Tasso di attualizzazione da usare nel 2020

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

ScientiaPotentiaEst

www.facebook.com/profile.php?id=100090584707500
Registrato
27/3/19
Messaggi
462
Punti reazioni
168
Ciao,

Non so chi di voi valuti le aziende attraverso l'attualizzazione dei flussi di cassa futuri attesi. Io, personalmente, lo faccio.
Ho studiato molto a fondo tale modello di valutazione, principalmente dai proff. Aswath Damodaran; J. Berk e P. DeMarzo.

Il problema è che tutti i loro manuali sono stati scritti in un periodo in cui l'inflazione era rilevante e i tassi risk-free erano abbondantemente positivi.

Il Capital Asset Pricing Model (CAPM) e l'Arbitrage Pricing Theory (APT), per quanto non esenti da limiti, secondo i proff. citati in precedenza, non sono molto efficaci nella spiegazione dei rendimenti passati ma sono ancora ottimi modelli per la stima dei rendimenti attesi in futuro.

Il mio dubbio è che, sia nel CAPM che nell'APT, il tasso risk free riveste un ruolo importantissimo. Quale sarebbe nel panorama attuale il giusto tasso risk-free da utilizzare nei seguenti casi:

1) Azienda italiana con fatturato integralmente realizzato in Italia;

2) Azienda italiana con fatturato realizzato quasi integralmente in UE di cui solo un 10-15% in Italia;

3) Azienda italiana con fatturato realizzato in tutto il mondo con pesi ponderati al peso del PIL dei vari paesi sul PIL mondiale;

Ringrazio in anticipo chi avrà voglia e tempo di rispondermi,
Ciao!
 
cost of equity= tasso free risk + beta X premio al rischio

il beta rappresenta la rischiosità del titolo rispetto al mercato di riferimento
quindi per non confondere le pere con le mele, se quel mercato è la borsa italiana il tasso free risk sarà il titolo di stato italiano a 10 anni
 
Innanzitutto il mercato di riferimento è il mercato in cui l'azienda opera, non la piazza ove i titoli son quotati. Un'azienda quotata in Italia ma che fattura per l'80% negli Stati Uniti è molto più esposta al rischio del mercato USA piuttosto che a quello italiano.
Secondo punto: il tasso risk-free dovrebbe essere quel tasso che remunera soltanto la rinuncia alla liquidità nel tempo. Utilizzare il Btp decennale, che ad oggi rende circa l'1,2%, con un premio di 180 bp sul bund decennale tedesco, significa già ottenere una remunerazione per dei rischi. Alla luce di ciò, considerando anche il libero accesso ai mercati finanziari internazionali, non sarebbe più corretto utilizzare il bund tedesco come titolo 'risk-free'?

Grazie,
Ciao!
 
a mio avviso ci deve essere coerenza tra i fattori che utilizzo per la determinazione del costo dell'equity pertanto:
se calcolo il beta di fiat rispetto al FTSE MIB, la piazza di riferimento è l'Italia
se calcolo il beta rispetto al Nyse la piazza di riferimento sono gli Usa
ma questo solo per il calcolo del beta in quanto valore teorico,
quello che tu intendi è la rischiosità rispetto al tessuto economico sul quale l'azienda opera e su questo concordo

per il tasso free risk è usuale fare riferimento al titolo di stato decennale, in genere specifico del mercato di riferimento, proprio per la coerenza di cui parlavo sopra
riguardo al bund o btp, visto che è la stessa valuta, molto dipende dalla sensibilità di chi fa la valutazione.

io che seguo il mercato americano mi affido ad un provider che mi fornisce questi dati, ovvio che il costo dell'equity è riferito all'investitore americano sul treasury decennale
quel costo dell'equity per me non sarebbe corretto poichè ho il rischio valuta ma sono pur sempre valutazioni, spesso molto distanti dalla realtà.
tieni inoltre presente che il dcf è la somma dell'attualizzazione dei flussi futuri (5/10 anni) + il terminal value
quest'ultimo risente del tasso di crescita utilizzato e ne risulta estremamente sensibile, tra l'altro fatto 100 il fair value di un titolo il terminal value batte per oltre il 60%
generalmente comparo varie valutazioni, ove possibile, dcf ebitda exit, revenue exit, growth exit, dividend discount .... per farmi un'idea di un "range" di fair value
saluti
 
Certo. Nella valutazione del valore di un'azienda uso diverse metodologie. Dopodichè le pondero in base alla fiducia che ripongo nella specifica metodologia in base alla situazione specifica.

Ad eccezione di casi come aziende in liquidazione, l'attualizzazione dei flussi di cassa la pondero per un 80/85%, un 10% in base ai multipli di mercato, 1-2% con l'attualizzazione dei dividendi e il residuo, quando possibile, con la teoria delle opzioni.

Ciao e grazie per il contributo!
 
Certo. Nella valutazione del valore di un'azienda uso diverse metodologie. Dopodichè le pondero in base alla fiducia che ripongo nella specifica metodologia in base alla situazione specifica.

Ad eccezione di casi come aziende in liquidazione, l'attualizzazione dei flussi di cassa la pondero per un 80/85%, un 10% in base ai multipli di mercato, 1-2% con l'attualizzazione dei dividendi e il residuo, quando possibile, con la teoria delle opzioni.

Ciao e grazie per il contributo!

Chiedo scusa, tu non consideri anche il rendimento del capitale investito e la redditività del capitale proprio?
 
Innanzitutto il mercato di riferimento è il mercato in cui l'azienda opera, non la piazza ove i titoli son quotati. Un'azienda quotata in Italia ma che fattura per l'80% negli Stati Uniti è molto più esposta al rischio del mercato USA piuttosto che a quello italiano.
Secondo punto: il tasso risk-free dovrebbe essere quel tasso che remunera soltanto la rinuncia alla liquidità nel tempo. Utilizzare il Btp decennale, che ad oggi rende circa l'1,2%, con un premio di 180 bp sul bund decennale tedesco, significa già ottenere una remunerazione per dei rischi. Alla luce di ciò, considerando anche il libero accesso ai mercati finanziari internazionali, non sarebbe più corretto utilizzare il bund tedesco come titolo 'risk-free'?

Grazie,
Ciao!

Il conto deposito vincolato a 1 anno (rendimento medio in Italia ) potrebbe essere considerato come il nuovo tasso risk free?
 
Riporto la mia personale esperienza e perchè mi sto progressivamente allontanando dal DCF in tutte le sue varianti possibili.
Ritengo il DCF alla stregua di una cartomanzia, o poco ci manca, per i seguenti motivi:

1. Flussi di cassa futuri impossibili da prevedere con sufficiente affidabilità. Salvo forse una decina di aziende nel mondo che hanno business col pilota automatico, i Free cash Flow sono volatili.
2. Risk Free rate. Esiste un risk free rate? In Europa tecnicamente no. Negli Usa il decennale. Volendo usare il bund, come molti fanno, ha senso un risk-free rate che ad oggi è negativo?
3. Market Risk Premium. Chi lo sa con certezza? Chi è che può dire con sufficiente affidabilità quale è il premio per il rischio di mercato?
4. Beta. Potrei pure accettare la stima del beta se venisse fatta con un numero di dati tale da minimizzare la deviazione standard, quindi 30 anni di quotazioni. Ma a quel punto passeremmo attraverso ristrutturazioni aziendali, eventi di politica monetaria, eventi sociopolitici....Un beta costruito su 3 o 5 anni porta una deviazione standard troppo alta. Se ottengo Beta = 1 potenzialmente potrebbe essere 1,3 o 0,7 ed il WACC cambia non poco.

Personalmente dopo quasi due anni di letture e studi ho abbandonato il tentare di stimare un fair-value. Qualunque esso sia e con qualunque metodo.

Cioè che faccio ora è applicare il reverse engineering.
Prendo il prezzo che correntemente il mercato da a quella azione, imposto crescita = 0 e vedo che tasso di attualizzazione mi esce. Quello per me è il rendimento atteso. Faccio poi la stessa cosa per diversi livelli di crescita per costruirmi un grafico growth/expected return.

La domanda a quel punto diventa: a questo prezzo di mercato mi va bene quel rendimento, ipotizzando quella crescita futura o nessuna crescita? E soprattutto....c'è qualche azienda che mi garantisce di meglio?
 
Indietro