Patuelli (Abi): “Gli extraprofitti delle banche non esistono, chi ha stipulato un mutuo a tasso variabile un anno fa ha un calcolo rischioso”
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li extraprofitti delle banche? «Non esistono, altrimenti si dovrebbe parlare anche delle extraperdite accumulate dalle banche negli anni dei tassi zero». Il balzo delle rate dei mutui? «Riguarda solo il 37% dei mutui stipulati a tasso variabili e chi ha scelto questa opzione un anno fa ha fatto un calcolo rischioso». Le decisioni della Banca centrale europea? «Lagarde è partita in ritardo nel contrasto all’inflazione, ma alla Bce rimprovero soprattutto l’eccesso di comunicazione: meglio sarebbe attenersi a un comunicato di tre righe, come faceva Banca d’Italia». È una difesa a tutto campo dell’industria del credito italiano quella sviscerata dal presidente dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Antonio Patuelli, intervistato dal direttore de La Stampa, Massimo Giannini, in occasione della “Cerimonia di premiazione di eccellenze nel settore bancario” tenutasi nella cornice di Palazzo Madama a Torino.
Secondo Patuelli, il repentino aumento del costo del denaro deciso dalla Bce è necessario per rallentare la corsa dei prezzi, ma non è sufficiente. Alla politica monetaria dovrebbe affiancarsi l’azione dei governi, chiamati a ridurre la spesa pubblica e il debito, entrambi esplosi nel corso della pandemia. All’Italia, in particolare, il presidente dell’Abi suggerisce di fissare un tetto al debito in modo da ottenere maggior fiducia dai mercati. Alla Bce, però, Patuelli contesta il profluvio di dichiarazioni che segue immancabilmente ogni decisione sul rialzo dei tassi e sulla riduzione del bilancio. “Quando Bankitalia aveva responsabilità di fissare il tasso di sconto, si limitava a un comunicato di tre righe; oggi si svolge ogni volta una conferenza stampa che finisce per confondere e aumentare l’incertezza sulle future mosse”, ha detto senza nascondere di rimpiangere l’era in cui a Francoforte comandava Mario Draghi.
Nonostante i sette rialzi, comunque, i tassi d’interesse nell’eurozona sono ancora fra i più bassi del mondo e a un livello considerato da Patuelli «normale» in confronto alla lunga era eccezionale dei tassi negativi. «Il 63% dei mutui in Italia è a tasso fisso e quindi continua a pagare la stessa rata – ha aggiunto –, per il 37% dei debitori a tasso variabile occorre distinguere: chi ha stipulato il mutuo 15 anni fa, si è avvantaggiato per anni di interessi bassi; chi lo ha contratto un anno fa, ha sbagliato i calcoli ma ha comunque la possibilità di passare al tasso fisso».
Intanto, però, grazie al balzo dei tassi le prime banche europee hanno realizzato 56 miliardi di utili in tre mesi. I grandi istituti italiani ne hanno registrati per 5,8 miliardi, con un aumento di tre volte rispetto al 2022 che ha suscitato ipotesi di una tassa sugli extraprofitti. «Le banche pagano già un’addizionale sull’Ires che porta la loro aliquota al 27,5%», ha ricordato Patuelli. «In dottrina non esiste poi la nozione di extraprofitti e, qualora si volesse creare il neologismo, si dovrebbe ammettere anche il suo contrario, ossia le extraperdite», ha concluso, «negli anni scorso ne hanno subite diverse banche italiane che hanno dovuto ricorrere ad aumenti di capitale sottoscritti sempre da capitali privati». "