L'elettrica è destinata a dominare il mercato, l'efficienza non è nemmeno lontanamente comparabile ad un'auto termica.
Il non-senso politico sta nella pesantissima incentivazione (9-18k a mezzo secondo il MATTM) e parallela mazzata alle motorizzazioni tradizionali. Il governo non è babbo natale e i soldi da qualche parte li prende, in particolare ha identificato la fonte nella maggiorazione delle accise del diesel. (tutto consultabile dal sito del ministero)
In sostanza si stanno facendo 2 cose:
- la transizione la pagano i poveri e i lavoratori: incentivare sulla base dell'ISEE aiuterebbe i meno abbienti, ma sono anche quelli che non hanno le risorse per acquistare l'auto e che quindi, nonostante l'incentivo, probabilmente non lo faranno. Anzi pagheranno più caro il loro carburante per l'auto diesel di 15 anni. Lo stesso avverrà per chi lavora: artigiani, commercianti, venditori, agenti, ecc. tutte persone che non possono prescindere dal loro furgone e/o da un utilizzo dell'auto incompatibile con l'elettrica. Tali categorie non accedono alle agevolazioni del cd. gasolio commerciale. Aggiungerei tutti gli italiani "di provincia", ovvero coloro che vivono in paesi e paesoni dove le infrastrutture di ricarica tardano ad arrivare. L'unica "fortuna" è che le somme stimate sono comunque basse, per cui stimano una crescita non molto ripida.
- l'industria dell'auto rappresenta una delle colonne del manifatturiero europeo, con la presenza di diverse case automobilistiche. In Italia, in particolare, l'indotto è molto forte e la produzione di parti e ricambi rappresenta un'importante fetta del tessuto industriale del nostro paese. Ci aggiungiamo che inevitabilmente la raffinazione è in crisi ed è avviata verso un declino ineludibile, nonostante i proclami di produzione di biocarburanti e/o altre diversificazioni. In pratica l'Europa sta scegliendo di dare ulteriori mazzate al settore (dove comunque Shell, Total, Eni e Repsol non sono 4 aziendine) e "forza" la conversione dei car makers che dopo anni di spietata competizione tecnologica si trovano a dover rapidamente (a causa dei regolamenti) dover convertire il business entrando in un mercato dove solo parte del know-how viene sfruttata. Oltre a questo, la supply chain della componentistica si sposta pesantemente verso Est, con la maggioranza delle produzioni per veicoli elettrici che si sviluppa in Cina, dov'è inoltre concentrata la disponibilità di materiali per le batterie. Potete immaginare questo come impatti in termini di perdita di valore.
Tutti questi sacrifici almeno serviranno a contenere l'impatto ambientale e migliorare la nostra vita? Solo in maniera marginale.
Il settore trasporti in UE pesa per poco meno del 30% delle emissioni totali di CO2. Di queste il 30% è imputabile a settori non-road per i quali non esistono alternative credibili, a parte i treni che sono già elettrificati.
Di quel 71% è bene ricordare che una fetta è costituita da mezzi pesanti. Circa il 55% del trasporto su strada è operato dalle auto. Se l'elettrificazione è fattibile per i bus urbani, capiamo come elettrificare la flotta di camion (oppure usare fuel cell, o altro) sarà una sfida tecnologica di lungo termine: ad oggi non esistono soluzioni reali in questo senso.
Certo, ridurre l'impatto dei veicoli sarebbe comunque un risultato eccellente e darebbe un contributo notevole, ricordiamo però sempre i costi.
Considerando gli attuali tassi di sostituzione dell'immatricolato e l'età media (che in Italia continua a salire, sintomo che le risorse economiche per il rinnovo del parco auto scarseggiano) non è credibile uno scenario di elettrificazione massiva. Il PNIEC ha l'ambizione di 6 mln di veicoli elettrici al 2030 (4 BEV + 2 PHEV), meno del 20% delle auto circolanti. Per avere una riduzione sensibile delle emissioni Well-to-Wheel sono quindi necessari diversi anni. Guardando la prospettiva LCA che considera anche l'origine delle parti del veicolo il contributo ambientale si affievolisce ulteriormente.
C'è inoltre l'aspetto salute. La CO2 sostanzialmente non fa male, mentre gli altri inquinanti sono più pericolosi. In particolare i particolati hanno diretto impatto sulla salute umana. Bene, diversi studi hanno evidenziato come le motorizzazioni moderne ormai abbiano una produzione di particolato dalla combustione che è di ordini di grandezza inferiore a quella dovuta all'attrito meccanico, soprattutto di freni e pneumatici. Tale produzione di particolato è inoltre correlata con il peso della vettura.
Considerato quanto sopra quindi è necessario valutare quanto lo sforzo economico sia ripagato. Un'incentivazione è corretta, ma secondo me dovrebbe essere più concentrata sull'aspetto infrastrutturale e sull'investimento in R&D (va bene anche l'ingresso in ZTL, il bollo e il parcheggio nelle fasi iniziali per stimolare l'acquisto), invece si stanno riversando a pioggia dei soldi per far acquistare modelli che hanno delle evidenti problematiche di utilizzo per una buona fetta della popolazione. Parallelamente si va a perseguitare i possessori di auto tradizionali.