Ora potrebbe spiegarsi lo strike elevato:
minore esborso per proteggersi da eventuali scalate, costerebbe meno comprarsi i warrant dei titoli, poi avendo uomini nel cda il gioco sarebbe fatto e puff gli scalatori annullati!
Ora però si sono dimessi gli uomini di hopa dal cda, ma il cda comunque non ci sta e fa i suoi comodi (forse giustamente) e probabilmente si passeranno i warrant tra loro.
inutile quello di Snia è un destino da pubblic company, almeno fuino al 2010 (sperando che non proroghino

), senza parole, vado a buttare il codice civile nel cesso!!!!
......
AMARCORD, questo è un ritorno al passato!!! nelle mani di un cda che non controlla la società, come fece Romiti, solo che stavolta hanno imparato la lezione e si sono prati il BIIIIIIIIIIIIIIIpppp.
leggete sotto, istruttivo.
SNIA, UN TITOLO PER TUTTE LE STAGIONI
16/03/2001 11.20.16
Questa mattina durante una conferenza stampa verrà spiegata la nuova acquisizione di Ela Medical, che rafforza il gruppo nel settore med tech. Storia di una società che ha cambiato più volte abito e che è in cerca di un azionariato più stabile
C'era una volta la Snia (Società Navigazione Italo-Americana), nata nel 1917. Un'azienda fondata da Ruggero Gualino e Giovanni Agnelli che avrebbe dovuto trasportare carbone dall'America all'Europa, noleggiando e costruendo navi. Oggi la Snia, guidata da Umberto Rosa, ha raggiunto a Parigi l'accordo con il gruppo farmaceutico Sanofi-Synthelabo per l'acquisizione della società francese Ela Medical, secondo produttore in Europa di stimolatori cardiaci. Questa azienda ha registrato ricavi consolidati per 127 milioni di euro e si integra con Sorin Biomedica Cardio. La combinazione delle due attività, informano dalla società, darà origine ad un polo europeo fortemente competitivo in un settore ad alta densità di innovazione tecnologica, con un fatturato iniziale di oltre 165 milioni di euro (pari al 16% circa di quota in Europa) ed un tasso di crescita annuo previsto superiore al 10%.
Dopo la conferenza stampa di questa mattina vi informeremo sui dettagli dell'operazione, molto importante per il destino del gruppo di Umberto Rosa. Con questa mossa infatti Snia conferma la propria vocazione nella cura della salute. Le tecnologie mediche sono oramai il vero business del gruppo e nell'esercizio 2001 dovrebbero garantire entrate pari al 50% del fatturato consolidato. Ma vale la pena conoscere l'incredibile storia di questa società, sul cui destino aleggia l'incognita di un azionariato al momento poco stabile.
Un'azienda più che camaleonte…
Nel 1920 inizia il grande sviluppo nel settore delle fibre artificiali e la SNIA si convertì gradualmente al settore tessile e della cellulosa, diventando SNIA Viscosa. Un nome che i vecchi operatori alle grida ricordano ancora. Il passaggio alla chimica avverrà gradualmente (negli anni 30 arriva l'industriale tessile Franco Marinotti) con un consistente espansione in Italia e all'estero. La crescita di Snia continua per decenni, con alti e bassi. Nella chimica e nelle fibre: due aree che da fonte di profitti si trasformano gradualmente in fonti di perdite, che rendono necessari continui tagli occupazionali per effetto di una concorrenza soprattutto asiatica sempre più elevata. Il giovane Romiti lavorò alla fusione con la Bomprini Parodi Delfino (Bpd), operazione con cui si cercavano nuove opportunità di crescita, anche nel settore meccanico. E non solo. Dalla chimica ai carri ferroviari, dai missili alle munizioni. Nel '72 il controllo passa alla Montedison e, da questa nell'83, viene acquistata dal gruppo Fiat. La nuova Snia prende forma agli inizi degli anni Ottanta con l'acquisizione di Sorin Biomedica che oggi rappresenta la principale area di attività del gruppo. Per le attività nel settore delle fibre chimiche si concludono accordi di partnership con i gruppi Courtaulds e Rhone Poulenc, per competere con una posizione di leadership nei rispettivi settori.
Nel 1992 Snia Bpd acquisisce la divisione cardiovascolare del gruppo americano Pfizer, con l'obiettivo di rafforzare la posizione di Sorin Biomedica sul mercato europeo e mondiale. Nel 1997 viene ceduta l'attività diagnostici, allo scopo di concentrare le risorse nello sviluppo del settore cardiovascolare e dell'emodialisi. Nel 1998 la famiglia Agnelli decide di uscire dal capitale e procede a un'offerta pubblica di vendita del 56% del capitale ordinario di Snia Bpd. È Romiti il manager che esce dalla porta del Lingotto per rientrare in quella di Via Borgonuovo come vice-presidente. Prima si era tentata l'operazione Super Gemina con la fusione fra Montedison e Snia, ma l'operazione non passa.
Una public company mancata….
Doveva essere secondo l'ad di Snia, Umberto Rosa, «la prima public company italiana senza noccioli e nocciolini». Ma presto arrivano gli azionisti che se ne disputano il controllo: con il finanziere torinese Lugi Giribaldi in accoppiata con Cornelio Valetto (Saiag) a cercare di salire sul carro. Romiti, che con Gemina non aveva previsto di comandare con molte azioni in portafoglio, batte in ritirata mentre l'ad di Rosa alza le barricate dentro l'azienda forte dell'appoggio degli investitori istituzionali. Nel luglio 99 si arriva dopo un fallito ribaltone all'uscita di Giribaldi e Valetto. L'azienda guidata sempre da Umberto Rosa si trova così a essere controllata (con il 28,8% del capitale per evitare l'obbligo di lanciare un'Opa) da una pattuglia di azionisti raccolti all'interno della finanziaria Bios. All'interno di Bios primeggiano la banca d'affari Interbanca (30% delle quote), la flottiglia delle società di Gnutti-Colannino e amici bresciani (30%), il restante 40% distribuito fra altri imprenditori e investitori. Fra cui lo stesso, sempre presente, Umberto Rosa.
Ma ben presto questo fronte potrebbe sfaldarsi riaprendo i giochi intorno alla società. In testa alla lista per l'uscita da Snia c'è il finanziare Gnutti sempre più assorbito dalla propria partecipazione in Olivetti. Anche Interbanca (socia anch'essa di Olivetti) starebbe pensando di defilarsi. A questo punto Snia potrebbe diventare una facile preda per nuovi investitori interessati a scommette su una società, che come detto promette molto bene. Un azionariato instabile alla ricerca di un socio forte, terreno fertile per la speculazione.
Anche il titolo a piazza Affari ha bisogno degli elettrostimolatori…
Oggi Snia risulta perciò controllata da Bios che detiene il 28,8% del capitale dopo che negli scorsi mesi ha rilevato da Giribaldi 120 milioni di azioni a circa 2,73 euro. Durante lo scorso anno, Snia ha acquisito la Cobe Cardiovascolar, leader di mercato negli StatiUniti nella cardiochirurgia e tra i principali attori anche a livello mondiale (con 250 mila valvole cardiache vendute). Ha venduto il 50% di Caffaro Energia a Sondel, creando una joint venture per la realizzazione di una centrale turbogas di 800 MW nel sito di Torviscosa (il cui vapore generato sarà usato per gli stabilimenti e che avrà un rendimento superiore a quello delle centrali dell'Enel) e ha raggiunto un accordo con Bracco per la riconversione delle attività, sempre a Torviscosa, per un investimento di circa 100 miliardi.
La "nuova gestione" Snia va molto bene ma Piazza Affari sembra non accorgersene. In Borsa il titolo Snia, vale, infatti, pressappoco lo stesso prezzo di 3 anni quando gli Agnelli e Mediobanca vendettero la loro quota. In questo periodo però la società ha proseguito nella strategia di concentrarsi nel settore salute & bioingegneria. La Snia del 2000 punta a diventare una star mondiale nel settore medical tecnology (med tech) con una parte più piccola di diversificazione nell'energia (produzione elettrica) e nelle fibre speciali. Il settore cura della salute pesa già il 60% come contributo al margine operativo lordo e questo livello verrà innalzato nei prossimi esercizi