Ugo La Pietra

E, dallo stesso ciclo: elaborazione in fotocopia con interventi manuali a matita e colore.
 

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...
 

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e bravo.

Aggiungo che ve ne sono anche su supporto in alluminio
oltre che quelle più diffuse su cartoncino.
 
e bravo.

Aggiungo che ve ne sono anche su supporto in alluminio
oltre che quelle più diffuse su cartoncino.

Un suo progetto esposto al Moma nel 72 ....grande visionario anticipatore
 

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Ormai è risaputo che se tratto di mercato
sono una frana.:boh::boh:

Quindi tanto vale che mi rimetta alla Vostra pazienza
con le mie ricerche
per quel poco possano mai interessare.:o

Premesso che Ugo La Pietra non possiamo chiamarlo artista:no::no:
(credetemi, s'incxazza)
meglio "operatore culturale":yes:
(chiedete a Lui il perché)

E torno sul suo Commutatore, che con le sue parole:
" questo particolare oggetto può essere considerato come lo strumento emblematico di tutto il mio lavoro. Molte volte, attraverso il suo uso, ho visto cose che non erano di immediata lettura, molte volte l'ho anche fatto usare ad altre persone.
Uno strumento di conoscenza quindi, e propositivo;
realizzato in un momento in cui il cosiddetto =design radicale= costruiva oggetti evasivi ed utopici"

"giorno per giorno perdiamo sempre più la capacità di recuperare i significati ed i valori all'interno della scena urbana, nella quale il nostro occhio non vede altro che segnali, segnali a cui uniformiamo il nostro comportamento.
Ma è possibile ritrovare all'interno della struttura urbana i gradi di libertà attraverso i quali agire, mediante un particolare strumento : il Commutatore"

Insomma un sistema disequilibrante che nelle mie patetiche riflessioni
mi andava di trasmettervi.

Buona giornata:bye:
 

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"... cerchiamo la forma che nasce dalle nostre esperienze invece che dagli schemi imposti..."


e qui l'operatore culturale
propone il Commutatore
applicando la fotografia in negativo
per sottolineare una visione differente.
 

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A Verona ho visto proposti alcuni piccoli lavori (anni 60) in plexi deliziosi.
Veramente un bell'artista (lo dico anche se lui - pare - se la prende).
 
Venerdì 6 novembre inaugura al PAV, Centro sperimentale d'arte contemporanea di Torino, la mostra collettiva Earthrise, curata da Marco Scotini, che propone la ricerca del Gruppo 9999, Gianfranco Baruchello, Ugo La Pietra e Piero Gilardi.

EARTHRISE, VISIONI PRE-ECOLOGICHE NELL'ARTE ITALIANA (1967-73)
Con la nuova mostra EARTHRISE il PAV intende approfondire la propria indagine sulla genealogia del rapporto tra pratiche artistiche, mutazione sociale e produzione dell’ambiente, presentando un insieme di ricerche pionieristiche condotte in Italia negli anni cruciali attorno al ‘68. Un ’68 che non è solo quello della rivolta del movimento studentesco e dei lavoratori ma anche quello della celebre foto scattata da William Anders il 24 dicembre del fatidico anno. Una foto meglio nota come “Earthrise” appunto, da cui prende il titolo l’esposizione, e dove la Terra - isolata nello spazio - appare per la prima volta vista dalla Luna.

La mostra sarà visibile al pubblico fino a domenica 21 febbraio 2016

:yes::yes::yes::yes:
 

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infatti, ho letto
caro Dura:(

Mi sa che incomincerò a scrivere
di Faccincani
:o
 
COMUNICATO STAMPA: Nell'ambito della seconda edizione de Le mani intelligenti: i mestieri d'arte, realizzata in collaborazione con Fondazione Cologni dei Mestieri d'Arte, proseguono sino al 26 novembre I giovedi' del Museo Bagatti Valsecchi, la serie di iniziative realizzata grazie al sostegno di Fondazione Cariplo e di Regione Lombardia che anima in orario serale la casa museo di via Gesu'.

Filo conduttore del ciclo di incontri e' la straordinaria capacita' artigianale di uomini e donne che del loro mestiere hanno fatto un'arte straordinaria, imponendosi come eccellenze nel panorama mondiale.

Giovedi' 12 novembre, alle ore 20, Gabriella Sacchi racconta della propria attivita' di ceramista gia' collaboratrice di Bruno Munari e fondatrice di un affermato laboratorio; a conversare con lei Ugo La Pietra, artista e designer vincitore del Compasso d'Oro, da sempre particolarmente sensibile a questa tecnica espressiva.

Gabriella Sacchi conversa con Ugo La Pietra. Pensieri di terra - Mostra - Milano - Museo Bagatti Valsecchi - Arte.it
 
non ho immagini

ma mi dicono che nel prossimo catalogo Martini:
Senza titolo, anni 60
Multiplo, plexiglass lavorato estroflesso, cm. 50 x 50 x 4
Firmato sul retro
Edizione Sincron a 250 esemplari
Opera n. 7
L'artista ha confermato che la serie di questo multiplo non è mai stata completata
 
Affinché non sia mescolato in un un mucchio
che sicuramente non gradisce

preferisco puntualizzare alcune cose, in riferimento alla mostra in Triennale.:o

La principale originalità di La Pietra consiste insomma nel fatto di essere un solitario: in un paese in cui gli intellettuali amano da sempre muoversi in gruppo come notò già Gramsci, i radicali non facevano eccezione: i fiorentini Archizoom, Supertudio, 9999, UFO, Zziggurat, i torinesi Strum e altri.

Da soli e in disparte erano attivi solo Riccardo Dalisi a Napoli e La Pietra a Milano - anche Sottsass a dire il vero, ma è un discorso a parte. E allora non sarà un caso se i primi lavori di La Pietra sono oggettivamente più vicini ai lavori dei radicali austriaci che a quelli degli italiani: la serie delle immersioni come L'ambiente audiovisivo (1968) sono prossime ai lavori appena precedenti di Coop Himmelb(l)au così come Nel vento (1970) è prossimo a quelli di Haus-Rucker-Co.

Dopo la grande e fin troppo mitizzata mostra del MoMA Italy the new domestic landscape curata da Emilio Ambasz nel 1972,:wall::wall: in cui peraltro erano presenti architetti, critici e designer di tutti i tipi, avvenne una fisiologica diaspora radicale: Andrea Branzi ad esempio, coetaneo di La Pietra, l'anno seguente si trasferisce a Milano, la città della Triennale, così vicina al più grande distretto del mobile d'Italia, quello brianzolo.
Ed è proprio a Milano che avviene il ripiegamento radicale sulla produzione degli oggetti e quindi la resa al sistema di produzione di massa capitalistico così tanto osteggiato o sbeffeggiato con ironici fotomontaggi.

Nel 1966 Pier Paolo Pasolini aveva in qualche modo previsto tutto questo pubblicano un saggio dal titolo La fine dell'avanguardia. La sua critica infatti non era rivolta verso le avanguardie storiche, bensì verso le neoavanguardie letterarie appena fiorite, i Novissimi o il Gruppo 63 dei vari Eco, Sanguineti, Arbasino a cui i radicali in fondo sono accumunabili (Eco peraltro allora insegnava semiotica alla Facoltà di architettura di Firenze invitato da Leonardo Ricci).
:cool::cool::cool::cool::cool:

Tra le cause che hanno indotto la fine dell’avanguardia Pasolini insiste sull’evidente incapacità di quest’ultima di divincolarsi dall’ambito piccolo-borghese risolvendosi, di fatto, in un implicito consenso al sistema.

Ed è sotto questa luce che possiamo rivedere i vari mediometraggi di La Pietra degli anni settanta, a tratti spassosi come La grande occasione (1973), Per oggi basta! (1974), La riappropriazione della città (1977) ed altri tutti pervasi da un umorismo compassionevole verso le nuove periferie milanesi degli immigrati per certi versi paragonabili ai primi film di Maurizio Nichetti come Rataplan (1979), altro architetto di formazione che a La Pietra somiglia persino fisicamente. :D:D:D

Ora non ribaltiamo ancora Pasolini, Vi prego:p

Mi riferisco alla mostra "Ennesima", eh?:cool::cool: ed ocio al rosso
 

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Presentazione del libroOK!OK!
Abitare con Arte. Ricerche e opere nelle arti applicate e nel design
di Ugo La Pietra

Triennale Design Museum, Teatro Agorà
10 dicembre 2015, ore 18.00
Interverranno insieme all’autore:
Silvana Annicchiarico, Direttore Triennale Design Museum
Roberto Marcatti, Architetto, Presidente ADI Delegazione Puglia e Basilicata
Claudio Gambardella, Professore di Disegno Industriale, Seconda Università degli Studi di Napoli
Marco Ferreri, designer

Triennale Design Museum presenta il libro di Ugo La Pietra Abitare con Arte, edito da Corraini, che ripercorre ricerche e opere dell’autore dagli anni sessanta a oggi nell’ambito delle arti applicate e del design.

Suddiviso in sedici capitoli (che spaziano dalla Sinestesia delle Arti al Sistema Disequilibrante, dal Neoeclettismo all’Abitare il tempo, dal Design territoriale al Merchandising museale, fino alla Didattica) il libro mette in evidenza il contributo che Ugo La Pietra ha portato all’evoluzione della disciplina del design attraverso progetti e opere nonché attraverso l’attività editoriale, ricca di pubblicazioni e saggi, e quella didattica.

Ugo La Pietra
Abitare con Arte. Ricerche e opere nelle arti applicate e nel design
Edizioni Corraini, Mantova, 2015
Introduzione di Silvana Annicchiarico
Con un saggio di Claudio Gambardella
Pagine: 380
 
se ne scopre sempre una :eek:

anche la prima discoteca milanese Bang Bang direttamente collegata alla boutique Altre Cose, progettata da Ugo La Pietra con con A. Jacober e P. Rizzato, è esposta alla mostra "Radical Disco: Architecture and Nightlife in Italy, 1965-1975"
Institute of Contemporary Arts

https://www.ica.org.uk/whats-on/radical-disco-architecture-and-nightlife-italy-1965-1975

che dicono:
"Participants included Giorgio Ceretti, Pietro Derossi and Riccardo Rosso who designed both Piper in Turin (1966) and L’Altro Mondo in Rimini (1967). Florence was home to Superstudio’s Mach 2 (1967) and Gruppo 9999’s Space Electronic (1969). Inspired by New York’s Electric Circus club and Marshall Mcluhan’s media theories, Space Electronic hosted everything from performances by Living Theatre to a vegetable garden. In Milan Ugo La Pietra designed Bang Bang (1968), a disco entered through a boutique, while on the Tuscan coast Gruppo UFO designed Bamba Issa (1969), a Mickey Mouse-inspired disco."
 

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se ne scopre sempre una :eek:

anche la prima discoteca milanese Bang Bang direttamente collegata alla boutique Altre Cose, progettata da Ugo La Pietra con con A. Jacober e P. Rizzato, è esposta alla mostra "Radical Disco: Architecture and Nightlife in Italy, 1965-1975"
Institute of Contemporary Arts

https://www.ica.org.uk/whats-on/radical-disco-architecture-and-nightlife-italy-1965-1975

che dicono:
"Participants included Giorgio Ceretti, Pietro Derossi and Riccardo Rosso who designed both Piper in Turin (1966) and L’Altro Mondo in Rimini (1967). Florence was home to Superstudio’s Mach 2 (1967) and Gruppo 9999’s Space Electronic (1969). Inspired by New York’s Electric Circus club and Marshall Mcluhan’s media theories, Space Electronic hosted everything from performances by Living Theatre to a vegetable garden. In Milan Ugo La Pietra designed Bang Bang (1968), a disco entered through a boutique, while on the Tuscan coast Gruppo UFO designed Bamba Issa (1969), a Mickey Mouse-inspired disco."

OK!
 
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