Unicredit: solo news n. 4

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Unicredit assume 850 giovani e per il caro energia premia i dipendenti con 2.400 euro​

di Francesca Gerosa

850 nuove assunzioni a fronte di 850 nuove uscite volontarie entro il 2024, un fatto di assoluto rilievo secondo First Cisl. Anticipato il premio collettivo di 1.600 euro e aggiunto un contributo straordinario una tantum di 800 euro​


Ricambio generazionale e premi ai dipendenti. Unicredit ha siglato un accordo sindacale con Fabi, First/Cisl, Fisac/Cgil, Uilca e Unisin per 850 nuovi assunti e riconoscimenti economici per tutto il personale di 2.400 euro.

Obiettivo: favorire il ricambio generazionale

Obiettivo: “favorire un importante processo di ricambio generazionale attraverso un piano di uscite volontarie e di assunzioni, ribadendo così l’investimento di Unicredit in favore dell’occupazione giovanile nel Paese", recita la nota della banca.

Anticipato il premio collettivo di 1.600 euro

Nel contempo, per venir incontro alle esigenze dei dipendenti nel fronteggiare i rincari legati al caro energia, è prevista sia la definizione anticipata del premio collettivo di produttività 2022 pari a 1.600 euro sia di un contributo straordinario una tantum di 800 euro per un totale di 2.400 euro, così da consentire ai dipendenti di poter già da ora fare affidamento su ulteriori disponibilità economiche in vista anche delle festività del Natale, massimizzando il beneficio derivante dalle novità legislative introdotte dal Governo con il Decreto Aiuti quater.

850 nuove assunzioni a fronte di 850 nuove uscite volontarie entro il 2024

Più nel dettaglio, le 850 nuove assunzioni saranno destinate alla rete commerciale, a fronte di complessive 850 nuove uscite volontarie entro il 2024, con strumenti socialmente responsabili quale il Fondo di Solidarietà di settore.

"Questo accordo è frutto del positivo contributo della geografia Italia al conseguimento della buona performance del gruppo. Inoltre, il riconoscimento concesso rappresenta un elemento di coesione sociale e un segno tangibile di apprezzamento per l’impegno profuso dai colleghi per il rilancio e il consolidamento della redditività", ha sottolineato la banca.

First Cisl: il rapporto di 1 a 1 tra uscite ed entrate è un fatto di assoluto rilievo

"È un accordo che, grazie al comune impegno, ha portato un giusto riconoscimento per lavoratrici e lavoratori che tanto hanno contribuito ai risultati aziendali", ha commentato la segretaria nazionale della First Cisl, Sabrina Brezzo, aggiungendo che "il rapporto di 1 a 1 tra uscite ed entrate è un fatto di assoluto rilievo. Riteniamo che l'accordo nel suo complesso sia un passo nella giusta direzione del necessario investimento nelle persone che lavorano in Unicredit e che restano fondamentali nella relazione con la clientela e i territori”.

Ultimo aggiornamento: 02/12/2022 08:43
 

Unicredit: dietrofront su vendita Uclam, la Reoco resta nel perimetro (fonti)​

MILANO (MF-DJ)--Unicredit si muove sempre di piu' nella direzione della banca unica. E' questo il nuovo percorso delineato dall'ad Andrea Orcel, in netta contrapposizione col disegno tracciato dal precedente ceo Jean Pierre Mustier. Dopo aver incorporato nel gruppo negli ultimi sei mesi le controllate Cordusio Sim (la societa' di intermediazione mobiliare specializzata in Strategic Wealth Management e Advisory) e Unicredit Services (servizi IT) e dopo aver fatto un passo indietro sulla vendita del leasing ora la banca di Piazza Gae Aulenti mette in discussione anche la cessione di Uclam, ovvero la Reoco nata dell'evoluzione della divisione Leasing Asset Management, con l'obiettivo di dar vita a un centro d'eccellenza interno al gruppo, in prevalenza per la gestione degli asset Real Estate. Il tutto con la finalita' di salvaguardare il valore delle garanzie rilasciate dai clienti del gruppo. Per Uclam, secondo quanto riferito da fonti a MF-Dowjones, era stata avviata una procedura di vendita (con annessa attivita' di due diligence) ma ora questa ipotesi si e' raffreddata e - sempre secondo quanto riferito da fonti - dovrebbero partire a breve le procedure per l'incorporazione della societa' in banca. Nessuna delibera del Cda e' stata ancora presa a riguardo ma al momento questa e' la direzione tracciata. E' ragionevole pensare che le turbolenze dei mercati e la svolta della politica monetaria abbiano reso irrealistiche le aspettative dell'istituto sul fronte delle valutazioni. Ma il cambio di passo si inquadrerebbe anche nel piu' ampio processo di riorganizzazione del gruppo, volto a semplificarne la struttura e a valorizzarne le sinergie operative, amministrative e societarie. Unicredit, inoltre, ritiene l'asset meno strategico rispetto al passato ma comunque importante tanto da mantenerlo nel perimetro. Una scelta che, se portata a termine, incontrerebbe anche i desiderata del sindacato convinto che in questo modo l'attivita' ne uscirebbe rafforzata. Parallelamente verrebbe anche messa in sicurezza l'occupazione. Secondo quanto riferito da fonti, Unicredit sta invece sondando il mercato per la vendita di asset ritenuti non strategici, in particolare portafogli immobiliari e di leasing. Sarebbe ancora in vendita il progetto Taiti (si veda MF-Milano Finanza del 14 settembre). In particolare la banca di Piazza Gae Aulenti sta sondando l'interesse di potenziali acquirenti per una parte dei crediti deteriorati e del portafoglio immobiliare per un controvalore di 1,5 miliardi-2 miliardi derivanti in gran parte dal portafoglio immobiliare di Uclam. claudia.cervini@mfdowjones.it cce MF-DJ NEWS

01/12/2022 18:12
 

Unicredit: la manovra di Orcel (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-DJ)--Anche per Andrea Orcel e' arrivato il midterm. Nominato dall'assemblea nella primavera del 2021, il ceo di Unicredit ha oggi alle spalle meta' del proprio mandato. Come accade per i presidenti americani, anche per lui e' tempo di sondare il grado di consenso intorno alle scelte fatte sinora. Conclusa la seconda tranche di buy back, il test decisivo sara' il bilancio del 2022. Non solo perche' per Orcel il 2022 e' stato il primo esercizio completo da ceo, ma anche perche' i conti saranno approvati a poco piu' di un anno di distanza dal rinnovo del 2024. A sentire analisti e investitori, scrive MF-Milano Finanza, le aspettative sono ottimistiche. Secondo il consensus i ricavi dovrebbero salire dai 18 miliardi dello scorso anno a oltre 19,6 miliardi, con profitti per quasi 5 miliardi. Con la presentazione dei risultati del terzo trimestre peraltro l'istituto aveva alzato le previsioni di fine esercizio senza Russia, prevedendo ricavi superiori a 17,4 miliardi e un utile netto superiore a 4,8 miliardi. Se queste previsioni fossero confermate, si tratterebbe di uno dei bilanci migliori di sempre per Unicredit. A favore della banca del resto oggi giocano diversi fattori, a partire dal rapido rialzo dei tassi di interesse. La svolta nella politica monetaria ha gia' iniziato a far correre il margine di interesse, rimasto depresso per un decennio. Un vantaggio che Orcel ha scelto di sfruttare a fondo, grazie a una drastica rivitalizzazione della rete commerciale italiana, affidata a Remo Taricani. Per ora del resto gli effetti della frenata economica non si sono trasferiti sulla qualita' dell'attivo, rallentando il credito e zavorrando i conti economici delle banche. Il momento e' insomma ideale per fare profitti e remunerare generosamente gli azionisti. Gia' nel 2022 peraltro Unicredit e' stata assai munifica: tra dividendi e buy back (riacquisti per oltre l'11% del capitale) la banca ha distribuito 3,75 miliardi, un settimo della propria capitalizzazione. L'ottimismo e' giustificato? Per la verita' i motivi di incertezza non mancano. Il ciclo economico si sta deteriorando e le aspettative degli operatori economici sono sempre meno rosee. Al punto che la Vigilanza della Bce non manca di raccomandare prudenza ai gruppi bancari. "Se i tassi di interesse piu' alti e i margini sui tassi stanno sostenendo la redditivita' delle banche in questa fase, possono anche intaccare la capacita' degli utenti che hanno fatto elevato ricorso alla leva finanziaria di restituire i loro debiti", ha avvertito il numero uno della Vigilanza Andrea Enria nella sua ultima audizione al Parlamento europeo. "Le banche devono prepararsi per il potenziale impatto avverso negativo del contesto di incertezza delle loro attivita'. Il nuovo contesto di rischi giustifica alcuni aggiustamenti nel nostro approccio di vigilanza", ha rincarato Enria. Nei prossimi mesi insomma gli avvertimenti della Bce potrebbero tradursi in richieste aggiuntive capitale, in grado di rallentare dividendi e buyback. C'e' poi il fronte russo. Finora Unicredit (presente in Russia con quattromila dipendenti e 70 filiali) ha ridimensionato la propria total cross border exposure del 50% a 3,1 miliardi e ha tagliato la local exposure di un ulteriore 30% in valuta locale. La Bce pero' sta chiedendo alle banche sforzi ulteriori che arrivino a neutralizzare il rischio verso Mosca. Una richiesta ragionevole? Dipende. Grazie al rally del rublo, il mercato russo finora si e' rivelato piu' profittevole del previsto. Per Unicredit ad esempio grazie all'effetto valuta nel terzo trimestre la Russia ha portato 340 milioni di profitti, mentre nei nove mesi i ricavi sono cresciuti dell'85% a 905 milioni rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Le cassandre pero' potrebbero venire smentite dai fatti. In tal caso a brindare sarebbero gli azionisti. All'arrivo di Orcel, il titolo Unicredit quotava in area 8,5 euro. L'invasione dell'Ucraina ha cancellato il rally dei primi mesi di mandato e solo dal maggio scorso il prezzo ha ricominciato a salire. Grazie ai due buyback e agli eccellenti risultati trimestrali, in poco piu' di un semestre il rialzo e' stato di oltre il 40%. Se il trend venisse confermato, la notizia sarebbe molto positiva per i soci e anche naturalmente per l'amministratore delegato. Occorre infatti ricordare che, come accade per molti top manager bancari, i due terzi dello stipendio di Orcel sono pagati in azioni Unicredit al raggiungimento di precisi obiettivi strategici. Ma la salita del titolo sarebbe preziosa anche per un'altra ragione: aumenterebbe il peso negoziale della banca nel negoziato per un'integrazione. Fonti vicine a piazza Gae Aulenti confermano che l'obiettivo numero uno dell'amministratore delegato rimane una grande operazione di m&a. La strada pero' non e' in discesa. Un ritorno sul dossier Banco Bpm potrebbe essere favorito da alcuni azionisti, ma si sconterebbe con lo scoglio del socio francese Credit Agricole che sta progressivamente consolidando i propri legami finanziari e industriali con il gruppo italiano. L'ostacolo sulla via di Montepaschi rimane invece il vertice del ministero dell'Economia, che controlla la banca senese al 64%, mentre un target transfrontaliero (sia esso Commerzbank o Credit Suisse) sarebbe notevolmente complesso sia sul fronte regolamentare sia su quello politico. Tutti temi oggi dibattuti al vertice di Unicredit dove il confronto tra l'amministratore delegato, il presidente Pier Carlo Padoan, il vice presidente Lamberto Andreotti e gli altri consiglieri e' intenso. C'e' insomma piu' di una ragione per aspettarsi che, con gia' 18 mesi di mandato alle spalle, il 2023 possa essere l'anno chiave per l'Unicredit di Orcel. red fine MF-DJ NEWS

05/12/2022 09:04
 

BORSA: UNICREDIT +0,7%, ORCEL INCONTRA GLI INVESTITORI USA​

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Milano, 09 dic - Avvio di seduta positivo per il titolo UniCredit a Piazza Affari, dove le quotazioni della banca salgono dello 0,73% a 12,642 euro.
Ad alimentare l'attenzione sul titolo contribuiscono i recenti incontri del top management guidato dall'a.d. Andrea Orcel con gli investitori americani. In un report odierno, infatti, gli analisti di Jefferies spiegano di aver ospitato la scorsa settimana Orcel e il direttore finanziario Stefano Porro a New York e Boston, sottolineando che 'la "concentrazione laser" del management su costi ed efficienza del capitale e' evidente, con messaggi di fiducia sulla capacita' di garantire ritorni e sulla guidance relativa agli accantonamenti'.
Gli esperti consigliano di comprare i titoli UniCredit (rating "buy"). 'Vediamo un buon momentum per il margine di interesse nel breve termine e crediamo che UniCredit possa distribuire circa 14,7 miliardi sugli oltre 16 previsti tra il 2021 e il 2024', scrivono gli esperti. 'Le nostre previsioni - aggiungono - includono anche una completa svalutazione della rimanente esposizione alla Russia'.
Ppa-b-
(RADIOCOR) 09-12-22 09:56:36
 

Unicredit: il requisito di capitale Pillar 2 aumenterà ma in misura minima. Nessun impatto sui dividendi​

di Francesca Gerosa

Il requisito patrimoniale Pillar 2 di Unicredit, sulla base delle comunicazioni preliminari della Bce, aumenterà rispetto all'attuale livello di 175 punti base ma in misura minima, ha assicurato la banca in seguito alle indiscrezioni di Bloomberg. Target di capitale e dividendi non sono a rischio. L’azione recupera dal minimo intraday a 12,10 euro​


I dividendi di Unicredit non sono a rischio. Il requisito patrimoniale Pillar 2 della banca, sulla base delle comunicazioni preliminari della Bce, aumenterà, “ma in misura minima rispetto all'attuale livello di 175 punti base”, ha sottolineato l’istituto di credito in seguito alle indiscrezioni di Bloomberg, ricordando che il buffer dell’importo massimo distribuibile al 30 settembre 2022 era molto ampio: 635 punti base. Quindi, i dividendi sono assicurati: “Non c’è alcun impatto sulle politiche distributive per il 2022 e per il futuro, sul funding plan né sul target di capitale, che rimangono come da guidance”, ha precisato la banca guidata da Andrea Orcel che fornirà al mercato un ulteriore aggiornamento dopo aver ricevuto la lettera formale dello Srep con il risultato finale.

Al 30 settembre 2022 i coefficienti di capitale di Unicredit su base consolidata erano i seguenti: Cet 1 ratio fully loaded del 15,41%; Cet 1 ratio transitional del 16,04%; Tier 1 ratio, transitional del 17,94%; Total Capital ratio transitional del 20,76%. La generazione organica di capitale ha toccato il record di 158 punti base, pari a circa 5 miliardi di euro escludendo la Russia, e l'utile netto di gruppo ha raggiunto il record di 4 miliardi, escludendo la Russia.

Il titolo recupera in Borsa

Il titolo Unicredit aveva preso una brutta piega a Piazza Affari in scia alle indiscrezioni di Bloomberg secondo cui la Banca centrale europea avrebbe chiesto all'istituto requisiti di capitale più elevati. L’azione, arrivata a perdere oltre il 2%, ora si è allontanata dal minimo intraday a quota 12,10 euro e perde lo 0,72% a 12,46 euro.

Il Pillar 2 è visto passare dall’1,75% al 2%

Secondo quanto riferito a Bloomberg da fonti vicine alla questione, la Bce starebbe valutando di alzare il requisito patrimoniale di “secondo pilastro” (Pillar 2) della banca, attualmente pari all'1,75%, ovvero quello specifico aggiuntivo che si applica alle singole banche per fronteggiare rischi non compresi nel requisito minimo di "primo pilastro". Di solito si usa aumentarlo o ridurlo dello 0,25%, il che significa che il prossimo passo dell'istituto di credito italiano sarà probabilmente il 2% delle sue attività ponderate per il rischio (Rwa).

Unicredit ha già accantonato contro potenziali perdite 1,3 miliardi di euro

L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha gettato un'ombra sull'economia europea e sulle banche. Sebbene Unicreditabbia in gran parte svalutato le sue attività in Russia, ha ancora un'esposizione transfrontaliera di 3 miliardi di euro verso il Paese e le sue attività in Italia, Germania e Austria la rendono vulnerabile a una recessione. Comunque, il mese scorso la banca aveva assicurato di essere "ben posizionata" per un periodo di incertezza macroeconomica, ricordando di aver effettuato accantonamenti supplementari contro potenziali perdite per circa 1,3 miliardi di euro. Per lo stesso presidente del Consiglio di Vigilanza della Bce, Andrea Enria, le banche della zona euro sono “relativamente sane” all'inizio della recessione, la vera priorità, ha ribadito oggi 9 dicembre, sarà quella di contenere lo stock di crediti deteriorati.

Il meccanismo del secondo pilastro

Attraverso il meccanismo del secondo pilastro, la Bce ha il potere di costringere le singole banche a conservare più capitale quando ritiene che non siano al passo con la sua valutazione sulla probabilità di perdite future. Un aumento per Unicreditpotrebbe anche servire da monito per le altre banche, dato che l'amministratore delegato, Orcel, sta attualmente offrendo una delle politiche di dividendi e riacquisti di azioni più generose dell’area euro. Si ricorda che alla fine dello scorso anno Unicredit si è impegnata a distribuire almeno 16 miliardi di euro attraverso dividendi e buyback tra il 2021 e il 2024.

I livelli di capitale di Unicredit sono ben al di sopra dei requisiti della Bce

Le banche possono soddisfare i requisiti della Bce con un mix di capitale di alta qualità (Common Equity Tier 1) e con alcune tipologie di obbligazioni subordinate. Il requisito si aggiunge ad altri buffer che le banche sono obbligate a detenere. Unicreditdovrà mantenere un Cet1 ratio di poco superiore al 9% quest’anno. A fine settembre era pari al 15,4%, il che significa che l'istituto di credito italiano aveva circa 20 miliardi di euro di patrimonio netto al di sopra di tale soglia.

La prossima settimana la revisione annuale dei rischi della Bce

La revisione annuale dei rischi della Bce dovrebbe essere completata già la prossima settimana. Le banche hanno, comunque, la possibilità di esprimersi sulla valutazione dell’Eurotower prima che questa diventi definitiva. Per altro Unicredit non è la sola a prepararsi a requisiti più elevati. Raiffeisen Bank International AG, l'istituto di credito austriaco che ha un'importante divisione in Russia, ha dichiarato il mese scorso di aspettarsi un aumento del suo requisito di secondo pilastro.

Ultimo aggiornamento: 09/12/2022 16:35
 

Unicredit: rimborsa 29 miliardi di Tltro, residuo a 78 miliardi​

MILANO (MF-DJ)--Unicredit ha rimborsato nella finestra odierna 29 miliardi di fondi ottenuti con le aste Tltro della Bce. Il residuo e' quindi sceso a 78 miliardi. cce MF-DJ NEWS

09/12/2022 16:57
 

Banche: sara' riscossa in filiale? (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-DJ)--Dalla meta' di luglio a oggi i titoli bancari italiani hanno guadagnato in media il 30% in piazza Affari, recuperando la caduta seguita all'invasione dell'Ucraina. In alcuni casi come quello di Unicredit il salto e' stato ancora piu' sostenuto e i titoli hanno messo a segno un +50%. Rimbalzo tecnico o svolta storica? Con i tassi arrivati al 2% (livello piu' elevato da gennaio 2009) e quelli di deposito all'1,5%, da qualche mese la politica monetaria ha messo il turbo al margine di interesse che ha iniziato a crescere con percentuali a doppia cifra. Gia' in estate l'agenzia di rating S&P aveva stimato che un rialzo del 2% avrebbe comportato un aumento del margine d'interesse medio delle banche europee di circa il 18% rispetto al 2021. Una prova generale, scrive MF-Milano Finanza, la si e' vista nei risultati dei nove mesi: le cinque maggiori banche italiane hanno registrato un utile aggregato di 8,9 miliardi, in crescita del 5,5% rispetto agli 8,25 miliardi dello stesso periodo del 2021. La componente di maggior rilievo e' stata per l'appunto quella del margine di interesse, salito di quasi 1,5 miliardi (+9,1%). Questa performance ha consentito di assorbire l'esposizione sul mercato russo e di proseguire con le attivita' di deleveraging e alleggerimento degli stock di crediti deteriorati iscritti a bilancio. Gli azionisti potrebbero beneficiare del quadro favorevole. In un recente report gli analisti di Citi si aspettano annunci positivi in termini di dividendi con i risultati dell'esercizio 2022 e prevedono un rendimento del capitale per il 2023 del 10% e oltre. Gia' oggi peraltro Santander e Ing continuano a riacquistare azioni, mentre Bnp Paribas iniziera' il proprio programma di riacquisto non appena si concludera' l'operazione BancWest. Anche le banche italiane sono state generose. Intesa Sanpaolo ha maturato nei nove mesi 2,3 miliardi di dividendi e ha appena deliberato la distribuzione di 7,38 centesimi di euro per azione come acconto a valere sui risultati del 2022. Tra cedole e buyback invece Unicredit quest' anno ha distribuito 3,75 miliardi, un settimo della propria capitalizzazione. Sara' vera riscossa? Malgrado l'ottimismo del mercato, le nubi all'orizzonte non mancano. L'economia europea si sta deteriorando e l'escalation militare in Ucraina prosegue. Al punto che la Vigilanza della Bce non manca di raccomandare prudenza ai gruppi bancari. "Se i tassi di interesse piu' alti e i margini sui tassi stanno sostenendo la redditivita' delle banche in questa fase, possono anche intaccare la capacita' degli utenti che hanno fatto elevato ricorso alla leva finanziaria di restituire i loro debiti", ha avvertito il numero uno della Vigilanza Andrea Enria nella sua ultima audizione al Parlamento europeo. "Le banche devono prepararsi per il potenziale impatto avverso negativo del contesto di incertezza delle loro attivita'. Il nuovo contesto di rischi giustifica alcuni aggiustamenti nel nostro approccio di vigilanza", ha rincarato Enria. Sia chiaro: il regolatore ha escluso uno stop unilaterale ai dividendi, come accaduto all'inizio della pandemia. Quello che diversi banchieri temono e' una stretta sui requisiti di capitale che spinga implicitamente gli istituti a essere meno generosi con gli azionisti. I forti segnali di incertezza si riflettono anche nelle vicende di alcuni gruppi. Sotto i riflettori in questi giorni c'e' soprattutto Unicredit. Venerdi' 9 dicembre Bloomberg ha ventilato un aumento del requisito patrimoniale Pillar 2 (articolo a pagina 5), sulla base delle comunicazioni preliminari della Bce. La banca guidata da Andrea Orcel ha subito messo le mani avanti, assicurando che l'incremento sara' "in misura minima rispetto all'attuale livello di 175 punti base". Tradotto: i dividendi sono assicurati. "Non c'e' alcun impatto sulle politiche distributive per il 2022 e per il futuro, sul funding plan ne' sul target di capitale, che rimangono come da guidance", ha precisato Unicredit, che fornira' al mercato un ulteriore aggiornamento dopo aver ricevuto la lettera formale dello Srep con il risultato finale. Gia' oggi l'intervento della Bce ha aperto un dibattito all'interno del board di piazza Gae Aulenti, dove non manca qualche segnale di perplessita' sulle scelte piu' recenti. Di sicuro il caso Unicredit sara' un test importante per saggiare la solidita' di una riscossa a cui, malgrado tutto, banchieri e investitori avevano iniziato a credere. red fine MF-DJ NEWS

12/12/2022 08:59
 

Banche: stipendi, vince Orcel (Mi.Fi.)​

ROMA (MF-DJ)--Le remunerazioni dei ceo sono un aspetto sempre piu' rilevante nella strategia delle banche italiane. Non solo perche', dopo l'entrata in vigore della Vigilanza Unica, rappresentano un frequente elemento di confronto con il regolatore; ma anche perche' gli investitori istituzionali stanno dedicando crescente attenzione a questo aspetto. Lo si e' visto nelle ultime stagioni assembleari, quando alcuni istituti hanno rischiato la bocciatura da parte del mercato. Ma vediamo piu' nel dettaglio qual e' oggi la situazione dei ceo nelle principali banche italiane. In base agli ultimi dati ufficiali (esercizio 2021), la busta paga piu' pesante si conferma quella dell'amministratore delegato di Unicredit Andrea Orcel. Arrivato in piazza Gae Aulenti nella primavera del 2021, il banchiere era subito finito al centro di polemiche per il compenso da 7,5 milioni concesso dal consiglio di amministrazione. La cifra, pur elevata per il mercato italiano, non si discosta comunque dalla media delle grandi banche europee dove gli stipendi dei capi azienda superano anche la soglia dei 10 milioni (come accaduto all'ex ceo di Ubs Sergio Ermotti che nel 2020 aveva incassato quasi 12 milioni di euro). Nel 2021 Orcel ha comunque ricevuto un totale di 6,7 milioni cosi' articolati: 1,8 milioni di componente cash fissa, 89 mila euro di cash variabile e 4,8 milioni di azioni. Cifre superiori a quelli incassate dal predecessore Jean Pierre Mustier nel 2020: 5,2 milioni articolati in 911 mila euro di fisso e 4,3 milioni equity. La scorsa settimana il Financial Times ha riportato indiscrezioni su un possibile aumento dello stipendio di Orcel, anche se per il momento il vertice della banca non si sbilancia: il ceo "non ha mai avanzato richieste di alcun tipo ne' al consiglio di amministrazione ne' al comitato per le remunerazioni di aumento del suo compenso", ha puntualizzato il presidente Pier Carlo Padoan. In Intesa Sanpaolo Carlo Messina ha ricevuto nel 2021 un compenso di circa 4,7 milioni, cosi' ripartito: 2,62 milioni come componente cash fissa, 414 mila euro come premio cash annuale e azioni per un controvalore di 1,65 milioni, a valere sui programmi di incentivazione degli esercizi precedenti. La cifra e' superiore a quelle del 2020 (4,26 milioni) e del 2019 (4,32 milioni), anche alla luce dell'evoluzione positiva del mercato, mentre e' ancora presto per fare previsioni sul 2022. La componente variabile e' infatti collegata ai risultati aziendali dell'anno in corso e pertanto, allo stato attuale, non e' quantificabile. In terza posizione sul podio dei ceo bancari italiani piu' pagati c'e' l'amministratore delegato di Mediobanca Alberto Nagel che nell'ultimo esercizio disponibile ha ricevuto compensi per 4,4 milioni: 1,9 milioni di componente fissa, 1,17 milioni di componente cash variabile e 1,33 milioni in azioni. Anche in questo caso il trend e' in crescita rispetto agli anni della pandemia. Seguono Giuseppe Castagna di Banco Bpm (2,33 milioni), Gian Maria Mossa di Banca Generali (1,8 milioni), Massimo Doris di Banca Mediolanum (1,8 milioni), il ceo di Bper Piero Montani ha ricevuto 1,2 milioni, il fondatore di Illimity Corrado Passera (769 mila euro) e l'ad di Mps Luigi Lovaglio (466 mila euro). "Quello delle remunerazioni dei ceo e' un tema sempre piu' caldo nei rapporti tra le grandi banche e il mercato", spiega a MF-Milano Finanza Andrea Di Segni, managing director di Morrow Sodali. Sotto la lente degli investitori non c'e' tanto l'importo generico dei compensi quanto i criteri che lo regolano. L'utilizzo dei criteri Esg come key performance indicator (kpi) per la remunerazione del management e' la nuova frontiera che si sta aprendo in Europa. A livello metodologico la questione e' stata gia' affrontata da almeno un decennio e nel mondo - soprattutto anglofono - le grandi banche collegano ormai regolarmente le remunerazioni del management anche ai criteri Esg. Quello Esg peraltro e' un insieme ampio nel quale rientrano una molteplicita' di tematiche. Tra queste l'attenzione del mercato continua ad andare soprattutto al climate change, seguito dalla composizione e dall'efficacia del board, dalla gestione del personale fino alla remunerazione dei dirigenti. Senza dimenticare temi apparentemente piu' di nicchia, anche se sempre piu' rilevanti per le aziende, come la gestione della supply chain, la cybersecurity e la biodiversita'. "In media in Italia tra il 10 e il 20% dei piani di incentivazione e' ormai collegata a criteri Esg, a riprova del fatto che per questi aspetti c'e' un'attenzione costante da parte degli istituti di credito e degli investitori", spiega Di Segni. Si tratta peraltro di temi su cui all'estero si vede gia' un confronto serrato tra banche e mercato, come dimostrano le cronache finanziarie degli ultimi anni. L'assemblea di Jp Morgan Chase per esempio si e' opposta a un bonus di circa 50 milioni di dollari per il ceo Jamie Dimon e ha votato contro 201 milioni di remunerazioni per sei top manager. Solo il 31% degli azionisti ha espresso un voto positivo. Che dire del mercato italiano? Piazza Affari non e' abituata alle battaglie assembleari che si combattono in Usa o in Uk, ma il vento del cambiamento sta arrivando anche qui. "Sicuramente fissare il compenso per un top manager o un amministratore delegato e' oggi un'operazione molto piu' delicata rispetto a qualche anno fa e le grandi banche non possono permettersi di prenderla alla leggera", conclude Di Segni. red fine MF-DJ NEWS

12/12/2022 08:54
 

Perché le banche italiane sono ben equipaggiate per affrontare la recessione, secondo Dbrs​

di Francesca Gerosa

Le banche italiane entrano in questa nuova fase di forte incertezza economica con profili di rischio e di capitalizzazione più solidi, secondo gli esperti di Dbrs Morningstar, che apprezzano anche i progressi compiuti negli ultimi anni in materia di de-risking​


Il link:

Perché le banche italiane sono ben equipaggiate per affrontare la recessione, secondo Dbrs - MilanoFinanza.it
 

Unicredit: cede portafoglio sofferenze da 90 mln segmento PrivatiUnsecured​

MILANO (MF-DJ)--Unicredit ha concluso un accordo con Credit Factor e con un veicolo di cartolarizzazione gestito da Kruk per la cessione pro-soluto di un portafoglio di crediti in sofferenza derivanti da contratti di credito chirografario a clientela del segmento privati. Il portafoglio, si legge in una nota, comprende esclusivamente crediti derivanti da contratti di finanziamento regolati dal diritto italiano per un ammontare complessivo - al lordo delle rettifiche di valore - di circa 90 milioni di euro. L'impatto economico della cessione verra' recepito nel bilancio del quarto trimestre 2022. Unicredit e Kruk hanno anche raggiunto un accordo per la cessione di un ammontare fino a 460 milioni di euro di crediti derivanti da contratti di credito al consumo classificati a sofferenza a partire dal primo trimestre 2023 fino alla fine del 2024. L'accordo costituisce parte dell'attuale strategia di Unicredit di riduzione delle esposizioni deteriorate. com/cce MF-DJ NEWS

12/12/2022 17:41
 

Banche: S&P, per sistema mondiale stima perdite su crediti 2,1 trilioni Usd :eek:

MILANO (MF-DJ)--S&P Global Rating stima che le perdite su crediti del sistema bancario mondiale ammonteranno a circa 2,1 trilioni di dollari alla fine del 2024. L'analisi di S&P include 83 sistemi bancari. Il peso delle perdite previste per quello cinese, notano gli esperti, "rispecchia le sue dimensioni nel contesto globale", dato che, "in termini di prestiti alla clientela, il sistema bancario cinese ha circa le stesse dimensioni dei sistemi bancari di Stati Uniti, Giappone, Germania e Regno Unito messi insieme". Le banche globali entrano nel 2023 con un capitale sostanzialmente solido e sano e i margini di interesse continuano a beneficiare di maggiori interessi dalle aliquote. Questo dovrebbe fornire un comodo margine per assorbire maggiori perdite. S&P prevede inoltre che i sistemi bancari dell'Europa occidentale registreranno perdite su crediti per circa 72 miliardi di dollari nel 2022, ovvero il 25% in piu' delle perdite subite nel 2021. Poiche' la cifra del 2021 (58 miliardi di dollari) riflette livelli sostanziali di riprese di valore di accantonamento per perdite su crediti legate alla pandemia, cio' non implica una vera ripresa per il 2022. Per il 2023, l'agenzia prevede che le perdite su crediti aumenteranno di circa il 20% a 87 miliardi di dollari e rimarranno intorno a questo livello nel 2024. Queste previsioni riflettono l'opinione secondo cui lo shock energetico in corso e la stretta monetaria determineranno l'emersione di prestiti problematici in tutti i sistemi bancari europei, molto probabilmente tra i mutuatari aziendali con un debito piu' teso e metriche di accessibilita' piu' direttamente influenzate da costi piu' elevati, in particolare se hanno una capacita' limitata di trasferirli ai consumatori attraverso i prezzi. "Allo stesso tempo, ci aspettiamo che si verifichi un modesto aumento della disoccupazione in tutta Europa (la nostra aspettativa di base) e che la qualita' delle esposizioni delle famiglie, in particolare i mutui, rimanga resiliente", prosegue S&P. "Prevediamo che le maggiori perdite previste saranno gestibili per le banche, in gran parte grazie all'aumento dei tassi di interesse a vantaggio del margine di interesse netto. Tuttavia, non c'e' molto spazio per l'ottimismo. I rischi al rialzo sono pochi e i rischi al ribasso abbondano. Ad esempio, l'inflazione potrebbe essere piu' persistente di quanto ci aspettiamo, il che si tradurrebbe in una risposta politica piu' forte e piu' lunga, o il conflitto ucraino potrebbe esacerbare ulteriormente la crisi energetica in corso. Cio' comporterebbe un impatto maggiore sulla qualita' degli attivi delle banche, che aumenterebbero le perdite su crediti". cce (fine) MF-DJ NEWS

13/12/2022 17:28
 
Grazie, @Freitag von Lautberg,
espongo lo stralcio in coda all'articolo:

Unicredit, una banca da 31% di total return

Sulla banca guidata dall’amministratore delegato Andrea Orcel, gli analisti hanno un giudizio buy e un prezzo obiettivo di 15,5 euro, con un potenziale rialzo rispetto ai valori attuali del 24%. Il total return atteso sull’azione (fra dividendo e buyback) è del31%. Il rapporto prezzo/utile atteso al 2022 è di 6 volte, che sale a 6,4 volte nel 2023, per portarsi a 5,5 volte nel 2024.

Il ritorno invece sull’azione (Rote) per il 2022 è del 7,9%, del 6,5% nel 2023, del 6,9% nel 2024. Gli analisti hanno calcolato anche l’eccesso di capitale sotto forma di Market Value (capitalizzazione), oltre i requisiti imposti dalle Bce (11,6%), che la banca milanese potrebbe almeno in parte distribuire agli azionisti. Si tratterebbe del 43% nel 2022, del 42% nel 2023, del 38% nel 2024. La banca oggi viaggia piatta a 12,86 euro per 26 miliardi di market cap mentre il Ftse Mib perde lo 0,35%.

Una tabella del report mette poi a confronto i p/e attesi al 2023 delle banche europee, scontate le perdite sui prestiti da cui emerge che quella valutata meglio è KBC, la terza più grande banca belga per asset (9,9 volte), Credit Agricole è a quota 7 volte, Intesa Sanpaolo 6,3 volte, Banco Bpm 5,8 volte, Bper 5 volte, Societe Generale 4,8 volte, Deutsche Bank 4,4 volte. Alla fine chiude la rassegna Unicredit con un rapporto prezzo/utile atteso al 2023 di 5,3 volte.

Orario di pubblicazione: 14/12/2022 11:24
Ultimo aggiornamento: 14/12/2022 11:24
 
Comunicato stampa:

Composizione del capitale sociale a seguito annullamento azioni




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Unicredit, confermato l’aumento al 2% del Pillar 2. Nessun impatto sui dividendi. Anche Credem supera i test Bce​

di Paola Valentini

La Bce ha completato il Srep del 2022: il requisito patrimoniale Pillar 2 è stato fissato in 200 punti base, confermando le indiscrezioni di un aumento di 25 punti. La banca guidata dal ceo Andrea Orcel UniCredit rispetta ampiamente i requisiti di capitale​


Unicredit rispetta ampiamente i requisiti di capitale fissati dalla Bce. Lo ha affermato la banca guidata dal ceo Andrea Orcel a seguito della comunicazione ricevuta da Francoforte che ha completato l’analisi annuale per il 2022 del Supervisory Review and Evaluation Process (Srep), in base alla quale il requisito patrimoniale Pillar 2 Capital Requirement (P2r) è stato fissato a 200 punti base.

Confermate le indiscrezioni​

E’ stata quindi confermata l’indiscrezione della scorsa settimana pubblicata da Bloomberg secondo cui la Bce avrebbe alzato al 2% il Pillar 2 di Unicredit, finora pari all'1,75%, ovvero quello specifico aggiuntivo che si applica alle singole banche per fronteggiare rischi non compresi nel requisito minimo di primo pilastro. Attraverso il meccanismo del secondo pilastro, la Bce ha il potere di costringere le singole banche a conservare più capitale quando ritiene che non siano al passo con la sua valutazione sulla probabilità di perdite future. Unicredit, come aveva chiarito anche dopo i rumors, ha ribadito che non vi è quindi alcun impatto sulle politiche distributive del gruppo per il 2022 e per il futuro, sul funding plan né sul target di capitale, che rimangono come da guidance. Il buffer Maximum Distributable Amount al 30 settembre 2022 era molto ampio e pari a 635 punti base e il livello pro forma per il Pillar 2 sarebbe di 621 punti base.

I requisiti dal prossimo anno​

Unicredit è tenuta a rispettare i seguenti requisiti complessivi di capitale su base consolidata a partire dal 1 gennaio 2023 che indicabi il livello minimo di capitale da rispettare a fronte delle attività svolte dal gruppo ed a tutela dei risparmiatori: 9,20% per il Cet 1 ratio, 11,08% per il Tier 1 ratio, 13,58% per il Total Capital ratio. Al 30 settembre 2022, i coefficienti di capitale di UniCredit su base consolidata erano ben superiori: del 15,41% per il Cet 1 ratio, fully loaded, del 16,04 per il Cet 1 ratio, transitional, del 17,94% per il Tier 1 ratio, transitional e del 20,76% Total Capital ratio, transitional.

Il Credem tra le banche più solide​

Intanto anche il Credem ha superato l’analisi della Bce. Francoforte ha confermato, per il 2023, il requisito di Pillar 2 della banca emiliana all’1%, collocandolo tra i migliori in Italia e in Europa tra le principali banche vigilate direttamente. Quindi il requisito patrimoniale complessivo per il 2023, ammonta a 7,56% per quanto riguarda il CET 1 ratio. I requisiti per il Tier 1 ratio e
per il Tier Total sono invece rispettivamente fissati a 9,25% e 11,5%. Al 30 settembre 2022, tutti i coefficienti patrimoniali del gruppo sono ampiamente più alti rispetto ai requisiti. In particolare il Cet 1 Ratio a livello di Credemholding (perimetro di vigilanza) era pari a 13,68% con un buffer rispetto al requisito Srep tra i più ampi del sistema e pari ad oltre 600 punti base. «Essere ancora una volta al vertice in Europa per solidità patrimoniale è la dimostrazione della validità della nostra strategia basata sulla crescita sana e sostenibile nel tempo», ha dichiarato Nazzareno Gregori, direttore generale Credem.

Orario di pubblicazione: 15/12/2022 08:25
Ultimo aggiornamento: 15/12/2022 08:56
 

Banche: stretta Bankitalia su soci (MF)​

ROMA (MF-DJ)--Gli investitori dovranno sottoporsi a procedure piu' complesse per acquisire una partecipazione significativa in una banca italiana. E soggetti che finora non hanno avuto bisogno dell'autorizzazione della vigilanza ora potrebbero essere messi sotto esame. Sara' questo, scrive MF-Milano Finanza, l'effetto delle Disposizioni in materia di assetti proprietari di banche e altri intermediari che, su iniziativa di Banca d'Italia e in linea con gli orientamenti delle autorita' europee, entreranno in vigore dal prossimo 1* gennaio. Il focus della nuova normativa e' sulle partecipazioni qualificate, cioe' le quote che raggiungono o superano il 10%, 20%, 30% o 50%. Oggi l'azionista che intende oltrepassarle deve chiedere una autorizzazione alla Vigilanza, la quale ha 60 giorni di tempo per dare luce verde. Le nuove disposizioni pongono pero' ulteriori paletti. In primo luogo, il criterio del moltiplicatore fara' si' che anche gli azionisti indiretti significativi siano soggetti ad autorizzazione. Se per esempio un investitore si trovera' a essere socio di minoranza rilevante della societa' che acquisira' la partecipazione qualificata, anche quel soggetto dovra' sottoporsi allo screening del regolatore. L'obiettivo e' aumentare il livello di trasparenza sugli assetti proprietari. Questo pero' significa che, nel promuovere una scalata o un'opa o semplicemente l'acquisto di una partecipazione qualificata, il socio di maggioranza dovra' avere il consenso preventivo delle minoranze che, in caso contrario, potranno esercitare un implicito potere di veto sull'operazione. Procedure piu' complesse saranno applicate anche alle catene societarie. Oggi l'autorizzazione per acquisire una partecipazione qualificata viene rilasciata soltanto ai soggetti che detengono direttamente la quota o che stanno al vertice della catena. Dal 1* gennaio tutti gli anelli intermedi saranno sottoposti ad autorizzazione della Vigilanza. Una mossa che, prevedono diversi osservatori, avra' un profondo impatto sulle strutture societarie piu' complesse, che non sono peraltro rare sul mercato italiano. Ci sono poi aspetti ancora controversi della nuova normativa, come quelli che riguardano le azioni in concerto. In base a una interpretazione restrittiva delle disposizioni, per i soci con partecipazioni inferiori al 10% ma riuniti per esempio in un accordo parasociale che superi la soglia qualificata potrebbe scattare la richiesta autorizzativa in presenza di determinati indici. Il tema andra' chiarito nei prossimi mesi, anche perche' puo' interessare molti investitori storici delle banche italiane, come le fondazioni. Da ultimo la normativa pone l'accento sulla produzione documentale, che dovra' avere luogo nella fase istruttoria, e sulla valutazione di diversi elementi, tra i quali la qualita' dell'investitore e la solidita' finanziaria del progetto di acquisizione. "La nuova normativa ha l'effetto di aumentare il livello di trasparenza richiesta agli investitori", spiega a MF-Milano Finanza Marco Penna, partner e responsabile del dipartimento di Financial Intermediaries Regulations di Legance. "Resta da capire se questo orientamento comportera' o meno maggiori oneri, ma e' senza dubbio in linea con l'approccio che negli ultimi anni i regolatori hanno seguito in assenza di norme cosi' puntuali. Nell'ambito dell'istruttoria, per esempio", aggiunge Penna, "i regolatori, soprattutto quello italiano, si sono spesso appellati al principio di sana e prudente gestione per richiedere una produzione documentale molto ampia e completa. Le norme che entreranno ora in vigore codificano questo approccio, riducendo il margine di negoziabilita' delle richieste". red fine MF-DJ NEWS

15/12/2022 08:31
 

Unicredit torna al risparmio gestito, accordo con Azimut per l’asset management. Nasce una società ad hoc in Irlanda​

di Elena Dal Maso

Unicredit, l’istituto milanese guidato dall’ad Andrea Orcel e Azimut, il gruppo indipendente dei fondi sotto la presidenza di Pietro Giuliani, hanno siglato un accordo sul fronte del risparmio gestito​


Dopo aver venduto a dicembre 2016, sotto la guida di Jean Pierre Mustier, la fabbrica dei fondi, Pioneer, ai francesi di Amundi, ora Unicredit torna al risparmio gestito con una partnership tutta italiana.

L’istituto milanese guidato dall’ad Andrea Orcel e Azimut, il gruppo indipendente dei fondi sotto la presidenza di Pietro Giuliani, hanno siglato venerdì 16 dicembre 2022 un accordo sul fronte del risparmio gestito per sviluppare il segmento dell’asset management della banca da 7 milioni di clienti in Italia.

A Piazza Affari, Azimut apre in corsa (+4,8% a 20,25 euro per 2,9 miliardi di capitalizzazione), Unicredit resta in avvio sottotono (12,53 euro, -0,3% per 25,3 miliardi di market cap).
La partnership consentirà a Unicredit di estendere la propria offerta, compresa la distribuzione dei suoi prodotti bancari ad Azimut. Il piano rientra nell'obiettivo strategico della banca «nel conferire maggior valore e dimensione alla sua attività di gestione del risparmio, a beneficio dei clienti».

La nuova società in Irlanda

Azimut costituirà e gestirà autonomamente in Irlanda una società di gestione che svilupperà prodotti di investimento da distribuire in Italia attraverso la rete di Unicreditsu base non esclusiva. Il lancio dei fondi per i clienti italiani è previsto per la seconda metà del 2023.

In base agli accordi che saranno firmati dalle parti, Unicredit avrà il diritto di esercitare un'opzione di acquisto sulla società di gestione irlandese di nuova costituzione, interamente controllata da Azimut, tra cinque anni o prima, a seconda di specifiche circostanze.

In caso di esercizio dell'opzione call, Unicredit potrà contare su una propria fabbrica prodotti ad alto valore che si aggiungerà alla piattaforma onemarkets Fund e ad altre entità di asset management già nel gruppo, «ricostruendo selettivamente componenti della catena del valore dell'asset management», spiega la banca.

Il gruppo Azimut conta attraverso il suo Global Asset Management Team, da oltre 10 anni, su oltre 170 professionisti all’interno del network globale presente in 18 Paesi nel mondo che gestiscono 250 strategie di investimento nei public markets e «che sosterranno lo sviluppo della partnership con Unicredit nella prima fase».

Gli accordi non hanno alcun impatto sulle partnership di Unicredit già in essere, mette in evidenza il gruppo bancario, che sono «integrate da capacità interne di fabbrica prodotti che fanno leva sulla piattaforma onemarkets Fund, recentemente lanciata».

L’ad Orcel si è detto «lieto di vedere realizzata la partnership con Azimut. Questo è un passo importante nella nostra strategia mirata a costruire ed espandere l’ecosistema dei partner per servire al meglio le esigenze dei clienti».

Un passo che permetterà alla banca di ampliare e migliorare l’offerta, «ma dimostra anche il nostro impegno a rafforzare l'industria del risparmio gestito in Italia», ha aggiunto Orcel. (riproduzione riservata)

Orario di pubblicazione: 16/12/2022 08:55
Ultimo aggiornamento: 16/12/2022 09:24
 
... seguito ...

Orcel: l'M&A nell'asset management non è la strategia giusta


«L'M&A nell'asset management non è la strategia giusta. L'obiettivo non è acquisire masse extra fuori perimetro ma offrire ai nostri clienti il miglior prodotto», il commento dell’ad Orcel in un incontro con la stampa, commentando la partnership con Azimut.

«Comprare un grande asset manager per noi non ha un gran senso.
Oggigiorno in questo settore si vince in due maniera, o le masse ma dobbiamo parlare di migliaia di miliardi per andare ad un certo tipo di scala, oppure le nicchie ed è quello che stiamo facendo con Azimut», aggiunge Orcel.

Quanto a Giuliani, il presidente spiega che «se ci stiamo dicendo che vogliamo ricostruire una fabbrica di asset management con testa italiana e che sia worldwide sicuramente le dimensioni sono significative». Dopo l'esercizio della call da parte di Unicredit, aggiunge Giuliani, Azimut rimarrà «partner con una quota di minoranza».

Il gruppo Azimut conta attraverso il suo Global Asset Management Team, da oltre 10 anni, su oltre 170 professionisti all’interno del network globale presente in 18 Paesi nel mondo che gestiscono 250 strategie di investimento nei public markets e «che sosterranno lo sviluppo della partnership con Unicredit nella prima fase».

Gli accordi non hanno alcun impatto sulle partnership di Unicredit già in essere, mette in evidenza il gruppo bancario, che sono «integrate da capacità interne di fabbrica prodotti che fanno leva sulla piattaforma onemarkets Fund, recentemente lanciata».

Giuliani ( Azimut): vogliamo creare un campione nazionale nell’asset management

L’ad Orcel si è detto «lieto di vedere realizzata la partnership con Azimut. Questo è un passo importante nella nostra strategia mirata a costruire ed espandere l’ecosistema dei partner per servire al meglio le esigenze dei clienti».

Un passo che permetterà alla banca di ampliare e migliorare l’offerta, «ma dimostra anche il nostro impegno a rafforzare l'industria del risparmio gestito in Italia», ha aggiunto Orcel.

Pietro Giuliani, presidente di Azimut, ricorda che conosce Andrea Orcel da quasi 20 anni quando nel 2004 ha guidato la quotazione di Azimut in borsa come Merrill Lynch. «Con questa operazione», aggiunge l’imprenditore, «Orcel ha dimostrato di essere più veloce di altri nell’intuire le potenzialità della partnership con Azimut come unico asset manager italiano ad essere presente in tutto il mondo con una profonda comprensione dei bisogni dei clienti italiani ed europei».

Azimut, che oggi ha raggiunto una base clienti di circa il 50% fuori dall’Italia, è «disposta ad aumentare il peso dell’Italia/Europa, purché venga alla luce un campione nazionale nell’asset management», riprende Giuliani.

Giorgio Medda, ad e Global Head of Asset Management & Fintech di Azimut, spiega che «i clienti di Unicredit potranno beneficiare di un team di investimento globale che, dal 2018 ad oggi, ha generato una performance netta dell’8,65%, superiore del 4,40% a quella dell’industria in Italia nello stesso periodo».

Attraverso l'operazione realizzata con Unicredit il gruppo Azimut «va ulteriormente nella direzione dei 500 milioni di euro dell'utile
netto già previsti per il 2024», l’intervento di Alessandro Zambotti, ad e Cfo di Azimut. «Così facendo saranno disponibili ulteriori risorse per continuare a investire sulle linee strategiche di sviluppo globale continuando ad attrarre i migliori talenti».

Orario di pubblicazione: 16/12/2022 08:55
Ultimo aggiornamento: 16/12/2022 11:59
 

Unicredit: Ceo, da alleanza con Azimut impatto positivo su conti da 2* meta' 2023​

MILANO (MF-DJ)-"Dalla partnership con Azimut nell'asset management ci aspettiamo un impatto positivo sul conto economico gia' nella seconda meta' del 2023, per poi avere la maggior parte del beneficio nel 2024". Lo ha affermato il Ceo di UniCredit, Andrea Orcel, rispondendo a una domanda in conferenza stampa. cce (fine) MF-DJ NEWS

16/12/2022 09:43
 
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