Ugo La Pietra

Leggevo di Francesca Picchi:

Fra le scoperte, forse la più sorprendente è quella relativa alla filmografia. Un mezzo che La Pietra adotta per descrivere il proprio lavoro (forse nel timore che non sia adeguatamente accessibile) affidandosi al potere delle immagini di fissarsi nelle memoria. Come la sequenza in cui la cinepresa insegue lungo lo scalone d’onore della Triennale la figura solitaria di un “operatore culturale” armato di una vecchia scala a pioli per seguirne i gesti ansiosi mentre si addentra nella misurazione dello spazio con il solo aiuto di un metro di legno. Nel grande vuoto del palazzo della Triennale, i suoi spazi in attesa, quasi sull’orlo dell’abbandono tra una mostra e l’altra, si profilano agli occhi dell’architetto quali la “grande occasione” del titolo (1973).

In un certo senso il mezzo del cinema esprime il piacere, anche istrionico, di lasciarsi andare al racconto del progetto come attività speculativa. Qualcosa che non conduce necessariamente a un risultato (nel senso di una costruzione o un prodotto) ma che serve a mettere in luce le contraddizioni in cui siamo immersi.
Il bisogno di coinvolgere gli altri per condividere i risultati della propria ricerca, la presenza di un io narrante (un onnipresente La Pietra che veste caratteri da personaggio di un fumetto) e la dimensione discorsiva resa ancora più accessibile e disarmante attraverso la chiave dell’ironia: sono gli elementi che più mi colpiscono dell’approccio narrativo di La Pietra, perché in questo mi sembra di riconoscere il suo essere architetto e designer anche quando tocca i territori dell’arte o del cinema. Un’attitudine a raccontare storie da condividere e fare proprie che suona come un invito a ripeterle e a praticarle per partecipare tutti alla grande esperienza del progettare…

Come accade nel film “L’appropriazione della città” del 1977 in cui illustra, quasi fosse un tutorial ante litteram, le pratiche mirate a prendere coscienza dello spazio urbano. Se il racconto si sofferma a documentare l’incontenibile vitalità degli abitanti delle sue periferie (urbanizzati da troppo poco tempo per aver rimosso la propria anima contadina abituata a dedicarsi alla sopravvivenza) è perché attraverso le singole azioni di recupero e reinvenzione si svela l’impossibilità di irreggimentare l’impulso a trasformare ogni cosa, non senza compiacimento per la qualità estetica della forma spontanea, anonima, non progettata.... Le costruzioni informali, i gabbiotti, le baracche, le staccionate, i sentieri che a forza di essere praticati aprono nuove percorsi nei tracciati delle nuove urbanizzazioni documentano l’incontenibile bisogno di aprirsi dei varchi, di costruire da sé i propri punti di orientamento, di fare proprio, di chiudere e recintare, insomma mettono in scena il bisogno di modificare l’ambiente come pulsione primaria.


Le pratiche di appropriazione, comunque, richiedono un certo esercizio e il film si propone di offrire le istruzioni per elaborare una propria geografia personale e interiore, recitandole come una mantra: “Per scoprire la vostra città della mente tracciate i punti dove avete percepito e memorizzato eventi emozionali... Per scoprire la vostra città dell’informazione collegate tutti i punti dove avete ricevuto dei messaggi,... dove avete telefonato... dove avete guardato la televisione... Per scoprire la vostra città dei flussi collegate tutti i luoghi dove avete parcheggiato la macchina... tutte le stazione da cui siete partiti o arrivati... tutti i percorsi preferenziali che avete fatto a piedi… Disegnate una pianta collegando tutti gli oggetti che avete usato come elementi segnali per orientarvi nello spazio urbano...”
 

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Domani giovedì 20 settembre, dalle ore 18 alle 20, inaugurazione della mostra personale di Ugo La Pietra:
"La città scorre ai miei piedi"

Galleria Ca’ di Fra’
via Farini 2, Milano
 
Ammetto i miei limiti...ma non lo riesco ancora a capire...
 
“Home Futures”
07 Novembre 2018 – 24 Marzo 2019
Design Museum
LONDRA


Ugo La Pietra partecipa con i progetti “Interno / Esterno” (1979) e “Casa telematica” (1983) alla mostra HOME FUTURES organizzata al Design Museum di Londra che esplora la casa di oggi in dialogo con i progetti sviluppati da architetti e designer del secolo scorso.
L’interrogativo della mostra: stiamo vivendo nel modo in cui un tempo architetti e designer pionieri avevano previsto, o la nostra idea di casa si è dimostrata resistente al vero cambiamento?


Curata da: Eszter Steierhoffer con Justin McGuirk
the DESIGN MUSEUM
224-238 Kensington High Street
W8 6AG, London
(10.00 to 18.00)


Mostra: “Home Futures” – Ugo La Pietra
 
Ale su Orler tanti Ugo La Pietra 100X100 a 8000 euro x me molto belli e mai visti altrove . C’ è anche un Calzolari strepitoso;)
 
La Pietra recente e segnico no ce gusta.
La Pietra storico e concettuale ce gusta!
 
museo Maxxi in the exhibition ''La strada. Dove si crea il mondo''.

fino al 28.04.2019.
The Commutator, da Itinerari preferenziali #1, 1970.
 

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a volte non mi spiego come riesca ad entrare in diversi musei
eppoi in asta fa ancora del flop sconcertanti.
Mah:mmmm:

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Il 9 Aprile 2019 ha inaugurato Il Museo del Design Italiano, diretto da Joseph Grima, al piano terra della Triennale nello spazio della Curva; una selezione dei pezzi più iconici e rappresentativi del design italiano, parte dei 1.600 oggetti della Collezione di Triennale.

Di Ugo in mostra la lampada “Globo Tissurato” (1967) e la libreria “Uno sull’altro” (1968).
 

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Regalino per te Alessandro, tratto dalla mailing del MiArt 2020

"Studio Dabbeni, Lugano, dedicherà una mostra monografica all’artista, architetto e designer Ugo La Pietra con una selezione di opere fino agli anni ‘90."
 
Regalino per te Alessandro, tratto dalla mailing del MiArt 2020

"Studio Dabbeni, Lugano, dedicherà una mostra monografica all’artista, architetto e designer Ugo La Pietra con una selezione di opere fino agli anni ‘90."

ti ringrazio, molto gentile;)

buona giornata
 
La "zona rossa" - storie in tempo di virus
maggio 2020

Dicono che questo virus “non guardi in faccia nessuno”, prende tutti!
Non è del tutto vero; intanto predilige i vecchi, e poi ama concentrarsi in alcune zone.
Queste ultime sono ormai da tempo conosciute come “zone rosse”.
Il colore rosso è spesso associato a qualcosa di spaventoso: il diavolo! Il dio della guerra!
Quando il virus si concentra In alcune zone, resiste e a fatica se ne va, se non dopo aver fatto una “strage”.
C'è chi soffre – nella zona rossa – e c’è chi soffre meno – nella zona arancione… gialla… bianca…
Guardo dal mio balcone la “zona rossa” e non posso fare a meno di sentirmi attratto, e nello stesso tempo terrorizzato, da quella macchia che copre pezzi del nostro territorio.

Ugo
 

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Casa Museo Boschi Di Stefano, 9 luglio – 13 settembre 2020

Dal 9 luglio al 13 settembre 2020 la Casa Museo Boschi Di Stefano ospita la mostra “Il naturale da ritrovare”, che fa parte parte del ricco calendario espositivo della casa museo per quest’estate ed è inserita nel palinsesto estivo del Comune di Milano “Aria di cultura”.
 La mostra, allestita negli spazi della ex scuola di ceramica e curata dalla direttrice Maria Fratelli, è un dialogo a due voci: da una parte i disegni di Ugo La Pietra, architetto, designer e artista italiano o, come si auto definisce, “ricercatore nelle arti visive”; dall’altra i testi di Eleonora Fiorani, epistemologa e saggista, docente presso il Politecnico di Milano. 
Sono esposte infatti ventidue opere grafiche inedite di Ugo La Pietra, realizzate appositamente durante il recente lockdown come interpretazione di una sezione del volume di Eleonora Fiorani, anch’esso inedito, Il naturale da ritrovare, dedicata agli animali e all’antico rapporto che ci lega a loro.

Le illustrazioni di Ugo La Pietra, realizzate a china, matita e acquerelli, spaziano dalla preistoria al mondo contemporaneo fino a Banksy, tracciando con una punta d’ironia una storia degli animali che per l’uomo sono di volta in volta nemici, compagni, vittime, in un instabile equilibrio, come emerge dai testi che saranno integralmente esposti insieme ai disegni nel percorso espositivo. Per alcuni capitoli (come quello dedicato al “Maternaggio”) l’artista propone anche più di un soggetto. Come afferma Eleonora Fiorani, «ironici, teneri, graffianti i disegni di Ugo La Pietra ci restituiscono la presenza e lo sguardo dell’animale in uno straordinario incontro tra il linguaggio della parola e quello dell’immagine-segno».
 
Bravo! Dopotutto quante volte l’ho fatto anch’io ;)
 
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