vicenda bipop

roi7

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qualcuno sa qualcosa in merito alla possibilit' di risarcimento danni per chi ha acquistato le azioni bipop ,,,anni fa,
qualcosa mi ha gia' detto voltaire,,,
oltre ad www.aduc.it e abusdef.it
qualcuno conosce altri siti
grazie
 
up.. ho letto qualcosina sul giornale.. qualcuno sa qualcosa in più?
 
Bipop: Comitato Risparmiatori Si Costituira' Parte Civile

Bipop: Comitato Risparmiatori Si Costituira' Parte Civile

(ANSA) - MILANO, 11 GEN - Si costituirà parte civile il Comitato risparmiatori e piccoli azionisti di Bipop-Carire nel corso dell'udienza preliminare che si terrà giovedì presso il Tribunale di Brescia sul caso del dissesto dell'istituto.
Il Comitato, promosso da Azionariato diffuso, Federconsumatori e FedeRisparmiatori, rappresenterà oltre 1.200 tra piccoli risparmiatori e soci. "E' un modo per distribuire su base più ampia i costi in un procedimento che si preannuncia difficile e lungo", spiega Francesco Avallone, vicepresidente di Federconsumatori - a Milano per presentare l'iniziativa - ma anche "di agire quasi secondo una sorta di class action, cioé di un'azione collettiva".
In questo modo, aggiunge, "seguiremo il processo per accertare le vere responsabilità del dissesto di Bipop-Carire che non può non interessare anche l'attuale proprietario Capitalia". Proprio per questo, il Comitato chiede, "come è avvenuto per Cirio e Parmalat (Milano: PRFI.MI - notizie - bacheca) , la costituzione di un tavolo di conciliazione, dove si va a vedere chi ha avuto comportamenti corretti e chi poco trasparenti".
La vicenda Bipop-Carire si profila comunque come un episodio di "risparmio tradito. Stimiamo - conclude Avallone - che nel complesso siano più di 60.000 i clienti e gli azionisti che ci hanno rimesso nel dissesto, soprattutto a causa dei prodotti finanziaria altamente sofisticati proposti alla clientela". (ANSA).
 
Bipop-Carire: Domani Processo; Adusbef, Saremo Parte Civile

(ANSA) - ROMA, 12 gen - L' Adusbef si costituirà parte civile al processo Bipop-Carire che si apre domani a Brescia sul crack da 10,7 miliardi che coinvolge 73.500 risparmiatori. Ad annunciarlo è la stessa associazione dei consumatori in un comunicato sostenendo inoltre che "sul banco degli imputati, oltre a Sonzogni e soci, ci dovrebbero essere Consob e Bankitalia che non hanno vigilato".
"Dopo oltre 3 anni dalla denuncia di Adusbef fatta nell' ottobre 2001, che portò all' apertura delle indagini della Procura di Brescia - è scritto nel comunicato - sotto la spada di Damocle delle prescrizioni per la norma 'salvaPreviti', si apre domani a Brescia alle ore 9,30 con l' udienza preliminare il processo contro 42 manager della ex banca fiore all'occhiello della nuova economia che capitalizzava oltre 30.000 miliardi di lire meno di 4 anni fa".
"L' allegra gestione Bipop-Carire - è scritto nella nota - che annoverava conti privilegiati tra alcuni Vip dal rendimento garantito, un comitato occulto che condizionava le decisioni del Cda con prestiti a go-go tra i membri del consiglio, si è potuta realizzare per l' omessa vigilanza delle autorità preposte ai controlli, in primis la Banca d' Italia, il cui potente capo Bruno Bianchi, protetto dal Governatore Fazio, seppur informato da 3 consiglieri di amministrazione della Carire sette mesi prima del crack, decise di non intervenire".
I pm bresciani Silvia Bonardi ed Antonio Chiappani - spiega Adusbef - "accusano 32 manager della Bipop-Carire di avere 'sistematicamente omesso e occultato' la verità dei conti alle autorità di controllo". Per l' Adusbef, però, "prima dello scandalo la Banca d' Italia aveva condotto un' ispezione".
L' associazione dei consumatori ricorda anche "le principali cifre del disastro Bipop-Carire contenute nelle accuse della procura di Brescia: 10,7 miliardi di euro il costo complessivo del crack (valori di borsa); 73.500 i risparmiatori coinvolti tra azionisti e gestioni patrimoniali; 2,58 miliardi di euro il valore quotidiano di rischiose operazioni speculative sui future, eseguite dalla Bipop-Carire (oltre 5.000 miliardi di vecchie lire); 536 milioni di euro il buco improvvisamente scoperto nei bilanci della banca alla fine del 2001; 250 i clienti vip delle gestioni patrimoniali della banca, cui venivano garantiti rendimenti elevati per gonfiare la raccolta; 490 i milioni di euro concessi nel 2001 senza garanzie a 10 tra clienti e amministratori della banca stessa; 94 i milioni di euro erogati dalla banca nel solo giugno 2000 a una serie di clienti e amministratori, allo scopo occulto di acquistare azioni della Bipop-Carire per sostenerne il prezzo".
L' Adusbef - conclude la nota - "ha dato mandato all' avvocato Antonio Tanza del foro di Lecce, di costituirsi parte civile assieme a migliaia di risparmiatori Bipop-Carire e sarà presente domani con il presidente Lannutti all' udienza preliminare, chiedendo che Consob e Bankitalia siedano sul banco degli imputati, non già tra le parti civili".
(ANSA).
http://it.biz.yahoo.com/050112/2/32nmw.html
 
M.Onado (LaVoce.info): e per le banche non è solo questione di competenza

Di redazione

I presidenti di Camera e Senato hanno dato un importante contributo alla tesi cara alla Banca d'Italia secondo cui sarebbe un grave errore trasferire la competenza antitrust sulle banche all'Autorità garante. Sostituendo persone qualificate come Michele Grillo e Marco D'Alberti con persone di oscura competenza e dubbia indipendenza (come hanno efficacemente dimostrato Sabino Cassese e Mario Monti su “Il Corriere della Sera”), anche ai più ottimisti viene il sospetto che tutto sommato sia meglio lasciare le cose come stanno. La Banca d'Italia vincerebbe la gara non per la superiorità della propria posizione, ma perché qualcuno ha azzoppato il cavallo dell'avversario. Bella soddisfazione.


I timori del passato

Ma è bene ricordare che il dibattito non riguarda solo chi deve essere l'autorità competente, ma anche due temi fondamentali come il mercato del controllo nel settore bancario e le modalità (in particolare la trasparenza) con cui l'autorità stessa deve esercitare il proprio potere.
Il primo tema, cioè quello del mercato del controllo bancario, è talmente importante da aver indotto il legislatore del 1990 a fare una eccezione così vistosa alle competenze della neonata Autorità garante. Era chiaro a tutti che chi vigila sulla stabilità delle banche tende a tutelare i profitti, anche a scapito della concorrenza. La stessa Banca d'Italia, sia pure in epoche ormai lontane, gli anni Sessanta di Guido Carli, aveva prima mostrato un benign neglect nei confronti del cartello bancario e poi addirittura aveva dichiarato che esso agiva nel pubblico interesse. Va bene che i tempi di Carli erano lontani, ma non si trattava proprio di una referenza incoraggiante.
Eppure la scelta del legislatore aveva una sua ragione di fondo: le banche italiane avevano cominciato la lunga strada verso la privatizzazione (non a caso la legge antitrust è coetanea della legge Amato) e il loro futuro era gravato da incognite pesanti: chi sarebbero stati gli azionisti delle banche, una volta superata la proprietà pubblica? Sarebbero state consentite le fusioni necessarie per arrivare a dimensioni comparabili con gli altri paesi europei? Ma vi è di più: vi era il pericolo che il controllo cadesse nelle mani di imprenditori intenzionati a sfruttare le risorse finanziarie delle banche, anziché massimizzarne il valore, come era accaduto nell'Italia del periodo compreso fra le due guerre mondiali.
Furono questi fondati timori (che alla fine evocavano gravi problemi di stabilità) a suggerire al legislatore la scelta in materia di competenza, come è dimostrato dal fatto che nella legge antitrust vennero incluse le norme che dovevano garantire la separatezza fra banca e impresa e che da un lato prevedevano autorizzazioni della Banca d'Italia per partecipazioni superiori al 5 per cento (e per il superamento di ben sette soglie successive) e dall'altro vietavano comunque alle imprese di detenere partecipazioni superiori al 15 per cento.


E le norme da rivedere

Quelle norme richiedono una revisione per adeguarle alle esigenze odierne.
Da un lato, occorre che le autorizzazioni relative alle partecipazioni bancarie siano semplificate (tante soglie autorizzative appaiono francamente eccessive) e soprattutto siano soggette a trasparenza del processo decisionale, obbligo di motivazione e facoltà di impugnativa che non appartengono al modus operandi odierno della Banca d'Italia.
È questo un punto fondamentale della riforma necessaria che, come si vede, non ha nulla a che fare con la questione della competenza.
Non meno urgenti sono i problemi relativi ai rapporti fra banca e impresa. La lista di imprenditori italiani che amano giocare al risiko bancario è assai lunga. In molti casi, coalizioni di imprenditori (spesso pesantemente indebitati) risultano decisive ai fini del controllo. Talvolta, come dimostrato dal caso Bipop, tra management della banca e imprenditori esterni si stabilisce un pactum sceleris che porta a sfiorare il dissesto.
Tutto questo dovrebbe quanto meno sollevare qualche dubbio sull'adeguatezza delle norme attuali e suggerire regole più severe. Ad esempio, chi possiede partecipazioni superiori al 2 per cento dovrebbe essere soggetto a severi limiti di indebitamento nei confronti della banca stessa; potrebbero essere posti limiti o addirittura divieti alla possibilità di partecipare a patti di sindacato, e via elencando.
Insomma, la partita dell'antitrust in campo bancario non si esaurisce con la questione della competenza. Vi sono almeno altri due temi fondamentali su cui occorre tener vivo il dibattito e incalzare coloro che hanno a cuore l'efficienza del sistema normativo. E poi, per quanto riguarda la competenza, che vinca il migliore come nelle partite di calcio. E qualcuno può dire, come Nereo Rocco ai tempi del Padova: “Ciò, speremo de no”.

*Marco Onado è professore ordinario di Economia degli Intermediari Finanziari nelle Università di Modena (1972-1984) e di Bologna (1984-2001).

Per gentile concessione de LaVoce.info - ®Tutti i diritti riservati -
http://it.biz.yahoo.com/050113/241/32oon.html
 
Giovedì 13 Gennaio 2005, 20:24


Bipop: In 2.000 Chiedono Di Costituirsi Parte Civile/Ansa

(ANSA) - BRESCIA, 13 GEN - Circa 2.000 richieste di costituzione di parte civile; risparmiatori che, per manifestare, sono arrivati in pullman da Reggio Emilia; cartelli affissi alle recinzioni dell'aula bunker e volantini messi tra i tergicristalli degli automobilisti di passaggio: è cominciata in questo clima, oggi a Brescia, l'udienza preliminare a carico di 42 imputati, per quello che è ormai chiamato il 'crac Bipop-Carire'.
A fare le spese del crollo in borsa della vecchia Bipop furono, secondo le stime dei vari movimenti consumatori, almeno 70.000 risparmiatori. La Procura di Brescia nel novembre del 2001 aprì un'inchiesta e, nei mesi scorsi, ha chiesto il rinvio a giudizio di 42 persone. Tra loro, in particolare, chi faceva parte di quello che l'accusa ha definito il 'board occulto' della banca bresciana e reggiana: funzionari e amministratori che prendevano le decisioni realmente importanti che poi erano solo ratificate dal Cda. Quella di oggi è stata l'udienza in cui sono state depositate le richieste di costituzione di parte civile. Sarebbero circa 2.000, secondo i calcoli fatti dopo l'udienza. Numerose le richieste dei risparmiatori che si sono affidati all'Adusbef o a al 'Comitato risparmiatori e piccoli azionisti Bipop-Carire'.
Ma tra chi ha chiesto di costituirsi parte civile, anche Banca d'Italia, Consob e Ordine dei giornalisti della Lombardia. Da alcune delle parti civili è stata anche chiamata in causa anche la società di revisione KPMG perché un suo socio era responsabile della revisione contabile sui bilanci di Bipop-Carire. Ma nel giorno d'inizio dell'udienza, fuori dell'aula bunker di via Collebeato, a far la parte del leone sono stati i risparmiatori arrivati fino a Brescia per manifestare. Erano prevalentemente reggiani, arrivati in pullman e qualcuno di loro ha anche fatto notare la pressoché totale assenza di risparmiatori bresciani.
"Dovete pagare penalmente e civilmente", oppure "Inasprimento delle pene per il falso in bilancio" le scritte che si leggevano sui cartelli o sui manifesti.
L'udienza è stata aggiornata al prossimo 17 febbraio, data entro la quale devono essere presentate le richieste d'esclusione di costituzione di parte civile.(ANSA). http://it.biz.yahoo.com/050113/2/32pyz.html
 
Bipop, respinti i ricorsi dei manager
Il Tribunale di Milano conferma le sanzioni agli ex amministratori




MILANO • Il Tribunale di appello di Milano ha respinto il ricorso degli ex amministratori e sindaci della Bipop-Carire, condannati a marzo dal Ministero dell'Economia, su proposta della Consob, al pagamento di pesanti sanzioni per oltre 1 milione di euro. I giudici hanno, però, ridotto le multe dal 30% fino al 50% per coloro che si erano «adoperati a fare emergere il fenomeno delle Gpf garantite».
La decisione è stata presa dalla prima sezione civile con una serie di decreti emanati tra ottobre e dicembre 2004, una parte dei quali è stata pubblicata sull'ultimo bollettino della Commissione. Soltanto in cin• que casi i giudici hanno accolto l'opposizione degli ex amministratori, in quanto il provvedimento del ministero non aveva rispettato i termini dei 90 giorni per l'applicazione della sanzione.
Viene, così, confermato per la maggior parte dei ricorrenti (una ventina) l'impianto accusatorio dell'autorità di Borsa che lo scorso marzo aveva multato 32 esponenti del gruppo bancario a causa delle numerose le violazioni riscontrate. Come nel caso Bipop-Carire sanzionata per le carenze nell'organizzazione, nei sistemi di controllo interni, oltre ad una serie di comportamenti ritenuti al di fuori del «rispetto dei principi di correttezza e trasparenza nell'interesse dei clienti». Le sanzioni a carico di Fineco Gestioni Sgr sono state motivate dalle violazioni riscontrate nell'organizzazione e nelle procedure interne, nei processi decisionali di investimento fino alla registrazione degli ordini e delle operazioni eseguite. Infine, per Fineco Investimenti Sgr le violazioni hanno riguardato gli obblighi informativi e le procedure interne: dalla omessa comunicazione di informazioni sulle attività svolte fino alla mancata vigilanza sulle situazioni di conflitto d'interesse. Tra le multe più salate quella inflitta a Maurizio Cozzolini, all'epoca condirettore generale di Bipop Carire chiamato a pagare 137.600 euro mentre la somma delle multe a Bruno Sonzogni, all'epoca direttore generale, ammonta a 134.700 euro. Entrambi non compaiono nell'elenco dei ricorrenti pubblicati finora. Un secondo gruppo di decreti con cui vengono confermate le sanzioni dello scorso marzo, sarà pubblicato nel prossimo bollettino della Consob. Nel valutare i ricorsi, i giudici di Milano sono ritornati sulla rilevanza del fenomeno delle «Gpf garantite» e sul mancato inserimento delle perdite nel conto economico. Un fenomeno che non si sarebbe diffuso in modo così devastante per il gruppo bancario se gli amministratori non avessero «avallato in modo acritico le politiche gestionali del direttore generale e amministratore delegato Bruno Sonzogni». Oltre al Tribunale di Milano, ricorsi sono stati presentati alla corte di Appello di Brescia.
Sullo scandalo Bipop-Carire è in corso l'udienza preliminare (prossima udienza 17 febbraio) al termine della quale il giudice deciderà se accogliere le richieste dell'accusa di processare 42 imputati per una trentina di reati. La Consob, la Banca d'Italia e circa 2mila risparmiatori si sono costituiti parte civile.
http://www.assinews.it/rassegna/articoli/sole150105bop.html
 
BRESCIA
Crac Bipop, processo per 14
Si è conclusa con 14 rinvii a giudizio e 25 proscioglimenti l'udienza preliminare per il crac Bipop-Carire. Il gup Lorenzo Benini ha prosciolto tutti gli imputati dall'accusa di aggiotaggio. E’ rimasta quella di ostacolo alle funzioni di vigilanza. Il 29 novembre saranno processati 6 degli 8 componenti del "board occulto", che secondo l'accusa prendeva le decisioni che gli altri amministratori si limitavano a ratificare. Gli imputati sono Arturo Amato, Mauro Ardesi, Gianfranco Bertoli, Mauro Daniel Borghini, Giovanni Cadei, Gian Maria Castelli, Maurizio Cozzolini, Giacomo Franceschetti, Aurelio Menni, Marino Passeri, Sergio Saleri, Bruno Sonzogni, Pierluigi Streparava, Giuseppe Vavassori.
corriere
 
Bipop-Carire, si riparte da zero Il processo rischia di saltare

Il procedimento trasferito da Brescia a Milano


DAL NOSTRO INVIATO
BRESCIA - Non ci sarà giustizia per il crac Bipop-Carire, il più grande scandalo bancario bresciano che ha coinvolto settantamila ignari risparmiatori. Perlomeno non qui. Il processo a quel «board occulto» che, con la complicità di vari funzionari, sul finire degli anni Novanta aveva gestito la banca trasformandola - sono parole dell’accusa - in una vera associazione per delinquere, si dovrà svolgere a Milano. Ma i nuovi termini di prescrizione fissati dalla legge ex Cirielli approvata proprio ieri al Senato, rendono verosimile l’ipotesi che non si arriverà mai ad aprire il dibattimento. Il Tribunale di Brescia presieduto da Anna Di Martino, alla prima udienza del processo ieri ha infatti accolto le eccezioni sollevate dalla difesa e si è dichiarato incompetente disponendo il trasferimento degli atti a Milano.
Tutto da rifare, quindi. Gridano allo scandalo i risparmiatori trascinati nel crac. «Siamo esterrefatti», commenta a caldo Giorgio Salsi, presidente del Comitato che tutela l’azionariato diffuso. «Dopo tutti questi anni bisognerà ricominciare da capo e la possibilità di arrivare a un risarcimento si allontana. E’ una vergogna, ma noi non molliamo, continueremo a chiedere giustizia». Ma il pasticcio era iniziato già sei mesi fa, quando l’inchiesta dei pm Antonio Chiappani e Silvia Bonardi era approdata al vaglio del gup, Lorenzo Benini, che di fatto aveva già depotenziato il processo facendo cadere l’ipotesi di aggiottaggio, prosciogliendo 25 imputati, rinviandone a giudizio 14, e creando le premesse della decisione presa ieri dal tribunale.
Il giudice aveva infatti smembrato il procedimento decidendo che sei componenti del «board occulto» (Arturo Amato, Mauro Ardesi, Gianfranco Bertoli, Maurizio Cozzolini, Giacomo Franceschetti e Bruno Sonzogni) dovevano essere processati - insieme con altri due - a Milano per associazione a delinquere (in quanto le riunioni in cui venivano programmate le iniziative illegali si tenevano nel capoluogo lombardo) e a Brescia per gli altri reati (falso in bilancio, false comunicazioni sociali, infedeltà patrimoniale, ostacolo alle funzioni di vigilanza e violazione del testo unico in materia bancaria e creditizia).
Il Tribunale di Brescia ieri, in dissenso con le decisioni del Gup, ha dichiarato invece l’incompetenza territoriale per connessione: in sostanza il reato di associazione a delinquere per cui è competente Milano avrebbe avuto una sua continuità nell’opera svolta dai funzionari che stavano a Brescia (anche se non sono accusati di quel reato).
Di fronte a questa teoria, sono passate in secondo piano le eccezioni che sostenevano l’incompetenza territoriale dovuta al fatto che uno dei pm autori dell’inchiesta, Silvia Bonardi, aveva posseduto (come molti altri magistrati del distretto di Brescia) azioni della vecchia Bipop-Carire. La Procura aveva argomentato che non solo i vertici dell’istituto bancario, ma anche buona parte del management, aveva responsabilità in quella che era stata definita «cosmesi contabile», cioè una serie di azioni che servivano ad occultare le perdite e a ingannare il mercato per pilotare la quotazione delle azioni. Così erano stati rinviati a giudizio anche Mauro Daniel Borghini, Giovanni Cadei, Gianmaria Castelli, Aurelio Menni, Marino Passeri, Sergio Saleri, Pierluigi Streparava e Giuseppe Valvassori. Dopo la decisione del Tribunale, ieri sera, lasciando l’aula nessuno dei due pm ha voluto fare commenti, ma fonti della Procura si sono dette certe che ora i reati contestati finiranno in prescrizione. Un duro colpo per i quasi 2.200 risparmiatori che si erano costituiti parte civile.
lcorvi@corriere.it
Luigi Corvi

Fonte: Corriere della Sera di oggi
 
Ultima modifica:
L'avevo postata nel thread sotto :(
 
In questi casi, con i legislatori che abbiamo, sempre meglio intraprendere da subito un parellelo processo civile
 
Bipop, prescrizione?
Il Comitato risparmiatori e piccoli
azionisti Bipop-Carire di Azionariato
Diffuso, Federconsumatori e
FedeRisparmiatori l'aveva già detto: se
passa la ex-Cirielli il processo Bipop è
morto e sepolto. E il caso Bipop-Carire è
stato uno dei più gravi scandali di
risparmio tradito, che ha coinvolto
direttamente una banca e più di 70.000
risparmiatori e piccoli azionisti, per una
distruzione di risparmio superiore ai 10
miliardi di euro. Ora la speranza di
decine di migliaia di risparmiatori di
ottenere un briciolo di giustizia si è
spenta.
L'eccezione, quella dell'incompetenza
territoriale è stata ritenuta fondata per
tutti gli imputati nel corso dell'avvio del
processo Bipop. Così tutto il
procedimento per le ipotesi di reato
collegate al crollo della vecchia Bipop
Carire viene trasferita a Milano.
Uscendo dall'aula, un magistrato della
procura di Brescia si è limitato a
commentare, riferendosi allo «sviluppo
normativo» (l'approvazione dell'ex
Cirielli) e a quello giudiziario odierni:
«Ora la prescrizione è certa».
Parla invece espressamente di «doppia
bordata» Giorgio Salsi, presidente del
comitato Piccoli azionisti e risparmiatori
Bipop Carire: «E' inconcepibile che a 5
anni di distanza da quei fatti ci si sia
accorti che Brescia non è
territorialmente competente a
giudicare. Cosa dovranno pensare ora i
risparmiatori?». E annuncia: «Noi non
molliamo, porteremo avanti in migliaia
anche altre iniziative. Dovranno
ascoltare le nostre voci». Le parti civili
costituitesi per il processo Bipop-Carire
sono poco meno di 2.200.
Si è consumato così l'ennesimo colpo di
scena nella vicenda della vecchia
Bipop-Carire, che va ad aggiungersi alla
perquisizione della sede centrale della
banca, nel novembre 2001, quando
l'inchiesta stava iniziando, fino
all'udienza preliminare della scorsa
primavera, conclusasi con il
trasferimento di otto posizioni a Milano,
il proscioglimento di 25 imputati e il
rinvio a giudizio di 14. Ora si riparte da
un'altra udienza preliminare.
 
FabioGalletti ha scritto:
In questi casi, con i legislatori che abbiamo, sempre meglio intraprendere da subito un parellelo processo civile

4 anni solo per decidere dove fare il processo e la colpa sarebbe del legislatore?
 
Non gli da certo una mano
 
"Parla invece espressamente di «doppia
bordata» Giorgio Salsi, presidente del
comitato Piccoli azionisti e risparmiatori
Bipop Carire: «E' inconcepibile che a 5
anni di distanza da quei fatti ci si sia
accorti che Brescia non è
territorialmente competente a
giudicare."

Ma un commento su questo no?

E' concepibile o inconcepibile che ci voglia tutto questo tempo per decidere il luogo in cui incardinare il processo?

E il legislatore che peso ha avuto in questo ritardo?
 
Art. 21 Incompetenza

1. L`incompetenza per materia Ë rilevata, anche di ufficio, in ogni stato e grado del processo, salvo quanto previsto dal comma 3 e dall`art. 23 comma 2.

2. L`incompetenza per territorio Ë rilevata o eccepita, a pena di decadenza, prima della conclusione dell`udienza preliminare (424) o, se questa manchi, entro il termine previsto dall`art. 491 comma 1. Entro quest`ultimo termine deve essere riproposta l`eccezione di incompetenza respinta nell`udienza preliminare.

3. L`incompetenza derivante da connessione Ë rilevata o eccepita, a pena di decadenza, entro i termini previsti dal comma 2.



Art. 22 Incompetenza dichiarata dal giudice per le indagini preliminari

1. Nel corso delle indagini preliminari il giudice, se riconosce la propria incompetenza per qualsiasi causa, pronuncia ordinanza e dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero.

2. L`ordinanza pronunciata a norma del comma 1 produce effetti limitatamente al provvedimento richiesto.

3. Dopo la chiusura delle indagini preliminari (405, 554) il giudice, se riconosce la propria incompetenza per qualsiasi causa, la dichiara con sentenza e ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice competente.


La procedura è stata rispettata, ci sta. Quello che non ci sta è l'accorciamento dei tempi di prescrizione
 
Ora è Bipop ma poi tocca a Parmalat etc...
 
Hanno fatto un danno incolmabile. Hanno contro giudici e addirittura avvocati penalisti (la categoria non i gli eletti nei partiti o indirettamente interessati dai procedimenti) che hanno fatto sciopero.
 
FabioGalletti ha scritto:
Art. 21 Incompetenza

1. L`incompetenza per materia Ë rilevata, anche di ufficio, in ogni stato e grado del processo, salvo quanto previsto dal comma 3 e dall`art. 23 comma 2.

2. L`incompetenza per territorio Ë rilevata o eccepita, a pena di decadenza, prima della conclusione dell`udienza preliminare (424) o, se questa manchi, entro il termine previsto dall`art. 491 comma 1. Entro quest`ultimo termine deve essere riproposta l`eccezione di incompetenza respinta nell`udienza preliminare.

3. L`incompetenza derivante da connessione Ë rilevata o eccepita, a pena di decadenza, entro i termini previsti dal comma 2.



Art. 22 Incompetenza dichiarata dal giudice per le indagini preliminari

1. Nel corso delle indagini preliminari il giudice, se riconosce la propria incompetenza per qualsiasi causa, pronuncia ordinanza e dispone la restituzione degli atti al pubblico ministero.

2. L`ordinanza pronunciata a norma del comma 1 produce effetti limitatamente al provvedimento richiesto.

3. Dopo la chiusura delle indagini preliminari (405, 554) il giudice, se riconosce la propria incompetenza per qualsiasi causa, la dichiara con sentenza e ordina la trasmissione degli atti al pubblico ministero presso il giudice competente.


La procedura è stata rispettata, ci sta. Quello che non ci sta è l'accorciamento dei tempi di prescrizione

Scusa ma di cosa stai parlando?

Non metto in dubbio il rispetto della procedura, ma il fatto che solamente per accertare la competenza territoriale ci siano voluti più di 4 anni è un'esagerazione.

Te ne conosci molti di processi per cui dopo 4 anni non si sapeva ancora chi era competente per territorio? Riesci a rispondere a questa domanda?
 
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