pasquino
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Soldi ai partiti, scontro nel Pdl
il giallo delle tre firme fantasma
Ravetto, Calabria e Centemero: nessuno ci aveva avvertito. "Quell'emendamento non è nostro. La proposta era stata in realtà studiata da Verdini e Rocco Crimi, tesoriere del Pdl
di LIANA MILELLA
Laura Ravetto durante una votazione (ansa) ROMA - "F-u-r-i-b-o-n-d-e". Esattamente da venerdì mattina, cioè da quando su Repubblica è uscita la notizia che il Pdl, con un emendamento, stava per affondare il reato di finanziamento illecito dei partiti, ci sono tre deputate di questo partito che schiumano rabbia. Sono quelle che, assieme a Maurizio Bianconi, vice segretario amministrativo del Pdl, e Francesco Saverio Romano, potente ex ministro siciliano dell'Agricoltura, risultano tra i firmatari dell'emendamento sullo stampato parlamentare. Ma Laura Ravetto, avvocato civilista piemontese, Anna Grazia Calabria, responsabile dei giovani del partito, Elena Centemero, capo del settore scuola, i cui nomi campeggiano in bella vista e sono stati riportati nell'articolo di Repubblica con tanto di foto, quell'azzeramento della norma su cui si è poggiata Mani pulite non l'hanno mai sottoscritto.
Prim'ancora di vedere cosa hanno fatto, bisogna riflettere su due questioni. La prima: chi ha effettivamente scritto l'emendamento. La seconda: perché sono stati inseriti, per sostenerlo, i nomi di deputate che non solo erano del tutto ignare, ma che non condividono neppure la norma. Il passaparola di Montecitorio, e in particolare del gruppo Pdl, attribuisce l'idea del colpo di spugna sul finanziamento illecito a Denis Verdini, un fedelissimo di Berlusconi più volte nei guai con la giustizia, che perseguirebbe l'obiettivo di "salvare" chi, nel Pdl, è già incappato o potrebbe finire nei pasticcci per questo delitto. Verdini si sarebbe messo d'accordo con Rocco Crimi, il tesoriere del partito, e con Bianconi, il vice. Al corrente anche il relatore del ddl sul finanziamento, Mariastella Gelmini, alla quale però sarebbe stata fornita una motivazione edulcorata. Nessuna notizia invece a Ravetto, Calabria e Centemero.
Quando Ravetto, ex sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento nel governo Berlusconi, ha visto il suo nome è esplosa in una delle collere che l'hanno resa famosa. Grida da aquila. Ha acchiappato il telefono e protestato duramente con i responsabili del gruppo, chiedendo conto del perché fosse stato utilizzato il suo nome su una cosa così importante, senza avvertirla prima. La seconda mossa è stata chiamare gli uffici della commissione Affari costituzionali e chiedere che - "immediatamente" - venisse cancellato il suo nome sotto quell'emendamento. Per andare fino in fondo sta pensando anche di scrivere una lettera al presidente della Camera Laura Boldrini. Ancora ieri l'umore di Ravetto era pessimo. Eccola dire: "Non ho firmato quel testo, né sottoscrivo il suo contenuto, ho chiesto di togliere il mio nome, capisco la prassi di utilizzare il nome dei deputati, ma su questioni così delicate è necessaria un'informazione puntuale e preventiva. Per questo intendo sollevare la questione all'interno

del Pdl perché fatti del genere non debbano più avvenire".
Ovviamente, del caso è stato informato anche Berlusconi, con telefonate altrettanto irritate. Il cerino, a questo punto, resta nelle mani di Gelmini che dà una versione minimalista dell'emendamento. Non parla Francesco Paolo Sisto, il presidente della prima commissione, che per una coincidenza è il difensore di Raffaele Fitto, imputato a Bari proprio per finanziamento illecito.

il giallo delle tre firme fantasma
Ravetto, Calabria e Centemero: nessuno ci aveva avvertito. "Quell'emendamento non è nostro. La proposta era stata in realtà studiata da Verdini e Rocco Crimi, tesoriere del Pdl
di LIANA MILELLA
Laura Ravetto durante una votazione (ansa) ROMA - "F-u-r-i-b-o-n-d-e". Esattamente da venerdì mattina, cioè da quando su Repubblica è uscita la notizia che il Pdl, con un emendamento, stava per affondare il reato di finanziamento illecito dei partiti, ci sono tre deputate di questo partito che schiumano rabbia. Sono quelle che, assieme a Maurizio Bianconi, vice segretario amministrativo del Pdl, e Francesco Saverio Romano, potente ex ministro siciliano dell'Agricoltura, risultano tra i firmatari dell'emendamento sullo stampato parlamentare. Ma Laura Ravetto, avvocato civilista piemontese, Anna Grazia Calabria, responsabile dei giovani del partito, Elena Centemero, capo del settore scuola, i cui nomi campeggiano in bella vista e sono stati riportati nell'articolo di Repubblica con tanto di foto, quell'azzeramento della norma su cui si è poggiata Mani pulite non l'hanno mai sottoscritto.
Prim'ancora di vedere cosa hanno fatto, bisogna riflettere su due questioni. La prima: chi ha effettivamente scritto l'emendamento. La seconda: perché sono stati inseriti, per sostenerlo, i nomi di deputate che non solo erano del tutto ignare, ma che non condividono neppure la norma. Il passaparola di Montecitorio, e in particolare del gruppo Pdl, attribuisce l'idea del colpo di spugna sul finanziamento illecito a Denis Verdini, un fedelissimo di Berlusconi più volte nei guai con la giustizia, che perseguirebbe l'obiettivo di "salvare" chi, nel Pdl, è già incappato o potrebbe finire nei pasticcci per questo delitto. Verdini si sarebbe messo d'accordo con Rocco Crimi, il tesoriere del partito, e con Bianconi, il vice. Al corrente anche il relatore del ddl sul finanziamento, Mariastella Gelmini, alla quale però sarebbe stata fornita una motivazione edulcorata. Nessuna notizia invece a Ravetto, Calabria e Centemero.
Quando Ravetto, ex sottosegretaria ai Rapporti con il Parlamento nel governo Berlusconi, ha visto il suo nome è esplosa in una delle collere che l'hanno resa famosa. Grida da aquila. Ha acchiappato il telefono e protestato duramente con i responsabili del gruppo, chiedendo conto del perché fosse stato utilizzato il suo nome su una cosa così importante, senza avvertirla prima. La seconda mossa è stata chiamare gli uffici della commissione Affari costituzionali e chiedere che - "immediatamente" - venisse cancellato il suo nome sotto quell'emendamento. Per andare fino in fondo sta pensando anche di scrivere una lettera al presidente della Camera Laura Boldrini. Ancora ieri l'umore di Ravetto era pessimo. Eccola dire: "Non ho firmato quel testo, né sottoscrivo il suo contenuto, ho chiesto di togliere il mio nome, capisco la prassi di utilizzare il nome dei deputati, ma su questioni così delicate è necessaria un'informazione puntuale e preventiva. Per questo intendo sollevare la questione all'interno

del Pdl perché fatti del genere non debbano più avvenire".
Ovviamente, del caso è stato informato anche Berlusconi, con telefonate altrettanto irritate. Il cerino, a questo punto, resta nelle mani di Gelmini che dà una versione minimalista dell'emendamento. Non parla Francesco Paolo Sisto, il presidente della prima commissione, che per una coincidenza è il difensore di Raffaele Fitto, imputato a Bari proprio per finanziamento illecito.