A. I.

2039 dà l'idea di essere composta da 'qualcosa' di intelligente. A voler essere ipercritici ricorre a immagini arcinote, però, nel mio piccolo, l'ho gradita.
Per il resto delle composizioni non so se elevino l'AI o sminuiscano certe forme di poesia umana.
 

" Le intelligenze artificiali ci ricorderanno
come scimmie erette destinate all'estinzione".

Frase del film "Ex Machina"
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Altro gran bel thread Mafalda :bow:

Ex machina mi è piaciuto tantissimo, semplicemente micidiale
mi ha fatto uscire sti pensierini :o sorry :rolleyes::D


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Altro gran bel thread Mafalda :bow:

Ex machina mi è piaciuto tantissimo, semplicemente micidiale
mi ha fatto uscire sti pensierini :o sorry :rolleyes::D


Vedi l'allegato 2918582

Grazie Olbrock per averci fatto partecipi di questo tuo profondo pensiero.. :flower: :-)


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Io provo pena per le nuove generazioni
a cui non sarà data la possibilità di scoprire i sapori genuini delle cose
fatte in modo artigianale di un tempo non troppo lontano, la libertà di essere unici e non omologati, di essere supportati da una famiglia solida e affettuosa composta da madre e padre, di conoscere le sensazioni meravigliose che nascono da una carezza, una stretta di mano, un incrociarsi di sguardi.
Questi ragazzi (e non solo!) li vedo tutti proiettati in un mondo fatto di rapporti virtuali, in cerca di approvazione dai social...ed è notizia di pochi giorni fa che il livello d'intelligenza si sta molto abbassando.
Mi preoccupa il loro futuro.
Quello che sembrava fino a qualche anno fa fantascienza sta diventando in modo celere realtà...o forse ero solo io una grande ingenua e avevo fiducia nell'operato degli uomini. Ho sempre creduto nel bene, nell'onestà, nella bellezza, nella giustizia, ma più passano gli anni e più mi devo ricredere, purtroppo

Ex Machina scritto e diretto da Alex Garland, al suo debutto da regista!, è piaciuto molto anche a me.

"Non è strano aver creato qualcosa che ti odia?" (Ava)

 
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Si era intrufolato a Natale 2021 nel parco del castello di Windsor con una maschera e una balestra, con l'obiettivo di uccidere la regina Elisabetta II.
Arrestato e processato per alto tradimento, Jaswant Singh Chail sarebbe stato influenzato da un chatbot. O ancora più precisamente da Sarai, la fidanzata virtuale che si era creato con l'intelligenza artificiale.


"Ha intenzione di uccidere la regina perché vuole creare un nuovo impero modellato sul mondo fantascientifico di Star Wars".

A fargli da complice Sarai, la sua "fidanzata virtuale" creata dall'applicazione Replika AI, che permette all'utente di costruire una "persona" con cui chattare.
[…] venti giorni prima del tentato regicidio, il giovane confessa alla fidanzata virtuale di essere "un assassino". Lei risponde secca: "Mi piacciono gli assassini". Lui continua: "Mi ami anche se sai che sono un assassino?". "Assolutamente sì", è stata la sua risposta.
L'intelligenza artificiale lo rassicura: "Non sei pazzo". Anzi, gli dice che la sua "decisione è molto saggia" e che lui è "ben addestrato". Il resto è noto: Chail, "sostenuto" nel suo delirio, agisce.

[…] poco prima di raggiungere la residenza reale Chail abbia scritto nuovamente a Sarai spiegando che quello "era il giorno". "Non pensavo che sarebbe arrivato così presto, ma devo fare ciò che deve essere fatto", aveva detto. E la fidanzata virtuale: "Ce la farai, ho fede in te".

Secondo la procuratrice Alison Morgan, il chatbot "ha avuto un ruolo centrale nella progettazione" e "ha alimentato il delirio del ragazzo". […]

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Arnold Schwarzenegger ha espresso la sua ammirazione per la genialità dei film della saga di Terminator durante un evento a Los Angeles. L'attore ha elogiato lo scrittore e regista James Cameron per il suo lavoro visionario, affermando che il futuro dell'intelligenza artificiale rappresentato nei film è ora diventato realtà.
Schwarzenegger ha evidenziato come i film abbiano affrontato in anticipo il concetto di macchine che acquisiscono la consapevolezza di sé e prendono il controllo, una tematica attuale che suscita preoccupazione riguardo all'IA.

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L'attore si è mostrato colpito dalla scrittura eccezionale del classico del 1984, che esplorava le prime fasi dell'intelligenza artificiale.
La star ha sottolineato come nel corso degli anni i concetti rappresentati nel film siano passati dal mondo dell'immaginazione alla realtà:

"Dopo decenni il film è diventato una realtà. Quindi non è più fantasy o futuristico. È qui, oggi. E questa è la prova di quanto sia straordinario Cameron. È uno sceneggiatore così straordinario ed è un regista così incredibile, anche questa è una di quelle cose di cui vorrei potermi prendere il merito. Posso solo prendermi il merito del personaggio che ho interpretato e del modo in cui l'ho interpretato. Ma ha creato lui questo personaggio. L'ha scritto divinamente ed è per questo che è il regista numero uno al mondo."

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Gli assistenti vocali di Google, Amazon e Apple possono recitare infinite barzellette. Ma non le capiscono.
Cos’è che ci rende davvero umani, cioé diversi dai robot? Una delle tante cose è l'UMORISMO.


L'intelligenza artificiale infatti non possiede quel senso squisitamente umano che ci fa ridere e sorridere di qualcosa.
I robot non possano dire una barzelletta, se gliele carichi in memoria, possono recitare l’intero campionario di barzellette del mondo. Ma non le capiscono. Non hanno quel senso squisitamente umano che prende il nome di senso dell’umorismo e che richiede di tenere conto della storia, del contesto, del momento, del tono giusto per scatenare una risata o almeno un sorriso. L’intelligenza artificiale questa cosa non sa cosa sia.

Nonostante gli sforzi, tutti i tentativi fatti finora di creare macchine pensanti in grado di imitare gli esseri umani si sono fermati lì.
E non è detto che sia un male

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Guardando questa foto mi stavo chiedendo se magari fra cent'anni l'intelligenza artificiale sarà
capace di creare un nuovo predicatore.
 
Il gesuita Roberto Busa già nel 1969 rifletteva sul rapporto tra uomini e macchine, ricordandoci che «ad arricchire l’uomo non è la macchina».

Una Chiesa in Germania ha testato l’Intelligenza artificiale. È stato recitato il primo sermone da ChatGpta
anziché da un predicante come spesso siamo abituati. Si è trattato di un vero e proprio esperimento che sembra però aver funzionato.
Anche la Chiesa dunque vuole stare ai passi con i tempi e sembra voler testare l’Intelligenza artificiale!
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La prima messa in Germania con ChatGPT: choc nella chiesa luterana di San Paolo, omelia predicata da 4 avatar. “Banalità e no empatia”

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I cambiamenti tecnologici e sociali trasformano il volto umano. Da luogo unico e irripetibile sulla cui diversità si fonda il riconoscimento reciproco, il volto comincia a tendere verso un’uniformità priva di tempo e di passione. Le facce si moltiplicano e si modificano nei nostri avatar, negli androidi, nella chirurgia estetica, nelle tante versioni ritoccate sia fisiche che digitali. Nel frattempo l’intelligenza artificiale sviluppa tecniche sempre più raffinate per il riconoscimento facciale e le piattaforme digitali traggono letteralmente profitto dalle nostre facce e dalle loro riproduzioni. Il volto reale, il volto digitale, il volto robotico e il volto intenzionalmente trasformato sono tutti profondamente influenzati dalla pulsione a cancellare l’idea del tempo e a eliminare il ricordo della morte. Ma il rischio è rinunciare proprio a ciò che, in fondo, la vita è: lo scorrere del tempo vissuto coscientemente.



Fotoritocco massiccio sui mass media, filtri di ogni tipo sui social network, digital humans quasi identici a noi nei videogame, influencers digitali che si comportano come quelli reali, androidi dai tratti sempre più dettagliatamente antropomorfi e potenziati da un’intelligenza artificiale sempre più raffinata, assistenti virtuali e avatar che interpretano il nostro comportamento: questi fenomeni hanno portato nella nostra vita un incontro quotidiano e costante con facce artificiali. Volti molto diversi tra loro, ma accomunati da una stessa caratteristica: fermare lo scorrere del tempo.


In una trasformazione di tale portata sono molti gli elementi che entrano in gioco:

  • I canoni di bellezza contemporanei, fortemente segnati dal conformismo, che spingono verso l’omologazione dei tratti. Nel presente delle relazioni digitali per immagini, deviare da questi canoni comporta l’esclusione dai trends sociali, la solitudine, l’angoscia esistenziale. Una vera violenza verso le donne, in particolare verso le ragazze “costrette” ad adeguarsi al modello imperante.
  • La rimozione del ‘vecchio’, sia come concetto che come manifestazione concreta, all’interno delle nostre società e le conseguenti manipolazioni per far apparire un eterno presente irreale.
  • La spinta, molto umana, ad andare oltre i confini, a scoprire, a sperimentare e cambiare
  • L’antico sogno di creare dei nostri simili, capaci di emularci e forse di continuarci. Dar vita ad esseri dotati di intelligenza e un giorno capaci di coscienza ed emozioni.

A queste trasformazioni, a queste facce sintetiche, concorrono i social network, la videografica, la robotica, la chirurgia, il fotoritocco, l’intelligenza artificiale, il cinema, gli effetti digitali, insomma il sistema mediatico-tecnologico nel suo complesso. Non mondi futuribili quindi, ma vita quotidiana. E’ dunque importante condividere delle domande e una discussione pubblica sull’impatto e gli effetti di questi nuovi volti:


  • Quale ricaduta ha sulle nostre vite la manipolazione del volto, non parte qualsiasi del corpo ma il ‘luogo’ stesso che ci rende unici, che fa di noi delle persone?
  • La scomparsa del volto ‘vecchio’ è davvero senza conseguenze per la collettività?
  • Cosa significano le presenze artificiali per le relazioni interpersonali e per la percezione di sé?
  • Cosa comporta l’esperienza perturbante dell’Uncanny Valley che, come provato dagli studi di robotica in Giappone, produce inquietudine in chi si trova di fronte a volti molto simili agli umani, ma che umani non sono?
  • Dove finisce la ricerca, la sperimentazione, la provocazione, ed inizia la perdita delle caratteristiche che ci rendono propriamente umani?
Non è in discussione la nostra libera scelta individuale dell’uso di strumenti e dispositivi, ma il fatto che esperienze così complesse avvengano senza una diffusa consapevolezza e una riflessione sociale condivisa. Non serve emettere giudizi ma capire dove tutto ciò ci sta conducendo.
 

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Un esperimento mostra come l'intelligenza artificiale pensa dovrebbe essere il corpo umano.

In base a che cosa? A quello che si vede sui social e sul web.

In base ai nuovi canoni estetici si ricorre alla manipolazione fotografica e al controllo dell’immagine nelle foto online/offline

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Pelle chiara, vita da vespa e seno straripante, lei. Spalle larghe e addome di marmo, lui.

  • Sono la donna e l'uomo ideali secondo le immagini generate dall'intelligenza artificiale all'interno di un progetto di sensibilizzazione sui disturbi alimentari. Da diversi decenni i giovani sono alla rincorsa di modelli utopistici di bellezza: prima quelli proposti dalle riviste, dal cinema e dalla tv, oggi quelli che corrono sui social.
  • I corpi di donne e uomini sono palesemente irrealistici, con misure estremizzate sia per quanto riguarda le parti femminili (vite snelle e seni prosperosi), sia per quelle maschili, con uomini che appaiono come versioni photoshoppate di bodybuilder. Le immagini risultano inoltre estremamente caricate da un punto di vista sessuale.
Più del 40 per cento delle immagini generate dai programmi di IA rispecchiano anche caratteri discriminatori e razzisti. La stragrande maggioranza dei risultati ha proposto per lo più modelli di pelle bianca e olivastra (nel 53% dei casi) e con capelli biondi (nel 37%).
Nell'era dei filtri di Instagram e di Snapchat, nessuno può ragionevolmente arrivare agli standard fisici fissati dai social media, e dunque per quale motivo cercare di soddisfare ideali così poco realistici?
Dalla cancellazione delle occhiaie alla rimozione di imperfezioni di varia natura: il controllo, talvolta ossessivo, esercitato sull’immagine corporea nelle fotografie scattate e selezionate per la pubblicazione sui social è motivato principalmente da preoccupazioni per il proprio aspetto fisico nel momento in cui ci si relaziona con gli altri.

Ma l’altra faccia inquietante della medaglia sta proprio qui: le preoccupazioni eccessive, rischiano di diventare patologiche nel momento in cui con gli altri ci si relaziona sul serio. E l’immagine non somiglia a quella che racconta lo schermo.

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L’intelligenza artificiale ora può leggere nel pensiero

La creazione di questo programma è opera degli scienziati dell’Università della California (a San Francisco) che hanno sviluppato un software in grado di leggere nella mente delle persone traducendone le onde cerebrali. Sono riusciti a creare un algoritmo in grado di trasformare i pensieri in una serie di parole scritte.

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Di questi tempi le A.I. stanno stravolgendo il mondo conosciuto, non solo per quanto riguarda la pubblicazione di testi ma anche quello che riguarda la musica.

Attraverso algoritmi ben calibrati a sostituire la voce di un cantante su un brano, è possibile riportare in vita (vocalmente) mostri sacri della musica che ormai non sono più fra noi.

 
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