Guarda le date, uno schifo vero.
Non è un mistero, ormai, come si siano moltiplicate le pressioni - dalla politica agli stessi ambienti sportivi - per la richiesta di dimissioni di Alfredo Trentalange, il presidente dell’Aia che ha promosso D’Onofrio nel marzo del 2021 a procuratore capo degli arbitri. Quello stesso D’Onofrio arrestato a maggio 2020 con 44 chili di marijuana, in carcere fino al 16 settembre 2020 poi due anni ai domiciliari: si racconta che alle riunioni dell’Aia partecipasse grazie ai permessi del giudice di sorveglianza. Quello stesso D’Onorio che - affermano gli inquirenti - nell’ambiente del narcotraffico veniva chiamato Rambo o anche il “torturatore” dagli spacciatori di hashish e marijuana, che procacciava armi, che “puliva” il denaro, l’ex ufficiale dell’esercito sospeso perché non aveva mai conseguito la laurea in Medicina che millantava, Lui, a cui Trentalange ha assegnato a luglio il premio di “dirigente dell’anno”. E su “Repubblica” l’ex arbitro Giacomelli ha accusato: «Agiva come un ras, decideva punizioni e carriere. Era il grimaldello politico dei vertici Aia».