Qui le motivazioni:
Berenberg: perché Unicredit può rendere almeno il 15% svalutando completamente la Russia
di Elena Dal Maso
La banca guidata dall'ad Orcel ha recuperato quasi tutto lo scivolone da inizio anno dopo l'invasione della Russia in Ucraina e ha fatto meglio dell'indice bancario europeo del 30%. Eppure ha uno sconto sul p/e rispetto ai concorrenti del 15% e una guidance sui margini molto conservativa. Quanto al Cet 1...
Unicredit sale lunedì 14 novembre dell'11% circa a 12,93 euro per 26,15 miliardi di capitalizzazione mentre il Ftse Mib è positivo per lo 0,4% recuperando quasi tutta la perdita da inizio anno (-6% circa) scatenata dall'invasione della Russia in Ucraina.
Il gruppo milanese, guidato dal ceo Andrea Orcel, ha sovraperformato il settore delle banche Ue del 30% negli ultimi tre mesi, invertendo in questo modo l'ondata di vendite subite a causa dell'esposizione alla Russia. Dopo aver rivisto al rialzo la guidance ai ricavi, spiegano gli analisti di Berenberg, "restando focalizzata sul rischio e proseguendo sulla strada della remunerazione degli azionisti, Unicredit sta realizzando con successo il piano industriale come promesso e siamo convinti che questo percorso continuerà".
Nonostante il recente rally delle azioni, i broker sono dell'avviso che la "ricompensa sul rischio rimanga molto interessante dal momento che
le azioni sono ancora scambiate con uno sconto del 15% circa rispetto al settore se si va a guardare il multiplo prezzo/utile" (p/e). Berenberg alza quindi il
target price da 14,5 a 17 euro per azione e conferma il rating buy sul titolo. Questo significa che la banca ha un upside, un potenziale rialzo, di circa il 30%.
Una guidance sul margine di interesse troppo cauta
Fra i punti a vantaggio della banca, sottolineano gli analisti, la possibilità di ulteriori revisioni al rialzo del margine di interesse (Net Interest Income, NII) nei prossimi anni, grazie all'aumento dei tassi della Bce dopo che la voce è stata rivista al rialzo per la terza volta nel 2022 e la previsione che il NII per il 2023 (senza la Russia) sarà di almeno 10,1 miliardi di euro.
La guidance si basa sul fatto che il tasso della Bce (Deposit Facility Rate) rimanga stabile all'attuale livello dell'1,5%. Il dato implica anche una crescita annua "di almeno il 12% grazie al contributo positivo dell'aumento dei costi per le società (3%) che va a bilanciare il 4% in meno di NII sul fronte dei prestiti Tltro della Banca centrale europea".
Da ricordare, scrive Berenberg, che Unicredit ha una guidance di 0,5 miliardi di euro di margine di interesse (NII) in più per ogni 100 punti base di aumento dei tassi (Deposit Facility Rate). Le aspettative del mercato per i tassi in Ue sono al 3% entro la fine del 2023, "il che lascia chiaramente spazio per ulteriori revisioni al rialzo della guidance". Gli analisti prevedono in tal senso che i margini (NII) nel 2023 (esclusa la Russia) toccheranno i 10,7 miliardi di euro e ipotizzano un comunque prudente livello di tassi del 2,5% entro la fine del 2023 nel loro modello applicato a Unicredit.
Il rigore sui prestiti e costo del rischio
Un altro punto che viene messo in evidenza nel report è "l'attenzione al rischio della banca, alla base della visione positiva nei confronti delle perdite sui prestiti, dal momento che Unicredit mantiene un migliore approccio al rischio, che a sua volta probabilmente si tradurrà in minori perdite sui prestiti per la banca".
Al momento la perdita attesa sui prestiti in essere (34 punti base) e sui nuovi prestiti (26 punti base) è rimasta "sostanzialmente stabile negli ultimi tre anni ed è ben al di sotto dei livelli del 2016-19 (di circa 6 punti in media)". Gli analisti prevedono che il costo del rischio di Unicredit raggiunga i 45 punti base nel 2023, un valore inferiore alle previsioni di consenso di 55 punti.
Sul fronte poi della solidità di capitale, il coefficiente Cet 1 si attestava al 15,4% nel terzo trimestre del 2022. Berenberg a questo punto ipotizza una svalutazione completa dell'esposizione russa per circa 100 punti base, con l'effetto che il Cet 1 ratio scenderebbe al 14,0%, ovvero un cuscinetto di 500 punti base sopra i requisiti minimi richiesti alla banca dalla Bce.
Perché Unicredit può rendere il 15-16% annuo
Questo buffer di capitale in più, insieme al miglioramento della redditività, "sono due elementi importanti che continuano a sostenere il piano di distribuzione del capitale". Ed ecco perché gli analisti di Berenberg credono che Unicredit potrebbe avere un
rendimento complessivo (total yield, somma di cedola e buyback) del 15-16% annuo nei prossimi tre anni, sulla base di un
payout ratio totale atteso dagli specialisti dell'80-90%. Un dato superiore del 10% circa rispetto al payout totale medio del settore. Su questa base, Berenberg prevede che
il Cet 1 ratio al 2024 possa raggiungere il 13,7%, ben al di sopra del target 12,5-13,0%.
L'aumento del target price sul titolo deriva da un
aumento delle stime sugli utili "per il 2022 del 26% grazie a maggiori ricavi e minori perdite sui prestiti nel terzo trimestre".
Ultimo aggiornamento: 14/11/2022 12:26