daniele.decia

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  • La mia passione per l’arte ovviamente comincia da bambino in quel di Calice Ligure dove sono nato e cresciuto e si sviluppa a livello “quasi ossessivo” con la mia crescita e la frequentazione delle famiglie di artisti che frequentavano il mio piccolo paese. Nel 2005 vado al funerale di Aldo Mondino e incontro una marea di vecchi amici. Da li nasce l’idea di cominciare a dare un senso al Museo Casa del Console e con la direzione artistica di Franz Paludetto allestiamo una serie di esposizioni che per un periodo fanno tornare in mente il clima del paese negli anni settanta. Chiuso il discorso Museo, non potevo starmene senza piantare chiodi nei muri per cui parte nel giugno del 2010 una nuova avventura e accompagnato da Armando D’Amaro si da vita alla galleria Punto Due, nome suggeritoci da Sarri e Gagliardino per omaggiare la storica Il Punto di Remo Pastori. Per due anni l’attività si intensifica notevolmente e la voglia di provare a vivere di passione comincia ad essere pregnante, a tal punto che nel settembre 2012 chiedo a Grazia Chiesa e Vanna Nicolotti (anime di D’Ars Agency) di trovarmi un lavoro o uno spazio a Milano e loro mi propongono la gestione di Studio D’Ars in via Sant’Agnese, quindi in pieno centro.
    Devo dire che quegli 8 secondi che mi hanno portato a prendere la decisione di accettare sembravano interminabili, avrei comunque lasciato una situazione sicura (il mio bar e quindi il mio lavoro), avrei dovuto lasciare la tranquillità del paesello dov’ero cresciuto e trasferirmi in una città che a me sembrava gigantesca e con una quantità di gallerie tale che poter pensare di reggere il confronto appariva improponibile o quantomeno presuntuoso. Alla fine sono salito sul treno con un biglietto di sola andata.
    Arrivato a Milano ho cercato di capire che cosa avrei potuto proporre al pubblico metropolitano e considerando l’offerta cittadina, la scelta poteva risultare alquanto complicata. Perciò ho fatto un ragionamento basato esclusivamente sull’istinto (incoscienza?), e mi son detto: “proverò a far vedere quello che piace a me”.
    Eccomi quindi a proporre arte urbana (street art, post-graffiti, underground e altri derivati) con l’obbietivo di riuscire a incuriosire il pubblico e risvegliare nella mente delle persone una valutazione che sia finalmente meritocratica per artisti che hanno uno spessore notevole. L’arte urbana ha per me tante analogie con ciò che era avvenuto col “branco” di Scanavino, infatti è l’unico movimento artistico dove tra gli artisti c’è uno spirito solidale che nasce probabilmente dalle azioni illegali fatte precedentemente alla loro “entrata in galleria”; c’è contaminazione tra i loro lavori e c’è la voglia di crescere insieme. Studio D’Ars prende una forma nuova ad ogni esposizione fatta all’interno; ogni volta spingo gli artisti a dipingere lo spazio e a far si che si trasformi in un laboratorio costante per me e per l’artista. Comunque nei primi due anni di vita a Milano concludo più di 50 progetti all’interno del mio spazio espositivo e/o in luoghi pubblici (la riqualificazione del carcere di Tirano in comunità per il recupero di tossicodipendenti; la realizzazione di una facciata eseguita da Joys a Milano per la manifestazione Via Dolce Via; le mostre: Postumi fatta nelle Scuderie Ducali del Castello di Vigevano e Nottetempo svoltasi all’interno dell’imponente Palazzo Paleologo a Trino Vercellese) e le partecipazioni a fiere internazionali (Milano, Torino, Monaco di Baviera e Berlino). Questa mole di lavoro mi porta a poter presentare il progetto di un documentario sulla guerriglia urbana degli Urbansolid al Museo della Permanente in via Turati, e, una volta proposto il video e visto il successo di pubblico mi viene proposto di curare una mostra che si chiamerà 100%Arte Urbana proprio all’interno di quell’immenso spazio del museo e credo che quest’esposizione sarà davvero una svolta per questa tipologia di forma artistica. Gli artisti coinvolti sono un centinaio tutti di fama internazionale e oltre alle opere in esposizione ci saranno workshop, performance, installazioni, dibattiti, proiezioni, murales in città, musica... insomma la possibiltà di far vivere un luogo spesso percepito e proposto in maniera troppo formale, con ironia e divertimento e con la possibilità di trasmettere ai fruitori delle emozioni che possano far comprendere che Graffiti non significa per forza "imbrattamento".
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