Gas, ecco come l’Italia diventerà il ponte perfetto tra la costa sud del Mediterraneo e il resto d’Europa
di Emma Bonotti
Tra marzo e settembre, le forniture di gas russo per l’Unione europea sono crollate dell’80%, secondo l’ufficio studi di Intesa Sanpaolo. Per colmare il vuoto, Bruxelles guarda a nuovi mercati. Dagli armatori forte spinta a investire in navi sostenibili
La
guerra in Ucraina ha sconvolto gli
equilibri geopolitici, evidenziando i rischi della
dipendenza energetica da solo una
manciata di fornitori. Negli ultimi vent’anni, il peso del
petrolio per l’Europa è calato, ma la risorsa resta la fonte d’energia principale. Mentre il
gas, le rinnovabili e i biocarburanti hanno guadagnato una fetta sempre più ampia della torta. Secondo gli esperti di
Intesa Sanpaolo, il 2022 è stato un anno di rottura rispetto al passato, dove l’Unione europea, incrinati i rapporti con la Russia, ha dovuto guardarsi intorno alla ricerca di nuovi mercati. L’attenzione di Bruxelles si è spostata da est verso sud, tessendo legami che potrebbero riportare il Mediterraneo al centro del dibattito.
Gas: meno est e sempre più sud
Tra marzo e settembre, le forniture di gas russo per l’Unione europea sono crollate dell’80%. È quanto emerge dall’analisi
Med & Italian Energy Report presentata oggi al Parlamento europeo dagli esperti del centro studi collegato a
Intesa Sanpaolo. Il vuoto lasciato dalle risorse del Cremlino è stato colmato, a fatica, stringendo nuovi accordi di fornitura con i Paesi della costa sud del Mediterraneo, come
l’Algeria,
l’Azerbaijan e la
Libia, e diversificando il mix di risorse. Alla varietà dell’offerta si è aggiunto lo sforzo da parte dei consumatori che hanno
tagliato i consumi energetici, anche grazie al sostegno delle politiche nazionali contro il caro bolletta.
«La guerra in corso non è certo il primo momento di crisi dell’Ucraina», sottolinea
Ettore Bompard, direttore dell’Esl energy center, in una conferenza rivolta alla stampa. «Già nel 2009 il flusso di gas verso l’Unione era stato sospeso per 13 giorni. All’epoca Bruxelles era più preoccupata del corridoio che della fonte e aveva reagito cercando di aggirare l’Ucraina. Così sono nati i gasdotti del
Nord Stream 1 e
2 ed è stato previsto un terzo collegamento che doveva attraversare tutti i Paesi baltici, il
Sud Stream». Da allora la dipendenza di gas dell’Europa dalla Russia è aumentata e di pari passo è cresciuto anche il flusso monetario verso il Cremlino.
Quanto è strategico il ruolo del Mediterraneo
Rispetto agli ultimi anni, la guerra ha invertito le priorità mettendo «al primo posto la
sicurezza e
l’accessibilità economica dell’energia e spostando in secondo piano la sostenibilità ambientale», prosegue Bompard. Invece che procedere verso decarbonizzazione, come era stato prefissato, «l’Europa fatto una inversione a U, trasformando il dialogo energetico da verde a un po’ più nero». Nel lungo periodo, il continente dovrebbe puntare a una maggiore indipendenza energetica, appoggiandosi a fornitori diversificati e, se possibile, «geopoliticamente indipendenti».
Anche nella
transizione ecologica il Mediterraneo rivestirà un ruolo fondamentale. Secondo lo studio, nei prossimi cinque anni il ritmo di crescita della capacità rinnovabile del
Medio Oriente e del
Nord America dovrebbe più che raddoppiare, passando da 15 a oltre 32 gigawatt. Il balzo, da questa parte del globo, sarà concentrato in cinque Paesi: il
Marocco e
l’Egitto cresceranno trainati dal fotovoltaico e dall’eolico onshore, mentre gli
Emirati Arabi Uniti,
l’Arabia Saudita e
Israele si faranno spazio con la produzione di idrogeno.
Combustibili alternativi, una soluzione per arricchire il mix energetico
Una soluzione strategica per il futuro energetico dell’Europa sono i
combustibili alternativi. Si tratta sia dei carburanti di origine biologica, come i biocarburanti e i biogas, sia di quelli sintetici, chiamati anche e-fuels. Per Bompard queste nuove risorse «non vanno viste nella logica di compensare taglio alle forniture esistenti. A differenza del gas, che è una commodity disponibile, i combustibili alternativi vanno prodotti, c’è una filiera intera da sviluppare». Ma in alcuni settori, come il trasporto aereo e la navigazione marittima, ha già un’applicazione immediata.
Occhi puntati sui porti del Mediterraneo
«Dal lato degli armatori c’è una forte spinta a investire in
navi sostenibili». Come spiega l’esperto, il 46,1% del portafoglio ordini delle nuove navi in termini di tonnellaggio comprende imbarcazioni con motori a combustibili alternativi. «I
porti sono infrastrutture cruciali per il funzionamento del mercato», perché, oltre a veicolare buona parte delle risorse, attraggono industrie energivore e altre parti della filiera, diventando veri e propri hub energetici. E da questo dibattito l’Italia non può che trarne vantaggio: «un ruolo centrale dei porti rende l’Italia il
ponte perfetto tra la costa sud del Mediterraneo e il resto d’Europa». Nel frattempo, il prezzo del gas registra un altro rialzo: +2,7% a 150,4 euro a MWh.
Ultimo aggiornamento:
01/12/2022 13:19