7 luglio 2006
Chiusa l´indagine sui 12 manager, restano solo i reati di ostacolo alla vigilanza e infedeltà patrimoniale
Processo Bipop, fuori i risparmiatori
Cadono le accuse di appropriazione e associazione a delinquere
LUCA FAZZO
MILANO - La Procura della Repubblica di Milano ha formalmente chiuso l´inchiesta sul caso Bipop-Carire, l´indagine nata nel 2001 sulla disinvolta gestione dell´istituto di credito nato dalla fusione tra la banca bresciana e la Cassa di risparmio di Reggio Emilia. Ma la chiusura dell´inchiesta, se da un lato avvicina la prospettiva del processo per i dodici amministratori iscritti nel registro degli indagati, porta una svolta destinata a lasciare l´amaro in bocca alle migliaia di risparmiatori che si preparavano a costituirsi parte civile: i pubblici ministeri Gaetano Ruta e Sergio Spadaro hanno deciso di lasciar cadere, almeno per ora, le accuse più gravi mosse nel corso dell´inchiesta, vale a dire le imputazioni di associazione a delinquere e appropriazione indebita. Il capo di imputazione conclusivo parla solo di ostacolo alla vigilanza e di infedeltà patrimoniale: due reati per i quali potranno costituirsi in giudizio come parti offese solo Consob, Banca d´Italia e la banca stessa, ora controllato da Capitalia. I risparmiatori resteranno fuori dalla porta.
Nata originariamente a Brescia l´indagine si era biforcata, con l´apertura di un fascicolo a Milano per il solo reato di associazione a delinquere. E quando finalmente si era arrivati all´apertura del processo, il tribunale di Brescia si era proclamato incompetente e aveva spedito tutti gli atti a Milano. Ora i pm milanesi chiudono l´indagine. Per i reati più gravi, l´associazione a delinquree il falso in bilancio, non c´è ancora una richiesta formale di archiviazione. Ma la scelta di andare subito al processo per le altre accuse indica che la Procura ritiene che siano le imputazioni più lievi ad apparire per ora le più fondate, e a descrivere meglio le malversazioni avvenute nell´istituto. Sulle quali, peraltro, i pm non risparmiano dettagli eloquenti sul clima che si respirava in Bipop-Carire. A Banca d´Italia e Consob vennero tenuti nascosti sia l´esistenza delle Gestioni patrimoniali fondi «sia i rischi in essere e le perdite maturate», e così pure, quando si avviò la cartolarizzazione dei crediti, furono nascoste «le cointeressenze economiche tra amministratori di società "origine" e società "veicolo"», nel senso che dietro le società veicolo c´erano i figli di due amministratori di Bipop-Carire.
A Bankitalia vennero anche tenuti nascosti gli allegri affidamenti «concessi a membri degli organi aziendali e dell´esecutivo», tra cui spiccano i 309 miliardi di lire prestati al consigliere d´amministrazione Gianfranco Bertoli e segnalati semplicemente tra gli «incagli» quando era chiaro che non si sarebbe più recuperato nulla, essendo le aziende di Bertoli in liquidazione; silenzio anche sui 320 miliardi prestati a Mauro Ardesi, principale socio privato della Banca «in assenza di qualsiasi valutazione del relativo rischio». E alcuni amministratori dovranno rispondere anche delle stock option che si autoassegnarono nel 2001 ricavandone un riguardevole profitto del diecimila per cento.
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