Sotto il cielo d'ottobre.

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Rosaram

LoSpiritoDelVento
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Sotto il cielo d'ottobre
ho visto occhi
immersi nel dolore,
sotto il cielo d’ottobre
ho scrutato volti
sconosciuti,
come cariatidi immobili
nella loro follia,
quella follia che spazza
ogni speranza di capire
il mondo di fuori.
Solchi profondi
nei loro volti
senza espressione,
li ho scrutati
seduti nel parco
a scaldarsi sotto
il sole d'ottobre,
a discutere tra loro
con un linguaggio
che appartiene solo
alla loro “Specie”.
I loro sguardi
persi nel nulla,
quel nulla che ha
il colore del buio;
padroni di essere sé stessi
con la naturalezza
di un bambino
Ero quasi immersa
in questo mondo,
che ho vissuto
per pochi istanti
sotto il cielo d’ottobre.




(Siete mai stati in una clinica dove si curano le malattie mentali?Guardarsi intorno e scrutare i volti di questi esseri umani senza capire il perchè del loro stato è qualcosa di veramente straziante)



Ram
 
Si….. occhi che ti fissano e non ti vedono……
...non osare una carezza…..
…quel senso di impotenza e tanta tristezza.
 
Re: Re: Sotto il cielo d'ottobre.

Scritto da Scioc
Cara Ram,

io ho invece sempre pensato che la condizione del malato mentale, tra tutte le gravi malattie, fosse tutto sommato quella più augurabile.

Mi sono convinta che non c'è niente di peggio di avere coscienza del dolore, della morte imminente.

Molto meglio non capire.


:(

e chi lo dice che non capiscono?
 
Re: Re: Re: Sotto il cielo d'ottobre.

Scritto da watson
e chi lo dice che non capiscono?

spesso capiscono molto più dei cd sani

sicuramente soffrono di più, altrimenti non sono malati di mente, ma normalissimi cretini
 
Temo abbiate un'idea romantica e idealizzata del malato di mente. Provate ad averne uno in famiglia, poi non invidiereste quella che presupponete serenità perenne. Conoscevo una signora che passava la notte sveglia temendo il marito, "liberato" dall'ospedale psichiatrico, che le dormiva accanto con il coltello sotto il cuscino.

Masca
 
Scritto da Masca
Temo abbiate un'idea romantica e idealizzata del malato di mente. Provate ad averne uno in famiglia, poi non invidiereste quella che presupponete serenità perenne. Conoscevo una signora che passava la notte sveglia temendo il marito, "liberato" dall'ospedale psichiatrico, che le dormiva accanto con il coltello sotto il cuscino.

Masca

Scioc diceva che non provano dolore e non hanno coscienza della morte.Era questo che non capivo.Non penso sia così.Per il resto condivido quanto dici.
 
Scritto da Masca
Temo abbiate un'idea romantica e idealizzata del malato di mente. Provate ad averne uno in famiglia, poi non invidiereste quella che presupponete serenità perenne. Conoscevo una signora che passava la notte sveglia temendo il marito, "liberato" dall'ospedale psichiatrico, che le dormiva accanto con il coltello sotto il cuscino.

Masca

Io ho detto che soffrono di più, nessuna serenità perenne: sofferenza perenne

Il malato di mente di cui parli tu è lo psicotico-schizofrenico, cioè lo stereotipo del malato di mente per i più

La malattia mentale è un fenomeno molto più ampio e complesso, nessun romanticismo, purtroppo
 
Ho conosciuto un bambino bordeline. Cioè al confine, in bilico tra il recupero, anche se lungo e faticoso, alla normalità del comportamento e della coscienza di sé, e il precipizio della vera malattia mentale. Questo bimbo, figlio di due medici, è in cura da uno psichiatra, che non se l'è mai sentita di affrontare pienamente il problema con i genitori, che svicolano sempre dal discorso, limitandosi ad avvertire le insegnanti.
Poi c'è un altro bambino, con deviazioni nel comportamento, che, a sentire la psicologa dell'età evolutiva, non è recuperabile se non in piccola parte.
Di fronte a questi, e altri simili, casi, mi domando quale sarà il futuro di questi bimbi, quali le loro paure, le loro pulsioni, le loro capacità di affrontare se stessi, gli altri e tutto ciò che comporta la vita. Se già, per i cosiddetti normali, ai quali noi crediamo di appartenere, la vità e la crescita è difficile e contrastata, come sarà per chi ha un'altra sensibilità, un altro modo di vedere e di sentire?
Non so cosa sia la malattia , le malattie mentali, penso siano anche questo: un diverso modo di interagire con il mondo. Loro non capiscono noi e noi non capiamo loro. Solo che questo può provocare disastri nella vita di relazione, tanto da uccidersi e uccidere.
 
Scritto da Masca
Non so cosa sia la malattia , le malattie mentali, penso siano anche questo: un diverso modo di interagire con il mondo. Loro non capiscono noi e noi non capiamo loro. Solo che questo può provocare disastri nella vita di relazione, tanto da uccidersi e uccidere.

Ognuno ha un suo modo di interagire col mondo. Si tende a considerare normale qualunque modo non sfoci in comportamenti palesemente antisociali o autolesionistici, una bella lavata di mani collettiva e forse inevitabile.
Quello che non condivido è quella netta divisione: noi e loro, capire e non capire.
Un malato di mente non è necessariamente uno che capisce meno degli altri, ma sicuramente uno che soffre di più.
Ci sono fior di cretini che capiscono molto poco e soffrono ancora meno, ma vivono una vita normale e spesso appagante: sono sani di mente
 
Il non capire non riguarda l'intelligenza, qualsiasi cosa si intenda per essa. I malati di mente in certi momenti interagiscono in modo comprensibile, e, allora, soffrono perchè sanno di non essere sempre lucidi. Quando non sono lucidi, soffrono, e fanno soffrire, perchè non si sentono capiti e percepiscono il loro essere incompresi come una sconvolgente cattiveria da parte degli altri.
Non è che l'umanità si divida in sani e malati, dementi e non; ognuno di noi è, a seconda delle varie incidenze, l'uno e l'altro. Ma come qualcuno è più malato di altri nel fisico, così qualcuno è meno lucido di altri, e ripeto, non si tratta di incapacità intellettiva.
 
Scritto da Masca
Il non capire non riguarda l'intelligenza, qualsiasi cosa si intenda per essa. I malati di mente in certi momenti interagiscono in modo comprensibile, e, allora, soffrono perchè sanno di non essere sempre lucidi. Quando non sono lucidi, soffrono, e fanno soffrire, perchè non si sentono capiti e percepiscono il loro essere incompresi come una sconvolgente cattiveria da parte degli altri.
Non è che l'umanità si divida in sani e malati, dementi e non; ognuno di noi è, a seconda delle varie incidenze, l'uno e l'altro. Ma come qualcuno è più malato di altri nel fisico, così qualcuno è meno lucido di altri, e ripeto, non si tratta di incapacità intellettiva.

Spero che mia figlia, che domani compie quattro anni, possa avere degli insegnanti come te, Masca
 
Scritto da Masca
Temo abbiate un'idea romantica e idealizzata del malato di mente. Provate ad averne uno in famiglia, poi non invidiereste quella che presupponete serenità perenne. Conoscevo una signora che passava la notte sveglia temendo il marito, "liberato" dall'ospedale psichiatrico, che le dormiva accanto con il coltello sotto il cuscino.

Masca
Capisco il dramma di quella signora ed in effetti è questa una delle lacune più grandi della legge 180, chiamata legge Basaglia, che fu emanata nel 1978 sotto la spinta di un referendum. Io, pur non condividendo l' ideologia politica di Basaglia, fui conquistato dalle sue idee, e l'esempio da lui dato con l'apertura del manicomio di Gorizia e quello della mia città fu per me molto bello. Non più letti di contenzione, non più elettrochoc, non più sevizie e psicofarmaci dati con leggerezza, quasi come volere rimuovere, con crudeltà, un fastidioso problema sociale.

Insomma, nelle intenzioni e talvolta nei fatti, i malati di mente in genere con una sensibilità maggiore dei così detti normali, venivano finalmente trattati come persone ed il manicomio divenne aperto.
Purtroppo l'altra faccia della medaglia è che non è facile trattare con i "malati di mente", la cui carica d'angoscia viene drammaticamente riversata sulle persone con cui vengono a contatto ed i familiari , in particolare, non sono preparati a riceverla.
FR
 
Scritto da Masca
...
Quando non sono lucidi, soffrono, e fanno soffrire, perchè non si sentono capiti e percepiscono il loro essere incompresi come una sconvolgente cattiveria da parte degli altri.
...

Io credo che non ci sia niente di più "sconvolgente" l'ordine della malattia, che appunto rimanda al MALE. Solo che è come se nel nominare l'incomprensibile, da parte della "scienza di turno" (di cui diffido sommamente) ci fosse la consapevolezza di un discrimine, di una linea da tracciare per distinguere (solo) ciò che male non è. (Come curare? Magari con la pillola, vero e proprio "delirio di onnipotenza").
Si potrebbe spostare la questione sul piano ontologico, e dire viceversa che proprio l'essere è il male (c'è chi la pensa così), perché, nella capacità di denominazione, si mette in moto la "sanità" dell'essere e l'insania del non essere (che rimane poi pur sempre sul piano, appunto, di ciò che essere non è: in sostanza, l'al di là del limite di una esclusione). E il male rimanda anche all'odio che lo causa e da cui è causato, negli effetti. E' un po' come dire che non necessariamente chi ti odia desidera la tua morte, ma, viceversa, potrebbe essere appagato dal tuo stato di sofferenza bisognosa, nella quale, chi soffre del male che gli è imposto, appunto non si possiede totalmente: è malato
 
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