nickilista
Siento el Sur...
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Durante l'adolescenza, ci "pensavo". Ho messo le virgolette, perché se dico che ci pensavo, intendo dire che pensavo anche di vedere ciò che sarebbe successo dopo la mia morte, quindi non posso dire di averci pensato in maniera definitiva, ma solo in maniera "sospensiva".
In ogni caso, se è vero che ciò che caratterizza l'uomo rispetto agli altri esseri viventi (mo' viene qualcuno e mi dice che il micro organismo Y può fare altrettanto; rispondo in maniera preventiva: sarà, ma a differenza degli uomini non ha né linguaggio né storia, cioè il modo di conservare una parvenza di memoria) è "questa raccapricciante facoltà", io credo che assecondare questa inclinazione contro natura è la più grande infamia che si possa fare a se stessi e agli altri. Credo cioè che chiudere nel definitivo la propria vita, non essere aperti all'incidente della vita, è sinonimo di ottusità, di insoddisfazione elevata a potenza (che andrà contro chi rimane in vita, come un fardello insopportabile).
Non voglio sembrare tetro, anzi, mi sembra che l'argomento abbia in sé molta vitalità. Dico sul serio.
In ogni caso, se è vero che ciò che caratterizza l'uomo rispetto agli altri esseri viventi (mo' viene qualcuno e mi dice che il micro organismo Y può fare altrettanto; rispondo in maniera preventiva: sarà, ma a differenza degli uomini non ha né linguaggio né storia, cioè il modo di conservare una parvenza di memoria) è "questa raccapricciante facoltà", io credo che assecondare questa inclinazione contro natura è la più grande infamia che si possa fare a se stessi e agli altri. Credo cioè che chiudere nel definitivo la propria vita, non essere aperti all'incidente della vita, è sinonimo di ottusità, di insoddisfazione elevata a potenza (che andrà contro chi rimane in vita, come un fardello insopportabile).
Non voglio sembrare tetro, anzi, mi sembra che l'argomento abbia in sé molta vitalità. Dico sul serio.