Il report di MF sul Capital Day:
Descalzi (Eni): pronti a staccarci dal gas di Mosca
Dal Capital market day la rassicurazione al mercato. Grazie alle alleanze con i Paesi produttori, la società del Cane a sei zampe sarà in grado di rendere disponibili forniture per oltre 14 trilioni di piedi cubi. Il dividendo 2022 sale a 0,88 euro. Sarà pagato a trimestre, ma il titolo perde terreno in borsa
di Angela Zoppo 18/03/2022 14:55
Tra un prezzo medio del Brent da 80 a 70 dollari al barile, e un tasso di cambio dollaro/euro da 1,15 a 1,24 tra il 2022 e il 2025, Eni inquadra la sua strategia per i prossimi 4 anni. Per quello in corso è prevista una generazione di cassa operativa per 14 miliardi di euro, tale da rafforzare la politica di remunerazione degli azionisti, portando il dividendo complessivo annuale da 0,86 a 0,88 euro per azione e realizzando un programma di buyback da 1,1 miliardi di euro, che potrà crescere col barile a oltre 90 dollari. Da semestrale, la cedola diventerà trimestrale e sarà pagata in 4 rate di pari importo a settembre e novembre 2022, e a marzo 2023 e maggio 2023.
È questa la prima novità del Capital day nel quale l'ad, Claudio Descalzi, ha presentato le linee del piano strategico 2022-25, impostato su 5 direttrici: garantire ai propri clienti sicurezza energetica e riduzione delle emissioni; assicurare le forniture di gas ai mercati premium attraverso un portafoglio globale; accelerare il percorso verso le zero emissioni assolute nette scope 1+2+3 con obiettivi di riduzione del 35% entro il 2030 e dell'80% entro il 2040 rispetto al 2018; destinare il 30% degli investimenti alle nuove energie entro il 2025, e 60% entro il 2030; sviluppare un business per la mobilità sostenibile che combini biocarburanti e stazioni di servizio.
Ma intanto il titolo perde il 3,5% a 12,64 euro e il mercato guarda alla crisi Russia-Ucraina, per sapere se Eni sarà in grado di trovare rapidamente alternative al gas di Mosca. "La guerra in Ucraina ci sta costringendo a vedere il mondo in modo diverso da come lo conoscevamo", ha esordito Descalzi. "Si tratta di una tragedia umanitaria, che ha generato nuove minacce alla sicurezza energetica e alla quale dobbiamo fare fronte senza abbandonare le nostre ambizioni per una transizione energetica equa. La nostra strategia ci ha consentito di essere pronti ad affrontare questa sfida. La nostra risposta immediata alla crisi attuale è stata quella di ricorrere alle nostre alleanze consolidate con i Paesi produttori per reperire fonti sostitutive di energia da destinare alle necessità europee. Siamo in grado di rendere disponibili sul mercato oltre 14 Tcf (trilioni di piedi cubi) di risorse addizionali di gas nel breve e medio termine". Il portafoglio globale a gas del Cane a sei zampe parte da riserve e risorse per 50 Tcf, alle quali si aggiungono i 14 Tcf di risorse aggiuntive, e 15 milioni di tonnellate contrattualizzate di gas naturale liquefatto entro il 2025, di cui 80% in quota Eni.
Nel business upstream, la produzione è attesa in crescita media del 3% all’anno, con 1,7 milioni di barili equivalenti al giorno nel 2022 che saliranno a circa 1,9 milioni nel 2025. La componente gas crescerà progressivamente sino al 60% al 2030 e oltre il 90% dopo il 2040 e nel contempo l’olio si ridurrà nel medio e lungo termine. Dall'esplorazione sono attesi 2,2 miliardi di barili di nuove risorse nell’arco del piano quadriennale, con un costo unitario di esplorazione inferiore a 1,5 dollari. Nell’arco del piano, Eni metterà in produzione 11 progetti major inclusi Baleine in Costa d'Avorio, Marine XII LNG in Congo, Coral in Mozambico, Dalma Gas negli EAU e altri progetti gas in Italia, Indonesia e Norvegia. Uniti ai ramp–up dei giacimenti già attivi, aggiungeranno al 2025 circa 800 mila barili al giorno alla produzione upstream di riferimento. L'upstream dovrebbe generare un free cash flow complessivo di 29 miliardi di euro. Per quanto riguarda i capex, si parte quest'anno con 4,9 miliardi di euro, per poi attestarsi su una media di 4,5 miliardi di euro. Rientra nel piano anche la cattura e stoccaggio della CO2, con un obiettivo di circa 10 milioni di tonnellate nel 2030.
Descalzi ha anche spiegato la scelta di creare una serie di società satelliti dedicate che si affidano alle nostre tecnologie proprietarie, ai nostri efficienti modelli operativi e alle forti alleanze con gli stakeholder. Sono la futura matricola di Borsa Plenitude, Vår Energi (quotata a Oslo circa un mese fa), Azule (la joint venture con BP in Angola) e la spac Energy One, la prima sul listino di Londra focalizzata sulla transizione energetica. "Evidenziano il nostro impegno ad attrarre nuovi investimenti e definire il giusto equilibro tra allocazione delle risorse e loro rendimento".
Il prossimo passo riguarda bioraffinerie, stazioni di servizio e le attività di ride sharing, che confluiranno in un'unica entità dedicata alla mobilità sostenibile. In particolare, per le bioraffinerie è prevista una capacità fino a 6 milioni di Mtpa (milioni tonnellate/anno) nei prossimi dieci anni. Nel piano c'è spazio per idrogeno e nucleare senza fissione. Il primo contribuirà al piano per circa 4 milioni di Mtpa entro il 2050, mentre il secondo sarà sviluppato nei prossimi 10 anni, con il primo impianto commerciale a fusione magnetica. In dieci anni, si prevede che queste attività generino un Free cash flow positivo, contribuendo per ben il 75% a quello di gruppo dal 2040.