Snia volta pagina e si butta nel Biodiesel

sabbia

io c'ero
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Così per la cronaca, visto che la notizia non ha fatto tanto clamore, la riporto in un nuovo Thread
 
azz si vola alto ormai :D :D :D ...
speravamo vendesse due terreni siamo già al biodiesel :censored:
 
austin ha scritto:
azz si vola alto ormai :D :D :D ...
speravamo vendesse due terreni siamo già al biodiesel :censored:
infatti è meglio restare con i piedi per terra con questo titolo, comunque c'è da sperare che la parte industriale possa ritornare profittevole (cosa ad oggi difficile).
Meglio comunque puntare su mercati nuovi, anzichè battere vecchie strade.
 
l'eni sta già tremando

TP 23 euro in 2/3 anni........... :o:o
 
Vi do' un' anticipazione.
Ieri ho comprato un paio di scatole di Solfato di Rame Caffaro da dare alle pesche.
Quindi il fatturato ne dovrebbe giovare ;)
 
Barry ha scritto:
Vi do' un' anticipazione.
Ieri ho comprato parecchie scatole di Solfato di Rame Caffaro da dare alle pesche.
Quindi il fatturato ne dovrebbe giovare ;)

Già lo sapevo, è uscito il comunicato NIS price sensitive :D
 
cacao ha scritto:
l'eni sta già tremando

TP 23 euro in 2/3 anni........... :o:o

Eddaiiiiiiiiiiiii,

sui 23 euro nn ci sono dubbi ;)

ma siiiiiiiiiiiiiiiii piu' preciso, due o tre anni?

sai devo gia' programmare come spendermi tutto il gain :P
 
03/04/06 ore 12.34

Enerchem riprova ad acquistare la Snia

Per il marchio italiano della chimica di base, che ha quasi 90 ani di vita, sono ormai lontani i tempi della grandeur. Ha accumulato perdite per 429 milioni di euro negli ultimi tre anni ed è alla ricerca di un compratore. Ma uno solo si è fatto avanti

ANDREA GRECO

Come sono lontani i tempi della grandeur per Snia! Il marchio italiano della chimica di base, vicino ai 90 anni di vita e di quotazione, ha accumulato perdite di 429 milioni di euro negli ultimi tre anni, di cui 109 nel 2005 appena chiuso. Metà di queste sono in capo alla spa, per cui si profila lo spettro della ricapitalizzazione. Non sarebbe la prima, e non sarebbe facile, visto che la compagine azionaria è allo sbando e cerca compratori. Un soggetto interessato c’è: ruota attorno ad Enerchem, in trattativa per il pacchetto della Hopa. Quattro mesi fa l’affare non si chiuse, ora c’è un’offerta bis, ma l’esito della trattativa – come pure il destino di Snia – è incerto.
Una parabola che mette un po’ tristezza, e ricorda quella dell’Italia del settore industriale primario. Nata nel 1917, con l’acronimo di Società di Navigazione ItaloAmericana (allora con lo scopo di importare carbone dagli Usa) ha cambiato ragione sociale e denominazione tante volte, per correr dietro al progresso e allo sviluppo del sistema. La produzione di rayon, fin dal 1920. Due anni dopo la viscosa, poi la seta artificiale e altre fibre. Dal dopoguerra cotonifici (Olcese), manifatture, maglierie, negli anni ‘60 l’incontro con la plastica e la grande meccanica (Bpd). Nel ‘74 l’incorporazione nella grande Montedison, che in nove anni passerà la palla a Fiat. Nel ‘98 anche Torino passa la mano, mentre si rafforza la coppia GiribaldiValetto. Un anno e il duo cede il 29% al consorzio Bios. Nel 2004, infine, la scissione delle attività biomediche, pregiate, di Sorin.
Così Snia è rimasta sola, con tutti i suoi problemi. «La difficoltà di alcune partnership produttive, l’aumento del prezzo del petrolio, la crisi di alcuni mercati di sbocco dei prodotti Caffaro, la crescente competitività di Cina e India nella chimica fine». Così li enucleava a metà febbraio la nuova dirigenza, affidata ad Andrea Mattiussi, promosso ad, mentre Carlo Vanoli è passato alle attività immobiliari, non strategiche e in via di cessione per far cassa. Oltre a questo, il vertice punta sulle nuove iniziative nell’oleodinamica/biodiesel, viste come nuovo focus strategico. «La società ha sofferto negli ultimi anni la scarsa focalizzazione sulla chimica – dice Mattiussi – ora l’obiettivo è rilanciare il marchio Caffaro nel settore in cui opera da quasi cento anni, lavorando alacremente per consolidare la chimica tradizionale», come il trattamento acque, cloro e derivati, detergenti. I problemi, «esogeni e ormai strutturali», hanno costretto a stilare il nuovo piano 20062010 in ottica difensiva. Gli investimenti nel quinquennio si limiteranno a 40 milioni, in buona parte necessari alla bonifica dell’impianto clorosoda di Torviscosa, dopo le nuove norme ambientali. Anche «il basso flusso di cassa» non aiuta a razionalizzare le attività industriali, e ciò ritarda il pareggio operativo di Caffaro, posticipato al 2007.
Il bilancio dell’anno chiuso è solo un altro modo, più sintetico, di guardare la stessa foto. I ricavi di gruppo sono stabili a 124 milioni, e la perdita netta scende a 109 milioni, dai 124 milioni precedenti. La posizione finanziaria netta è positiva per 15 milioni, 24 meno che un anno prima, causa spese per bonifiche e l’andamento negativo della controllata Caffaro. L’esercizio è stato zavorrato da «svalutazioni delle immobilizzazioni finanziarie, delle partecipazioni detenute in Caffaro e nella jointventure Sistema Compositi, e di attività finanziarie della collegata a controllo congiunto Nylstar».
Che tutto ciò abbia prodotto una marcia borsistica zoppicante, per Snia, non può sorprendere. Circa un anno fa si è persa la soglia di 0,10 euro, da allora il titolo langue più o meno stabile sotto quota 0,09. Con qualche raro sussulto, giusto quando si spargono voci di operazioni straordinarie e price sensitive. Come quelle riguardanti il possibile nuovo padrone. Il patto dei soci Bios è stato lasciato scadere nel 2005, i pilastri di quell’accordo (Hopa al 16%, Antonveneta 9%, Mps 6%, Unipol 3%) hanno avuto ben altre grane cui pensare che non un blasone affamato di risorse e ormai poco ambito. Così s’è fatta avanti la società chimica bergamasca Enerchem, partecipata al 35% da un fondo britannico, ma con "anima" molto italiana. Un 20% fa infatti capo a Jaz, dove siedono affianco Angelo Jacorossi e la famiglia saudita AlAlhani. Un altro 20% è della banca d’affari viennese Vcp Energy.
A inizio novembre 2005 Enerchem strappò un’opzione di 30 giorni per l’acquisto del 23% di Gnutti (la quota azionaria più un altro 7% al servizio di un’obbligazione convertibile). Ma quel periodo è passato senza conseguenze: troppo breve per avere una fotografia corretta di un gruppo così frastagliato, e capire se i 20 milioni offerti fossero congrui o no. Ora Enerchem è tornata alla carica, ma solo per avere il 16% dai bresciani. Ci sono poi altre modifiche: s’è chiamato fuori Giorgio Mazzanti, ex numero uno dell’Eni negli anni ‘70 che doveva guidare la nuova Snia a sviluppare nuovi business, tra cui un impianto di glicoetilene – la materia prima del Pet – a Priolo. Resta invece in sella Jacorossi, anche lui vecchia conoscenza dell’energia ai tempi del parastato. Non è chiaro se la seconda offerta di Enerchem sia vincolante, né se potrà andare a buon fine. Si ritiene che molto dipenderà dal prezzo di cessione.
 
Barry ha scritto:
Vi do' un' anticipazione.
Ieri ho comprato un paio di scatole di Solfato di Rame Caffaro da dare alle pesche.
Quindi il fatturato ne dovrebbe giovare ;)
:D
 
nia: prevista a breve la cessione del 16,2% detenuto da Hopa alla Enerchem. La societa' bergamasca avrebbe avviato dei colloqui per rilevare anche il 6,5% in mano a B.Mps. Allo studio un piano di rilancio ed un aumento di capitale da 75 mln. fus (END) Dow Jones Newswires April 04, 2006 02:50 ET (06:50 GMT) Copyright (c) 2006 MF-Dow Jones News Srl.
 
pellizza2 ha scritto:
nia: prevista a breve la cessione del 16,2% detenuto da Hopa alla Enerchem. La societa' bergamasca avrebbe avviato dei colloqui per rilevare anche il 6,5% in mano a B.Mps. Allo studio un piano di rilancio ed un aumento di capitale da 75 mln. fus (END) Dow Jones Newswires April 04, 2006 02:50 ET (06:50 GMT) Copyright (c) 2006 MF-Dow Jones News Srl.
azz
 
pellizza2 ha scritto:
nia: prevista a breve la cessione del 16,2% detenuto da Hopa alla Enerchem. La societa' bergamasca avrebbe avviato dei colloqui per rilevare anche il 6,5% in mano a B.Mps. Allo studio un piano di rilancio ed un aumento di capitale da 75 mln. fus (END) Dow Jones Newswires April 04, 2006 02:50 ET (06:50 GMT) Copyright (c) 2006 MF-Dow Jones News Srl.
:confused: dove l'hai trovata?
 
75 mln adc ...capitalizza 50 circa
bha tutto è possibile però :mmmm: :mmmm:
 
austin ha scritto:
75 mln adc ...capitalizza 50 circa
bha tutto è possibile però :mmmm: :mmmm:
bisogna vedere se si farà anzi tutto e se sarà riservato a tutti i soci o solo ai soci entranti.
 
pellizza2 ha scritto:
nia: prevista a breve la cessione del 16,2% detenuto da Hopa alla Enerchem. La societa' bergamasca avrebbe avviato dei colloqui per rilevare anche il 6,5% in mano a B.Mps. Allo studio un piano di rilancio ed un aumento di capitale da 75 mln. fus (END) Dow Jones Newswires April 04, 2006 02:50 ET (06:50 GMT) Copyright (c) 2006 MF-Dow Jones News Srl.
Ancora soldi :wall: :wall:
 
non so' se l'avete gia' letto ma io l'ho trovato solo ora:
Snia/ Enerchem alla finestra. Gnutti messo nell'angolo
Martedí 28.03.2006 20:00

Snia trova un nuovo corteggiatore, mentre il mercato si interroga sul futuro della sua controllante, Hopa, e delle partecipazioni da questa detenute. La società chimica guidata da Umberto Rosa, già nel novembre dello scorso anno, aveva avviato un confronto con la bergamasca Enerchem, sulla base dei rispettivi piani industriali. Dopo l’annuncio dato dal gruppo guidato da Giorgio Mozzanti della sottoscrizione di un accordo con la finanziaria bresciana, all’epoca ancora presieduta da Emilio Gnutti, socia di maggioranza relativa di Snia, in merito ad un’opzione d’acquisto su 48.053.819 titoli Snia e obbligazioni convertibili in ulteriori 96.107.638 azioni.

Mesi fa le trattative si erano interrotte quando, pur costatando che entrambi i piani erano ritenuti validi in termini di contenuti industriali, era emersa “una differente tecnologia e destinazione degli investimenti”. Mentre per quanto riguardava i mercati di impiego dei prodotti, si erano ipotizzati “sviluppi congiunti nel caso di un possibile futuro ingresso di Snia nell’oleochimica”.

Ipotesi peraltro integrativa e sinergica rispetto al piano industriale già adottato ed in corso di attuazione dal gruppo Snia, incentrato sulla chimica dei derivati del cloro e sullo sviluppo del polo industriale di Torviscosa.

Complice la ristrettezza dei tempi di esercizio dell’opzione (scadente il 9 dicembre 2005), Enerchem aveva preferito non esercitare l’opzione di acquisto sulla partecipazione in Snia detenute da Hopa (all’epoca pari al 23%, poi ridottasi all’attuale 16,85%) non avendo potuto effettuare “una più completa disamina dei piani industriali delle due parti”.Di lì a poco Gnutti, coinvolto nello scandalo delle intercettazioni estive con Fiorani e Fazio, si dimetteva, ufficialmente per motivi di salute, da tutte le cariche ricoperte (in Asm Brescia, Unipol, Montepaschi e nella stessa Hopa), per poi uscire ad inizio 2006 anche da Olimpia, precedendo di poco il recesso annunciato dai soci della stessa Olimpia ad Hopa dell’accordo sottoscritto nel 2003. Atto col quale si sono aperte in pratica le trattative per l’uscita dell’ex salotto buono bresciano dal capitale della società che controlla circa il 18% di Telecom Italia.

Da allora le voci attorno al futuro di Hopa (nel cui cda siedono nomi quali Giuseppe Lucchini, Giorgio Cirla, Divo Gronchi, Federico Imbert e Ubaldo Livolsi) e delle sue partecipazioni (oltre a Olimpia e Snia nel portafoglio di Hopa sono presenti quote di Finsoe, Sangemini, Sorin e Montepaschi) hanno iniziato a circolare nel senso di una eventuale scissione in due distinte società, in una delle quali, controllata dai soci bancari di Hopa e senza “l’ingombrante” presenza di Gnutti (ma anche senza la necessità di accollarsi minusvalenze in bilancio per quasi un miliardo di euro), sembravano poter finire i titoli Telecom Italia indirettamente detenuti dalla stessa Hopa.

Un’ipotesi che prevedeva la sottoscrizione di nuovi patti tra le banche socie di Hopa, Pirelli & C. e Benetton, che dopo l’addio di Banca Intesa annunciato lunedì e quello, probabile, di Unicredito, rischiano di rimanere senza partner finanziari nella “stanza dei bottoni” del gruppo Telecom Italia. Proprio da alcuni dei soci bancari di Hopa, poi, sono arrivati degli altolà, come quello di Banca Lombarda, che ha precisato di non essere stata coinvolta in simili trattative e di non avere “al momento” neppure progetti specifici sul proprio 2% in Hopa.ra la nuova “manifestazione d’interesse” per Snia, i cui “termini e condizioni” Hopa sta per ora “valutando coi suoi legali” e che per radio Borsa sarebbe stata presentata nuovamente da EnerChem sembra riaprire la partita, rimettendo in moto un complesso intreccio di alleanze politico-industriali. Che partendo dall’azienda guidata da Umberto Rosa potrebbero arrivare a seguito di una definitiva risistemazione dei rapporti di forza in Hopa dopo il tramonto della stella di Emilio Gnutti. Se non altro perché consentirebbe ad alcuni istituti, soci anche nel gruppo bresciano, (Abn Amro-Antonveneta e Montepaschi, soci di Snia con poco più del 6,5% ciascuno) di iniziare a ridurre la propria esposizione
 
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