Unicredit: solo news n. 4

UNICREDIT: MUSTIER, MIGLIOR I TRIM DA 10 ANNI, CONFERMATI TARGET (RCO)

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 09 mag - 'Giunti all'ultimo tratto di Transform 2019, sono molto soddisfatto della performance di UniCredit in questo inizio d'anno. Per la seconda volta di seguito, si e' trattato del migliore primo trimestre dell'ultimo decennio, a riprova del successo del nostro attuale piano strategico e del fatto che siamo sulla strada giusta per raggiungere gli obiettivi di Transform 2019, che sono tutti confermati, entro la fine di quest'anno'. Lo ha dichiarato l'a.d. di UniCredit, Jean Pierre Mustier, commentando i conti trimestrali. In particolare, UniCredit conferma per fine 2019 gli obiettivi di ricavi a 19,8 miliardi, costi a 10,4 miliardi, utile netto a 4,7 miliardi e Cet1 tra il 12% e il 12,5% (sottolineando che un minimo, comunque sopra il 12%, e' atteso nel secondo trimestre dell'anno). 'Ancora una volta abbiamo agito in modo risoluto e il 7 maggio abbiamo annunciato quattro articolate misure finanziarie che costituiranno le basi della nostra strategia di business 2020-2023 che verra' presentata il prossimo dicembre', ha aggiunto Mustier, riferendosi tra le altre cose alla vendita del 17% di Fineco. 'Siamo in vista del traguardo della maratona di Transform 2019 - ha concluso - e, lavorando assieme come One Team, One UniCredit, assicureremo che UniCredit e' e continui ad essere un vero vincitore pan-europeo'.

Com-Ppa- (RADIOCOR) 09-05-19 08:02:03 (0070)

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UNICREDIT: ESPOSIZIONI SOVRANE A 113 MLD, IL 52% SULL'ITALIA

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 09 mag - Il valore di bilancio delle esposizioni sul debito sovrano contabilizzate da UniCredit alla fine del primo trimestre 2019 e' pari a 112,9 miliardi. Lo rende noto l'istituto nel comunicato sui conti trimestrali. Il 90%, si precisa, e' concentrato su otto Paesi tra cui l'Italia che, con 58,7 miliardi di esposizione, rappresenta il 52% del totale complessivo e circa il 7% del totale attivo del gruppo. Seguono la Spagna con 14 miliardi, la Germania con 11,1, l'Austria con 6,3, il Giappone con 5,9, l'Ungheria con 1,96, la Romania con 1,94 e la Bulgaria con 1,6.

Com-Ppa- (RADIOCOR) 09-05-19 08:02:25

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UNICREDIT: MUSTIER, DISIMPEGNO DA ITALIA? MAI STATI PIU' COINVOLTI (RCO)

Vendita Fineco non e' cambio di strategia, solo aggiustamento (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 09 mag - 'Il nostro impegno in Italia non e' mai stato piu' forte. Abbiamo aumentato i prestiti a clienti italiani del 4,4% rispetto allo scorso anno'. Cosi' l'a.d. di UniCredit, Jean Pierre Mustier, ha replicato a chi gli chiede se le operazioni recentemente annunciate, a partire dalla vendita del 17% di Fineco, potranno tradursi in un graduale disimpegno del gruppo dall'Italia. 'Siamo estremamente impegnati a finanziare i nostri clienti italiani - ha aggiunto in una conference call con le agenzie di stampa - UniCredit e' molto orgogliosa di essere una banca europea con sede in Italia e quotata in Italia'. Mustier ha poi negato che la vendita di Fineco rappresenti un cambiamento della strategia di UniCredit: 'Non e' un cambio della strategia. Abbiamo detto in passato che siamo presenti in 14 Paesi e che volevamo mantenere il perimetro. La cessione di Fineco e' un aggiustamento della strategia, ma non cambia niente per quanto riguarda la nostra presenza in alcun Paese e sicuramente non in Italia'. Anzi, ha concluso, il capitale derivante dalla vendita 'ci consentira' di prestare ancora di piu' ai nostri clienti italiani e quindi rafforza il nostro impegno sull'Italia'.

Ppa- (RADIOCOR) 09-05-19 08:04:08

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UNICREDIT: MUSTIER, NON VENDEREMO BTP, ALLEGGERIMENTO GRADUALE

Senza Fineco abbiamo 54 mld di titoli, piu' di chiunque altro (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 09 mag - 'Non venderemo BTp, lasceremo il portafoglio ridursi gradualmente' a scadenza 'e vedremo col tempo di allinearci al livello dei nostri competitor, non fissiamo target'. Cosi' l'a.d. di UniCredit, Jean Pierre Mustier, ha spiegato gli obiettivi del gruppo in termini di riduzione delle esposizioni sovrane. Mustier ha chiarito che, al netto di Fineco, UniCredit ha in bilancio 54 miliardi di BTp: 'Siamo la banca con l'esposizioen maggiore, sia in termini assoluti che relativi. Vogliamo tornare in linea con i nostri pari', ha concluso.

Ppa- (RADIOCOR) 09-05-19 08:04:33
 
Unicredit: 90% analisti dice Buy (top dal 2007) in attesa conti 1° trimestre, Mustier atteso al varco su M&A
08/05/2019 16:50 di Titta Ferraro


https://www.finanzaonline.com/notiz...nti-1-trimestre-mustier-atteso-al-varco-su-ma

si liberano di fineco con ampia plusvalenza e cosi sono liberi di fare un'aggregazione europea (da vedere poi se da preda o predatore) : non mi torna il dato sulla valutazione rispetto ad ISP , che mi risultava essere la + sottovalutata fra le due grandi , anche considerando la politica dei dividendi .

cosa dite?
 
Risponde Mustier.

09/05/2019 10:25

Mustier: Unicredit ha l'esposizione più alta ai Btp in Europa, ma la ridurrà

L'ad ha detto che il gruppo, senza Fineco, ha 54 mld di titoli di Stato italiani, la metà del portafoglio di obbligazioni governative, e che intende progressivamente diminuire quest'esposizione non rinnovando le emissioni a scadenza. Ciò non rappresenta un cambio di sentiment sull'Italia. Previste altre cessioni di npl

di Paola Valentini

Comunicando i risultati del primo trimestre, Unicredit ha annunciato che intende ridurre la quota di bond sovrani italiani in portafoglio. La decisione, ha spiegato l'ad, Jean Pierre Mustier, nel corso della conference call di commento ai risultati del primo trimestre 2019, "fa parte di una serie di misure finanziarie decise in cda in vista del nuovo piano che verrà varato a dicembre. Operazioni che puntano a rafforzare il profilo finanziario di Unicredit e a ridurre lo sconto sul tangible book".

Fornendo un aggiornamento dello stock di Btp italiani che la banca aveva in pancia a fine marzo, il banchiere ha detto che Unicredit , senza Fineco , ne possedeva "54 miliardi", un quantitativo che "è il più elevato tra le banche europee". Per questo motivo, ha aggiunto, "provvederemo progressivamente ad allineare il quantitativo a quello dei nostri peer".

In totale il valore di bilancio dell'esposizione ai titoli di Stato a fine marzo, precisa la nota della trimestrale, ammonta a 112,9 miliardi. Il 90% è concentrato su otto Paesi tra cui l'Italia che, con 58,7 miliardi, rappresenta il 52% del totale complessivo e circa il 7% del totale attivo del gruppo. Seguono la Spagna con 14 miliardi, la Germania con 11,1, l'Austria con 6,3, il Giappone con 5,9, l'Ungheria con 1,96, la Romania con 1,94 e la Bulgaria con 1,6.

Mustier non ha voluto fornire un target specifico relativo alla riduzione dei titoli sovrani italiani, ma ha specificato che l'alleggerimento avverrà non attraverso la vendita di Btp sul mercato, quanto piuttosto non rinnovando le emissioni che via via giungeranno a scadenza. In ogni caso, questa diminuzione dello stock di titoli di Stato non rappresenta un cambio di sentiment nei confronti del Paese. "L'impegno sull'Italia non è mai stato così forte", ha infatti assicurato Mustier, "siamo molto orgogliosi di essere una banca europea presente e quotata in Italia".

Il banchiere francese ha anche ricordato come sull'Italia Unicredit abbia "incrementato del 4,4% anno su anno i crediti" e varato pochi giorni fa "un'iniziativa a supporto delle Pmi per la quale sono stati stanziati due miliardi di patient capital". A rafforzare la sua tesi, ha citato i 65 milioni di euro in prestiti concessi per sostenere iniziative di social banking con cui "estendere il funding a persone che non hanno accesso al canale bancario per il funding".

E a proposito della cessione, perfezionata ieri, della quota del 17% di Fineco scendendo al 18% e incassando oltre 1 miliardo di euro, l'ad ha affermato che questa mossa rappresenta "soltanto un aggiustamento della nostra strategia, non un cambiamento. Fineco rimane un'ottima società". Il banchiere ha aggiunto che Unicredit intende "mantenere il perimetro del gruppo in 14 Paesi".

Quanto alla quota in Mediobanca , Mustier, che non ha voluto commentare alcuna voce riguardo alle possibili evoluzioni del rapporto azionario con piazzetta Cuccia ha detto: "Abbiamo solo sempre detto in passato che Mediobanca per noi è un investimento finanziario e non aggiungerò niente di più".

Non comment anche sul tema fusioni: "Non commento le indiscrezioni e i rumors di mercato, ma posso dire che le fusioni transnazionali sono operazioni estremamente complesse da portare a termine. Il piano attuale è su base organica", ha ricordato.

Inoltre Mustier ha affermato che Unicredit realizzerà "altre vendite di npl nel corso del 2019", affermando che lo smaltimento dei crediti deteriorati della bad bank interna "batterà significativamente il target 2019 di 14,9 miliardi" di stock residuo "e sarà più vicina a 10 miliardi". Il titolo Unicredit è debole dopo i conti. Al momento cede l'1,28% a 11,28 euro in linea con l'indice Ftse Mib in calo dell'1,12% a causa della guerra sui dazi tra Usa e Cina.
 
09/05/2019 14:00

Unicredit, titolo debole ma gli analisti promuovono i conti

Dopo i conti del primo trimestre che hanno superato le attese, Fidentiis si chiede se la prossima cessione potrà riguardare la quota in Mediobanca confermando il rating buy e il prezzo obiettivo a 19-20 euro. Per Imi (buy e target a 14,3 euro) con la vendita del 17% di Fineco la banca sarà in grado di compensare almeno in parte le pressioni sul capitale di base dovute alla normativa

di Paola Valentini

Resta debole in borsa il titolo Unicredit dopo i conti del primo trimestre che hanno superato le indicazioni del consenso sia sul fronte dei ricavi sia degli utili. Al momento l'azione segna un ribasso dello 0,56% a 11,37 euro. "Il set di risultati è superiore alle attese per quanto riguarda la qualità, buona la tendenza anche in termini di ratio di capitale", afferma Fidentiis (buy e target price tra 19 e 20 euro) evidenziando la possibilità che la cessione degli asset non sia terminata.

Gli analisti di Fidentiis, infatti, si domandano se la prossima vendita possa riguardare la quota in Mediobanca , dal momento che nel comunicato sui conti il gruppo guidato dall'ad Jean Pierre Mustier afferma che l'obiettivo è raggiungere "la parte superiore del range del Mda buffer tra 200-250 punti base entro la fine del 2019, attraverso la vendita di alcuni asset, includendo le iniziative già completate, ovvero alcuni immobili nel primo trimestre e il 17% di Fineco nel secondo trimestre".

Nel corso della conference call di stamani Mustier ha detto che per il gruppo Unicredit la partecipazione azionaria in Mediobanca rimane un investimento finanziario senza voler commentare alcuna voce riguardo alle possibili evoluzioni del rapporto azionario con piazzetta Cuccia. "Abbiamo solo sempre detto in passato che Mediobanca per noi è un investimento finanziario e non aggiungerò niente di più", ha affermato Mustier.

Banca Akros dal canto suo conferma il giudizio accumulate con prezzo obiettivo di 14,5 euro sottolineando che l'utile netto di 1,387 miliardi, (+24,7%) è in linea con le sue attese, mentre la posizione di capitale è più solida delle previsioni. Anche Banca Imi apprezza che il capitale di base sia in linea con le guidance della banca, considerando l'atteso impatto positivo di 21 punti base dalla vendita del 17% di Fineco che "ci aspettiamo possa compensare parzialmente la riduzione di 60 puti base nel resto dell'anno derivante dalle pressioni normative. Abbiamo una visione positiva sul titolo". Rating buy e target di 14,3 euro confermati.

"Il trimestre ha beneficiato di 400 milioni di euro di capital gain, rispetto ai 200 milioni da noi stimati, principalmente relativi alla vendita di asset immobiliari", aggiunge Banca Imi. Infine, Jefferies ribadisce la raccomandazione buy e il prezzo obiettivo a 15 euro. Gli analisti definiscono "solidi" i conti trimestrali, con "una certa pressione sui ricavi core compensata da accantonamenti decisamente migliori". Il capitale "continua a far meglio delle attese e la riduzione degli npl è stata un po' più bassa, ma dovrebbe accelerare", spiegano gli esperti.
 
https://www.finanzaonline.com/notiz...nostre-famiglie-piu-ricche-di-quelle-tedesche

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https://www.finanzaonline.com/notizie/unicredit-finecobank-esce-dal-perimetro-del-gruppo

Il comunicato stampa:

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13/05/2019 10:35

Mustier (Unicredit): tutte le banche devono salvare Carige

Il manager è stato nominato presidente della Federazione bancaria europea e andrà a sostituire l'ad di SocGen, Oudéa. Sull'M&A in Europa: difficile ora, ma è necessario avere banche più grandi. Il Fidt si riunisce fra le 12:00 e le 13:00 di oggi su Carige. Boccia: meglio non intervenga lo Stato. I costi del salvataggio​

di Elena Dal Maso

In veste di neo eletto presidente Fbe, la Federazione europea delle associazioni bancarie, oggi Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit , si è espresso da Londra sia sul salvataggio di Carige sia sulla possibile ondata di fusioni e acquisizioni in Ue. "Tutte le le banche dovrebbero essere coinvolte nel salvataggio di Carige ", ha infatti detto il manager francese durante un'intervista a Bloomgerg Tv. Specificando che "ciascun istituto dovrebbe contribuire in modo proporzionale".

La nomina quale presidente Fbe risale a giovedì scorso e diventerà operativa a partire dal primo luglio 2019 per una durata di due anni. Mustier sostituirà in questa posizione l'amministratore delegato di Société Générale , Frédéric Oudéa, il cui mandato scade alla fine di giugno. Oudea è stato eletto presidente Fbe nel 2015 e poi è stato nuovamente nominato nel 2017 per un secondo mandato di due anni. La Federazione bancaria europea è la voce del settore bancario che riunisce associazioni nazionali di 45 paesi.

In veste di neo eletto presidente, Mustier ha spiegato, durante l'intervista, che "i tassi di interesse bassi e le questioni regolatorie" sono ancora concreti ostacoli per eventuali operazioni di fusioni e acquisizioni, anche se "è necessario avere banche più grandi". A suo avviso per il settore bancario europeo si intravvede una fase di "crescita e sviluppo", mentre l'Italia ha "moltissima forza nella struttura economica sottostante". Quanto a Unicredit , Mustier ha confermato che "la crescita della banca in Italia sarà solo organica", in questo modo allontanando l'ipotesi che il gruppo si faccia carico da solo del salvataggio di Carige .

Intanto la riunione del consiglio straordinario del Fondo interbancario di tutela dei depositi è confermata per oggi, avrà luogo, secondo quanto ha appreso milanofinanza.it, a fine mattinata, fra le 12:00 e le 13:00. L'incontro servirà a valutare il da farsi su Carige dopo l'inatteso passo indietro di Blackrock la settimana scorsa, il cui comitato investimenti ha valutato di non procedere con l'operazione messa in piedi insieme al Fitd.

Resta al momento in agenda anche l'assemblea dello Schema volontario del Fondo interbancario, convocata per domani, martedì 14 maggio, nella sede dell'Abi a Roma, per convertire 313,2 dei 318,2 milioni del bond sottoscritto lo scorso novembre, che nel progetto concordato con Blackrock doveva portare il consorzio di banche al 43% del capitale dell'istituto genovese. Attraverso il Fondo potrebbe ora passare una delle soluzioni, quella di sistema accennata da Mustier, cui si sta lavorando per dare un futuro a Carige .

Sul salvataggio si è espresso oggi anche Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. "Noi non siamo molto favorevoli alle nazionalizzazioni ma è chiaro che il sistema bancario nel suo complesso deve essere salvaguardato", ha detto, a margine degli Stati Generali dell'Education. Secondo il numero uno degli industriali la salvaguardia del sistema bancario "è una precondizione determinante affinché arrivino flussi di credito al mondo dell'economia. Non so se le regole attuali ci consentano di poter nazionalizzare una banca. Sarei cauto".

Boccia ritiene "che questo passo indietro" da parte del fondo americano "riguardi la dimensione aziendalistica dell'istituto" e non una forma di sfiducia nei confronti del nostro Paese. A chi gli chiedeva se ci fosse la possibilità di un effetto domino, il presidente ha risposto: "non penso, parliamo di una banca non di effetto sistemico".

Il costo di un'eventuale ricapitalizzazione precauzionale di Carige rischia di essere superiore ai 630 milioni del piano dei commissari o dei 720 milioni del naufragato progetto Blackrock: si stima 1,3 miliardi, secondo fonti finanziarie, perché con un intervento pubblico il capitale dovrebbe essere ricostruito partendo dallo scenario avverso degli stress test che ad oggi non sono stati divulgati.

E, come ha scritto Milano Finanza sabato, anche se la banca rassicura sulla tenuta della liquidità, il clima è di emergenza. Un'emergenza certamente non inedita per Carige . Quella dell'istituto genovese è infatti una crisi lunghissima nel panorama dei dissesti bancari italiani. Sono passati sei anni dall'uscita di scena di Giovanni Berneschi, il controverso padre-padrone che Banca d'Italia costrinse alle dimissioni nell'autunno 2013 dopo alcune dure ispezioni. Da allora l'istituto ha chiesto agli azionisti 2,21 miliardi in aumenti di capitale (800 milioni nel 2014, 850 nel 2015 e 560 nel 2017) a fronte di 3,18 miliardi di perdite, determinate in larghissima parte dai 3,15 miliardi di rettifiche su crediti.
 
13/05/2019 11:35

Ubs: la cedola di Unicredit salirà, l'utile no

In vista della presentazione del nuovo piano industriale a dicembre, il broker si aspetta che l'attenzione si sposti verso la capacità di Unicredit di aumentare il dividendo, atteso sul bilancio 2019 a 0,59 euro per azione, a 0,73 euro nel 2020 e a 0,93 euro (yield dell'8,3%) nel 2021 a fronte di un utile stabile a 3,6 mld. Buy confermato: l'azione tratta a sconto del 25-30% rispetto ai competitor Ue​

di Francesca Gerosa

Ubs continua a vedere Unicredit come la banca più interessante nel panorama bancario italiano e spagnolo. La dinamica degli utili non è migliorata dopo il primo trimestre di quest'anno, riconosce la banca d'affari svizzera, ma non è peggiorata e la posizione di capitale è ora più forte dopo la conferma della vendita di asset, consolidando il profilo di rendimento.

La performance da inizio anno in borsa rimane positiva, ma l'azione non è riuscita a contrastare la recente debolezza del settore ed è tornata a trattare fortemente a sconto, il 25-30% rispetto ai competitor europei sulla base del multiplo prezzo/utile 2019 sotto 7 volte, "con il nostro target price invariato a 15,20 euro che offre un 35% di potenziale upside rispetto al prezzo attuale in borsa", sottolineano gli analisti di Ubs che quindi hanno ribadito il rating buy su Unicredit che al momento in borsa flette dell'1,55% a 11,034 euro.

I rischi specifici rimangono la Turchia, dove la valuta si è deprezzata di recente, e le eventuali trattative di M&A, come evidenziato dalle recenti notizie su un potenziale interesse per Commerzbank . Comunque, dal punto di vista dei fondamentali, il primo trimestre 2019 "sostiene la nostra visione sul profilo degli utili di Unicredit . Nel breve termine, il reddito da negoziazione e il patrimonio netto assorbono parte della pressione sui ricavi core con i costi che dovrebbero ancora diminuire del 4% e il costo del rischio che non desta preoccupazione".

Le svalutazioni hanno portato gli analisti di Ubs a tagliare le stime di utile per azione del 2-3%. "Restiamo del 5% al di sotto della guidance del management di Unicredit e sarà difficile per la banca registrare una crescita degli utili con l'aumentare delle aliquote fiscali. Abbiamo, infatti, stimato un utile flat a 3,6 miliardi nel periodo 2019-2021", avvertono gli esperti di Ubs.

In ogni caso i principali aspetti positivi emersi dai risultati del primo trimestre sono i progressi sul fronte della solvibilità. Grazie alle vendita di asset "abbiamo allineato la nostra previsione alla guidance del management del 12,5% e, in vista della presentazione del nuovo piano industriale a dicembre, ci aspettiamo che l'attenzione si sposti verso la capacità di Unicredit di aumentare il dividendo", prevedono gli analisti di Ubs che per ora sul bilancio 2019 si aspettano una cedola pari a 0,59 euro per azione (0,27 euro nel 2018) con un rendimento del 5,2%, cedola destinata a salire ancora il prossimo anno a 0,73 euro (yield del 6,5%) e a 0,93 euro per azione (yield dell'8,3%) nel 2021.
 
Addirittura.......

14/05/2019 13:25

Wittmann (Commerzbank): prima di un M&A con gli italiani scorrerà molto sangue

Fallito il tentativo di fusione con Deutsche Bank, il rappresentante dei Verdi e membro del Consiglio di sorveglianza di Commerzbank mette le mani davanti a Unicredit, nel caso volesse fare il passo più lungo della gamba. Anche perché l'esempio di HypoVereinsbank insegna qualcosa​

di Elena Dal Maso

"Prima di fonderci con gli italiani, scorrerà molto sangue" ("Bevor wir mit Italienern fusionieren, würde sehr viel Blut fließen"), ha detto Stefan Wittmann, portavoce del sindacato Verdi e membro del Consiglio di sorveglianza di Commerzbank al giornale tedesco Handelsblatt. Aggiungendo che l'esempio di HypoVereinsbank, ora parte del gruppo italiano guidato dall'amministratore delegato Jean Pierre Mustier, mostra che dopo un'acquisizione da parte di Unicredit "non rimane molto".

Wittmann parla dopo che la fusione fra i primi due player tedeschi, Deutsche Bank e Commerz, è stata ufficialmente chiusa da entrambe le banche. E, poiché secondo il Financial Times Unicredit starebbe preparando un piano B, ovvero farsi avanti nel caso l'M&A nazionale saltasse, ecco che i sindacati, intimoriti, dicono la loro. Ma la voce delle organizzazioni dei lavoratori in Germania non conta poco, visto che la loro opposizione al matrimonio in casa fra le due banche di Francoforte è stata rilevante nel fallimento finale.

Wittmann non è contrario alle fusioni in sé e per sé. Tanto che ha aggiunto: "Ciò sarebbe concepibile, ad esempio, se la banca acquirente trasferisse la propria sede in Germania e Commerzbank rimanesse un marchio indipendente. Cruciale, tuttavia, è la questione di come una fusione potrebbe aumentare il rendimento". E qui il rappresentante dei Verdi in realtà cita un'altra indiscrezione, ovvero il fatto che il gruppo olandese Ing abbia presentato a Berlino e al ceo di Commerz, Martin Zielke, una proposta di fusione che prevede lo spostamento della sede del nuovo gruppo dall'Olanda alla Germania.

Gli analisti hanno commentato in maniera critica anche questo progetto (perché una banca leggera con poche filiali le va ad acquisire quando non c'è bisogno?), ma non troppo, alla fine. Perché in questo modo Ing potrebbe alleggerire il carico fiscale se il governo olandese le permettesse alla fine (dopo averla salvata nel 2008) di spostarsi a Francoforte.

Ieri, in veste di neo eletto presidente Fbe, la Federazione europea delle associazioni bancarie, Jean Pierre Mustier si è espresso da Londra sulla possibile ondata di fusioni e acquisizioni in Ue. E ha spiegato, durante un'intervista alla televisione di Bloomberg, che "i tassi di interesse bassi e le questioni regolatorie" sono ancora concreti ostacoli per eventuali operazioni di fusioni e acquisizioni, anche se "è necessario avere banche più grandi". A suo avviso per il settore bancario europeo si intravvede una fase di "crescita e sviluppo", mentre l'Italia ha "moltissima forza nella struttura economica sottostante". Quanto a Unicredit , Mustier ha confermato che "la crescita della banca in Italia sarà solo organica", in questo modo allontanando l'ipotesi che il gruppo si faccia carico da solo del salvataggio di Carige .
 
14/05/2019 15:40

Unicredit chiama gli advisor per Commerzbank

L'istituto italiano seleziona Lazard e Jp Morgan per studiare l'operazione di aggregazione con la banca tedesca dopo il flop del merger con Deutsche Bank. No comment da Piazza Gae Aulenti. Piazza Affari non apprezza la mossa | Wittmann (Commerzbank): prima di un M&A con gli italiani scorrerà molto sangue​

di Andrea Montanari

Colpo di scena nel risiko bancario europeo. Dopo che l'operazione di sistema tra Deutsche Bank e Commerzbank si è arenata perché non c'erano benefici economici e vi era una eccessiva richiesta di capitale, si riapre a sorpresa la pista italiana. Perché nonostante le ripetute smentite di Jean Pierre Mustier, il ceo francese di Unicredit , ribadite anche durante la conference call sui risultati del primo trimestre di quest'anno anno, la banca italiana, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa internazionale Reuters, avrebbe nominato gli advisor finanziari, Lazard e Jp Morgan, per studiare l'eventuale integrazione sull'asse Milano-Francoforte.

Tra i banker coinvolti sul dossier, sempre secondo l'agenzia di stampa, ci sarebbe anche Jorg Asmussen, ovvero l'economista e politico tedesco, membro del Partito Socialdemocratico, già membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea ed ex vice ministro delle Finanze. Dall'1 settembre 2016, Asmussen (ha anche un Mba conseguito all'Università Bocconi di Milano), lavora per Lazard come managing director dell'area financial advisory per Berlino e Francoforte.

Contattato da Milano Finanza - news di economia, finanza, fisco e borsa in tempo reale l'istituto italiano ha preferito non commentare le indiscrezioni, trincerandosi dietro il più laconico dei "no comment". Unicredit è storicamente presente sul mercato tedesco con Hvb, terza banca del Paese.

L'operazione di natura strategica e di respiro internazionale non trova, però, il gradimento di Piazza Affari: il titolo Unicredit , infatti, perde più del 2%.
 
Intanto.......

UNICREDIT, HSBC È POSITIVA

News Image (Teleborsa) - Gli analisti di Hsbc hanno rivisto al rialzo il target price su Unicredit da 16 a 16,50 euro, mantenendo il giudizio "buy".

A Piazza Affari, ribasso composto e controllato per l'Istituto di credito che archivia la sessione in flessione dell'1,69% sui valori precedenti.

(TELEBORSA) 14-05-2019 05:52
 
Mah!!!!!

15/05/2019 11:10

Unicredit-Commerzbank, un'operazione da pagare in azioni

Mentre Ing sta lavorando su Commerz con la boutique di New York Perella Weinberg e Unicredit specifica di non aver firmato accordi per ora con advisor (Reuters parla di JP Morgan), i broker, fra cui Credit Suisse e Mediobanca, fanno due conti. Intanto i titoli viaggiano in rosso

di Elena Dal Maso

Ieri Unicredit ha chiuso in rosso dopo l'indiscrezione dell'agenzia Reuters che la banca italiana, guidata dall'amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, ha chiesto a JP Morgan Chase e a Lazard di analizzare la possibilità di una fusione con Commerzbank , che per contro ha chiuso la sessione con un rimbalzo. In serata il gruppo italiano ha pubblicato una specifica, ovvero che ad oggi non ha firmato alcun mandato ad advisor.

E questa mattina entrambi i titoli viaggiano in netto rosso, complice un quadro geopolitico mondiale molto teso a causa della guerra dei dazi fra Usa e Cina. Bloomberg scrive che l'olandese Ing, anch'essa interessata al dossier Commerzbank , ha messo in pista la boutique di New York Perella Weinberg Partners, che gestisce asset per circa 13 miliardi di dollari, per esplorare un M&A in concorrenza a Unicredit.

Il titolo della banca italiana cede lo 0,84% a 10,62 euro, mentre Commerzbank sta perdendo a Francoforte il 2,25% a 7,55 euro. Le voci di un interesse da parte di Mustier sull'istituto guidato da Martin Zielke erano emerse in aprile, quando il Financial Times aveva anticipato l'operazione, specificando che l'offerta sarebbe scattata in caso di fallimento delle trattative di matrimonio fra Deutsche Bank e Commerzbank . Ed è quanto in effetti è avvenuto. Tanto che Verd.di, forte sindacato tedesco nel campo bancario, ha messo ieri le mani avanti anticipando una netta opposizione all'eventuale arrivo degli italiani. Perché tanta paura?

I sindacati hanno giocato un ruolo importante nel fallimento delle trattative tra Deutsche Bank e Commerzbank (sarebbero saltati 30mila posti di lavoro) e temono che quest'ultima, nelle mani di Mustier, finisca anche peggio sotto il profilo occupazionale. Infatti Unicredit ha acquisito agli inizi del Duemila HypoVereinsbank per 15 miliardi di euro. Da allora la banca, un tempo il secondo maggior istituto privato del Paese, ha ceduto le partecipazioni, ha fatto evaporare, accusano i sindacati, metà delle filiali e cancellato numerosi posti di lavoro. E si è ridotta a due Land (peraltro molto ricchi): Baviera e l'area di Amburgo.

I sindacati tedeschi non sono contrari a priori a fusioni internazionali, non vogliono però che siano i dipendenti a pagare più di tutti operazioni del genere. In ogni caso per fare il passo lungo in Germania Unicredit deve avere la spalle per sopportare i costi di un deal di questa portata. Oggi un gruppo di analisti italiani, facendo due conti sulla base di un valore di 8 euro per Commerzbank , arriva alla conclusione che l'affare avrebbe senso senza però sborsare denaro. Ovvero cedendo azioni Unicredit (swap ratio pari a 0,76 volte).

In questo modo il Cet 1 ratio finale del nuovo gruppo scenderebbe al 12,16% dal 12,25% al 31 marzo di Unicredit e dal 12,7% di Commerzbank con un utile per azione in calo del 12% nel 2019. Diverso il discorso se l'operazione avvenisse in contanti, in questo caso si tratterebbe di spendere circa 10 miliardi di euro e i broker spiegano che i conti della banca italiana subirebbero un impatto troppo forte.

Mediobanca Securities, l'altro, vede l'allargamento in Germania, con un certo timore. Già il titolo scambia a 0,5 volte il rapporto prezzo/capitale tangibile (P/TE), circa la metà di Intesa Sanpaolo e Credem nonostante conti in ordine e la cessione del 17% di FinecoBank . Ora, scrive Piazzetta Cuccia, la banca potrebbe dimostrare al mercato che vale 0,8 volte il rapporto P/TE, ovvero 21 euro. Ma dovrebbe alzare il payout al 50% grazie alla cassa che possiede e in questo modo il rendimento balzerebbe al 10%, fra i maggiori in Europa. "Altre operazioni diverse avrebbero solo l'effetto di distrarre gli investitori", scrivono i broker.

Lo stesso tema trattato da Mediobanca , ovvero quanto il mercato apprezza il titolo Unicredit in base ai conti, viene preso in considerazione anche in un'analisi di Credit Suisse, che però vede il bicchiere mezzo vuoto. Ovvero: se il titolo scambia così a sconto (sotto 1) è perché gli investitori ritengono che il gruppo italiano stia vendendo asset anche perché le attività di banca tradizionale sono deboli. Nello specifico, Credit Suisse si attende utili per il 2019 per 4,1 miliardi di euro e sotto i 4,7 miliardi previsti da Mustier, 4 miliardi nel 2020 e 4,3 miliardi nel 2021. Inoltre il broker ha ridotto le stime 2020-2021 dell'1-2% per margini di intermediazione più deboli.

Credit Suisse spiega (rating neutral, target price a 13,3 euro) che mantiene le attese di 1 miliardo di euro alla voce rischi e penalità anche se la banca pare molto più rilassata su questo fronte dopo aver pagato la multa agli Usa sull'affare Iran. Resta ancora aperto il capitolo sul supposto cartello relativo ai Btp, fascicolo di indagine da parte dell'Unione Europea. E su cui ad aprile il ceo Mustier, citando Shakespeare (Much Ado About Nothing), ha tagliato corto con "molto rumore per nulla". L'azionariato di Unicredit oggi è molto frammentato. Aabar, fondo sovrano di Abu Dhabi, ha il 5,04%, mentre Dodge&Cox ha il 5%. Norges Bank ha il 3,02%. Gli azionisti italiani principali sono Leonardo Del Vecchio con l’1,93%, Fondazione Cariverona con l'1,8% e Fondazione CRT con l’1,65%.
 
La telenovela continua....

16/05/2019 12:05

Commerzbank-Unicredit, il 21 maggio consiglio di sorveglianza speciale

L'organo di controllo vuole capire dall'ad, Martin Zielke, la strategia della banca: starsene da sola (ma gli azionisti ci credono poco) o sposarsi? In un report di 52 pagine, Citi ritiene che la via giusta per Unicredit sia un'operazione 100% in azioni. Mediobanca: via il 15% dei dipendenti. Il nodo della sede in Germania

di Elena Dal Maso

Dopo giorni di indiscrezioni che si ricorrono su un possibile matrimonio di Commerzbank con Ing o Unicredit e una certa instabilità del titolo al Dax, il Consiglio di sorveglianza della banca intende chiarire il futuro dell'istituto a stretto giro. Secondo l'agenzia Reuters, il 21 maggio, martedì prossimo, è prevista una riunione straordinaria dell'organo di controllo nel quale siedono anche i sindacati dei lavoratori. Gli stessi che hanno inciso molto nel fallimento della fusione fra Commerzbank e Deutsche Bank .

Il quotidiano Handelsblatt oggi spiega che il Consiglio intende mettere sotto pressione l'amministratore delegato Martin Zielke per capire quale sia la sua strategia ora che ufficialmente non guarda più a DB. La risposta potrebbe essere quella di andare intanto avanti da soli, ma pare che in Germania gli azionisti della banca con sede a Francoforte non ne siano troppo convinti, a causa di un mercato concorrenziale, dalla crescita appiattita e con un Bund dal rendimento sempre più negativo. Un'ondata di M&A nel Paese è attesa nei circoli finanziari per queste ragioni. Lo dimostra l'andamento del titolo Conmmerz, salito del 70% da gennaio 2018 su ipotesi di operazioni straordinarie.

Ora, le possibili spose di Commerzbank sarebbero due, quantomeno quelle in pole per ora: l'olandese Ing, che pare abbia già chiamato al suo fianco la boutique di New York Perella Weinberg Partners e Unicredit . Quest'ultima ha negato di aver sottoscritto un accordo formale con JP Morgan, mentre Reuters riporta che la banca d'affari americana assieme a Lazard starebbe valutando l'operazione per conto dell'ad Jean Pierre Mustier. Fatto sta che sarebbero state nominate in questo senso tre fra le prime dieci banche d'affari più importanti al mondo.

Handelsblatt fra l'altro riporta, citando fonti finanziarie, che sia Ing che Unicredit (controlla in Germania HypoVereinsbank) si sono già rivolte a Berlino per sondare la reazione della politica. Questo anche perché lo Stato detiene il 15,7% di Commerz ("Die niederländische Ing und die italienische Unicredit haben Finanzkreisen zufolge in der Vergangenheit in Berlin grundsätzlich Interesse signalisiert").

In questo quadro si inserisce un lungo report di Citi, ben 52 pagine, che i tedeschi conoscono bene, dove gli analisti americani analizzano le due possibili opzioni di M&A per il gruppo di Zielke. E in entrambi i casi emerge un dato comune: perché il deal sia veramente efficace in bilancio, sia Ing sia Unicredit devono spostare la sede a Francoforte. Gli olandesi si sono già detti disponibili a farlo, nel loro caso pagherebbero meno tasse.

Per gli italiani la questione sarebbe politicamente delicata e il mercato lo sa bene. Però se il gruppo guidato dal ceo Mustier rilevasse Commerzbank , per Citi l'unica opzione sostenibile a livello di solidità patrimoniale sarebbe un deal 100% su carta. Dovrebbe essere costruito riconoscendo un premio del 20% a Commerzbank , che tratta a 0,4 volte il rapporto prezzo/valore di libro (P/TB) e a circa 8,5 volte il rapporto prezzo/utile.

Quindi il cambio, secondo Citi, sarebbe pari a 0,81 azioni Unicredit per 1 azione Commerz in modo da avere oltre il 12% di Cet 1 ratio (al 31 marzo la banca italiana aveva un indice di solidità patrimoniale del 12,25%) e oltre il 4% di leverage ratio (il dato tiene conto dei costi di avviamento, badwill, per 11,9 miliardi dopo le tasse, commissioni, ristrutturazione ed emissione di debito AT1). Citi calcola sinergie per il 22%, con un potenziale Roi (Return on investment) del 18%, una diluizione (TBVPS) del 7% e un miglioramento dell'eps dell'1%. E un aumento del Rote di Unicredit (Return on share, è l'utile netto rapportato al patrimonio netto della banca) dall'8% all'8,7%.

Per avere il massimo beneficio dall'operazione Citi scrive che Unicredit dovrebbe spostare la sede a Francoforte, tagliando in tal modo i costi del funding. Emettere debito in Italia con uno spread a 290 sul Bund non è la stessa cosa di farlo in Germania, dove i titoli di Stato decennali continuano ad avere rendimenti negativi. E oggi il 48% circa dei ricavi di Unicredit viene dall'Italia, il resto arriva da Germania, Austria e Paesi dell'Est Europa. In caso di M&A l'Italia peserebbe, secondo Citi, per circa il 27%. Lo spostamento del quartier generale oltre confine è materia talmente sensibile che Citi abbassa al 20% la possibilità di realizzazione del deal.

E non a caso oggi Mediobanca Securities invita Unicredit a cautela in un report in cui cita Cat Stevens nella sua famosa canzone Father and Son ("It's not time to make a change, just relax and take it easy") spiegando che in caso di M&A alla voce sinergie di costo ci sarebbe anche una riduzione dei dipendenti del 15% e si avrebbe alla fine un gruppo internazionale con un dividend yield al 5-7%, quando ora invece Unicredit sarebbe in grado ai alzare il payout al 50% e girare agli azionisti un dividendo al 10%. Da best in class in Europa. Vale quindi la pena cambiare rotta rispetto al piano stand alone attuale?

Il titolo Unicredit questa mattina a Piazza Affari perde lo 0,15% a 10,62 euro, mentre a Francoforte Commerzbank sale dello 0,74% a 7,69 euro.
 
Il report (curioso) riprende argomenti già riportati in precedenza.

17/05/2019 14:00

Salvini: sono orgoglioso che Unicredit competa per Commerzbank

Ieri il sottosegretario del M5S, Stefano Buffagni, pur non chiudendo a operazioni all'estero, ha invitato Unicredit a ricordarsi che ha il cervello in Italia. Il presidente Saccomanni: è un deal complesso. Martedì 21 si riunisce il Consiglio di Sorveglianza di Commerzbank sulle fusioni

di Elena Dal Maso

"Da italiano mi riempirebbe d'orgoglio che una banca italiana possa competere a livello internazionale. In linea di principio non ci vedo nulla di strano ma essendo un tema delicato non faccio pronostici né auspici", ha detto oggi il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, rispondendo a una domanda sul possibile matrimonio fra Unicredit e Commerzbank nel corso del suo intervento alla stampa estera a Milano.

E anche in questo delicato tema la divisione all'interno del governo emerge, visto che ieri pomeriggio il sottosegretario del M5S alla presidenza del consiglio, Stefano Buffagni, non ha chiuso a operazioni all'estero di Unicredit , ma ha invitato la banca guidata dall'amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, a "ricordarsi che ha il cervello in Italia, qua a Milano", perché "già Pioneer è stato un duro colpo". Il politico ha aggiunto: "Mi auguro che qualsiasi operazione straordinaria venga valutata in un'ottica di responsabilità italiana", concludendo: "Non tolleriamo che vengano massimizzati i profitti all'estero lasciando a noi i costi sociali".

Un paio di giorni fa il presidente di Unicredit , Fabrizio Saccomanni, non ha voluto commentare le voci di un interesse della sua banca per la tedesca Commerzbank , visto che "le indicazioni che abbiamo dato per il momento sono sufficienti". Unicredit ha, infatti, negato di aver sottoscritto un contratto di advisory con ottica di M&A. Saccomanni ha ricordato un fatto noto al mercato, ovvero che "le operazioni cross border sono complicate, lo ha detto anche il nostro amministratore delegato, Jean Pierre Mustier, e non da ora". La complessità, ha spiegato il presidente, "è di carattere generale, riguarda gli aspetti tecnici, politici e regolamentari".

Intanto il mercato aspetta la riunione straordinaria del Consiglio di sorveglianza della banca tedesca per chiarire il futuro dell'istituto atteso per il 21 maggio. In quella sede i sindacati dei lavoratori chiederanno all'ad, Martin Zielke, un chiarimento sul capitolo M&A ora che ufficialmente Commerzbank non guarda più a Deutsche Bank .

La risposta potrebbe essere quella di andare intanto avanti da soli, ma pare che in Germania gli azionisti della banca con sede a Francoforte non ne siano troppo convinti, a causa di un mercato concorrenziale, dalla crescita appiattita e con un Bund dal rendimento sempre più negativo. Un'ondata di M&A nel Paese è attesa nei circoli finanziari per queste ragioni. Lo dimostra l'andamento del titolo Conmmerz, salito del 70% da gennaio 2018 su ipotesi di operazioni straordinarie.

Ora, le possibili spose di Commerzbank sarebbero due: l'olandese Ing, che pare abbia già chiamato al suo fianco la boutique di New York Perella Weinberg Partners e Unicredit . Quest'ultima ha negato di aver sottoscritto un accordo formale con JP Morgan, mentre Reuters riporta che la banca d'affari americana assieme a Lazard starebbe valutando l'operazione per conto dell'ad Jean Pierre Mustier. Fatto sta che sarebbero state nominate in questo senso tre fra le prime dieci banche d'affari più importanti al mondo.

Nella discussione si inserisce un lungo report di Citi, ben 52 pagine dove gli analisti americani analizzano le due possibili opzioni di M&A per il gruppo di Zielke. E in entrambi i casi emerge un dato comune: perché il deal sia veramente efficace in bilancio, sia Ing sia Unicredit devono spostare la sede a Francoforte. Gli olandesi si sono già detti disponibili a farlo, nel loro caso pagherebbero meno tasse.

Per gli italiani la questione sarebbe politicamente delicata e il mercato lo sa bene. Però se il gruppo guidato dal ceo Mustier rilevasse Commerzbank , per Citi l'unica opzione sostenibile a livello di solidità patrimoniale sarebbe un deal 100% su carta. Dovrebbe essere costruito riconoscendo un premio del 20% a Commerzbank , che tratta a 0,4 volte il rapporto prezzo/valore di libro (P/TB) e a circa 8,5 volte il rapporto prezzo/utile.

Quindi il cambio, secondo Citi, sarebbe pari a 0,81 azioni Unicredit per 1 azione Commerzbank in modo da avere oltre il 12% di Cet 1 ratio (al 31 marzo la banca italiana aveva un indice di solidità patrimoniale del 12,25%) e oltre il 4% di leverage ratio (il dato tiene conto dei costi di avviamento, badwill, per 11,9 miliardi dopo le tasse, commissioni, ristrutturazione ed emissione di debito AT1). Citi calcola sinergie per il 22%, con un potenziale Roi (Return on investment) del 18%, una diluizione (TBVPS) del 7% e un miglioramento dell'eps dell'1%. E un aumento del Rote di Unicredit (l'utile netto rapportato al patrimonio netto della banca) dall'8% all'8,7%.

Per avere il massimo beneficio dall'operazione Citi scrive che Unicredit dovrebbe spostare la sede a Francoforte, tagliando in tal modo i costi del funding. Emettere debito in Italia con uno spread a 290 sul Bund non è la stessa cosa di farlo in Germania, dove i titoli di Stato decennali continuano ad avere rendimenti negativi. E oggi il 48% circa dei ricavi di Unicredit viene dall'Italia, il resto arriva da Germania, Austria e Paesi dell'Est Europa. In caso di M&A l'Italia peserebbe, secondo Citi, per circa il 27%. Lo spostamento del quartier generale oltre confine è materia talmente sensibile che Citi abbassa al 20% la possibilità di realizzazione del deal.

Ieri Mediobanca Securities ha invitato Unicredit alla cautela in un report in cui cita Cat Stevens nella sua famosa canzone Father and Son ("It's not time to make a change, just relax and take it easy") spiegando che in caso di M&A alla voce sinergie di costo ci sarebbe anche una riduzione dei dipendenti del 15% e si avrebbe alla fine un gruppo internazionale con un dividend yield al 5-7%, quando ora invece Unicredit sarebbe in grado ai alzare il payout al 50% e girare agli azionisti un dividendo al 10%. Da best in class in Europa. Vale quindi la pena cambiare rotta rispetto al piano stand alone attuale?
 
Unicredit: le garanzie di Mustier per Commerz (Mi.Fi.)

MILANO (MF-DJ)--Nei suoi primi anni alla guida di Unicredit Jean Pierre Mustier non ha fatto della diplomazia la propria cifra distintiva. Al contrario il banchiere francese si e' mosso con pragmatismo nel vecchio salotto senza troppo curarsi della cristalleria. Il credito acquistato presso gli investitori internazionali gli ha consentito di presentarsi come un manager di rottura, attento piu' al consenso sui mercati che alle logiche del capitalismo di relazione. Una condotta che avrebbe potuto dispiegare gli effetti piu' dirompenti sulla linea Unicredit -Mediobanca -Generali . Lungo i tre perni della cosiddetta Galassia del Nord, scrive Milano Finanza, si ipotizzano cambiamenti da almeno 30 anni, ma solo con Mustier la rivoluzione e' davvero sembrata alle porte. A preannunciarla sono state le schermaglie con Piazzetta Cuccia, a partire da quella sullo Ieo-Monzino, anche se la guerra fredda non si e' mai trasformata in scontro aperto. La partita a scacchi tra Unicredit e Mediobanca e' continuata nell'autunno scorso con la riscrittura dell'accordo parasociale della merchant, rinnovato in anticipo per l'inaspettata uscita di Vincent Bollore'. Gia' in quell'occasione pero' molti osservatori hanno avvertito un cambio di linea. Messa da parte la vendita della partecipazione in Mediobanca , il numero uno di Unicredit si e' fatto promotore di un nuovo accordo parasociale che, nelle intenzioni iniziali, avrebbe dovuto essere persino piu' stringente di quello effettivamente approvato. Una posizione giustificata non tanto da considerazioni di carattere finanziario, ma dalla volonta' di presentarsi come il custode delle Generali . Che la compagnia triestina guidata da Philippe Donnet (stretto sodale di Mustier) sia un obiettivo sensibile lo testimonia la facilita' con cui prendono corpo ipotesi di incursione. Nel marzo scorso ad esempio e' bastato l'acquisto del 5% da parte di Socie'te' Ge'ne'rale per mettere in subbuglio la city milanese e costringere la banca francese a una puntualizzazione inusuale. Ma perche' un banchiere finora refrattario alla diplomazia avrebbe scelto di presentarsi come il custode del sistema? Forse perche', suggerisce qualcuno, oggi Mustier ha bisogno di una contropartita da offrire in cambio del via libera a un'aggregazione internazionale. L'integrazione con una banca europea di dimensioni comparabili a quelle di Unicredit e Commerzbank e' senza dubbio l'obiettivo ideale. Mustier e i suoi piu' stretti collaboratori (a partire dal co-ceo Commercial Banking Western Europe Olivier Khayat e dal head of strategy e M&A Andrea Maffezzoni) ragionano da tempo su questa ipotesi, ma solo la rottura delle trattive con Deutsche Bank avrebbe fatto entrare nel vivo le trattative. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, in questi giorni il gruppo starebbe selezionando gli advisor e molti consulenti internazionali sono sfilati in piazza Gae Aulenti per strappare i mandati. Jp Morgan e Lazard sembrerebbero favoriti: la prima perche' ha un rapporto consolidato con Mustier (di recente, ad esempio, ha curato il collocamento del 17% di Fineco ), mentre la seconda vanta nello staff di Francoforte Jorg Asmussen, gia' membro del comitato esecutivo della Bce ed ex vice ministro delle Finanze tedesco. red/lab (fine) MF-DJ NEWS
 
Oggi sul quotidiano

si parla di Commerzbank:

MF - NUMERO 100 PAG. 3 DEL 22/05/2019

Tante voci sui pretendenti del colosso tedesco, quel che manca è la trasparenza

di Angelo De Mattia
 
UNICREDIT: PREPARA VENDITA PORTAFOGLIO NPL PER NOMINALI 5 MLD

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 22 mag - Unicredit sta predisponendo un'operazione di vendita di crediti deteriorati del valore nominale di 5 miliardi di euro. L'istituto, secondo quanto riportato da Bloomberg, e' in fase di selezione dei crediti interessati dall'operazione e sta definendo la struttura della vendita. Per questo motivo le dimensioni del portafoglio potrebbero modificarsi. Intanto sta procedendo l'iter per la cessione da parte di Unicredit di tre ulteriori pacchetti di non performing loans per un valore lordo complessivo di 2,4 miliardi di euro.

fon (RADIOCOR) 22-05-19 19:30:56
 
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