di ciò che la realtà dovrebbe essere, ma di ciò che la realtà è, il principe idealista e obbediente
a princìpi di moralità assoluta è destinato alla rovina sua e del proprio Stato il principe che vuole conservare
lo Stato deve essere tanto prudente da capire che è virtù ciò che gli permette di mantenere il potere e vizio ciò
che glielo fa perdere.
L’autonomia della politica dalla morale
La morale comune e l’osservanza delle regole di convivenza civile, che prescrivono per ogni essere umano la lealtà,
l’onestà, il senso dell’onore, non sono adatte a un principe che voglia mantenere saldamente il potere. Quelle
che sono comunemente considerate virtù possono infatti essere causa della sua rovina, constatato che la maggior
parte degli esseri umani non ha una naturale inclinazione al bene. Il principe deve cautelarsi dall’eccessiva bontà;
deve essere scaltro e sapere quando è il momento di far tacere la propria coscienza, guardare in faccia la realtà e
comportarsi di conseguenza. Questa concezione – lontana da quella di tutti gli autori passati e contemporanei – è
fondata su un principio di autonomia della sfera politica rispetto alla dimensione morale ed è alla base della nascita
della moderna scienza politica.