Uomo + Donna = Il + grande spettacolo dopo il big bang



Quando Kirk e Anne si sono sposati era il 29 maggio del 1954, lui aveva 38 anni, lei 35.
Kirk, vero nome Issur Danielovitch, era di origine Bielorussa ma nato in Danimarca.
Anne, tedesca di Hannover, era nata col nome Hannelore Marx ma lo aveva perso per strada quando aveva sposato appositamente un amico belga perché un cognome tedesco a Parigi, dove viveva durante la Seconda Guerra Mondiale, non rendeva molto popolari.
La prima volta che Kirk Douglas e Anne Buydens/Marx si incontrarono, nel 1953, lui aveva girato 17 film ed era già una star internazionale. I loro sguardi si incrociarono per la prima volta sul set del film francese Atto d'amore, di cui lui era il protagonista. Kirk aveva chiesto di assumere una publicist bilingue per il periodo delle riprese e il regista Anatole Litvak gli suggerì Anne, una sua amica che da ragazzina aveva imparato l'inglese, il francese e l'italiano nel collegio in cui l'avevano mandata a studiare i genitori.
A quel tempo Anne era ancora sposata con l'amico belga.

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Kirk invece aveva divorziato due anni prima dall'attrice Diana Dill con cui aveva avuto due figli, Michael e Joel,
e frequentava l'attrice italiana Pier Angeli. Ma durante quel soggiorno lavorativo a Parigi non si era già fatto mancare qualche avventura, e forse proprio perché la sua fama di donnaiolo lo precedeva, Anne era intenzionata a non dargli troppa confidenza. Lui provò a fare il cascamorto.
"Avanti, lascia che ti conduca nella tana del leone", le disse infatti dopo un paio di giorni. La "tana del leone" era la sua roulotte e quella formula seduttiva da spaccone finora aveva funzionato. Lei, confesserà molto più avanti, non era rimasta indifferente al suo fascino ma ebbe il coraggio di dirgli che la loro relazione sarebbe stata puramente professionale e che non se ne parlava proprio.


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Douglas cambiò tattica con Anne, diventò più formale e come racconterà molto dopo al Los Angeles Times, pensò che quella giovane bellezza fosse diversa dalle altre donne e che avrebbe dovuto fare colpo su di lei usando altri mezzi. Magari, esibire la sua capacità di ottenere, anche prenotando all'ultimo minuto, un tavolo a La Tour d'Argent, il ristorante più romantico e costoso di Parigi, e sul buon gusto con cui avrebbe ordinato piatti raffinati anche per lei. Alla fine di una giornata, quindi, la invitò a cena.
"No, grazie, sono molto stanca, penso che andrò a casa a farmi delle uova strapazzate", rispose lei.


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Negli anni 50 (e anche dopo) non c'era niente di meglio di un bel due di picche per accendere il desiderio folle di un uomo. Se poi quell'uomo era Kirk Douglas l'eroe dagli occhi d'acciaio ai cui piedi cadevano tutte le donne che incontrava, c'era da farlo diventare matto. Infatti Anne diventò per lui un'ossessione e nel giro di poco tempo, mentre lavoravano insieme, si accorse di essersi preso per lei una cotta epocale che sembrava proprio essere amore. "Era la donna più difficile da conquistare che avessi mai incontrato", rammentò lui nelle interviste rilasciate quando ha compiuto 100 anni. "Non era interessata a un flirt, era padrone di sé e molto diversa dalle altre con cui ero stato coinvolto a Hollywood dopo che Diana mi aveva lasciato. Era sofisticata, ma si capiva che non fosse noiosa come Pier Angeli, che portava con sé sua madre ai nostri appuntamenti".
Nei giorni successivi l'attore cominciò a capire che doveva smettere di parlare solo di sé e doveva iniziare ad ascoltarla, mostrarle che non era un bel ragazzone di Hollywood senza cervello, che poteva interessarsi alla sua vita.

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E infatti, Anne cominciò ad aprirsi e a raccontarle il suo passato doloroso, di come fosse emigrata in Belgio poco prima dell'occupazione nazista. Lui la incoraggiò a incontrare il suo analista per superare il trauma della paura che non riusciva a cancellare. Anne prese fiducia in Kirk e cominciarono a uscire insieme anche se negli Usa c'era ancora in sospeso la questione Pier Angeli.
Anne si rese conto di essersene ormai innamorata quando lui la portò con sé a un gala di beneficenza in un circo e lo vide dare una mano nel raccogliere lo sterco di un elefante anche se era in smoking. "Non è stato solo divertente, mi ha mostrato che fosse in grado di fare cose che non ci si aspettava da lui", racconterà lei. Ma aveva ancora molta paura di rimanere scottata da questa storia e cercava di resistergli.
Lavorando nel cinema aveva visto troppe giovani donne uscire distrutte da relazioni con Dean Martin, Marlon Brando, Cary Grant. Anche se avevano iniziato a trascorrere del tempo insieme un po' più che da amici, la relazione fra loro era diventato una sorta di braccio di ferro, con lui che cercava di ingelosirla portandola con sé a scegliere l'anello di fidanzamento per Pier Angeli, e lei che non cedeva.
"Non posso credere quanto fossi insensibile a farle questo", dirà poi Douglas. A spuntarla fu lei.


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I primi giorni di maggio del 1954 Anne gli disse che era ora di non vedersi più perché lui stava per sposare un'altra.
Lui si precipitò da Pier Angeli per dirle che era finita, poi tornò da Anne e le chiese di sposarlo.
Il 29 maggio di quell'anno l'officiante a Las Vegas li dichiarò marito e moglie. Quel legame portò a lui ancora più fortuna
perché girò i suoi film più celebri, Ulisse, Ventimila leghe sotto i mari, Brama di vivere, Sfida all'Ok Corral, Spartacus.

Dal set le mandava lunghe lettere d'amore, come quando era a Monaco per girare Orizzonti di Gloria con Stanley
Kubrick - lei era a casa con il loro primo figlio di due anni, Peter - e le scriveva:

"quando sono lontano, l'amore per te mi travolge all'improvviso alle 2:30 del mattino, che è l'ora di adesso,
e mi sveglio per scriverti. Come mi sento incompleto senza la mia famiglia..."
.


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Nel 1958 Kirk e Anne ebbero un altro figlio, l'attore Eric Douglas (che morirà nel 2004 per abuso di alcol e stupefacenti) e sempre nel '58, Kirk si legò ancora di più ad Anne attribuendole doti da sensitiva quando lei insistette inspiegabilmente a non farlo salire su un aereo privato con il regista Mike Todd, marito di Liz Taylor.
L'aereo si schiantò uccidendo tutte e quattro le persone a bordo e Kirk passò il resto della sua vita a raccontare che senza l'intervento di Anne sarebbe morto.
In realtà il suo destino era già scritto, perché nel 1991 rischiò comunque di morire in volo quando l'elicottero su cui viaggiava si scontrò con un piccolo aereo, sopra l'aeroporto di Santa Paula in California. Due persone rimasero uccise nell'incidente, ma lui no.


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«Ascolto solo canzoni perché dicono la verità, più sono stupide più sono vere...
e poi non sono stupide. Che dicono? Dicono “non devi lasciarmi”, “senza di te in
me non c’è vita”, “senza di te io sono una casa vuo*ta”, “lascia che io divenga
l’ombra della tua ombra” oppure “senza amore non siamo niente”».
( dal film La signora della porta accanto)




"Io sono come i matti, non dimentico niente. Sono maestra di ricordi, amo coltivarli"
(Fanny Ardant)


Se il fascino avesse un nome e un cognome si chiamerebbe Fanny Ardant.
L’attrice francese, indimenticabile musa e compagna di vita fino alla fine di Francois Truffaut oltre che protagonista di tantissimi film destinati a restare nella storia del cinema, come “La famiglia” e “La cena” di Ettore Scola, ora che ha 70 anni tondi porta a spasso il suo sguardo curioso e benevolo sulla vita con stupefacente leggerezza.
A differenza di tanti divi, ama parlare di sé e della sua esistenza lontano dai set, e lo fa con affetto e autoindulgenza

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Mi sembra più pericoloso rincorrere il futuro perché significa avere paura del presente.
Ma amo anche il momento presente, in fondo, alla fine, sono due cose gemelle.
Sono tanti i momenti della mia vita che vorrei rivivere. E devo dire che vorrei rivivere anche momenti
in cui ero infelice perché, a volte, impari di più dall’infelicità che dalla felicità.

Dei miei film forse vorrei rivivere il primo, “La signora della porta accanto”. Tutto era perfetto: un grande film,
un grande ruolo, un grande amore. Praticamente l’allineamento dei pianeti”
.


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Madre di tre figlie avute da tre uomini diversi e ora anche nonna, Fanny Ardant racconta quali sono le sue priorità:

“L'amore è al primo posto. In generale, inteso anche come amore dell'altro, della famiglia.
Bisogna tuffarsi, non avere paura, che cosa sono i soldi in confronto all'amore?
".

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La signora della porta accanto è il primo film di Truffaut con Fanny Ardant, e due anni dopo i due tornano di nuovo insieme sul set.
Finalmente domenica! è il secondo lavoro del magico duo, che non è più solo una coppia artistica: Fanny e Francois sono giovani e innamorati, e decidono di convolare a nozze. Dal loro amore nasce una figlia di nome Josephine Truffaut. Purtroppo i due hanno potuto condividere momenti felici per pochissimo tempo: 3 anni dopo il matrimonio, il regista muore prematuramente.


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Me l’ha insegnato Truffaut, nella vita conta solo l’amore... come scriveva Cervantes: « Non esiste amore sprecato».
Voilà. L’amore non è mai troppo. E se hai amato qualcuno, come dice anche il film
La Belle Époque, continuerai ad amarlo per tutta la vita."


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Fanny Ardant è stata la musa del cantante Vincent Delerm (che le dedica la canzone Fanny Ardant et moi) e
di molti artisti dell’epoca, Fanny è nota anche per la sua vivace vita amorosa, che la vede al fianco delle personalità
di spicco della sua epoca.
La prima figlia Lumir, nacque nel 1975, frutto della relazione con l’attore francese Dominique Leverd.


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«Da ragazza nessuno mi invitava a ballare. ma se uno mi si sedeva accanto cominciavo a parlargli e alla fine ci scappava un ballo. La capacità di comunicare mi ha sempre impedito di essere solo un’immagine. Faccio come le seppie che buttano l’inchiostro nel mare, per confondere la vista. Per me la seduzione passa attraverso la parola, non l’aspetto fisico.
Il fascino? Me lo sono costruito...

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Un uomo che narra una storia come quella di La signora della porta accanto è per me un’anima gemella. François pensava che si possa morire d’amore e ha voluto dirigere un film moderno sulla passione, perché la gente ritiene che sia roba da letteratura classica: Tolstoj, Stendhal, Balzac. Ma lui diceva: basta aprire il giornale e leggere la cronaca nera, tanta gente ancora oggi muore per passione."


Fanny Ardant


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"In amore ho più rimorsi: di aver fatto del male a chi mi amava, e questo oggi mi riesce insopportabile;
di non essermi comportata bene, anche se l’ho fatto senza cattiveria. Ho sempre amato il disordine,
penso che il caos sia la vita e l’ordine la morte. Ma ciò che è fatto è fatto. Gli sbagli possono diventare
lezioni di vita, e la vita nella sua magnanimità ci perdona sempre. Nel Vangelo Gesù dice:
«Molto sarà perdonato a chi molto ha amato». E io di sicuro ho amato tanto.
Mi viene in mente “Il grande Gatsby”. Non voleva rassegnarsi a perdere l’amore della vita. Un giorno
ho mangiato un Bacio Perugina e c’era una frase di Cervantes: “Non c’è amore sprecato”. Sottoscrivo».

Fanny Ardant


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"...Quando vengo a sapere che qualcuno soffre per una pena d’amore non prendo mai la cosa alla leggera.
Che sia adolescente, giovane o vecchio, lo ascolto...
Credo che ci siano due tipi di morti: quella di Anna Karenina, che si getta sotto un treno, e quella dell’anima,
in cui fisicamente sopravvivi ma muori dentro. "


Per Fanny Ardant, l’amore vince su tutto. E ha condotto la sua esistenza tenendo a mente quanto sia importante, per lei, la passione.
Fanny ha avuto diverse avventure, tra cui una con l’attore francese Gérard Depardieu.

Lo diceva François Truffaut per la (bella) bocca di Fanny Ardant, “le canzoni d’amore sono stupide, più sono stupide e più sono vere”.


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A PORTRAIT OF: IRIS APFEL

Durante una vacanza a Lake George — l’equivalente del Lago di Garda, ma nello stato di New York — Iris vede Carl per la prima volta, ma solo di sfuggita.
Dopo qualche settimana, Iris incontra un suo vecchio spasimante che si offre di accompagnarla in ufficio. Passano dalla Quinta, si fermano davanti alle vetrine dei grandi magazzini Bonwit Teller e iniziano a parlare di un pezzo esposto che li ha colpiti.

Lo spasimante non è uno qualunque, è un buyer di haute couture per Neiman Marcus e può concedersi il privilegio di discutere di moda con Iris, ma da lontano, qualcuno la sta osservando e memorizza il suo look.
È Carl, che siede sull’autobus in panne davanti a Bonwit Teller, la vede e rimane folgorato.

La sera stessa telefona ad Iris. Le fa i complimenti per il cappello che indossava, per il vestito, per la borsa e anche per le scarpe, poi, le chiede di uscire. Lei è confusa, ma alla fine accetta e a Natale ha un brillante al dito.


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Iris Apfel nasce nel 1921 ad Astoria, Queens, figlia unica di una coppia di ebrei di origine russa: Samuel e Sadye Barrel, un vetraio-decoratore e la proprietaria di una boutique di moda.
È un’adolescente sovrappeso che detesta fare shopping costretta a sentirsi chiedere ogni volta dalle commesse “Perché non sei sottile come tua madre?”.

«Mamma era all’avanguardia per i suoi tempi, molto intelligente, sempre elegante.» – racconterà Iris – «Da bambina ho sempre osservato come venerasse il suo altare di accessori. Come una stylist un po’ sciamana, che con la sua magia riusciva a trasformare il classico vestito nero in un fantastico abito da cocktail.
I suoi talismani erano le scarpe, le sciarpe, le borse, le cinture e soprattutto la sua collezione di bijoux, ninnoli e chincaglierie, braccialetti e perline. Lentamente ho cominciato ad apprezzare il loro potere di trasformazione, la loro capacità di evocare uno stato d’animo e di esprimere una personalità individuale, di rendere importante chi li indossa.»


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Se dalla madre impara l’importanza degli accessori, dal padre eredita l’amore per l’interior design. L’uomo è richiesto dai migliori architetti del tempo per le sue installazioni fuori dal comune. La figlia trascorre le domeniche con lui e ricorda con affetto il periodo durante il quale Samuel lavora al Plaza Hotel per la socialite e prima vera e propria arredatrice della storia, Elsie de Wolfe.
Famosa anche come Lady Mendl, la de Wolfe con il suo aspetto stravagante, le giacche in pelliccia in pendant col cane e circondata da oggetti favolosi, resta impressa nei ricordi della piccola Iris, diventando, con Pauline de Rothschild e Millicent Rogers, una grande ispirazione.
Sarà Frieda Loehmann a farle il complemento più grande, la fondatrice dei famosi grandi magazzini un giorno, dopo averla osservata le si avvicina e le dice: «Signorina, sono stata a guardarti. Tu non sei bella e non lo sarai mai abbastanza, ma non importa. Hai qualcosa di molto meglio: hai stile.»
Il suo destino sono la moda, l’arte e la bellezza.


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Carl e Iris si sposano il 22 febbraio. Iris ha un abito creato da lei e confezionato da una couturier di fiducia della madre: rosa, di pizzo, senza spalline. La gonna è a ruota e si abbina alla mantella da portare durante la cerimonia — e a tutte le decorazioni rigorosamente rosa scelte da Iris per l’intero allestimento: mica potevano stonare con l’abito. La coppia si mette in affari e fonda la Old Wild Weavers, un’industria tessile che va a gonfie vele.

Con Carl gira il mondo. I loro viaggi hanno reso Iris una delle interior design più richieste. Arriva persino alla Casa Bianca, di cui si occupa per nove mandati.
Ma è Carl il vero amore della sua vita, hanno un rapporto meraviglioso: sono amanti e complici.


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Allegati

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Il successo di Carl e Iris non conosce confini e non si limita all'ambiente presidenziale, cureranno anche le scelte di stile degli architetti delle star, come ad esempio l'architetto di Greta Garbo, Estée Lauder e Montgomery Clift.
Iris è sempre stata appassionata di arte oltre che di moda, e ha collezionato oggetti e accessori fashion provenienti da tutto il mondo, talvolta scovati nei mercatini dell'usato in giro per l'Italia e l'Europa.

«Per trovare il tuo stile, devi fare un lavoro d’introspezione, devi conoscere chi sei e,
a volte, non è piacevole. Un consiglio valido per tutte? Prendete la vita nelle vostre
mani, siate intraprendenti, esercitate la curiosità, fate esperimenti fuori dal coro.
C’è un grande mondo là fuori che vi aspetta»

È rimasta vedova il 1º agosto 2015 dopo 67 anni di matrimonio. Carl spegne le sue cento candeline e poco dopo è costretto a dirle addio.
La Apfel , che ha compiuto 100 anni lo scorso anno, si dichiara ancora molto innamorata, ne condivide i ricordi sui social e ha dedicato proprio a lui, che l'ha spinta sotto i riflettori, la sua autobiografia.
Fatica a parlare di lui, ma riesce a tenere vivo quell’entusiasmo che li ha sempre distinti tra la folla.

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«La moda è qualcosa che puoi comprare,
lo stile è ciò che possiedi dentro di te.»


La Apfel continua a frequentare gli eventi dedicati al mondo della moda e a far discutere per i suoi look e la sua forma fisica sorprendente in relazione alla sua età. Nel 2016 è divenuta nota al grande pubblico su scala internazionale per lo spot dell'automobile DS3, della casa automobilistica francese Citroën, che la vede protagonista.

«Quando non ti vesti come tutti gli altri non devi neanche pensare come tutti gli altri.»

Iris Apfel è diventata anche un'icona di pensiero, nota per il suo anticonformismo, la sua intelligenza e la sua voce sempre fuori dal coro.
Iris Apfel ha pubblicato una autobiografia nel 2019 dal titolo: “Icona per caso. Riflessioni di una star della terza età”, diventata subito un best seller internazionale grazie alla sua spiccata vena ironica e leggera, tradottissimo e letta da donne e uomini di ogni generazione.

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«Sono ispirata da tutto ciò che attorno a me. Sono ispirata anche dal solo fatto di essere viva,
di respirare e di incontrare persone, parlare con la gente e assorbire ciò che accade attorno a me.
Penso che se la gente lo facesse più spesso avremmo della moda migliore.»


È del primo febbraio 2019 l'annuncio della sua firma con la nota agenzia di modelle americana IMG Models per curare la sua immagine e le future apparizioni come testimonial e modella.

Molto attiva, nonostante l'età, anche sui social network, gestisce un profilo Twitter, una pagina Facebook e un account Instagram seguito da oltre 2.000.000 utenti.

Il 29 agosto 2021 festeggia 100 anni, diventando la prima, e unica, modella ed influencer ancora in attività a quell'età

«Nella vita devi provarci, sempre. Hai un solo viaggio. Devi ricordatelo.»




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Antonello Venditti è nato a Olevano Romano, in provincia di Roma, l’8 marzo 1949, sotto il segno zodiacale dei...Pesci.
Il successo investe Antonello Venditti nel 1975 con il disco Lilly, subito numero uno in classifica, appena uscito.
La fine degli anni Settanta consacra Venditti cantautore e icona della romanità, con i due album Sotto il segno dei pesci (1978)
e Buona Domenica (1979) diventati immediatamente leggenda e storia della musica italiana.



Uno dei tratti caratteristici del cantautore sono gli occhiali da sole (indossa da anni lo stesso modello):

«Me li ha fatti scoprire una ragazza nel 1974. Venivano usati nella guerra in Vietnam perché nel cerchietto che c’è
nella montatura i soldati sistemavano la sigaretta. Io, che avevo il pianoforte pieno di macchie proprio per le
sigarette, ho deciso di usarli come simbolo pacifista. Da allora quei Ray-ban sono i miei occhi.
Non me ne hanno mai regalato nemmeno un paio, però mi hanno avvisato quando stavano andando fuori produzione...
così sono andato a comprarmene 20, 30 paia»
.

Il 1975 è l'anno del matrimonio con Simona Izzo. Quello tra il cantautore e la regista e attrice è stato un grande amore.


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Simona e Antonello nel 1976 hanno avuto anche un figlio, Francesco. Ma nel 1978 l’unione è arrivata al capolinea (a causa delle scappatelle di lui, raccontava qualche anno fa Izzo a Vieni Da Me).

“È stata una grande storia d’amore, ma le storie non finiscono mai bene, se no non finirebbero, no?
Io poi non perdono e quindi non ho perdonato... Ci siamo lasciati per un tradimento, suo, non mio.
Ciò che mi stupisce è che lui non abbia mai manifestato il suo dolore per la nostra rottura faccia a
faccia con me, ma piuttosto ai giornali o nelle canzoni."

Diverse, infatti, le canzoni che hanno ispirato Venditti e che ha dedicato alla ex moglie Simona Izzo, “Amici mai”, “Ricordati di me”, “Ci vorrebbe un amico” fino a “Dimmelo tu cos’è”. Si tratta di bellissime canzoni d’amore che parlano di una storia importante, ma finita.

Cercare un'altra donna
Un'altra casa che non sia troppo vuota
Per ritornare di sera
E non sentirsi ancora soli, ancora più soli
In questa notte d'agosto, ogni stella al suo posto lassù
In questa notte di strada quella che manca sei tu
In questa estate romana
Di musica e fotografia, ancora più mia
Amore, dimmelo tu cos'è
Quello che ancora ci manca
Quello che ancora non c'è
E che ti prende alle spalle
E non ti fa tornare indietro, più indietro
Tu, dimmelo tu cos'è



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Questa sera non chiamarmi
No stasera devo uscire con lui
Lo sai non è possibile
Io lo vorrei ma poi
Mi viene voglia di piangere
Certi amori non finiscono
Fanno dei giri immensi
E poi ritornano
Amori indivisibili
Indissolubili inseparabili
Ma amici mai
Per chi si cerca come noi
Non è possibile
Odiarsi mai
Per chi si ama come noi
Basta sorridere
No no non piangere
Ma come faccio io a non piangere
Tu per me sei sempre l'unica
Straordinaria normalissima
Vicina e irraggiungibile
Inafferrabile incomprensibile
Ma amici mai
Per chi si cerca come noi
Non è possibile
Odiarsi mai
Per chi si ama come noi
Sarebbe inutile
Mai mai il tempo passerà
Mai mai il tempo vincerà
Il nostro non conoscersi
Per poi riprendersi
è una tortura da vivere
Ma stasera non lasciarmi
No stasera non uscire con lui
Il nostro amore è unico
Insuperabile indivisibile
Ma amici mai

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“Mi sono sempre chiesta perché avesse scritto canzoni dolorose pur essendo
un uomo che nella vita è davvero sereno. Certo è sempre molto concentrato
su se stesso, come tutti gli artisti. Lui ha una grande incompatibilità con il
quotidiano. E per me non c’era spazio…”. (Simona Izzo)


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Si accendono le luci qui sul palco
Ma quanti amici ho intorno che viene voglia di cantare
Forse cambiati, certo un po' diversi
Ma con la voglia ancora di cambiare
Se l'amore è amore, se l'amore è amore, se l'amore è amore



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Anche per Antonello Venditti dopo la separazione dalla ex moglie seguì un periodo complicato.
In un’intervista al Messaggero, l’artista ha confidato di aver pensato al suicidio dopo la separazione:
Volevo farla finita dopo la separazione con Simona Izzo. Fu Lucio Dalla a salvarmi, quando tornai da Milano,
dove mi ero trasferito. Mi trovò casa a Trastevere, vicino a lui. Lì scrissi tre canzoni: Ci vorrebbe un amico, che

dedicai a Lucio, e Notte prima degli esami”.


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