Silvio Berlusconi teme l'operazione "responsabili del Quirinale" e la trappola...

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Silvio Berlusconi teme l'operazione "responsabili del Quirinale" e la trappola...

Silvio Berlusconi teme l'operazione "responsabili del Quirinale" e la trappola sulla sfiducia a Monti. Il Ppe mette sotto osservazione il Pdl

Aveva preparato il discorso della ridiscesa in campo, con giudizi durissimi sul governo Monti. Era pronto a scandirlo lui in Aula, “l’esperienza del governo Monti, è necessario che la parola torni al più presto ai cittadini”. Ma alla fine Silvio Berlusconi ha preferito non prendere la parola oggi alla Camera, e lasciare il compito ad Angelino Alfano.

Una valutazione politica, compiuta in mattinata, prima ancora che il segretario del Pdl salisse al Colle. Perché la verità è che Silvio Berlusconi non considera affatto chiusa la partita: “Ora dobbiamo ottenere le dimissioni di Monti, è la priorità prima di pensare ai passi successivi”. Sulla carta c’è una road map di massima concordata col Quirinale: voto alla legge di stabilità senza traumi, poi scioglimento a gennaio e voto a marzo per le politiche.

Una road map che si fonda su una crisi “extraparlamentare” si sarebbe detto una volta. Ovvero: il capo dello Stato registra che non c’è più maggioranza e quindi procede allo scioglimento delle Camere, senza voto di sfiducia, per non “sfregiare” Monti.

E qui, proprio sul tema delle dimissioni di Monti, però finiscono le certezze berlusconiane e iniziano i timori. Perché l’ex premier non si fida di Giorgio Napolitano. E nemmeno della sinistra. Un mese è lungo, lunghissimo. E la paura che si possano creare le condizioni per parlamentarizzare la crisi. E che ci sia un voto di fiducia vero: “Bersani – dice un azzurro di rango – oggi ha insistito molto sulla responsabilità, vuole che lasciamo le impronte digitali sulla fine di Monti. E molti potrebbero essere sensibili al richiamo della responsabilità, soprattutto se ricomincia "il gioco dello spread”.

Detta in altri termini: Berlusconi vorrebbe le dimissioni di Monti senza passare per il voto di sfiducia. Ma su questo non ha certezze. E teme una sorta di operazione “responsabili” al contrario rispetto al 2010, una fronda ampia di “responsabili del Quirinale”. Perché qualche campanello d’allarme è già suonato. E non solo in parlamento dove oggi sono raddoppiati i dissidenti rispetto al voto di ieri: una decina. E dove sommati agli assenti i fuori controllo sono ormai una trentina. Il problema è che si sono messi in moto i mondi che contano. Che in un mese sono in grado di organizzare le truppe in Parlamento. E di creare una grande pressione politica, e psicologica.

Gianni Letta ha registrato che si sta aprendo un caso enorme col Ppe. Il presidente del partito Popolare europeo Martens ha messo “sotto osservazione” il Pdl.

La linea anti-montiana e antieuropea suscita più di una preoccupazione. E suscita preoccupazione la pesante spaccatura dei moderati in Italia. È vero, Casini e Berlusconi da anni seguono rotte alternative. Ma la rottura dell’esperienza Monti è uno strappo ben superiore a quello del 2008. Perché tutti i vertici del Ppe sono stati parte attiva nell’operazione dello scorso anno, tedeschi in primis. Non è un caso che da giorni il capogruppo al Parlamento europeo Mario Mauro ha messo a verbale l’inopportunità della candidatura di Silvio Berlusconi. E che nessuno del mondo ciellino in Italia ha salutato con favore il ritorno del Cavaliere. È presto per fare previsioni. Ma la battuta che circolava oggi alla Camera nei capannelli è assai indicativa: “Se andiamo avanti così, ci cacciano dal Ppe”.

L’altro terminale esterno è il Vaticano. Sia la Cei sia la segreteria di Stato hanno fatto filtrare il loro disappunto sulla ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi. E per la deriva laicista che ha preso il Pdl. Sono proprio i timori di Oltretevere a ispirare le mosse dei teo-con del Pdl. Oggi si sono incontrati il vicepresidente dei senatori pidiellini Gaetano Quagliariello con Eugenia Roccella e Maurizio Sacconi. Per la prima volta hanno apertamente discusso di una uscita dal Pdl.

Ecco la grande trama che ha spinto Berlusconi a ricacciare il pallottoliere. Se Monti non si dimette sulla base di una crisi “extraparlamentare” tutto si complica. Secondo i falchi del Cavaliere l’ala cattolica e Frattini, grande tessitore di rapporti col Ppe, hanno un preciso mandato del capo dello Stato. Che per ora ha raffreddato la crisi. Incassata la legge di stabilità potrebbe fare un altro passo per prolungare la vita al governo. Chissà.
Crisi governo, Silvio Berlusconi teme l'operazione "responsabili del Quirinale" e la trappola sulla sfiducia a Monti. Il Ppe mette sotto osservazione il Pdl.
 
...è come una mexda sul badile...non si sa dove metterlo...:D
 
Sia la Cei sia la segreteria di Stato hanno fatto filtrare il loro disappunto sulla ridiscesa in campo di Silvio Berlusconi :cool:
 
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