Vivere di rendita, posso (Vol. XXVI)?

Se poi mi stai dicendo che il rischio si può calcolare oggettivamente ti rispondo che i mercati sono incerti e non rischiosi.

Forse bisognerebbe dire che sono volatili e non incerti. Esempio: è mai successo nella storia che, in una finestra temporale abbastanza lunga, un indice azionario non sia salito? Può passare dei periodi di drawdown anche lunghi ma se si ha il tempo di aspettare statisticamente il rendimento dell'azionario è maggiore dell'obbligazionario.
Quindi non è incerto, perchè è certo che si guadagna di più. Il termine giusto per me è volatile, perchè può avere dei periodi di perdita, e anche di ampiezza, superiori all'obbligazionario, periodi in cui magari tu hai bisogno dei soldi e sei costretto a vendere (e a perdere).
 
Forse bisognerebbe dire che sono volatili e non incerti. Esempio: è mai successo nella storia che, in una finestra temporale abbastanza lunga, un indice azionario non sia salito? Può passare dei periodi di drawdown anche lunghi ma se si ha il tempo di aspettare statisticamente il rendimento dell'azionario è maggiore dell'obbligazionario.
Quindi non è incerto, perchè è certo che si guadagna di più. Il termine giusto per me è volatile, perchè può avere dei periodi di perdita, e anche di ampiezza, superiori all'obbligazionario, periodi in cui magari tu hai bisogno dei soldi e sei costretto a vendere (e a perdere).

Da quello che posso capire 'incerto' usato in senzo finanziario e 'volatile' sono, ad ogni effetto pratico, sinonimi.
 
Forse bisognerebbe dire che sono volatili e non incerti. Esempio: è mai successo nella storia che, in una finestra temporale abbastanza lunga, un indice azionario non sia salito? Può passare dei periodi di drawdown anche lunghi ma se si ha il tempo di aspettare statisticamente il rendimento dell'azionario è maggiore dell'obbligazionario.
Quindi non è incerto, perchè è certo che si guadagna di più. Il termine giusto per me è volatile, perchè può avere dei periodi di perdita, e anche di ampiezza, superiori all'obbligazionario, periodi in cui magari tu hai bisogno dei soldi e sei costretto a vendere (e a perdere).

eh no perchè non esiste nessuna legge della fisica, matematica, stastistica etc che ti assicura che qualcosa che è sempre salito continui ancora a salire
da qui l'incertezza

eventi probabilistici (rischio) ed eventi incerti sono due bestie completamente diverse
per comodità puoi trattare un evento incerto con un modello probabilistico, ad esempio per gestire la manutenzione predittiva
pero dal modello probabilistico esce fuori una parte della realtà (quella di un evento contrario alla tua ipotesi)
 
eh no perchè non esiste nessuna legge della fisica, matematica, stastistica etc che ti assicura che qualcosa che è sempre salito continui ancora a salire
da qui l'incertezza

eventi probabilistici (rischio) ed eventi incerti sono due bestie completamente diverse
per comodità puoi trattare un evento incerto con un modello probabilistico, ad esempio per gestire la manutenzione predittiva
pero dal modello probabilistico esce fuori una parte della realtà (quella di un evento contrario alla tua ipotesi)

So anch'io che le uniche certezze sono la morte e le tasse :D
Ma qui parliamo di finanza, non di matematica o fisica, in cui un investimento risk free è per definizione privo di rischio.
E' uno "zero" finanziario (teorico, siamo d'accordo) su cui basarci per comparare gli altri rischi.
Con questo presupposto se noi compariamo un risk free con un rendimento azionario di lungo termine, possiamo dire che il secondo è più rischioso? E sulla base di cosa visto che oltre a non perdere guadagna pure di più?
 
Secondo uno studio, riportato da “Corriere.it”, in sintesi:

. Gli americani sono più ricchi di noi in media statistica (ricchezza divisa per il numero degli abitanti), ma più poveri di noi in mediana.
. L’italiano «medio» è più ricco dell’americano «medio». La maggioranza degli italiani è più ricca della maggioranza degli americani.
. L'Italia è Paese dove la maggior parte della popolazione è economicamente quasi una volta e mezzo più agiata che la maggioranza della popolazione del Paese più potente del mondo.

Penso sia vero.
Peccato però che qui si tende a consumare progressivamente la ricchezza prodotta nei decenni scorsi, vuoi per i disastri creati da una classe politica e dirigente poco lungimirante vuoi per le conseguenti debolezze strutturali che, complice la globalizzazione, ci stanno sempre più emarginando.
Ma credo sia anche un problema di mentalità che - magari sbaglio - vede le giovani generazioni yankee più motivate a creare ricchezza rispetto alle nostre che, non avendone colpa, mirano al posto pubblico, alla raccomandazione di turno o al patrimonio dei genitori.

Un grande futuro alle spalle.

Letto il cartaceo stamane, avrei preferito vedere anche numeri precisi su qualità della vita, servizi, ecc........ Sanità.......
 
So anch'io che le uniche certezze sono la morte e le tasse :D
Ma qui parliamo di finanza, non di matematica o fisica, in cui un investimento risk free è per definizione privo di rischio.
E' uno "zero" finanziario (teorico, siamo d'accordo) su cui basarci per comparare gli altri rischi.
Con questo presupposto se noi compariamo un risk free con un rendimento azionario di lungo termine, possiamo dire che il secondo è più rischioso? E sulla base di cosa visto che oltre a non perdere guadagna pure di più?

non hai capito il senso dell'articolo postato da killer, e del mio intervento ...
senza polemica
 
okay...su questo sono d'accordo

swr-part1-table1.png

Con 100% treasury bonds per uno che si ritira a 40 anni ha il 50% di probabilità di finire i soldi prima di morire con un prelievo del 3% lordo (2.3/2.4 circa netto tolti i costi e tasse) e del 65% a 60 anni!!!
Cioè ha oltre 1 possibilità su 2 di finire il denaro, e questo con i ritorni storici.
Un prelievo del 3% con un portafoglio 50-50 avrebbe garantito un successo del 100%.
Una differenza incommensurabile!

Dopo il più grande bull market secolare dei bonds che li ha portati ai minimi storici con rendimenti nominali per i world bonds attorno allo 0.5/1%; tolte tasse, costi etf, commissioni, inflazione, il rendimento reale per chi crea un portafoglio di soli bonds oggi è imho tra il -1% e lo 0%.
Con una CD ladder un 1% reale si dovrebbe ricavare.

Quindi se a 40 anni dovessi ricavare 25k da un capitale di 1 milione con portafoglio di 100% bonds direi che NON lo farei, don't try this at home. :D

Per chi ha 55 anni, con pensione dopo 10/15 anni e capitale sovradimensionato il discorso è diverso.
Per chi si accontenta di una rendita del 2% o meno pure.

Per chi vuol vivere di rendita un portafoglio conservativo è più rischioso di un portafoglio bilanciato (con dal 30 al 60% di azioni/reit) salvo:
- prelievo del 2% lordo o meno
- pochi anni alla pensione
- capitale molto sovradimensionato.

Spero passino questi concetti o qualcuno rischia di farsi male.
 
So anch'io che le uniche certezze sono la morte e le tasse :D
Ma qui parliamo di finanza, non di matematica o fisica, in cui un investimento risk free è per definizione privo di rischio.
E' uno "zero" finanziario (teorico, siamo d'accordo) su cui basarci per comparare gli altri rischi.
Con questo presupposto se noi compariamo un risk free con un rendimento azionario di lungo termine, possiamo dire che il secondo è più rischioso? E sulla base di cosa visto che oltre a non perdere guadagna pure di più?

Questa cosa del rischio mi ha sempre convinto poco.
Quando fai un investimento chi te lo propone ti deve riempire di moduli per accertarsi che hai compreso bene che l'investimento presenta un più o meno alto livello di rischio. Ti profilano per capire quale sia la tua propensione al rischio.
Quando chiedi di comprare obbligazioni "greche", che magari rendono il 17% all'anno, ti terrorizzano quasi fosse scontato che perderai tutti i soldi che investi.
A me piacerebbe invece che il rischio non fosse solo "fatto percepire", ma che sia anche calcolato:
"c'è il 7% di probabilità che le tue obbligazioni greche non saranno rimborsate a scadenza"

Mi pare ovvio che a quel punto anche un igno.rantissimo comune mortale, saprebbe valutare immediatamente la rischiosità dell'investimento: se c'è la probabilità del 90% che tutto vada in fumo, l'investimento sarà rischiosissimo... se la probabilità è solo del 10%, beh... allora è un evento raro e non così rischioso.
Se la probabilità che non ti rimborsino i bund tedeschi a tassi di interesse prossimi allo zero fosse dello 0%, mentre la probabilità che non ti rimborsino i titoli Argentini che magari rendono il 30% fosse del 20%, io penserei che "quasi certamente" sarai rimborsato e che comunque forse varrebbe la pena assumersi un rischio del 20% pur di avere rendimenti notevolmente più alti.
In altre parole, manca, a mio avviso, la quantificazione del rischio ed al contrario è sempre presente un "anatema" che induce terrore e che alla fine serve anche per pararsi il di dietro, come nel caso per esempio dei disastri di Banca Etruria e in tutti quei casi in cui se perdi parecchio si può sempre dire "eh ma io ti avevo avvisato che era un investimento rischioso!"

Del resto si dice che il livello del rendimento è un indicatore del rischio... ma anche questo è molto "a spanne"
Quanto è più rischioso qualcosa che rende il 3% al confronto di un prodotto che invece rende l'1%? Tanto da far supporre la perdita di tutto il capitale investito? Non può essere no? E che dovrebbe essere allora per ciò che rende il 40% o il 140%?

Avevo già detto di queste mie perplessità, ma come al solito, non capisco perchè, la discussione -secondo me interessante- ha preso la solita piega.
A me sembrano domande lecite.
Quantificare il rischio in maniera confrontabile tra gli investimenti dovrebbe essere un aiuto potente per tutti.
 
Questa cosa del rischio mi ha sempre convinto poco.
Quando fai un investimento chi te lo propone ti deve riempire di moduli per accertarsi che hai compreso bene che l'investimento presenta un più o meno alto livello di rischio. Ti profilano per capire quale sia la tua propensione al rischio.
Quando chiedi di comprare obbligazioni "greche", che magari rendono il 17% all'anno, ti terrorizzano quasi fosse scontato che perderai tutti i soldi che investi.
A me piacerebbe invece che il rischio non fosse solo "fatto percepire", ma che sia anche calcolato:
"c'è il 7% di probabilità che le tue obbligazioni greche non saranno rimborsate a scadenza"

Mi pare ovvio che a quel punto anche un igno.rantissimo comune mortale, saprebbe valutare immediatamente la rischiosità dell'investimento: se c'è la probabilità del 90% che tutto vada in fumo, l'investimento sarà rischiosissimo... se la probabilità è solo del 10%, beh... allora è un evento raro e non così rischioso.
Se la probabilità che non ti rimborsino i bund tedeschi a tassi di interesse prossimi allo zero fosse dello 0%, mentre la probabilità che non ti rimborsino i titoli Argentini che magari rendono il 30% fosse del 20%, io penserei che "quasi certamente" sarai rimborsato e che comunque forse varrebbe la pena assumersi un rischio del 20% pur di avere rendimenti notevolmente più alti.
In altre parole, manca, a mio avviso, la quantificazione del rischio ed al contrario è sempre presente un "anatema" che induce terrore e che alla fine serve anche per pararsi il di dietro, come nel caso per esempio dei disastri di Banca Etruria e in tutti quei casi in cui se perdi parecchio si può sempre dire "eh ma io ti avevo avvisato che era un investimento rischioso!"

Del resto si dice che il livello del rendimento è un indicatore del rischio... ma anche questo è molto "a spanne"
Quanto è più rischioso qualcosa che rende il 3% al confronto di un prodotto che invece rende l'1%? Tanto da far supporre la perdita di tutto il capitale investito? Non può essere no? E che dovrebbe essere allora per ciò che rende il 40% o il 140%?

Avevo già detto di queste mie perplessità, ma come al solito, non capisco perchè, la discussione -secondo me interessante- ha preso la solita piega.
A me sembrano domande lecite.
Quantificare il rischio in maniera confrontabile tra gli investimenti dovrebbe essere un aiuto potente per tutti.

Molto dipende anche dalla "liquidabilita'" dello strumento... Ci sono strumenti che rendono molto, ma praticamente non si vendono/comprano se non con un ampio differenziale..
 
Del resto si dice che il livello del rendimento è un indicatore del rischio... ma anche questo è molto "a spanne"
Quanto è più rischioso qualcosa che rende il 3% al confronto di un prodotto che invece rende l'1%? Tanto da far supporre la perdita di tutto il capitale investito? Non può essere no? E che dovrebbe essere allora per ciò che rende il 40% o il 140%?

Ci sono i credit default swap che ti dicono la probabilità di default entro X anni, ma sono strumenti scambiati OTC, non è facile trovare le quotazioni.
 
Questa cosa del rischio mi ha sempre convinto poco.
Quando fai un investimento chi te lo propone ti deve riempire di moduli per accertarsi che hai compreso bene che l'investimento presenta un più o meno alto livello di rischio. Ti profilano per capire quale sia la tua propensione al rischio.
Quando chiedi di comprare obbligazioni "greche", che magari rendono il 17% all'anno, ti terrorizzano quasi fosse scontato che perderai tutti i soldi che investi.
A me piacerebbe invece che il rischio non fosse solo "fatto percepire", ma che sia anche calcolato:
"c'è il 7% di probabilità che le tue obbligazioni greche non saranno rimborsate a scadenza"

Mi pare ovvio che a quel punto anche un igno.rantissimo comune mortale, saprebbe valutare immediatamente la rischiosità dell'investimento: se c'è la probabilità del 90% che tutto vada in fumo, l'investimento sarà rischiosissimo... se la probabilità è solo del 10%, beh... allora è un evento raro e non così rischioso.
Se la probabilità che non ti rimborsino i bund tedeschi a tassi di interesse prossimi allo zero fosse dello 0%, mentre la probabilità che non ti rimborsino i titoli Argentini che magari rendono il 30% fosse del 20%, io penserei che "quasi certamente" sarai rimborsato e che comunque forse varrebbe la pena assumersi un rischio del 20% pur di avere rendimenti notevolmente più alti.
In altre parole, manca, a mio avviso, la quantificazione del rischio ed al contrario è sempre presente un "anatema" che induce terrore e che alla fine serve anche per pararsi il di dietro, come nel caso per esempio dei disastri di Banca Etruria e in tutti quei casi in cui se perdi parecchio si può sempre dire "eh ma io ti avevo avvisato che era un investimento rischioso!"

Del resto si dice che il livello del rendimento è un indicatore del rischio... ma anche questo è molto "a spanne"
Quanto è più rischioso qualcosa che rende il 3% al confronto di un prodotto che invece rende l'1%? Tanto da far supporre la perdita di tutto il capitale investito? Non può essere no? E che dovrebbe essere allora per ciò che rende il 40% o il 140%?

Avevo già detto di queste mie perplessità, ma come al solito, non capisco perchè, la discussione -secondo me interessante- ha preso la solita piega.
A me sembrano domande lecite.
Quantificare il rischio in maniera confrontabile tra gli investimenti dovrebbe essere un aiuto potente per tutti.

Ciao Big innanzitutto volevo ringraziarti per le parole cortesi con cui mi hai risposto ai miei quesiti che ti ponevo ieri pomeriggio le quali a loro volta richiedono una mia contro risposta; perdonami Big ma essendo tu un uomo di cultura ed un ingegnere potresti ben trovare le risposte in un qualsiasi manuale universitario di finanza aziendale e/o matematica finanziaria che si studia al secondo anno di economia e commercio; se non fosse che i miei manuali sono andati perduti in chissà' quale n-mo trasloco, te li porterei di persona ad Ostia magari gustandoci un caffe' sul lungomare! lo dico senza alcuna ironia e sarcasmo; le uniche risposte le puoi trovare nei libri accademici ; altresi' colgo l'occasione per rispondere anche a @folonne per le sue parole deliranti in risposta al mio post...

Folonne il tuo atteggiamento nei confronti degli economisti(le tue testuale parole:"io non credo negli economisti")...e non parlo di un Bagnai o borghi qualsiasi , io facevo riferimento a Robert Shiller premio nobel per l'economia di qualche anno fa, e' un "tantino" maoista
 
Ultima modifica:
Ci sono i credit default swap che ti dicono la probabilità di default entro X anni, ma sono strumenti scambiati OTC, non è facile trovare le quotazioni.

@bigmad se non vuoi leggere manuali e capire come funzionano i cds vediti il film la grande scommessa;il film narra come i protagonisti (tratto dalla realta' degli anni 2007,2008)specularono sui cds delle obbligazioni bancarie americane in cui erano impacchetati i prodotti subprime del settore immobiliari!
 
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Questa cosa del rischio mi ha sempre convinto poco.
Quando fai un investimento chi te lo propone ti deve riempire di moduli per accertarsi che hai compreso bene che l'investimento presenta un più o meno alto livello di rischio. Ti profilano per capire quale sia la tua propensione al rischio.
Quando chiedi di comprare obbligazioni "greche", che magari rendono il 17% all'anno, ti terrorizzano quasi fosse scontato che perderai tutti i soldi che investi.
A me piacerebbe invece che il rischio non fosse solo "fatto percepire", ma che sia anche calcolato:
"c'è il 7% di probabilità che le tue obbligazioni greche non saranno rimborsate a scadenza"

Mi pare ovvio che a quel punto anche un igno.rantissimo comune mortale, saprebbe valutare immediatamente la rischiosità dell'investimento: se c'è la probabilità del 90% che tutto vada in fumo, l'investimento sarà rischiosissimo... se la probabilità è solo del 10%, beh... allora è un evento raro e non così rischioso.
Se la probabilità che non ti rimborsino i bund tedeschi a tassi di interesse prossimi allo zero fosse dello 0%, mentre la probabilità che non ti rimborsino i titoli Argentini che magari rendono il 30% fosse del 20%, io penserei che "quasi certamente" sarai rimborsato e che comunque forse varrebbe la pena assumersi un rischio del 20% pur di avere rendimenti notevolmente più alti.
In altre parole, manca, a mio avviso, la quantificazione del rischio ed al contrario è sempre presente un "anatema" che induce terrore e che alla fine serve anche per pararsi il di dietro, come nel caso per esempio dei disastri di Banca Etruria e in tutti quei casi in cui se perdi parecchio si può sempre dire "eh ma io ti avevo avvisato che era un investimento rischioso!"

Del resto si dice che il livello del rendimento è un indicatore del rischio... ma anche questo è molto "a spanne"
Quanto è più rischioso qualcosa che rende il 3% al confronto di un prodotto che invece rende l'1%? Tanto da far supporre la perdita di tutto il capitale investito? Non può essere no? E che dovrebbe essere allora per ciò che rende il 40% o il 140%?

Avevo già detto di queste mie perplessità, ma come al solito, non capisco perchè, la discussione -secondo me interessante- ha preso la solita piega.
A me sembrano domande lecite.
Quantificare il rischio in maniera confrontabile tra gli investimenti dovrebbe essere un aiuto potente per tutti.

Sei ingegnere.
Quando compri una cosa qual è il rischio che si rompa? Com'è stato calcolato quel rischio?

L'economia si basa sulla fiducia. La banca ti da un prestito perché si fida che tu ripagerai il prestito e gli interessi. Tu stesso depositi i soldi in banca perché ti fidi che te li restituiranno quando ti serviranno.
Ora come mai si dice che le azioni sono più rischiose delle obbligazioni? Perché le obbligazioni sono un contratto che prevede una distribuzione di capitale a predeterminate scadenze temporali, nonché anche dei diritti, ad esempio in caso di liquidazione hai diritto ad essere servito prima degli azionisti. Invece, le azioni sono dei contratti che non prevedono una distribuzione di capitale certa: hai diritto ad avare quello che avanza dopo aver pagato tutti gli altri.

E tra le azioni come fai a stimare il rischio? Prendi i bilanci e guardi come sono messi, quanti debiti hanno? quanti asset possiedono? In caso di liquidazione quanto valgono quegli asset? Generano abbastanza cassa per pagare le scadenze future?
Questo "grado di fiducia del mercato" lo puoi vedere riflesso nel P/E, perché Ferrari ha un P/E più alto di FCA? Perché in molti credono che una Ferrari è venduta prima ancora di essere prodotta, mentre FCA ha piazzali pieni di auto che rischiano di rimanere invendute.
 
Buonasera Signori. :bow:

Ma quanto scriviamo?!?! :eek:

Oggi giornata in spiaggia a stare dietro alla principessa... 9 mesi ma fosse per lei starebbe sempre in acqua.
 
Ultima modifica:
Ora, sulla strada della vita puoi andare veloce o piano.

Chi va veloce però si assume maggiori rischi rispetto a chi va piano


Sono 100% azionario, chiamiamolo rischioso,

Non è detto che chi è azionario al 100% sia esposto a maggiori rischi di chi ad esempio è 100% obbligazionario.
Se tu hai un portafoglio al 100% fatto di azioni Apple, Microsoft, Amazon, Google ed io ne ho uno fatto al 100% di obbligazioni Venezuela, Argentina, Libano probabilmente è più rischioso il mio del tuo
 
[QUOTE ]
la follia era riferita ad un all in su una singola asset class. lucaxi parlava di all in su debito sovrano emergente.
debito emergente che io detengo in ptf oggi e che ha fatto bene negli ultimi 40 anni.
ma un all in e' sempre molto pericoloso.
tra il 1947 e il 1983 (quasi 40 anni) questa strategia sarebbe stata devastante per esempio.
e l'amico di luca sarebbe tornato a lavorare se non fosse uscito in tempo.
ritengo che per un rentier un ptf diversificato su diverse asset class sia molto importante.

riguarda a GLDV ho sue osservazioni.
1) io me ne guardo bene da fare all su azionario ai prezzi di oggi e anche ai prezzi di fine marzo.
a marzo ho comprato azionario e debito emergente ma per trading non per B&H
2) GLDV non mi piace perche' ha pochi sottostanti, pochissima esposizione a tech e pieno di finanziari - 26% circa (che io vedo male nei prox anni)
infatti sino a qualche mese fa avevo una posizione short su kle, banche usa regionali su cui ho fatto buon profitto.
per azionario io uso 50% VWRL e 50% nasdaq (+ miners). poi ognuno fa come crede.
io credo che il basso PE di GLDV sia dovuto al fatto che le aziende sottostanti facciano mediamente schifo. magari sbaglio.
e che sottoperformera' altri indici azionari. ed e' solo la mia opinione.
ciao [QUOTE ]


Buongiorno a tutti, stavo leggendo ancora i commenti della vecchia discussione e mi sono imbattuto nel commento # 1844 dell'utente "luca999it" ...
Ne ho taggata una parte qui sopra , vorrei mettere in discussione quanto detto in quanto a mio parere ci sono delle scorrettezze che non possono passare inosservate .
L 'utente luca999it dice che un all in su etf titoli di stato emergenti è sempre una follia ..
Dicendo che se tale operazione fosse stata fatta tra il 1947 e il 1983 sarebbe stato devastante per l'investitore .
Bene , niente di più falso:
Tra il 1947 e il 1983 i tassi sono saliti pertanto l'investitore avrebbe subito un drawdown è vero importante , ma sarebbe stato bilanciato da un flusso di cassa maggiore dato dai tassi più alti ed in crescita .
L'etf è uno strumento a duration costante , pertanto IL TOTAL RETURN è positivo e maggiore nel momento in cui vengono alzati i tassi .
L'investitore che avesse fatto all in sarebbe stato in drawdown per anni , ma avrebbe ricevuto flussi di cassa sempre maggiori che lo avrebbero fatto vivere di rendita !
In più è impreciso comunque , in quanto chi entra durante le crisi ( paura default ) compra su prezzi scontati che non c'entrano niente con il rischio tassi !
Poi per il resto sono d'accordo anche io che non abbia senso investire tutto su una asset class sola .
 
[QUOTE ]
la follia era riferita ad un all in su una singola asset class. lucaxi parlava di all in su debito sovrano emergente.
debito emergente che io detengo in ptf oggi e che ha fatto bene negli ultimi 40 anni.
ma un all in e' sempre molto pericoloso.
tra il 1947 e il 1983 (quasi 40 anni) questa strategia sarebbe stata devastante per esempio.
e l'amico di luca sarebbe tornato a lavorare se non fosse uscito in tempo.
ritengo che per un rentier un ptf diversificato su diverse asset class sia molto importante.

riguarda a GLDV ho sue osservazioni.
1) io me ne guardo bene da fare all su azionario ai prezzi di oggi e anche ai prezzi di fine marzo.
a marzo ho comprato azionario e debito emergente ma per trading non per B&H
2) GLDV non mi piace perche' ha pochi sottostanti, pochissima esposizione a tech e pieno di finanziari - 26% circa (che io vedo male nei prox anni)
infatti sino a qualche mese fa avevo una posizione short su kle, banche usa regionali su cui ho fatto buon profitto.
per azionario io uso 50% VWRL e 50% nasdaq (+ miners). poi ognuno fa come crede.
io credo che il basso PE di GLDV sia dovuto al fatto che le aziende sottostanti facciano mediamente schifo. magari sbaglio.
e che sottoperformera' altri indici azionari. ed e' solo la mia opinione.
ciao [QUOTE ]


Buongiorno a tutti, stavo leggendo ancora i commenti della vecchia discussione e mi sono imbattuto nel commento # 1844 dell'utente "luca999it" ...
Ne ho taggata una parte qui sopra , vorrei mettere in discussione quanto detto in quanto a mio parere ci sono delle scorrettezze che non possono passare inosservate .
L 'utente luca999it dice che un all in su etf titoli di stato emergenti è sempre una follia ..
Dicendo che se tale operazione fosse stata fatta tra il 1947 e il 1983 sarebbe stato devastante per l'investitore .
Bene , niente di più falso:
Tra il 1947 e il 1983 i tassi sono saliti pertanto l'investitore avrebbe subito un drawdown è vero importante , ma sarebbe stato bilanciato da un flusso di cassa maggiore dato dai tassi più alti ed in crescita .
L'etf è uno strumento a duration costante , pertanto IL TOTAL RETURN è positivo e maggiore nel momento in cui vengono alzati i tassi .
L'investitore che avesse fatto all in sarebbe stato in drawdown per anni , ma avrebbe ricevuto flussi di cassa sempre maggiori che lo avrebbero fatto vivere di rendita !
In più è impreciso comunque , in quanto chi entra durante le crisi ( paura default ) compra su prezzi scontati che non c'entrano niente con il rischio tassi !
Poi per il resto sono d'accordo anche io che non abbia senso investire tutto su una asset class sola .

Mai capito come funzioni la Duration, conosco la definizione, ma non so come interpretarla e usarla :'(
 
Chi va veloce però si assume maggiori rischi rispetto a chi va piano




Non è detto che chi è azionario al 100% sia esposto a maggiori rischi di chi ad esempio è 100% obbligazionario.
Se tu hai un portafoglio al 100% fatto di azioni Apple, Microsoft, Amazon, Google ed io ne ho uno fatto al 100% di obbligazioni Venezuela, Argentina, Libano probabilmente è più rischioso il mio del tuo

Si, ma 90km/h in superstrada sei nei limiti. Come rischio è sostenibile rispetto a chi va piano. Poi se ti esplode una gomma (bilanci falsificati - Wirecard) o crolla un ponte (evento avverso), cambia poco la velocità a cui stai andando.

L'esempio che hai fatto è corretto, ma è un caso limite. L'obbligazione media è meno rischiosa dell'azione media, semplicemente perché se fallisce l'obbligazione ha diritto di precedenza sull'azione... Alla peggio gli obbligazionisti diluiscono gli azionisti.
 
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