Quanto ci costa il denaro contante e perché nessuno parla di queste cifre?
Quanto ci costa il denaro contante e perché nessuno parla di queste cifre?
Monete e banconote hanno il loro prezzo. Da quello di produzione, distribuzione e gestione, ai costi indiretti, al mancato gettito fiscale. Ma quali sono i numeri reali?
Lo sviluppo dei pagamenti digitali, in Italia, continua a fare i conti con la perenne dietrologia sulle commissioni interbancarie. Quella secondo la quale un pagamento con carta riduce il valore del denaro circolante, a favore delle banche, mentre un pagamento in contanti è esente da costi. Ma è veramente così?
Nei giorni scorsi, dopo la contraddittoria euforia da parte di un partito digitale come il MoVimento 5 Stelle per aver bloccato le sanzioni agli esercenti senza POS, avevamo analizzato quali sono i
costi reali dietro i pagamenti cashless, entrando nel cuore delle commissioni interbancarie. Oggi, invece, analizziamo un altro costo: quello del contante. Perché nonostante se ne parli troppo poco, anche il denaro cash ha un costo. Ed è enorme, a quanto pare.
I COSTI ANALIZZATI
Fonte: Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano...
Gestione e produzione
La prima voce con segno meno da mettere a bilancio è abbastanza intuibile. Le banconote con le quali quotidianamente paghiamo la spesa o il caffè, hanno costi di fabbricazione, trasporto e gestione. Ricordate la storia delle monetine da 1 e 2 centesimi? Dal primo gennaio del 2018 l'Italia non le produce più, perché il suo costo di produzione eccedeva il loro valore: coniare una monetina da 1 centesimo ne costava 4,5, mentre per fabbricarne una da 2 centesimi si spendevano 5,2 cent. Un giochetto che è costato all'Italia 188 milioni di euro in dieci anni. Sul fronte delle banconote, invece, sappiamo che quella da 50 euro attualmente in uso ha un costo di produzione che varia da 6 a i 10 centesimi. E nel 2017, secondo dati ufficiali dell'Unione Europea, le banche centrali di Francia, Germania e Italia hanno prodotto 1,7 miliardi di biglietti.
In Italia, le monete sono coniate dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per conto del Ministero dell'Economia e delle Finanze che, in qualità di ente emittente, provvede alla loro distribuzione sul territorio nazionale avvalendosi delle filiali della Banca d'Italia. Anche per le banconote, la funzione di emissione svolta dalla Banca d'Italia si articola su tutto il territorio nazionale attraverso la rete delle filiali, che provvedono ad alimentare il sistema con banconote idonee alla circolazione e a ritirare le banconote logore. Una stima un po' datata indica in 8 miliardi di euro l'anno, la cifra spesa dall'Italia per pagare un po' tutto questo: il personale, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza e le assicurazioni legate ai contanti.
I costi diretti e indiretti
Ma al di là di quelli che sono i costi strettamente legati alla gestione e alla fabbricazione del denaro contante, ce ne sono altri – definiti indiretti – che gravano sul bilancio statale in modo pesante. «Nel caso dell'Italia – ci dice Arianna Landi, di The European House Ambrosetti - le ultime stime effettuate da Banca d'Italia (sono del 2012, ndr) evidenziano come il costo sociale complessivo derivante dall'uso di tutti gli strumenti di pagamento sia pari a 15 miliardi di euro (l'1% del Pil nazionale, 260 euro in termini pro-capite).
IL CONTANTE CONTINUA AD AUMENTARE
Fonte: elaborazione The European House – Ambrosetti su dati Banca d'Italia, gennaio 2019...
È tuttavia il contante, lo strumento di pagamento più diffuso nel Paese, a determinare i costi maggiori: questo strumento costa al sistema-Paese circa 10 miliardi di euro all'anno (0,53% del Pil), equivalente a un onere di 133 euro per abitante». E va considerato, inoltre, che il costo del contante «in Italia è superiore alla media europea (dove i costi sociali connessi a questo strumento sono pari allo 0,45% del Pil) e a quello stimato dalle principali banche centrali europee. Nel report 2017 della Community Cashless Society, The European House–Ambrosetti abbiamo stimato che nell'ipotesi di allinearsi all'incidenza media nell'Ue-28 dei costi del contante sul Pil, grazie al maggiore utilizzo dei pagamenti elettronici, l'Italia potrebbe risparmiare fino a 1,5 miliardi di euro all'anno».
Il costo del mancato gettito
Ma c'è un dato ancora più clamoroso, riconducibile all'uso del denaro contante. Ed è quello del mancato gettito fiscale legato a questa forma di pagamento. Un danno stimabile per l'Italia, secondo l'Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, in 24 miliardi di euro all'anno.
«I piccoli esercenti – ci dice Valeria Portale, direttore dell'Osservatorio milanese - percepiscono il pagamento elettronico molto più costoso del pagamento in contanti, tuttavia non è così: dietro al contante ci sono una serie di costi invisibili che lo rendono meno conveniente rispetto agli strumenti digitali». Sulla grande opposizione ai pagamenti elettronici da parte degli esercenti, la Portale non ha dubbi e non fa sconti: «è legata all'economia sommersa». Con il contante, infatti, «è più facile evadere, mentre i pagamenti elettronici essendo tracciabili sono un deterrente per l'evasione».
E a conferma di ciò arrivano anche i numeri. Secondo le stime dell'Osservatorio Innovative Payments e dell'Agenzia delle Entrate, ogni 10 euro pagati in contanti, 3,5 sono in nero. Quando il pagamento è elettronico, invece, il rapporto si abbassa, e arriva a 1,2 euro ogni 10. «Sono necessari provvedimenti da parte del Governo – dice ancora Valeria Portale - per incentivare i pagamenti elettronici (con detrazioni o sconti), combattere l'evasione e accelerare il processo di digitalizzazione. Con i pagamenti elettronici, infatti, l'Italia sarebbe un Paese certamente più digitale».
I costi sociali
Ogni stima sul costo del contante è comunque calcolata per difetto. È giusto sottolineare, infatti, come esistano interi macrocosmi legati al cash, che pesano come zavorre sull'economia italiana. E i 109 miliardi di euro annui relativi all'evasione fiscale, sono solo una parte di un problema strettamente connesso all'insaziabile desiderio di contante del nostro Paese. Nell'elenco dei costi andrebbero inserite molte altre voci: dal traffico di droga alla prostituzione, dal caporalato al gioco d'azzardo, fino alle rapine. A proposito di queste ultime: in Italia se ne registrano 4 ogni ora. Una ogni 15 minuti, dunque. Pensate se nei registratori di cassa non ci fosse più contante…