FaGal
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Gli interessi attivi restano allo 0,24% anche se il costo del denaro è salito dello 0,5%.
La Posta li ha dimezzati. Ma se si va in rosso...
Tassi più caldi, conti correnti in freezer Poche banche hanno aumentato la remunerazione dopo il rialzo Bce. Un’eccezione: i depositi online
L a settimana scorsa, nei soli quattro giorni fra il 6 e il 9 marzo, ben 32 banche hanno pubblicato in Gazzetta Ufficiale variazioni dei tassi sullo scoperto di conto corrente. All’insù. Con picchi fino al ?0,75% (Popolare di Novara, Credito Bergamasco). E sui tassi attivi? Niente. Tutto come prima, cioè rendimenti miseri. Eppure sono passati 11 giorni da quando la Banca centrale europea ha alzato i tassi d’interesse dello 0,25%: il secondo aumento dopo il ritocco dello 0,25% del primo dicembre: ?0,50% in tre mesi. Si sono adeguate le banche italiane? Sì, ma al contrario: alzando i tassi sullo scoperto di conto (anche ben oltre le indicazioni della Bce) e non toccando affatto, invece, quelli di remunerazione del deposito. Rimasti fermi, in media, allo 0,24% sui conti per famiglie (media sette istituti Corriere Economia ), contro un tasso passivo medio, al 27 febbraio scorso, del 14,09%. Una forbice di 13,85 punti.
Spicca il caso di Poste Italiane, che addirittura, rispetto a un anno fa, il tasso attivo l’ha dimezzato, perdendo parte di quella competitività che l’aveva fatta preferire ai correntisti. Un conto Bancoposta rende dal primo gennaio lo 0,5%, contro l’1% del gennaio 2005 (e l’1,25% del dicembre 2004). Su mille euro depositati, se ne guadagnano 5 anziché 10.
Dei 465 conti correnti presenti su Pattichiari, secondo rilevazioni dello stesso sito, a nemmeno uno sono stati alzati i tassi sulle giacenze, fra il 20 febbraio e il 6 marzo. Hanno invece adeguato i tassi passivi, in genere dello 0,25%, tutte le banche che li hanno parametrati a un indice, come l’Euribor (una sessantina, in Pattichiari: per esempio, Flexiconto della Popolare di Milano).
Fra gli aumenti segnalati in Gazzetta Ufficiale , fra il 6 e il 10 marzo, oltre ai casi eclatanti della Popolare Novara e del Creberg, si notano in particolare il ?0,5% della Cassa di risparmio di Ferrara e il ?0,4% di Banca Marche e del Credem: che annuncia però anche di avere abbassato le commissioni di trasferimento titoli ad altro istituto, da 105 a 65 euro gli italiani e da 155 a 85 gli esteri. Ma c’è anche il ?0,375% dell’Antonveneta, del Banco di Brescia, e della Banca Regionale europea. Anche le banche del credito cooperativo, una volta baluardo del low cost, sono intervenute solo sui passivi, con incrementi al ?0,50% in Banca Alto Vicentino e Banca della Marca.
Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, il 2 marzo aveva dichiarato: «L’incremento dei tassi è stato necessario per prevenire la crescita dell’inflazione». Ma di certo, per ora, c’è solo che ad essere avvantaggiati dalla manovra non sono i risparmiatori bensì le banche. Sfuggono alla regola soltanto pochi istituti: Unipol Banca, per esempio, che ha portato in su dello 0,25% i saggi d’interesse attivi della sua gamma di conti Completo, dal rendimento peraltro già elevato, indicizzati all’eEuribor (con l’adeguamento, per giacenze sotto i 15 mila euro, toccano anche l’1,625%: mille euro ne rendono 16,25). O il Sanpaolo-Imi, passato dall’1,25% all’1,50% (15 euro ogni mille): ma solo sui depositi per ragazzi sotto i 18 anni.
In modo evidentissimo però emerge una differenza importante: le banche online. Gli istituti via Internet, infatti, hanno tutti aumentato i tassi attivi dei depositi: che rendono più del decuplo rispetto ai tradizionali. La spagnola Santander ha incrementato il rendimento del suo Conto Consumer dal 2,60 al 2,75%: ?0,15%. Come dire: 27,5 euro di guadagno ogni mille depositati. «L’abbiamo ritenuto necessario per fidelizzare la nostra clientela», dice Mauro Viotto, amministratore delegato in Italia di Santander Consumer, 13 mila clienti. L’olandese Ing Direct ha portato dal primo marzo l’interesse-base su Conto Arancio dal 2,40 al 2,60% (?0,20%): 26 euro di rendimento ogni mille sul deposito. Iw Bank , dal 3 marzo, ha incrementato la remunerazione del suo conto Banking dal 2,25% al 2,5% (25 euro ogni mille). E Fineco Bank ha alzato dal 2% al 2,25% il tasso del suo Conto Remunerato.
«Eravamo all’1,75% in dicembre, abbiamo recepito entrambi gli aumenti Bce - dice Edoardo Giorgetti, direttore marketing di Fineco -. Se domani la Banca centrale alza ancora i saggi, li alzeremo anche noi». Ma perché questa differenza con le banche tradizionali? Questione di costi, dice Giorgetti: «I nostri sono minori, abbiamo 600 dipendenti contro le decine di migliaia dei grandi istituti».
Che hanno anche appena tagliato i costi di chiusura dei conti. Da qualche parte devono pur recuperare. corriere
La Posta li ha dimezzati. Ma se si va in rosso...
Tassi più caldi, conti correnti in freezer Poche banche hanno aumentato la remunerazione dopo il rialzo Bce. Un’eccezione: i depositi online
L a settimana scorsa, nei soli quattro giorni fra il 6 e il 9 marzo, ben 32 banche hanno pubblicato in Gazzetta Ufficiale variazioni dei tassi sullo scoperto di conto corrente. All’insù. Con picchi fino al ?0,75% (Popolare di Novara, Credito Bergamasco). E sui tassi attivi? Niente. Tutto come prima, cioè rendimenti miseri. Eppure sono passati 11 giorni da quando la Banca centrale europea ha alzato i tassi d’interesse dello 0,25%: il secondo aumento dopo il ritocco dello 0,25% del primo dicembre: ?0,50% in tre mesi. Si sono adeguate le banche italiane? Sì, ma al contrario: alzando i tassi sullo scoperto di conto (anche ben oltre le indicazioni della Bce) e non toccando affatto, invece, quelli di remunerazione del deposito. Rimasti fermi, in media, allo 0,24% sui conti per famiglie (media sette istituti Corriere Economia ), contro un tasso passivo medio, al 27 febbraio scorso, del 14,09%. Una forbice di 13,85 punti.
Spicca il caso di Poste Italiane, che addirittura, rispetto a un anno fa, il tasso attivo l’ha dimezzato, perdendo parte di quella competitività che l’aveva fatta preferire ai correntisti. Un conto Bancoposta rende dal primo gennaio lo 0,5%, contro l’1% del gennaio 2005 (e l’1,25% del dicembre 2004). Su mille euro depositati, se ne guadagnano 5 anziché 10.
Dei 465 conti correnti presenti su Pattichiari, secondo rilevazioni dello stesso sito, a nemmeno uno sono stati alzati i tassi sulle giacenze, fra il 20 febbraio e il 6 marzo. Hanno invece adeguato i tassi passivi, in genere dello 0,25%, tutte le banche che li hanno parametrati a un indice, come l’Euribor (una sessantina, in Pattichiari: per esempio, Flexiconto della Popolare di Milano).
Fra gli aumenti segnalati in Gazzetta Ufficiale , fra il 6 e il 10 marzo, oltre ai casi eclatanti della Popolare Novara e del Creberg, si notano in particolare il ?0,5% della Cassa di risparmio di Ferrara e il ?0,4% di Banca Marche e del Credem: che annuncia però anche di avere abbassato le commissioni di trasferimento titoli ad altro istituto, da 105 a 65 euro gli italiani e da 155 a 85 gli esteri. Ma c’è anche il ?0,375% dell’Antonveneta, del Banco di Brescia, e della Banca Regionale europea. Anche le banche del credito cooperativo, una volta baluardo del low cost, sono intervenute solo sui passivi, con incrementi al ?0,50% in Banca Alto Vicentino e Banca della Marca.
Il presidente della Bce, Jean Claude Trichet, il 2 marzo aveva dichiarato: «L’incremento dei tassi è stato necessario per prevenire la crescita dell’inflazione». Ma di certo, per ora, c’è solo che ad essere avvantaggiati dalla manovra non sono i risparmiatori bensì le banche. Sfuggono alla regola soltanto pochi istituti: Unipol Banca, per esempio, che ha portato in su dello 0,25% i saggi d’interesse attivi della sua gamma di conti Completo, dal rendimento peraltro già elevato, indicizzati all’eEuribor (con l’adeguamento, per giacenze sotto i 15 mila euro, toccano anche l’1,625%: mille euro ne rendono 16,25). O il Sanpaolo-Imi, passato dall’1,25% all’1,50% (15 euro ogni mille): ma solo sui depositi per ragazzi sotto i 18 anni.
In modo evidentissimo però emerge una differenza importante: le banche online. Gli istituti via Internet, infatti, hanno tutti aumentato i tassi attivi dei depositi: che rendono più del decuplo rispetto ai tradizionali. La spagnola Santander ha incrementato il rendimento del suo Conto Consumer dal 2,60 al 2,75%: ?0,15%. Come dire: 27,5 euro di guadagno ogni mille depositati. «L’abbiamo ritenuto necessario per fidelizzare la nostra clientela», dice Mauro Viotto, amministratore delegato in Italia di Santander Consumer, 13 mila clienti. L’olandese Ing Direct ha portato dal primo marzo l’interesse-base su Conto Arancio dal 2,40 al 2,60% (?0,20%): 26 euro di rendimento ogni mille sul deposito. Iw Bank , dal 3 marzo, ha incrementato la remunerazione del suo conto Banking dal 2,25% al 2,5% (25 euro ogni mille). E Fineco Bank ha alzato dal 2% al 2,25% il tasso del suo Conto Remunerato.
«Eravamo all’1,75% in dicembre, abbiamo recepito entrambi gli aumenti Bce - dice Edoardo Giorgetti, direttore marketing di Fineco -. Se domani la Banca centrale alza ancora i saggi, li alzeremo anche noi». Ma perché questa differenza con le banche tradizionali? Questione di costi, dice Giorgetti: «I nostri sono minori, abbiamo 600 dipendenti contro le decine di migliaia dei grandi istituti».
Che hanno anche appena tagliato i costi di chiusura dei conti. Da qualche parte devono pur recuperare. corriere